6.Cherries, sex and bang
6. Ciliegie, sesso e bang
Newt non riusciva ancora a crederci, Thomas era lì; la giacca di pelle faceva molto stile bad boy, i capelli inumiditi dal gel contribuivano a donargli un'aria da bello e dannato, e quei pozzi languidi color cioccolato con sfumature nocciola avevano una scintilla ancora più rara, preziosa.
Era impensabile che fosse intervenuto per tutelare la sua "dignità", ma era andata proprio così. Lo aveva strappato dalle mani di un cliente, che se ne sarebbe fregato ben poco del suo volere, se avesse pagato abbondantemente Josh, l'inglese avrebbe dovuto andarci al letto senza se e senza ma, o l'avrebbero licenziato, facendo saltare la missione; per sua fortuna Thomas era entrato in azione, e con un pugno secco e deciso al quarantenne, lo aveva messo fuori gioco.
Era avvenuto tutto con una velocità disarmante, stesso Newt per i primi secondi non si era reso conto dell'accaduto; aveva avuto un blackout nella mente, schiaritosi solo dopo aver visto quello che lo aveva importunato steso sul divano, che si teneva l'occhio, imprecando qualcosa di incomprensibile. Thomas era arrivato dritto al sodo senza fare moine, e ciò lo aveva salvato, evitando di finire in spiacevoli situazioni con i capi della malavita.
In primo momento di shock e meraviglia, Newt era restato inerme, ma una volta tornato alla realtà, aveva afferrato il collega per il polso, allontanandolo dalla massa. Il moro lo aveva seguito senza opporre resistenza, e insieme avevano trovato nascondino dietro a una tenda nera.
Per quanto Newt volesse andare avanti, quella scena continuava a essere riprodotta nella sua mente, e le parole risuonavano come tormentoni estivi nelle orecchie; «Ci sono sempre stato.» era ciò che A2 aveva risposto alle sue accuse, per continuare persino con «Ho vegliato su di te, giorno e notte.»
A5 si conosceva, per quanto fosse serio, responsabile, e con la testa sulle spalle, gli bastava poco per partire con scenari surreali;avrebbe ricordato quelle frasi per molto tempo, e anche se razionalmente detestava il bruno, ci avrebbe fantasticato sopra. Tanto avveniva tutto nella sua mente, luogo segreto e personale. Chi lo avrebbe saputo?
Si morse il labbro inferiore, scacciando via (almeno per il momento) pensieri poco casti e campati in aria. In quegli istanti doveva pensare a come sopravvivere, non riflettere su quale fosse la posizione del kamasutra più adatta a loro due, insieme. Scosse la testa da destra verso sinistra, ritornando al mondo attuale.
Avrebbe affiancato Thomas nella sua idea, non per sdebitarsi dell'aiuto ricevuto, bensì perché avevano un obiettivo in comune:buttare quelle sploff dietro alle sbarre. A proposito, aveva detto di aver un piano, ma riflettendoci non era l'ideale da esplicare, è vero che l'altro gli aveva detto di fingersi suo cliente, ma sapeva cosa avrebbe realmente comportato? Di certo non una partita a carte.
La camicia, ormai stracciata, aveva messo a nudo la sua pelle pallida; tentò di coprirsi quando notò che il bruno aveva gli occhi fissi sulla zona lattea, come carboni ardenti bruciavano sulle spalle e sul suo petto scoperto. Deglutì, imbarazzato. Quello non era uno sguardo comune, era specifico e riservato soltanto a determinate circostanze piccanti. Beh, se iniziava a ricevere segnali del genere non era tanto difficile immaginarsi al letto con lui.
Tossì, schiarendosi la voce e richiamando sia se stesso che l'altro all'attenzione. Fantasie del genere avrebbero portato a rilievi che mai come allora poteva permettersi, poiché in boxer.
Provò a immaginare di avere avanti a sé un tizio rozzo e puzzolente come Jim, ma era inutile oltre che impossibile; Thomas aveva una scia di profumo che lo stava disconnettendo, facendo calare la sua attenzione dalla missione, per porla su tutt'altro. Decisamente quella sarebbe stata la sua prima e ultima missione al fianco di Terminator, giunto alla fine avrebbe chiesto un trasferimento, rivolgendosi anche a uno studio legale se le cose con l'intelligence si fossero rivelate più complicate del dovuto.
Erano ancora ancora nascosti, la distanza tra loro era pressoché inesistente. In sottofondo c'era Runnin' di Adam Lambert, che a parere di Newt c'entrava ben poco con quello che avveniva all'interno del locale, probabilmente quel buono a nulla di Jim il grassone aveva scaricato tutt'altra music, che tolse solo dopo il primo minuto, sostituendola con Animals di Martin Garrix.
I fari dalla luce blu e rossa oltrepassavano il velo, prima o poi qualcuno sarebbe passato per di lì, scoprendoli. Dovevano sbrigarsi se non volevano destare sospetti.
«Allora, qual è il piano?» Thomas interruppe il silenzio, portando per l'ennesima volta la mano nei capelli, il cipiglio sollevato in un'espressione incuriosita. Newt respirò piano, cercando di mettere in piedi una frase sensata, senza apparire volgare o quant'altro.
«Beh ... insomma, dovresti mostrarti interessato, così Jim ci dà la chiave ed entriamo.» Balbettò, avvampando. Non aveva specificato il vero significato di interessato, ma sperava che quello avesse capito, giusto per evitare scomode spiegazioni.
«Potrebbe darcene un'altra, non credi? Forse quella stanza è riservata solo a pochi.»Notò il bruno, prendendo in considerazione più di un'alternativa. Non voleva trovarsi impreparato, e proprio come Newt, voleva fregare quella sporca gang da quattro soldi.
«Mi inventerò qualcosa al momento.» Asserì il biondo, temerario.
«E io?» domandò, sentendosi in secondo piano, la smania di protagonismo non lo abbandonava neanche in un momento drastico come quello.
«Tu dovrai limitarti a mostrare interesse nei miei confronti.» Ripeté il biondo, grattandosi la nuca, in difficoltà.
«E come? Con un ballo?» Thomas alzò la voce, esterrefatto. Come gesto istintivo, Newt portò l'indice sulle sue labbra, zittendolo.
«Vuoi che ci scoprano?» rimproverò, un po' troppo vicino all'altro. Gli occhi del bruno erano spalancati in uno sguardo confuso e perso, un cagnolino in una foresta sperduta, pensò il biondo, fermandosi un po' più del dovuto a soffermare quei pozzi della tentazione.
«Okay, ma simula anche altro ... una strusciata, un bacio, o che ne so. Sta di fatto che restare qui dietro senza fare nulla, li insospettisce.» Si allontanò, aprì la tenda scorgendo chi c'era a pochi passi da loro. Per fortuna nessuno di preoccupante, se non per uno scagnozzo di Josh, il bestione aveva lo sguardo vago ma che come un radar scattò a guardare in direzione di Nathan, fu tardi ritrarsi, il giovane agente sorrise scioccamente, mandando segnali sconci; con il labiale mimò un " sto facendo tante belle cose", per poi rintanarsi. «Ecco, c'è uno scagnozzo proprio qui fuori.» Informò, agitato.
Thomas portò le mani nelle tasche dei jeans «Beh ... restiamo calmi e pensiamo a cosa sia più credibile.» Suggerì, facendo spallucce, tipico atteggiamento di chi non sapeva come comportarsi.
«Una ...»Newt si fermò, grattandosi la nuca, impacciato. «strusciata sul divano, delle ciliegie da mangiare, e poi una corsa frenetica verso la camera? Dovrebbero dare l'idea...»Aggrottò le sopracciglia, cercando di mostrarsi spavaldo. Non c'era da farsi paranoie su una simulazione, non era nulla di importante, se non altro era quello che ripeteva a se stesso per non morire dalla vergogna e ricordarsi quella serata per la vita. Si aspettava una reazione scandalizzata, da omofobo di sploff visto il tipo altezzoso e perfezionista che si ritrovava come collega, ma per la seconda volta dovette ricredersi.
«O-okay...»rispose poco convinto «Spero di farcela.» Augurò inaspettato, e prima di uscire allo scoperto, complimentò moderato«Tu sei stato bravino.»
Newt si voltò a guardarlo con un sorriso sgembo «Vediamo se riesci a fare meglio.» Lanciò la sfida, e con il cuore pulsante di eccitazione, tornò tra la folla, seguito dal bruno.
***
I clienti erano tutti in piedi, ballavano scoordinati sulle note di welcome to St.Tropez, l'intensità dei riflettori era aumentata, rendendo le luci più forti e ad effetto. Newt si faceva largo tra la gente, scostandola. Pochi si limitavano a ballonzolare, la maggior parte si strusciava con la peggio perversione, le mani andavano ovunque, finendo tutte nella stessa zona: dall'interno coscia salivano verso il bacino per poi arrivare lì, negli slip dei ballerini.
Thomas guardava tutto con espressione da pesce lesso, le orbite spalancate, il respiro bloccato in gola; incredulo, si chiedeva come avesse fatto il collega a vedere e a sopportare tutte le cose di quell'ambiente, doveva riconoscergli di avere fegato. Solo a pensare cosa gli altri avrebbero fatto a breve, cominciò a girargli la testa. Buttò occhiate cercando un posto vacante, quando trovò un divanetto libero, lo occupò subito. Newt, che non era stato avvisato della fermata del partner, si voltò solo istanti dopo, un magone gli si presentò allo stomaco constatando di aver perso il collega nella massa, lanciò sguardi in tutte le direzioni; quando lo vide, rilasciò un sospiro di sollievo, raggiungendolo a passi di elefante.
«Potevi avvisarmi che facevi una pausa.»proferì in un soffio, sistemandosi il ciuffo della chioma mielata.
Thomas aveva un aspetto quasi assente, al punto che il finto ballerino cominciò a preoccuparsi, non gli avrebbe fatto da crocerossina, sarebbe intervenuto solo in caso strettamente necessario
«Non ne ho avuto il tempo, qui dentro c'è una musica assordante e l'aria è troppa poca.Mi gira la testa ...» avvisò, toccandosi la tempia.
Newt si mosse in avanti, allungando la mano per toccargli la fronte, un gesto istintivo che aveva stupito l'altro quanto se stesso. Cosa aveva raccomandato a se stesso: non fare la crocerossina?
«Non hai la febbre.» escluse quell'ipotesi, allontanandosi lentamente.
«Già ... ho perso soltanto l'abitudine dei locali movimentati. » borbottò, il suo sguardo improvvisamente incupito evitò di colpo quello di Newt. Un brutto ricordo? Preferì non chiedere. Si morse il labbro, impacciato.
«Wuoh!» strillò Alien, stupita e al contempo eccitata. Beh, senz'altro era intervenuta nel momento migliore, spazzando via quell'attimo imbarazzante. Si avvicinò con i suoi tacchi a trampolino, tra le mani stringeva un drink color rosso. «Che ragazzo sciupato» enunciò ammaliata, fintamente dispiaciuta. Terminator la guardava con aria interrogativa, Newt capì il significato di quello sguardo; tacitamente Thomas si stava chiedendo se Alien fosse uomo o donna, per il giramento di testa probabilmente percepiva tutto in maniera confusionale.
«Tieni.» Propose gentile la transgender, sedendosi per allungargli il drink.«È un shot, ti attiverà per questa serata.» Allungò con un ampio sorriso, e seppur titubante, il ragazzo accettò«ma ti avverto, la prossima volta che sei in questo stato, non presentarti in un posto del genere.» Ammiccò un occhiolino, alzandosi. Prima di andare, si avvicinò al biondo«Io li adocchio e tu li rubi, bella tattica, Nathan.» sussurrò all'orecchio con un sorriso amichevole, fingendosi inacidita; si allontanò tra la folla improvvisando passi di danza, l'attenzione degli ospiti era calata su di sé. "È davvero incredibile", pensò A5, con un sorriso bonario. Si voltò verso l'altro agente, da un minuto all'altro era decisamente cambiato.
«Wow! Ho la gola in fiamme!» enunciò il moro, gli occhi stretti in fessure e la bocca aperta in delirio, come se avesse inghiottito il fuoco.«Ma ne voglio un altro.» Sostenne alzandosi rapido. Quel movimento lesto gli fece rigirare la testa, traboccando. Newt gli si avvicinò subito, sorreggendolo, evitando così che crollasse nelle sue stesse gambe.
«Credo che un drink basti e avanzi, potresti cominciare a sbandierare tutto.» Consigliò, tenendo sugli attenti l'altro.«Caspio, Josh ci sta guardando, ti va bene se mi struscio un po'?»chiese alla sprovvista. La frase era stata sputata direttamente dalla sua bocca, senza passare per il cervello, se lo avesse fatto dubitava fortemente che l'avrebbe proferita. Il moro sollevò le spalle, indifferente, farneticò un «Siediti.» e Thomas ubbidì come se fosse un ordine.
Quello per Newt era un momento da eliminare ; doveva ignorare il tremolio delle mani, come doveva dimenticare l'essere quasi nudo, con indosso solo dei boxer glitterati. Thomas non era il collega figo con il quale condivideva l'ufficio, non aveva un fisico da urlo e un sedere a maggiolino, era un cinquantenne con il disturbo di alitosi, che si arrapava vedendo dei ragazzini. In pratica:un insulso verme.
Stese le braccia davanti a sé poggiando le mani sulle spalle muscolose dell'altro, divaricò le gambe per sedersi a cavalcioni, poi si bloccò, e non per pochi istanti.
«Dovresti essere più sciolto.» suggerì l'altro, rivolgendogli occhiate stranite. Passavano i minuti e Newt non accennava a prendere iniziativa. «Come te la cavavi con i tizi di prima?» domandò scettico, pensando come mai con un atteggiamento del genere non lo avessero ancora buttato fuori.
La verità è che se la cavava più che bene, altrimenti perché i clienti erano aumentati a dismisura e volevano finire a letto con lui? Con loro era semplice, bastava che calavano le luci, chiudeva gli occhi e ricordava "è per bene della missione, resisti", ma in quel momento si trattava di Thomas, e ciò lo destabilizzava, completamente.
«Bene, mi serve tempo per prep-» non riuscì a concludere la spiegazione, che si sentì circuire i fianchi, lentamente. Thomas lo stava fissando, quasi incantato. Era stato un cambiamento radicale al punto che Newt cominciò a credere di essere svenuto, sognando il tutto. Esalò un respiro, per poi trattenerlo, sorpreso. Le mani grandi e tenaci di quello erano sui suoi fianchi dritti e lisci, facevano una leggera presa al bacino, come se stessero marcando un segno di appartenenza; lo avvicinavano sempre più al proprio torso. Il biondo dallo stupore aveva la bocca schiusa, gli occhi languidi e scuri erano fissi in quelli dell'altro. Erano come incatenati.
«Lasciati andare.» Sibilò persuasivo il più piccolo, e a poco a poco Newt, guidato da quelle parole, cominciava a cedere alle gambe di Thomas . Provò a ignorare a ogni costo quella vertigine, quella paura. Le gote erano tinteggiate di rosso porpora, il calore stava aumentando a dismisura; sperò con tutto se stesso che il buio, che pian piano scendeva all'interno della sala nascondesse il rossore con assieme l'imbarazzo.
Con un ultimo tremolio si lasciò cadere definitivamente sulle gambe di Terminator. Al contatto avvertì una scarica elettrica, e fu sicuro che anche a Thomas era successo qualcosa di simile, era scattato di sbotto, con sguardo attento. Come se avesse preso una scossa, scottato.
Visto a quella vicinanza e in quella posizione, il bruno poteva essere uno stronzo cronico, ma era bello. Bello da togliere il fiato. Il cuore dell'ex agente dell'FBI aveva preso a pulsare forte, come se fosse stato sempre fermo fino a quel momento, andava più veloce della musica, più di tutto. «Erano proprio dietro di te.» sussurrò il più piccolo al suo orecchio, le mani si erano spostate alle ginocchia, e sebbene fossero in una zona tranquilla, il più grande continuava a percepire un calore in pieno petto che si irradiava per tutto il corpo, dalla testa ai piedi.
Si trovò a soccombere diversi brividi lungo la schiena, coperta soltanto dal sottile strato di camicia -per quel che ne rimaneva – a ogni tocco, il cuore pareva battere prorompente per uscire fuori dalla cassa toracica. «Ora dovresti muoverti. »Rammentò il moro a voce bassa, con un ghigno divertito. Quella sarebbe stata un'altra parte difficile, ma doveva farsi coraggio, magari rifugiandosi nel pensiero dei prossimi giorni, quando tutto sarebbe finito, rendendo Thomas solo un lontano ricordo. Deglutì, facendo scorrere lo sguardo sulla gente del locale;notò che tra i tavoli stavano girando diverse cameriere, tutte poco vestite. Una quasi nuda passò anche al loro fianco, e sebbene avesse l'abbondante seno quasi scoperto, al punto da far intravedere i capezzoli, Thomas non si voltò a guardarla, si limitò a prendere rapidamente due drinks dal vassoio, che diede a lui.
«Che cosa devo farci?» Newt aggrottò la fronte, tenendo incerto i cocktail tra le mani. Mandò un altro giù un groppo di saliva, intimidito. Thomas non sembrava soffrire più il mal di testa, adesso lo fissava con un ghigno divertito, gli occhi vispi e attenti a ogni suo singolo movimento.
Il moro schioccò la lingua, l'espressione da stronzo saputello era tornata.«Potremmo mangiarle e bere il drink, ti sembra normale come idea?» ironizzò con tono ovvio, soffocando una risata derisoria.«Le ciliegie potresti mangiarle come se... avessi davanti Megan Fox.» Specificò, mordendosi l'interno delle guance, imbranato. «Persi nei suoi occhi blu oceano, distratti da quelle magnifiche tette, che riusciamo a mangiare questi frutti solo in maniera allusiva e perversa.»Proferì a un passo dalle labbra del biondo, le mani avevano preso a salire verso i fianchi, e Newt non aveva neanche la forza di dire "cosa stai facendo?" Stava letteralmente impazzendo.
Odiava Thomas ma lo voleva, e come se lo voleva, ma doveva ragionare con il cervello, non con il suo amichetto intrappolato negli slip; mentre avveniva il suo conflitto interiore, A2 si era fermato, l'inconscio del biondo desiderava con tutto se stesso che quello continuasse ad avvicinarsi, così da annullare la distanza tra le loro bocche, ma si era fermato a un pelo, all'improvviso. Nonostante quella tormentosa distanza, il respiro dell'uno si scontrava sul volto dell'altro. Il moro allungò le dita nel bicchiere, afferrò una ciliegia e la portò lentamente alla bocca. Newt seguiva ogni suo movimento, quasi pendendo dalle sue labbra; pareva un gatto ammaliato e incuriosito dal laser rosso.
Terminator schiuse la bocca, mangiando il frutto, lentamente. «Visto?» pavoneggiò dopo aver fatto. «Dovresti muoverti e imboccarmi.» Calcò l'ultima parola con tono accattivante. «Hai avuto tu l'idea di mangiare ciliegie e strusciarci, credi di esserne almeno capace?»Stuzzicò, svalutando il collega. A5 incassò il colpo, quello stava giocando, ma lui sapeva farlo di gran lunga meglio. "È come tutti gli altri" pensò, immagazzinando coraggio. Intanto, a rendere l'atmosfera ancora più calda ed erotica era fuck u betta remixata; le luci illuminavano l'intera sala seguendo il ritmo della musica, di tanto in tanto calavano per poi splendere al massimo durante il ritornello.
Il biondo prese a muoversi, prima in maniera goffa e lenta, per poi cominciare a migliorare, notando la serietà del collega. A2 non sogghignava né derideva, e ciò lo aiutava a fare del suo meglio, anche se quello era pur sempre Thomas, quel Thomas. Il tizio che aveva detestato dal primo momento, e che come un tarlo fisso occupava i suoi pensieri.Erano passati dallo scannarsi a strusciarsi in poco tempo, al solo pensiero gli veniva da ridere per quanto fosse ridicola quella circostanza.
Il suo corpo esile oscillava sulle gambe dell'altro, non avvicinandosi chissà quanto al cavallo dei jeans. Voleva evitare a tutti i costi quel contatto quasi diretto. Il bruno, intanto, sembrava staccato dal mondo, spaparanzato sul divano, teneva la schiena poggiata al poggi capo del divanetto. Era così bello vedere l'espressione rilassata sul suo volto del moro. "Magari gli piace come mi muovo" pensò Newt, seppure non voleva varcare la linea delle illusioni.
Erano entrambi assorti nella musica, al punto da dimenticare tutto il resto. Thomas alzò la testa dallo schienale solo per bere il cocktail, quasi soffocò per quanto fosse amaro e aspro. Il finto spogliarellista afferrò una ciliegia e con grazia la portò alle labbra del moro, che si limitò ad aprire le labbra, sorridendo come un ebete. Il tempo di mangiare il frutto che a sua volta il moro imboccò A5. Newt aprì la bocca, accogliendo il piccolo frutto; subito dopo si tuffò a prendere il drink ancora intatto nell'altro bicchiere, lo buttò giù tutto in una volta, doveva distrarsi, non focalizzarsi su Thomas.
La musica andava, le loro mani assieme a quelle di tanti altri si muovevano frenetiche, alla ricerca di qualcosa. Non c'era tempo, non c'era tempo per pensare. Quella era una serata dove i pensieri dovevano uscire dalla testa, lo stesso per le preoccupazioni e tutto il resto, dando spazio al divertimento totale.
"She can fuck you good, but i can fuck you better"
Le mani di Thomas si mossero rapide, avvicinandosi al fondo schiena del biondo, rasentando i glutei. A5 pensò in un miraggio, apriva e chiudeva gli occhi, a intermittenza. Avrebbe voluto darsi un pizzico per capire se fosse tutto reale, ma l'unica cosa che fece fu inumidirsi le labbra, passandovi la lingua. Si sentiva in trappola, come se Thomas avesse il pieno controllo del suo corpo.
Portò le mani sulle spalle dell'altro, la maglia con il girocollo a O permetteva un'ampia e magnifica visione del collo del più piccolo. Lo guardò per pochi istanti, prima di avvicinarsi alla mascella di Thomas. Non sapeva cosa stava facendo, forse stava perdendo il controllo di se stesso, ma finché l'altro non avrebbe fatto nulla per impedirglielo, avrebbe continuato. A ogni suo movimento la situazione pareva diventare sempre più piacevole, dovette allontanarsi per schiarirsi le idee, prima che avesse commesso qualche caspiata. Tornò dopo una decina di minuti, con altri drink, Thomas lo accolse nuovamente sulle sue ginocchia, esortandolo con «Continua»a mezza voce.
Non riusciva a comprendere se stesse facendo ciò per risultare quanto più credibile o c'era altro, fatto sta che anche il moro aveva preso a muoversi, toccando suo collo per poi scendere al petto marmoreo, scostando la camicia. Newt avvertiva una sensazione di brividi aggrovigliati al basso ventre, un ammasso di emozioni piacevoli che parevano esplodere a breve. Entrambi si muovevano, sincronizzati. Si bloccavano l'un l'altro, solo per avvicinarsi quanto più possibile, i respiri pesanti probabilmente per l'eccitazione; Thomas aveva persino accarezzato la sua pancia, scendendo per poi bloccarsi all'ombelico.
Il più grande aveva chiuso gli occhi, una voce in se stesso gli ricordava quanto fosse sconsiderato lasciarsi andare così, ma non riusciva a restare lucido, e con cinque shot e cocktail in corpo-che avevano bevuto a testa- non era facile prendere il pieno controllo di sé. La missione era di sicuro una scusa.
***
Si svegliarono da quello stato di trance-che consisteva in movimenti abbastanza espliciti- solo quando sentirono cadere addosso qualcosa di freddo. Alien e gli altri ballerini stavano spruzzando panna ovunque, che maldestramente o volontariamente era caduta anche addosso ai due agenti sotto copertura. A Thomas la montata finì nei capelli, al biondo, invece, dietro le spalle, sulla camicia.«Leccatevi, e rendete questa serata la più erotica della vostra vita!» urlò Alien, la voce un po' brilla; l'equilibrio del tutto assente la fece crollare tra le braccia di un uomo, che prese a toccarla, sembrava soddisfatta.
Fu Newt a fare la prima mossa, doveva pur sempre vendicarsi. Approfittò che l'imbarazzo fosse andato via- probabilmente grazie all'alcool-, per mostrare al collega ciò di cui era capace; prese un po' di panna tra i capelli di quello, cominciando a leccare il dito sporco. Thomas lo fissava desideroso, più l'osservava più l'eccitazione accresceva nel biondo.
Il più piccolo continuò a cingergli i fianchi, per poi portare le mani all'altezza delle scapole del collante. Si sporse, avvicinandosi al suo orecchio«Qualsiasi cosa accadrà questa sera» farneticò, la voce tremolante«resterà qui dentro.» sentenziò quasi minaccioso, inarcando un sopracciglio in attesa di risposte; Newt si limitò ad annuire con il capo, in quel momento non gli importava cosa sarebbe accaduto i giorni a seguire, non aveva mai provato emozioni del genere, e non avrebbe permesso alle sue soliti paranoie di rovinare quegli attimi.
Thomas leccò il dito del biondo, assaporando la crema bianca. Le loro lingue quasi si sfiorarono, intorno alla medesima falange. La tentazione era tanta, ma non avrebbero sbagliato fino a quel punto. Si bloccarono, le tempie l'una contro l'altra, appoggiate; i nasi che si sfioravano, le bocche vicine. Thomas teneva il viso dell'altro tra le mani. Gli sguardi, bramosi, erano dritti l'uno nell'altro.
«Prendetevi una stanza e non rompete!»proruppe una voce alterata, qualcuno aveva esagerato con l'alcol peggio di loro: Jim. I ragazzi si voltarono alla loro destra, trovando il rozzo che aveva occupato posto al loro fianco; li stava guardando attentamente.
«Nessuna privacy, amico?» domandò Thomas, con tono un po' troppo inacidito. Il biondo gli rivolse un'occhiata come per dire "cosa stai facendo?", ma il partner non se ne curò; teneva lo sguardo inchiodato sul grosso uomo, l'espressione seria. Jim non fece in tempo a replicare, che uno scagnozzo di Josh lo chiamò; si alzò riluttante, e seppure traballante, andò a vedere.
«Cosa?!»esclamò Thomas, gli occhi spalancati. In un attimo sembrava essere tornato cosciente, completamente sobrio. «Queste sono le chiavi delle stanze?» domandò, incredulo. Newt scosse la testa, riportando lo sguardo sull'oggetto appena nominato.
«Sì...»diede risposta, titubante. Le sopracciglia corrugate in un'espressione basita.
«Allora? Che stiamo aspettando?» constatò Thomas, con tono ovvio. Si svincolò dalla presa dell'altro, facendolo scivolare sul divano, alla sua sinistra. Afferrò il mazzo di chiavi, sorridendo nel notare che a ognuna era indicato un numero. «Troveremo subito la 27!» informò, mettendosi a cercare.
Colpito e affondato. Newt era sprofondato, si sentiva completamente instabile, ma respirava ancora. Peggio di tutto era continuare a fingersi indifferente; da uno come Thomas c'era da aspettare solo atteggiamenti da stronzo, lo aveva messo in conto, ma non con tanta celerità. Come gli veniva in mente di allontanarsi così di sbotto? Di fare finta di nulla? Si sentì violato, preso in giro.
«E non ti sembra strano?» chiese, il tono insospettito e agguerrito. In un primo momento Thomas lo ignorò preso dall'euforia di essere arrivato alla soluzione, poi alzò lo sguardo come per dire "cosa?"
«Che le abbia rimaste qui, è tutto fottutamente semplice!» Constatò, mentre la musica andava da sé.
«Non vuol dire che le cose debbano sempre essere difficili.Siamo fortunati, tanto meglio.» ingiunse ottimista, abbozzando un sorriso una volta trovato lo strumento in metallo etichettato con il numero ventisette.
Newt sbuffò, abbassò lo sguardo non del tutto convinto.«Tu trova la chiave.» ordinò con un distacco glaciale «io ti porto alla stanza.» proferì, con il massimo distacco.
***
A5 gironzolava da diversi minuti nello stretto corridoio che ospitava la stanza misteriosa. Inspiegabilmente era da solo, anche stavolta aveva perso Thomas, non avendo la più pallida idea di dove si fosse cacciato. Portò le mani dietro la schiena, fischiettando e canticchiando, doveva fingersi più ubriaco di quello che fosse, e soprattutto doveva fingersi felice... Era più fattibile la prima che la seconda.
Mandò giù un groppo di saliva, mostrandosi lì senza una ragione specifica.Cominciò a pensare che avessero scoperto l'identità del collega, sperò vivamente che non fosse così. Il corridoio, dalle pareti color nere e rosse, era poco illuminato da piccoli fari che emanavano una luce fioca. Dalla stanza numero trenta si sentivano diversi gemiti, e Newt si domandò chi quarantenne/cinquantenne avesse una tale foga. Alzò le sopracciglia, allibito.
«Eccomi.» Avvisò A2, avvicinandosi al biondo con una corsetta appena accennata . Il collante lo guardò come per dire "finalmente".
«Dove sei stato?» pronunciò spazientito.
«A recuperare questa.» Thomas indicò il cavallo dei jeans, notevolmente al di sopra della media, "o era superdotato o c'era qualcos'altro" , sicuramente la seconda. «Appena sono entrato, mi sono affrettato a nascondere la pistola sotto un divano, è stata un'impresa ritrovarla, ma almeno non ci facciamo trovare impreparati. »Giustificò, e con cautela la cacciò fuori, per poi riporla nella tasca posteriore dei jeans, la canna rivolta verso il basso e il caricatore verso l'alto, così da agevolare la presa in caso di necessità.
Rapidamente si guardarono intorno, e accortasi che non ci fosse nessuno, Thomas si velocizzò a introdurre la chiave nella toppa, aprì la porta, che chiusero una volta dentro. La stanza non aveva nulla di anomalo, l'arredamento era come tutte le altre, c'erano soltanto dei sex toys tra cui orripilanti vibratori gettati un po' ovunque.
«Ha qualcosa di diverso rispetto alle altre?»domandò Thomas, avvicinandosi a guardare più attentamente determinati oggetti con espressione disgustata.
«Che ne posso sapere, non ho mai intrattenuto fino ad arrivare in stanza.» Rispose vago il biondo, sfregando le mani lungo le braccia. La temperatura lì era più bassa rispetto alla sala da ballo.
«Ah quindi non hai mai ...» lasciò in sospeso, ricordando un evento «Comunque simpatica la battuta dello sbirro, devo riconoscertelo.» Complimentò con un ghigno derisorio. Newt lo guardò confuso, a cosa si stava riferendo?
«Non so a cosa ti riferisca.»Confutò, girando e rigirando all'interno della stanza. Osservava i quadri, li scostava, per carpire se ci fosse nascosto qualcosa.
«Come no? Se avessi uno sbirro davanti glielo metteresti dietro, a patto che ricambiasse dopo con un pompino decente?!»ripeté naturale, ricordando le parole del collega di una settimana prima.
«C-c-cosa?» balbettò, spiazzato.
«Sono tue parole ...»ripeté il più piccolo, aprendo l'armadio e scoprendo vestiari poco consoni a persone normali. "Hanno una perversione inguaribile" pensò, richiudendolo velocemente manco se stesso impedendo a un leone di uscire fuori.
«Lo so, dicevo nel senso ... come fai a saperlo?»Il biondo aveva le sopracciglia aggrottate in un'espressione di curiosità mischiata alla shock.
«Tu me l'hai inviato!»rispose sulla difensiva il moro, facendo spallucce.
«Io ti ho inviato la foto di Josh.» replicò sicuro il più grande, bloccandosi.
«No, non hai attivato la fotocamera, bensì la video-chiama, te lo posso assicurare sette minuti di risate assicurate.»informò A2, schioccando la lingua.
Certo, adesso tutto era più chiaro. Newt portò i capelli all'indietro, più vergognato che mortificato.«Era per la missione.»Tentò di giustificarsi, sperando che quello non avesse cominciato a prenderlo in giro.
Thomas mosse il capo come per acconsentire, ne approfittò per specificare «Anche quello di poco prima aveva la stessa finalità.» rivolse lo sguardo in direzione del biondo, che lo fissava con espressione indecifrabile. A malincuore e arrabbiato, Newt finse di essere d'accordo, l'ira era troppo impegnativa per un momento del genere, i suoi occhi erano finiti su qualcosa di davvero inspiegabile.
«Vieni qui. » chiamò investigativo, il moro si avvicinò.«La carta da parati è obsoleta in quella zona, proprio dietro al mobile.»Notò Newt, avvicinandosi e toccandola, scoprì che stava quasi per stracciarsi a pezzi.
«Perché della carta da parati dovrebbe scollarsi dietro l'armadio? Non dovrebbe essere in miglior stato rispetto alle altre? Insomma, non si fa nulla dietro all'armadio.» Constatò Thomas, spaesato.
«Probabilmente è una conseguenza di quello che fanno dietro, e non possono fare nulla se l'armadio resta lì ... » tralasciò Newt, ancora più insospettito.
«Stai insinuando che l'armadio venga spostato?» ipotizzò il moro, intontito.
«Esattamente, cerca di fare poco rumore e aiutami a toglierlo.» Suggerì il biondo, insieme trascinarono la cassettiera di legno poco più lontano dalla parete sospetta. Quando tutto fu sistemato, A2 bussò al muro, i misteri cominciavano ad avere delle svolte, le domande delle risposte.
«La parete è vuota.» Decretò, lo sguardo perso e confuso vagava su quella parte di muro adesso scoperta.
«E guarda caso qui la carta da parati non c'è, sarebbe stato scomodo metterla e toglierla ogni volta. »Notò soddisfatto il biondo.
«Se la parete è vuota, e non c' è la carta, vuol dire che ...»
«C'è qualcosa di importante e frequentato, un sottopassaggio o qualcosa del genere, che possiede solo la stanza 27. » concluse l'agente biondo.
«Meraviglioso, dobbiamo capire solo come aprire il muro, non credo lo rompano per poi ricostruirlo.» Ironizzò il moro, grattandosi la nuca.
Newt si mosse in silenzio, avvicinandosi alla parete in questione. Premette un piede su una mattonella del pavimento, il muro si mosse, il poco che bastava per permettere l'accesso.Si voltò verso Thomas, il quale teneva la bocca spalancata in una smorfia da pesce lesso, gli occhi increduli. «I complimenti li fai un'altra volta.» liquidò, addentrandosi nell'ignoto.
***
Thomas era scombussolato almeno quanto Newt, solo che da quando aveva quel chip nel cervello, aveva imparato maggiormente a controllare le sue emozioni o almeno a contenerle, seppure nell'ultimo periodo George-dalle analisi-reputava il contrario. Sospirò, provando a concentrarsi. Si erano addentrati in un buco nel muro, che portava verso l'inesplorato; non sapevano neanche dove li avrebbe condotti visto il buio pesto, provò a documentarsi tramite l'aggeggio informatico mentale, ma pareva non esserci linea. Che fossero sotto terra? Il freddo lo confermava.
«Hai un cellulare?» chiese Newt d'un tratto, precedeva il moro di una manciata di passi.
«Un cellulare, perché? Il chip non ha linea qui sotto, neanche il cellulare l'avrà.» affermò convinto l'altro, poi leggermente in panico, sbottò. «Dove cavolo siamo, Newt?»
«Se tu avessi la torcia del cellulare, probabilmente capiremo.»Sputò il biondo, innervosito.
«E va bene..» accondiscese il moro. Il tempo di estrarre il cellulare dalla tasca dei jeans, che il tragitto venne illuminato dalla luce accecante del flash.«Un passaggio segreto in un night... a cosa potrebbe portare? Mi vengono in mente solo scenari alla Jack lo squartatore, ballerini e clienti uccisi, e i cadaveri occultati qui sotto?» teorizzò il bruno, e Newt si chiese se stesse scherzando o se fosse serio, sperò vivamente per la prima ipotesi. Non poteva essere davvero così stupido.
Ci furono attimi di silenzio prima che A5 avvisasse il collega di camminare con cautela, a pochi passi c'era una scala. Si guardarono a vicenda titubanti, erano arrivati fin lì tanto valeva andare fino in fondo. A ogni passo si avvicinavano alla verità. Stavolta l'antecedente era Thomas, tirò fuori la pistola, la teneva alla vedetta, pronta per l'uso. Stando attenti a non far rumore scesero le scale, il biondo si era aggrappato persino al corrimano, cercando di non inciampare e spazzare via quella quiete spaventosa. La paura e il pericolo c'erano, ma ne sarebbero usciti vivi e insieme. Deglutirono entrambi appena videro una porta di metallo. Thomas ebbe l'istinto di poggiare l'orecchio, per sentire. Nessun rumore. Con l'arma mirò la serratura, non c'erano mezzi per aprila, l'unica soluzione sarebbe stata sparare.
«No.» tuonò Newt, profondamente in disaccordo. «Se spari e crolla tutto? Non vedi dove siamo?» non poteva credere che A2 oltre ad essere stupido era anche pazzo.
«Si, so dove siamo, e so quello che abbiamo fatto per arrivare qui. Siamo a un passo dallo scoprire la verità, Minho è in collegamento, gli ho detto che se riceveva l'interruzione del segnale, doveva avvisare la squadra speciale, immediatamente.» riferì Thomas, senza allontanare il dito dal grilletto. «Il messaggio sarà arrivato, non c'è linea da un pezzo.» sbottò sicuro di sé. «Lasciami fare.» concluse poi , il tono basso, di permesso.
Newt sospirò come se avesse un masso sullo stomaco, era la seconda volta in quella giornata che Thomas gli chiedeva di fidarsi di lui, a cosa avrebbe portato? L'espressione era visibilmente contrariata, ma nonostante ciò, lasciò campo libero al più piccolo, il quale non perse tempo, sparando il colpo. Per fortuna, non ci furono né crepe né frane o altre simili catastrofi. Ad aprire del tutto il cancello di metallo fu il più grande, avanzò con prudenza, come se sotto i piedi avesse delle mine che all'improvviso sarebbero scoppiate.
Scoprirono una stanza dal pavimento bianco, le mura dello stesso colore apparivano grigiastre per l'assenza di luce. Era tutto fin troppo silenzioso fin quando un contenitore si mosse leggermente, bastò per mettere in guardia i due; istintivamente Thomas scattò davanti a Newt, coprendolo. Impugnò l'arma, provando a scorgere per capire cosa fosse stato.
Passarono pochi minuti, poi qualcuno uscì allo scoperto, per l'esattezza era un bambino. A differenza del periodo quasi autunnali, indossava abiti estivi: una t-shirt arancione, dei pantaloni fino alle ginocchia color blu, e ai piedi delle scarpe da ginnastica rovinate, come se avesse camminato nel fango. Era davvero carino: la chioma di riccioli scuri era disordinata, le guance paffutelle erano colorate di un rosso accesso, e gli occhi grandi color blu, ricordavano un mare di tristezza. I due agenti restarono senza parole. Thomas era immobilizzato, teneva ancora in mano la pistola, fu il biondo ad abbassargliela e ad avvicinarsi al piccoletto, che spaventato indietreggiava.
«Non avere paura.» Sibilò con un sorriso, curvò la schiena, porgendogli la mano.«Siamo qui per aiutarti.» provò, non sapeva cosa potesse farci un bambino nascosto sottoterra, ma di certo nulla di buono. Era plausibile che avesse paura e fosse diffidente, inoltre erano arrivati lì sparando.«Io sono Newt.» presentò, cercando di essere dolce.
«Newt, è ovvio che si comporta così. Siamo piombati qui, io con una pistola in mano e tu con indosso solo mutande glitterate. Sarebbe un decerebrato se sorridesse felice.» Appurò il moro, riponendo l'arma in tasca, poi avanzò, affiancando il collega. «Occhioni blu siamo agenti della CIA, siamo qui per portarti in salvo. »tentò, ma il bambino sembrava non volerne sapere.
In quel momento qualcosa in Thomas cambiò. Un rumore, un bip continuo, all'interno del suo cervello, prodotto dal chip. Non poteva essere un segnale, lì sotto non c'era linea. Provò ad aprire il file e quasi traboccò in avanti, leggendo.
"Rilevato soggetto A1 in movimento." rilesse di nuovo, incredulo.
Scosso da quella notizia e completamente confuso, non notò la strana espressione del bambino, che da spavento era tramutata in terrore; fu Newt ad accorgersene, che subito si voltò per guardarsi le spalle. Sulla soglia della porta c'erano gli scagnozzi di Josh, uno dei quali impugnava una pistola a silenziatore. Non aveva fatto proprio presto visto che il colpo era già uscito dalla canna, la traiettoria era proprio...Thomas.
Per un attimo si sentì paralizzato, la voce bloccata in gola.Deglutì impaurito, avrebbe voluto urlare il nome dell'altro, avvisandolo, ma la morte correva veloce. Non c'era tempo per destarlo dai pensieri, dalle preoccupazioni o da qualsiasi altra cosa su cui stava riflettendo. Doveva intervenire. Senza rimuginarci sopra, si protese verso il ragazzo, spingendolo via.
Thomas non perse del tutto l'equilibrio, si aggrappò a uno scaffale, stava per rispondere male, chiedendogli perché lo avesse spinto così, senza motivo, ma quando i suoi occhi caddero sulla figura di Newt accovacciato a terra, il pavimento impregnato da qualche goccia di sangue, e quei due che avanzavano, capì tutto. Le pupille si dilatarono, il dispiacere incombeva al centro del petto, sofferente.
Estrasse la pistola, mettendosi davanti al compagno e al ragazzino. Newt afferrò il bambino, che traumatizzato era restato al centro della stanza, senza far nulla. Entrambi trovarono riparo dietro a uno scaffale, istanti dopo furono raggiunti da A2. Le munizioni erano al termine.
«Hai preso il proiettile al posto mio? Perché?» domandò Thomas di un'ottava. Intanto, si stava privando della giacca, appoggiandola sulle spalle del biondo.
«È il mio lavoro.» rispose A5, digrignando a denti stretti per il dolore. Il bambino tremava ininterrottamente, le dita nelle orecchie, per tapparle rifiutandosi di sentire gli spari. Thomas avrebbe optato anche per uno scontro corpo a corpo ma quelli erano due bestioni e poi era da solo, non avrebbe chiesto a Newt di fare niente di eclatante. Sperava solo che i rinforzi sarebbero arrivati presto.
***
Proprio quando sembrava la fine, le munizioni sprecate e i bestioni alle calcagna per uno scontro ravvicinato, come salvatori, arrivarono quattro squadre di rinforzo. Thomas non riuscì a credere di essere così fortunato, e sfinito, chiuse gli occhi; quando li riaprì, rilasciò un sorriso, sollevato nel sentire avvicinarsi la sirena dell'ambulanza. Mentre le truppe agivano ammanettando i delinquenti e perquisendo tutto il perimetro, personalmente Thomas accompagnò il collega dai soccorsi, sorreggendolo per tutto il tragitto. Arrivati a destinazione, Thomas lo fece sedere lentamente al retro dell'ambulanza, per poi tornare all'interno del locale per ulteriori indagini. Grazie alla prontezza dell'equipe medica, non fu difficile rimuovere il colpo dell'arma da fuoco. In quel momento "doloroso e sofferente" Newt fu affiancato da Minho, che si tratteneva dal ridere per come fosse vestito.
«Tutto bene quel che finisce bene. » Enunciò il coreano, sorridente, mentre l'infermiera chiudeva i punti della ferita, Newt soccombeva il desiderio di liberare parole come "sploff, caspio".
«Sì, possiamo dire che è stato coraggioso.» proruppe Thomas. "Doveva smetterla di apparire così", ogni volta erano brividi diversi e sempre più profondi. «Minho, che ne diresti di andare a sollevare il morale a occhioni blu laggiù? Non spiccica una parola, tu riesci a far parlare i muti.» considerò Thomas, indicando il bambino, assistito da un'infermiera. Il coreano abbozzò un'espressione stranita, recependo il messaggio: Thomas voleva stare da solo con il nuovo collega. Si allontanò subito, abbozzando un sorriso d'intesa. Intanto, dal locale stavano uscendo i delinquenti ammanettati, Newt preferì nascondersi quando intravide Alien con gli altri ballerini, anche loro in manette.
«Ci sarà una possibilità per loro?» domandò a Thomas, aveva ancora lo sguardo assente.
«Solo se collaboreranno con la giustizia. Se mostreranno omertà, qualche anno dentro gli toccherà, se tutto andrà bene impareranno qualche mestiere, legale.» appurò dopo poco, abbozzando una smorfia. Trascorsero pochi minuti di silenzio imbarazzante, prima che Thomas riparlasse «Tieni... »enunciò, estraendo denaro dal portafoglio «I romani dicevano che porta sfortuna non dare niente alla persona che ti salva la vita.»
«Suppongo che 20 dollari possano bastare.» proferì Newt, smorzando un sorriso. La fasciatura fatta al braccio sinistro era conclusa, adesso anche l'infermiera si era allontanata, lasciandoli da soli; i punti leggermente tiravano la pelle, infreddolita e coperta parte dalla giacca di pelle del moro.
I due agenti si guardarono, scoppiando a ridere. Finalmente parve a Newt di aver rilasciato tutta la tensione accumulata, riferente alla missione ma anche a quella serata, movimentata e complicata.
«Newt! » urlò qualcuno da lontano. «Un certo Minho mi ha avvisato dieci minuti fa, dicendo che probabilmente eri in pericolo. Mi sono buttato giù dal letto! Stai bene?» proferì Ben quando gli fu vicino. Gli toccò le guance, affettuosamente, probabilmente avrebbe voluto far altro ma appena vide la figura di Thomas fece un passo indietro, Newt restò immobile, A2 invece, si era irrigidito di colpo.
«Sì...sto bene. Non c'era bisogno che venissi. » specificò il biondo, calmo.
«Ma scherzi?» squittì l'altro, incredulo « Hai rischiato di morire, ti hanno sparato!» esclamò Ben, melodrammatico.
Quando proferì quella frase, Thomas pensò maggiormente. Era vero, il lavoro di Newt era proteggerlo, ma avrebbe anche potuto non farlo giustificandosi di non essersi accorto di quel colpo vagante. A quell'ora, se il collega non fosse intervenuto, avrebbe potuto essere lui quello morto. Respirò affranto, ripensando al passato. Passò la lingua tra le labbra, profondamente in soggezione. Si allontanò in silenzio, senza salutare o dire altra cosa, aveva tante cose da fare, seguire una pista in India, ad esempio.
Ben si buttò tra le braccia di Newt, ma ad A5 non importava. I suoi occhi, più che dedicarsi a quella stretta affettuosa e preoccupata, erano fissi su Thomas che se ne andava. Avrebbe voluto chiamarlo, ma per dirgli cosa? Stavolta decise di ragionare, seguì l'amico verso la sua vettura per tornare finalmente a casa. Solo nel tragitto, quando era ormai tardi, si ricordò di avere sulle spalle la giacca di Thomas.
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