5. Trust me

WARNING: In questo capitolo, date le circostanze, sarà presente un linguaggio volgare e scurrile, in particolare dal primo spazio che troverete. Se ciò urta la vostra sensibilità, vi chiedo di non continuare. Per la vostra felicità/tristezza è un capitolo che supera 5000 parole. Ps: nel capitolo troverete Alien, una transgender. In pratica è una donna nata nel corpo di un uomo, per questo gli articoli sono femminili. Buona lettura!


5. Fidati di me

Newt stringeva in una presa titubante l'orologio-trasmettitore, lo girava e rigirava tra le mani, chiedendosi se davvero avesse funzionato.

Quell'aggeggio avrebbe avvisato il collega in caso di pericolo, con delle foto avrebbe documentato le entrate e le uscite dei tizi loschi che frequentavano quel postaccio, etichettandoli tutti e aumentando così la sua sicurezza.

"Non male" pensò, se solo Thomas non avesse voluto fregarlo. L'idea che il collega volesse metterlo nei guai con l'intelligence era stata la prima a farsi strada nella sua mente diffidente, seppure in netto contrasto con "Sarà una cosa nostra" frase proferita dal bruno in maniera coinvolgente e complice.

Thomas, antipatico e sbruffone, che aiutava qualcuno? Improbabile, ma non impossibile seppur poco credibile. Restava il fatto che, volente o nolente, quella frase riecheggiava nella testa di Newt; in un'altra circostanza magari più intima e personale, l'avrebbe piacevolmente/spiacevolmente fraintesa a sfondo sessuale, sebbene tra loro non scorresse buon sangue.

Il pensiero di liberarsi del trasmettitore lo aveva sfiorato più di una volta, ma al contempo qualcosa gli aveva suggerito di non farlo; non si fidava di Thomas? Beh, quella sarebbe stata l'occasione ideale per scoprire chi aveva davvero al suo fianco. Purtroppo lo aveva come collega, suo malgrado avrebbe dovuto conviverci molto tempo, tanto valeva scoprire fin da subito con chi avesse a che fare, giusto per agire di conseguenza.

Intanto, continuava a camminare, la testa piena di pensieri, e le gambe che, passo dopo passo riducevano sempre più la distanza tra lui e il bar, lo avvicinavano alla sua falsa identità; non riusciva neanche a immaginare cosa sarebbe successo una volta entrato, ma non era un valido motivo per intimorirsi, e partire sfiduciato.

Alzò le sopracciglia, incuriosito, in una mano teneva l'orologio, l'altra era salda alla tracolla dello zaino.

Liberò un respiro poco convinto, accorgendosi che mancava poco dal bussare alla porta del locale.

L'idea che quel pub fosse un escamotage sorgeva già dalla sua posizione, che senso aveva aprire un'attività di semplici relazioni sociali in un luogo sconfinato e disabitato? Quella era la classica scelta dei night club e bordelli vari, per la moralità non potevano di certo sorgere al centro della città come strutture educative, cosa ne sarebbe stata della cultura dei bambini?

Per fortuna, merci di cocaina e schifezza varia avvenivano in periferia, lontano da gente per bene. Isaac si guardò intorno, non fu sorpreso di essere solo, quanto per non scorgere i colleghi. Riportò lo sguardo sull'orologio, impaziente.

«Tra i tanti colori, proprio il rosa?»sbuffò seccato, arricciando il naso. Nonostante la tonalità poco gradita, e l'inesistente fiducia in Thomas, con riluttanza indossò il ricevitore al braccio sinistro. Respirò appieno come se stesse introducendo grosse quantità di coraggio nei polmoni e, con qualche leggero colpo, bussò.

C'era silenzio, insolito per un locale frequentato. Aspettò un paio di minuti, poi, senza udire risposta, riprese a bussare con insistenza ed enfasi, s'arrestò solo quando sentì uno strusciare di piedi avvicinarsi; uno scatto, uno sblocco, e la porta venne aperta.

Dopo anni di esperienza, di indagini in borghese, aveva capito chi gestiva determinati giri. Non fu meravigliato trovandosi davanti un uomo di mezza età, baffuto e grasso; indossava una camicia più grande di qualche taglia, di colori vivaci che richiamavano le Hawaii, completamente in contrasto con la zazzera bruna e l'espressione incavolata in volto. A contrario delle apparenze, non era un tipo solare.

Sul grosso naso scendevano gli occhiali tondi, mentre una collana d'oro cadeva sul petto gonfio, dei pantaloni lunghi beige gli coprivano le gambe, ai piedi aveva degli infradito inguardabili. Ma era o no Novembre?

L'uomo portò le dita nel naso, guardando il biondo dall'alto verso il basso. «Non ci serve nulla. » sbraitò, roteando le dita nelle narici. Probabilmente lo aveva scambiato per un promoter porta a porta, stava per sbattergli la porta in faccia, ma Newt avanzò, impedendo che avvenisse.

«Aspetta.» enunciò, disperato. Nervoso, guardava quello che si scaccolava a pochi passi da lui, purtroppo incontrare gentaglia era una costante in qualsiasi missione, doveva incassare e fare finta di nulla «Ho bisogno di un lavoro.» proferì di sbotto, mostrandosi esasperato.

«E allora?» rispose l'uomo, strafottente «Non ci servono bar-man, né pulitori di cesso.» avvisò, privandosi delle lenti, l'espressione poco amichevole.

«Capisco amico, ma sto cercando un locale notturno, sai dove posso trovarlo?» proferì da finto tonto, sembrava riuscirci. «A Londra era tutto tranquillo, qui ci sono controlli e controlli, vorrei fare dei quattrini in santa pace, sai se dista molto?» pronunciò quelle parole con una calma disarmante e da attore eccezionale, il vecchio lo guardava incuriosito: buon segnale.

Aprì bocca, mostrando i denti ingialliti, ovviamente il fiato non era dei migliori. «Quanto fruttavi?»

Il ragazzo si piegò nelle gambe, fingendo di essere colpito da una risata isterica.« Quanto? Mi riempivano di soldi, non sono mai riuscito a contarli. Volavano quattrini ovunque.»esclamò «li avevo ovunque...» precisò in un sussurro malizioso, ammiccando.

Lo sconosciuto corrugò la fronte, interessato.«Sei di Londra...» appurò, l'espressione poco convinta. Che avesse poca fiducia degli inglesi? «quanti anni hai? » domandò poi, ignorando egli stesso la constatazione discriminatoria che aveva fatto poco prima.

Si poggiò allo stipite della porta, incrociò le gambe, fissando il giovane davanti a sé con una certa continuità e strafottenza.

«Sedici.» rispose secco, senza mostrare alcun tipo di titubanza. «Sono cresciuto da solo.» asserì subito dopo, evitando quanto più possibile domande specifiche che avrebbero potuto metterlo in difficoltà; l'interlocutore lo guardò da ficcanaso, si affrettò a specificare « i miei sono entrambi morti di overdose. » il tono imperturbabile, come se stesse narrando di sconosciuti. «Ho sempre fatto questo lavoro nella mia terra, ma adesso voglio visitare l'America, magari mettermi qui in pianta stabile. L'Europa è ...» si fermò, fingendo di trovare un aggettivo adatto «noiosa...» svalutò, stringendosi nelle spalle.

«In effetti... »concordò l'uomo «Beh, stesso questo è un night, la sera ci sono checche che ballano aggrappati a un palo, ma non sono io ad occuparmi delle selezioni, è roba dei miei soci. Puoi parlarci e...Se gli piacerai ti daranno tre giorni di prova, una volta superati, il lavoro da succhia-cazzi sarà tuo.» informò, utilizzando un linguaggio scurrile che Newt, sebbene tollerasse poco, doveva accettare. «Se farai schifo, butteranno il tuo culo fuori di qui. » enunciò, prendendo uno stuzzicadenti dal taschino che portò tra le labbra «Hai capito?» domandò con fare minaccioso, l'infiltrato, senza proferire parola, mosse il capo in cenno affermativo. «Ora, entra.» invitò con un gesto della mano, spostandosi all'interno.

Senza farsene accorgere, Newt diede una rapida occhiata alle sue spalle, nessuna traccia o almeno visibile dei suoi colleghi; sperò per loro di aver trovato un rifugio sicuro, dal quale lo avrebbero sorvegliato senza essere scoperti.

Rilasciò l'ennesimo sospiro, ed entrò.
Il bar in cui si trovò era simile a tanti altri; il pavimento lucido nero faceva un bel contrasto con le pareti tinteggiate di bordeaux. Il mobilio -cui bancone, sedie, tavoli e poltrone- era dei medesimi colori del manto e delle mura, richiamando ulteriormente lo stile moderno. A delle pareti erano appesi diversi quadri, anche essi riproduttori di figure moderne. Apparentemente non c'era nulla di strano, ma Newt sapeva.

Aveva frequentato locali notturni, alcuni avevano l'accesso con una botola situata nei pressi del bancone, altri dietro una porta. In quel caso c'era una tenda, sicuramente nascondeva una porta di accesso;la fissò per pochi ma lunghi secondi, tanto che l'altro notò la sua attenzione.

«Hai già capito. Sei un tipo sveglio.» constatò, sogghignando.

«Non potevo di certo ballare sul bancone. » ironizzò, poggiando lo zaino su uno sgabello, continuando a guardarsi intorno. Un vocio pareva provenire proprio dalla porta nascosta, probabilmente qualche spogliarellista -nonché futuro collega di palco- stava origliando.

«Come ti chiami?» domandò il grassone, allungando la mano in una busta di patatine per prenderne una manciata.

«Nathan Jones.» diede risposta l'agente A5, alzando la testa e guardando il soffitto, l'espressione vaga e disattenta.

L'uomo dai capelli unti punzecchiò con un'altra domanda. «Da quando sei frocio?» proferì senza un po' di tatto, spaparanzandosi su un divano.

«Da sempre. » ammonì determinato, facendolo ridere. Forse quel ruolo era perfetto per lui, non che fosse uno spogliarellista, ma gay sì; era difficile immaginarsi un etero in quella circostanza, magari Terminator, sicuramente impacciato avrebbe fatto gaffe in continuazione; gli scappò un sorriso che per fortuna il proprietario del locale non notò. Meglio non pensarci, o avrebbe fatto tutt'altro che seguire la missione alla lettera. Il breve discorso si concluse subito, appena videro la porta aprirsi.




***



Newt sussultò vedendo entrare tre uomini, tutti ben piazzati e in giacca e cravatta. Probabilmente chiunque avrebbe pensato che si trattasse di gente d'affari, ma bastava guardare i loro visi per intuire che sì, si trattava di affari, ma non puliti. Un uomo più basso era tra gli altri due più alti e robusti, che lo affiancavano, scrutando attentamente il perimetro della stanza. Dovevano essere dei body-guard, dato le pistole riposte nel fodero. Nonostante le scariche di brividi, il biondo finse tranquillità; seduto sullo sgabello, i gomiti rilassati erano poggiati al bancone, e l'espressione in volto di uno che, anche se avesse visto un omicidio, avrebbe tranquillamente tenuto il segreto.

«Mi hai portato un altro frocio?» domandò "boss calvo". Doveva trattarsi del capo del braccio destro, quello che gestiva il giro di sploff.

«È lui che è venuto qui. Lavora nei bordelli, cercava un night.» informò l'uomo che gli aveva aperto, la voce bassa e tremolante.

«Ma vero?»schernì il capo, completamente diffidente. «Sei stato bravo a trovarci.» gli si avvicinò e subito i suoi scagnozzi gli furono dietro, il ragazzo si ritrasse, leggermente impaurito. «Solo uno sbirro o qualcuno più in alto ci avrebbe trovato in questo buco di latrina.» digrignò sospettoso.

L'agente approfittò che il boss si voltasse per attivare la fotocamera. Avrebbe aspettato che gli si fosse avvicinato di nuovo per scattargli una foto e inviarla a Thomas.

«Sbirro?» ripeté, disgustato. «Mi hai davvero paragonato a quelle merde?» denigrò, fingendosi offeso.

«Sei un moccioso e già sei contro lo stato?Che c'è, ti hanno fottuto i giocattoli?» imperò quello, sebbene avesse una faccia da ignorante e cafone, Newt cominciava a farsela addosso. Non potevano averlo già scoperto. Doveva mantenere la calma.

«Nessun giocattolo, hanno soltanto fatto morire i miei di overdose, senza dargli alcuna possibilità di disintossicarsi, e per concludere in bellezza, hanno sbattuto mio zio al Marshalsea*.Sono fuggito da tutte le case famiglia, facendo la strada e i bordelli a mia vera dimora.» confidò, il disprezzo usciva come veleno dai denti.

Il calvo rise di gusto.«Ma guardate,» allargò le braccia, ammirando in modo derisorio il giovane agente. «la prima checca con le palle. » affermò stupito, rivolgendosi all'uomo panciuto e ai suoi scagnozzi. « E dimmi, faccia da passivello, se avessi uno sbirro davanti, come ti comporteresti?» portò le mani al mento, l'espressione curiosa. Era convinto che lo avrebbe messo in difficoltà ma quello che non sapeva, era che Newt non perdeva mai, l'ultima parola era sempre la sua.

«Sarebbe la mia prima volta da attivo, mi va bene se dopo ringrazia con un pompino decente. » proferì netto con una lingua tagliente.

Almeno per i primi minuti tutti restarono in silenzio, sbigottiti, anche il capo dei capi era rimasto impressionato. Schioccò la lingua, chiudendo per qualche istante gli occhi. Che avesse dormito poco? «Inglese, frocio e pure con le palle. Una combinazione rara. Hai tre giorni per dimostrarmi quanto vali, e sappi che i miei amici» indicò i bestioni palestrati alle sue spalle «ti terranno d'occhio.» Newt sorrise appena, il capo del braccio destro gli diede una pacca sulla spalla più di raccomandazione che amichevole, e senza salutare o dire altro, con i suoi scagnozzi, abbandonò il locale.

«Vieni, » chiamò quello dai denti gialli e neri « vediamo cosa indosserai tra qualche ora.» Newt acconsentì, ridendo sotto i baffi, la prima foto era stata scattata e inviata.



***



Era trascorsa una settimana, e Newt aveva superato egregiamente i tre giorni di prova. Jim- l'uomo che gli aveva aperto il primo giorno- si era complimentato, prendendo nota che dal suo arrivo, il numero di clienti era notevolmente aumentato.

Una volta aperte le danze, il cuore aveva cominciato a pulsare in maniera sempre più forte e incontrollata; certo, aveva frequentato locali del genere, ma sempre da spettatore, mai da protagonista.

Era ormai trascorsa una settimana anche da quando Thomas lo aveva rincorso per dargli l'orologio, poi più nessuna notizia.Cominciava a prendere in considerazione che Terminator lo avesse chiaramente fregato, e data anche l'assenza del coreano, questi aveva seguito a ruota il collega scapestrato.Li paragonò a Dolly e Doll, soprannomi derisori che aveva affibbiato a due ragazzi del gruppo popolare ai tempi del liceo, intuibile che non li digerisse minimamente.

Aspettava soltanto di uscire integro e vittorioso da quella missione e , senza alcun ripensamento, l'avrebbe fatta scontare ad entrambi.

Prima di tutto avrebbe approfittato della premiazione per chiedere un trasferimento, accettando persino uno spostamento in un altro stato americano, tutto fuorché
condividere un secondo in più la stessa aria con quel falso di A2. E secondo, avrebbe riferito a Lillian la mancata prestazione del loro lavoro.

Per mettersi in contatto con quei due, aveva più volte rischiato di essere scoperto;spesso con il movente di fumare una sigaretta, faceva dei giri attorno all'isolato, lo sguardo fintamente vago ma attento scorreva ovunque:prati, cespugli, nei vicoli, ma mai la minima traccia.

La sera, finiva di esibirsi sempre tardi, coricandosi verso le 4:30 per poi svegliarsi alle 7:00, qualche volta aveva pensato di sgattaiolare fuori a notte inoltrata, ma l'area era costantemente sorvegliata dagli scagnozzi, che forse neanche conoscevano la parola "riposo". Seppure fosse uscito, avrebbe sollevato raffiche di domande e dubbi, non poteva rischiare, non ora che cominciavano a fidarsi. Come ciliegina sulla torta, non gli era concesso nemmeno il tempo per smanettare con l'orologio trasmettitore, magari comprendendo come avviare una conversazione o riceverla. Diverse volte era stato ad un passo dal lanciarlo dalla finestra , ma per uno strano e inspiegato motivo, lo indossava ancora al polso.

«Nathan, ti serve il mascara?» domandò Alien, mentre si incipriava. Quella era stata la prima ballerina a dargli il benvenuto, sempre che potesse trattarsi di ospitalità in un posto del genere.

Era gentile ma riservata, tanto che celava la sua identità dietro un nome bizzarro. I capelli, tinti di un blu notte, non avevano mai un garbo, sempre sparati in aria davano l'aria di uno spirito ribelle, e lo era. I suoi occhi, piccoli e azzurri, sapevano essere molto persuasivi, il trucco, mai leggero, veniva marcato sempre con rossetti dalle tonalità scure come viola o marrone. Una persona che senz'altro si distingueva dalla massa.

L'agente smorzò un sorriso di circostanza, rifiutando. Assieme ad altri quattro ragazzi, se ne stava nello stanzino del make up, un buco di camera con qualche specchiera, il poco che bastava per darsi una sistemata prima di salire sul palco.

«Potrei metterti almeno l'eye-liner? Hai degli occhi che...beh, ci starebbe bene.» notò la transessuale , fissando il nuovo arrivato.

Newt sorrise imbarazzato, stava forse flirtando? Boccheggiò imbarazzato, balbettando poi un «Okay, ma non troppo.» poco deciso.

Alien cominciò ad armeggiare con la matita permanente, dopo essersi occupata degli occhi, tacitamente poggiò il pennello sulle labbra sottili del biondo. In un primo momento Newt non fece caso a ciò, quando poi avvertì la matita calcata sulla sua bocca, scattò dalla sedia, terrorizzato. «Un rossetto?!» strillò esasperato, le braccia spalancate. Precipitò lo sguardo alla disperata ricerca di fazzoletti, quando li trovò, ne portò uno alla bocca.

«Perché no? Ci stai bene, se mi lasci finire, starai benissimo.» insistette, facendo spallucce. Newt avrebbe voluto replicare con un "sono gay, non un transessuale" ma sarebbe stato poco carino.

«Si, Jones, ascolta il tuo amico. Tra gay e bisex vi capite.» enunciò il rozzo, burlesco.

«Sono transgender, Jim. Quante volte devo ripeterlo?» ribatté Alien con cipiglio seccato, l'espressione di una che ripeteva da tempo sempre la stessa cosa ma senza ottenere attenzione.

«A me non frega un fico secco dello schifo che siete, l'importante che fate i money! Altrimenti gli omoni cattivi vi faranno la bua. » continuò, ridendo maleficamente.

Newt represse la voglia di dargli un pugno, si limitò a togliergli la birra dalle mani; aveva perso il conto di quante ne aveva bevuto nel giro di un'ora.

«Vai di là, se non vuoi che dica a Josh che prendi da noi anticipatamente i ricavi delle serate. » minacciò, furibondo.

Quello spalancò le orbite, incredulo.«Cosa?Non ti crederà.» scattò in difensiva, visibilmente in difficoltà.

«Lo spero per te, ma dubito, visto che dal mio arrivo i guadagni sono triplicati in una sola settimana. Chi sbatterebbe fuori a calci in culo tra noi due?Perderebbe la sua checca desiderata o un tipo grasso che si scola birre del discount da mattina a sera spaparanzato sul divano?» sputò con disprezzo, intanto, quello se ne stava in silenzio, intimorito.

Alle spalle del giovane infiltrato, come supporto c'erano Nick, Michael e Douglas, mentre la donna dai capelli blu gli era di fianco, lo sguardo colmo di astio. Non ci fu bisogno di moine o altre parole, Jim recepì il messaggio.

«Hanno bisogno di me al bar.» gracchiò a voce bassa, affrettandosi ad uscire.

Tutti i ragazzi scoppiarono a ridere in una fragorosa risata, complimentandosi con il "collega".

«Sei un bel tipo, Nathan...prima o poi qualcuno doveva sgonfiare quella mongolfiera.» adulò la transessuale, aprendo la bocca in un sorriso sincero.

Newt accennò un occhiolino come per dire "non ho fatto nulla di che" e inaspettatamente propose «Mi rimetteresti il rossetto?»



***


Se c'era una cosa che A5 aveva sempre saputo, e imparato maggiormente dal suo lavoro, era non avere pregiudizi.

C'era del buono anche in quei ragazzi che aveva conosciuto al night, la maggior parte aveva provato a cercare lavori onesti, ma visto che la loro fedina era marchiata da furti e rapine, erano risultati idonei solo per altri lavori sporchi. A detta di tutti, quello era stato l'unico modo per andare avanti; Douglas, ad esempio, una volta al mese spediva il 40% del suo denaro alla famiglia in Texas, il restante invece, veniva impropriamente intascato da Josh e company.

Storie difficili appartenevano anche agli altri componenti, e per una rivalsa di giustizia, Newt non vedeva l'ora di venire a capo di quella faccenda, ammanettando i cattivi e tutelando i più deboli.

A proposito di ciò, da qualche giorno non gli erano sfuggite nuove ambiguità: alcuni clienti entravano nel pub chiedendo degli "speciali", Jim li conduceva nella stanza numero 27, e uscivano soltanto dopo qualche ora.

L'infiltrato più volte era passato per di lì, di proposito o meno che fosse, ma mai aveva udito qualcuno parlare, urlare o godere. Le mura non erano di sughero, quindi l'ovvietà parlava chiaro: non c'era nessuno. Che esistesse un passaggio, un altro accesso? E soprattutto: chi erano gli speciali?

«Ragazzi, dobbiamo andare.» avvisò Alien, abbassando davanti gli occhi la maschera di scena. Ogni giorno ne indossava una, a sua detta "non doveva assolutamente mancare".

Newt liberò un sonoro sospiro e, affiancato dagli altri ballerini, salì gli scalini. Già dietro gli spalti si percepiva il caos, i clienti dovevano essere di più rispetto alle altre sere.

«Spero che stavolta c'è uno più giovane, ho bisogno di una sana scopata.» proferì Michael, sbuffando.

Per fortuna l'agente era sempre riuscito ad evitare quel momento, alcuni clienti gli avevano fatto determinate proposte, ma con gentilezza e pazienza ne era uscito fuori, senza finirci al letto o placando le loro voglie con del sesso orale. Si era limitato a strusciargli addosso, imboccando ciliegie. Già, non era un bello spettacolo, soprattutto con uomini dagli anta in su.

Quando furono tutti sul palco, i clienti smisero di parlare tra loro, portando l'attenzione sugli spogliarellisti. Newt mandò giù un groppo di saliva, mentre la musica sfumava per dare spazio alla successiva. Gli uomini gli rivolgevano occhiate sempre più maliziose, forse aveva azzardato con il trucco, per non parlare dell'abbigliamento.

Indossava una leggera camicia bianca, un papillion nero e dei boxer con scintillii grigi, che uniti ai riflettori, producevano dei cerchietti al loro volta luccicanti, ai piedi aveva degli stivali neri a frange, lunghi fino alla caviglia.

Pensò di non piacere, ma quando un uomo si avvicinò ai piedi del palco, guardandolo estasiato, capì che quel cambiamento radicale aveva solo ottenuto riscontri positivi.

La prima canzone che partì fu Bad romance di Lady Gaga, seguita da Or nah, e rude boy.

Newt non faceva chissà quali gesti eclatanti, muoveva lentamente il corpo, portando di tanto in tanto la mano al palo, girandovi attorno con estrema calma.Nonostante ciò i suoi movimenti venivano definiti eleganti e attenti, incuriosendo molto gli uomini che avrebbero piacevolmente approfondito la sua conoscenza sotto le lenzuola.

Alien gli si avvicinò, con in mano un cocktail a base di amarena . «Quel cliente mi offre sempre la stessa cosa, da più di un mese.» lamentò, il cipiglio annoiato. «Se fosse più giovane, ci andrei a letto, ma proprio non me la sento.»sussurrò all'orecchio del biondo. Newt fece spallucce, come per dire "pazienza, che puoi farci."

Dopo i tre balli, c'era sempre una breve pausa, dove i ballerini potevano scendere e conversare con i clienti, fare massaggi, petting e tanto altro. Newt e la transgender erano rimasti sul palco, gli altri, invece, stavano conversando con qualche prossimo compagno di letto.

«Non ci posso credere!» esclamò Alien entusiasta, toccandosi la pelliccia nera che teneva attorno al collo. Intanto era partita un'altra canzone.«Guarda chi è entrato.» continuò incredula«Ora sì che le cose si fanno interessanti.» appurò, mordendosi il labbro. Il finto spogliarellista aggrottò la fronte, e con poca attenzione, portò lo sguardo nella direzione che la ballerina gli aveva indicato. Le note cominciarono a diventare più forti e chiare, rivelando Toxic di Britney Spears.

"Baby, can't you see ,I'm calling, a guy like you should wear a warning. It's dangerous, I'm falling..."

Non poté credere ai suoi occhi, il respiro gli si mozzò in bocca, l'espressione in viso di chi aveva visto un fantasma. Per alcuni istanti non si mosse, pietrificato fissava avanti a sé; probabilmente Alien stava blaterando qualche altro apprezzamento sul tizio appena entrato, ma le orecchie assieme alle mente avevano completamente abbandonato il suo corpo. Confuso, apriva e chiudeva gli occhi a intervalli.

La sua era di sicuro un'allucinazione, o almeno provava a convincersene. Il cliente entrato da qualche istante non poteva essere Thomas, magari era qualcuno che gli somigliava; di sicuro esisteva al mondo qualcuno con cui aveva in comune la zazzera scura, e nei spruzzati sulla guancia. Malevolmente fu interrotto da Jim, che ordinò a lui e agli altri di riprendere a ballare, pregò in cuor suo che quel tizio fosse uno che gli somigliasse e basta, se il collega lo avesse visto in quello stato, lo avrebbe preso in giro per l'eternità.

"There's no escape ,I can't wait. I need a hit. Baby, give me it"

Faceva passi scoordinati, ormai era fuso.Occupato a scorgere quella figura, quasi rischiò di cadere dal palco. Per il fisico poteva somigliarci, ma che fosse lì metteva fuori discussione che si trattasse di Thomas.

"A Terminator non importa nulla di me" proprio quando la sua mente pensò quella frase ovvia e indiscussa, il bruno si voltò; i riflettori calarono su lui. Newt si sporse maggiormente, grazie alle luci avrebbe visto chiaramente. Lo scontro degli sguardi fu inevitabile.

Si soffermò a guardare poco i capelli, scese alla fronte, il naso perfetto, le labbra carnose e di sicuro morbide, e poi...pozzi di caramello e cioccolato, inconfondibili e indimenticabili, in cui si sarebbe piacevolmente perso se non fossero appartenuti all'unica persona che detestava profondamente.

Boccheggiò, inerme. Avrebbe voluto essere risucchiato dal pavimento, non poteva fuggire da nessuna parte, come un predatore Thomas lo aveva già trovato; lo stava fissando ardentemente, con il suo solito sguardo magnetico e il suo ghigno divertito, che Newt avrebbe preso a schiaffi.

Era proprio lui, sebbene avesse capelli sparati in aria da quindicenne snob, e un abbigliamento poco formale; una maglietta bianca casual si intravedeva sotto a una giacca nera di pelle da motociclista, un jeans gli fasciava le gambe, snelle e atletiche. Avanzò tra la folla, avvicinandosi sempre più. Era troppo tardi per andarsene.

«Non posso crederci.Sta venendo proprio qui.» notò Alien, eccitata, mentre accennava qualcosa simile a una spaccata. «Peccato che non sembra interessato a me...» constatò amaramente. Newt, intanto, era impegnato a combattere le sue battaglie interiori.

"Caspio, doveva entrare in azione proprio stasera che sono vestito così e addirittura truccato? Ho indosso solo una misera camicia e i boxer, diamine...vedrà il mio pacco!"

«Nah, si vede da metri di distanza che è gay dichiarato. Non vedi che ha gli occhi fissi su te? Manco se ci fossi solo tu qui dentro. » sentenziò Alien, ballando attorno al palo con fare provocante, scatenando diversi versi animaleschi tra il pubblico.

"You're dangerous, I'm loving it "

Le luci calate, il fumo blu che si propagava nella stanza, rendevano l'atmosfera maggiormente erotica. Tutti avevano gli occhi puntati su Newt, che mai come allora se ne stava sul palco senza accennare il minimo gesto, impietrito come una statua. Si schiarì la voce, scollando la tensione; Thomas non avrebbe rovinato l'operato di un'intera settimana. Sicuro di sé, girò attorno al palo un paio di volte, con fare seducente e ammaliatore si sollevò all'asta, girandoci attorno come un allievo di ginnastica artistica. Si meravigliò nell'essere riuscito in una cosa che non aveva mai provato, anche il pubblico mostrava stupore ed eccitazione per movimenti di quel tipo; le gambe incrociate saldamente al palo, le braccia che si mantenevano a terra, la testa, sotto sopra, era rivolta al pubblico, ormai fuori controllo. restò in quella posizione per qualche istante, poi con un gesto veloce, spinse il bacino verso il basso, permettendo di scivolare. Una volta a terra, scattò in piedi, ballando come mai aveva fatto. Se Thomas lo avesse preso in giro, avrebbe ribattuto con "mi sono calato nella parte, ottenendo risultati ottimali".

Un ospite ne approfittò, per avvicinarsi e afferrargli la gamba. Gli occhi colmi di eccitazione.«Scendi, balla con me.» propose, anche se il tono prepotente, risultava più un ordine che un invito. Lo ignorò, svincolandosi dalla presa e accennando altri movimenti.

"Too high. Can't come down. Losin' my head. Spinnin' 'round .Do you feel me now?"

«Spogliatevi e scendete!» urlò Josh, da quanto il capo del braccio destro era lì? Avrebbe palesemente ignorato quell'ordine se l'avesse dettato Jim, ma si trattava del capo, a malincuore doveva sottostare. Rivolse un'occhiata rapida ad Alien e agli altri, tutti insieme, cominciarono a privarsi degli indumenti. In fila scesero dal palco, avvicinandosi ai clienti. Intanto, si girava attorno spaesato, con lo sguardo provava a rintracciare Thomas, ma lo aveva perso. Un cliente gli fece cenno di avvicinarsi.

"Oh, the taste of your lips. I'm on a ride. You're toxic I'm slippin' under, with a taste of a poison paradise ."

«Sei un dono della natura. » adulò, incantato. Doveva avere all'incirca quarant'anni, capelli brizzolati e l'accenno di barba, per l'abbigliamento doveva essere uno che a soldi stava bene. Di sicuro aveva anche slip firmate. Sfiorò il petto liscio del biondo, scostando la camicia, scivolò le dita fino ad arrivare alla linea alba.«Che ne dici di andare in camera? Ti do tutto quello che vuoi.» maliziò, allungando la mano verso il ventre dello spogliarellista. Newt sbarrò gli occhi, avrebbe voluto reagire ma si trattenne, Josh lo stava controllando.

«Non credo che gli basterà ciò che puoi dargli.» a parlare fu Thomas, che si concretizzò all'improvviso alle spalle di A5. Questi sussultò, il cuore prese a battere all'impazzata. «Magari un threesome sarebbe l'ideale.» improvvisò, il biondo aggrottò le sopracciglia, rivolgendogli l'espressione da " mai sai almeno cosa è?"

«Mi spiace , ma ho un debole per i biondi. E poi...solo lui mi attizza in questo modo.» avvisò volgare; Newt avvampò, Thomas restò in silenzio, imperturbabile.

«Andiamo, Nathan.» Chiamò A2, sottolineando il falso nome. Ignorò il quarantenne, ma quello, adirato, afferrò il ballerino per la spalla, tirandolo e stracciandogli la camicia. Il biondo si fermò, sbilanciato, Thomas che era di qualche passo più avanti, si voltò«Va bene, te lo spiego in un altro modo.» si avvicinò rapido, e senza neanche dare il tempo a Newt o a quell'uomo di capire o fare altro, liberò un gancio deciso e forte, provocando uno stridulo e la perdita d'equilibrio da parte dell'uomo, che atterrò sul divanetto. Per fortuna la musica alta aveva coperto quella lite, solo pochi se ne erano accorti. Newt riferì a tutti quelli che avevano visto l'accaduto che non era nulla di preoccupante, e temendo il peggio, afferrò il collega per il polso, trovando un posto in disparte.

"I'm addicted to you. Don't you know that you're toxic? And I love what you do, don't you know that you're toxic? "

«Che caspio hai fatto?» domandò infuriato, una volta lontani dalla musica e da tutta quella gente. Si erano imboscati dietro ad una tenda, una coppia si baciava senza contegno.

«Mi pare ovvio, ti ho salvato il culo, in tutti i sensi. » sbottò Thomas, portando la mano nei capelli, riprendendo a respirare con regolarità.

«Nessuno te l'ha chiesto.» replicò Newt , con il pezzo di camicia stracciata pulì via il rossetto dalle labbra.

«Quindi... avresti lasciato che quello ti infilasse il suo...» il ragazzo con il chip aveva gli occhi spalancati e l'espressione da pesce lesso in volto.

«Ovvio che no! Me la sarei cavata benissimo da solo, come ho fatto per un'intera settimana.» rinfacciò, incrociando le braccia al petto.

«Ci sono sempre stato.» ribatté Thomas, alzando la voce. «Solo perché non mi hai visto, non vuol dire che non c'ero. Ho vegliato su di te, giorno e notte. Ho sentito ogni cosa che hai detto, e che ti hanno detto. So di Alien, Nick, Douglas e Michael, di Josh, delle loro storie, dei loro orientamenti, e anche del tuo sospetto sugli speciali.» documentò, spiazzando Newt.

«E allora? Lillian era stata chiara, dovevi intervenire solo in casi di necessità.» puntualizzò il biondo, la fronte arricciata.

«Perché...questo non lo era? Avrebbero toccato il tuo corpo, avresti perso la tua dignità.» ribatté Thomas, stupefatto.

«A te e a Minho è stato ordinato di intervenire soltanto se fossi stato a un passo dalla morte.» ricordò, abbassando lo sguardo.

«Ordini? Beh, non li ho mai seguiti. Perché dovevo farlo ora?» sbottò con enfasi, gli occhi languidi, sinceri. Newt lo fissava, allibito. Avrebbe ribattuto con un " ma io sono nuovo, ti sono antipatico, avresti potuto farti i fatti tuoi" ma non ci riuscì. Era semplicemente meravigliato.

Era quella la sua vera natura? In fondo Thomas non pensava solo a se stesso?«Come te voglio vederci chiaro, e sbattere queste merde in galera, ma per farlo devo passare indisturbato, devo fingermi tuo cliente. Due è sempre meglio di uno, fidati di me.» persuase, convincendo il finto spogliarellista.

Newt balbettò, avrebbero dovuto fingere di avere rapporti? Il cervello era già in tilt, non avrebbe immaginato ulteriore contatto.Provò a nascondere l'imbarazzo, e la tensione che minuto dopo minuto aumentava sempre più.«D'accordo, ho un piano.»affermò agguerrito con un ampio sorriso. Il bruno lo guardò curioso, smorzando un mezzo ghigno.

Era forse una coincidenza che sia Toxic che Thomas iniziassero entrambi con la T?




*Marshalsea: carcere inglese.

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