1.I'm agent A5
1. I'm agent A5
Lillian Strand attendeva nel suo ufficio l'arrivo dell'agente segreto A5. Dalla scomparsa di Teresa Agnes, sarebbe stato il quinto che avrebbe affiancato Thomas Edison, per la protezione del chip.
Il capo dell'Intelligence americana le aveva pensate tutte, contattando persino soldati di ambo sessi dei Marines, ma Thomas era diventato completamente intrattabile, rendendo impossibile qualsiasi missione, e sfiniti, tutti avevano rinunciato definitivamente all'incarico.
Portare in vita Teresa era pressoché impossibile, e al capo Strand non era restato che fare un ultimo tentativo prima di scendere a compromessi che avrebbero di sicuro danneggiato il giovane venticinquenne.
A quell'ultimo esperimento aveva risposto Isaac Newton, agente segreto dell'FBI, che non solo aveva collaborato con la CIA, ma aveva dato un gran contributo alla cattura di latitanti famosi.
Un uomo pieno d'iniziativa, soprannominato dai suoi colleghi "collante", proprio per il suo spirito di unione, che non escludeva nessuno.
A Lillian era sembrato perfetto per Thomas, anche se le possibilità di fallimento ricoprivano comunque una bella fetta di 70 %, ma tanto valeva fare l'ultimo sforzo. Sfogliò di nuovo la cartella referenziata del protettore, convincendosi sempre più che fosse la persona adatta per ricoprire quel compito non all'altezza di tutti. Solo uno come l'agente Newton avrebbe potuto aiutare e affiancare Thomas, eppure la paura di fare un ulteriore buco nell'acqua non la abbandonava. Era sempre stata una donna forte, determinata, ma vedendo l'innata e impressionante capacità di Thomas di esaurire tutti, aveva cominciato a credere che non esistesse più alcuna salvezza.
Trascorreva intere giornate a crogiolarsi, ripetendosi che non poteva permettere a fattori esterni di agitarla in quel modo; Thomas però non era un semplice fattore, bensì l'arma più potente d'America che era stata affidata a lei, non poteva permettersi di fallire.
Cosa avrebbe detto agli altri dirigenti di agenzie segrete importanti? Che aveva perso? No, lei era una che vinceva sempre, non avrebbe accettato tale sconfitta, che non solo avrebbe messo fine alla sua carriera, ma l'avrebbe umiliata fino alla fine dei suoi giorni.
Quei brutti pensieri sfumarono in una nuvoletta, quando qualcuno delicatamente bussò alla porta del suo ufficio. Sobbalzò appena, per poi calmarsi subito dopo notando che quelle erano soltanto sue preoccupazioni astratte.
Sollevò lo sguardo, una figura sobria e simpatica era sull'uscio della porta. Era Brenda, la sua segretaria; la giovane con un ampio sorriso l'avvisò che il nuovo agente era arrivato e aveva appena preso l'ascensore.
Lillian la ringraziò, e più tremolante di prima, abbandonò la stanza. Inconsapevolmente intrecciò le dita, sperando almeno in un po' di fortuna.
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Non utilizzò l'ascensore, doveva decisamente smaltire la tensione. Camminare prima del grande incontro le avrebbe soltanto giovato, e se fosse stata un'altra occasione, avrebbe potuto fare anche kilometri, optando di sicuro per scarpe più comode anziché stressanti tacchi da lavoro. Giunse al terzo piano alla velocità della luce, l'ascensore ancora non aveva aperto le ante. Si fermò al centro, proprio sopra il gran disegno dell'aquila cui attorno si presentava la possente scritta: "UNITED STATES CYBER COMMAND".
Cercò di assumere un atteggiamento naturale, mentre con tocchi che non davano nell'occhio, si sistemava i capelli. Neanche il tempo di riflettere sulle parole giuste da utilizzare che le porte dell'ascensore si aprirono. Vi uscirono diversi dipendenti, ma un giovane che non aveva mai visto catturò la sua attenzione. Era sicura che fosse lui, anche se per le ottime referenze di cui aveva letto, immaginava un uomo di oltre quarant'anni, con accenno di barba e capelli brizzolati. Con gran meraviglia si trovò davanti tutt'altro: un ragazzo abbastanza giovane dai capelli vividi e biondi, fisico slanciato e magro, ma accentuato al punto giusto.
Indossava occhiali neri che lasciavano trapelare un'aria tenebrosa. A passi incerti, Lillian gli andò incontro. Il ragazzo guardava affascinato la magnificenza della base, dalle grosse colonne color blu agli uffici che anziché pareti di muro, avevano vetro opaco. Lo sguardo cominciò a vagare tra le persone, e quando incontrò il capo di tutto ciò, si privò degli occhiali, mostrando il suo sguardo profondo color nocciola. Lillian si bloccò, incredula. Era ancora più giovane di quel che aveva immaginato.
Era forse uno scherzo? Un teenager vestito da James Bond? I tratti facciali delicati riconducevano davvero a quelli di un bambino, e gli occhi piccoli che gli davano ancora più un'aria da fanciullo, stavano guizzando di tanta curiosità, scrutandola attentamente. Lo fissò per minuti interminabili prima di schiarirsi la voce e tornare in se. Era stata una gran bella sorpresa, che Thomas avesse provato altrettanta curiosità, lasciandogli fare? Al solo pensiero sorrise più del dovuto. Quel giovane dall'aria interessante che aveva di fronte a sé era l'ultima spiaggia. L'ultima ancora alla quale avrebbe potuto aggrappare se stessa e il futuro dell'umanità.
«Isaac Newton?» proferì, il tono incerto fece risultare quella frase più una domanda che un'affermazione; non aveva avuto sue foto per via della segretezza ed erano tempi in cui era meglio non fidarsi di nessuno. Allungò la mano in segno di piacere, il giovane la strinse dopo aver detto cordialmente «Affermativo. »
«Qualcosa le turba, capo Strand?» domandò poco dopo, notando l'esitazione della donna. Se c'era una cosa che a Isaac non piaceva, erano le persone che lo fissavano da testa a piedi restando in silenzio, lo reputava un atteggiamento poco educato e inappropriato soprattutto per un capo dell'Intelligence.
«No, assolutamente. » Lillian si trovò subito in difficoltà, arrossendo per l'imbarazzo. «Ho letto cose formidabili sul suo conto. Non immaginavo che una persona così giovane avesse tanta esperienza.» dichiarò senza nascondere la meraviglia.
Il giovane esitò, sorridendo a malapena. Era in gamba ma le lusinghe e complimenti lo mettevano a disagio. «Ho ancora tanta strada da fare.» rispose umile« e suvvia, non sono poi tanto giovane, ho pur sempre ventisette anni. » appurò ironico, sciogliendo la tensione.
«Mi creda, lo è, e mi lasci dire che è un gran piacere averla qui, spero che accetterà l'incarico, diventando un nostro agente a tutti gli effetti.» proferì sincera, non dimenticando le norme della buona educazione.
Il capo dell'FBI le aveva suggerito Newton, descrivendolo un agente eccellente, il migliore tra tanti. Doveva tenerselo ben stretto e trattarlo bene se voleva che accettasse definitivamente quel compito arduo.
«Piacere mio. Mi auspico lo stesso a seguito di una spiegazione dettagliata. Il mio capo, Vince Donovan è stato piuttosto evasivo, si è limitato a dire che è un incarico a cui molti hanno rinunciato, non tanto per la complessità più per...» arricciò il naso in difficoltà. Che non trovasse il vocabolo per descrivere? «l'esasperazione. Sì, è questa la parola che ha usato.» enunciò, visibilmente preoccupato.
«Niente di mostruoso, stia tranquillo. Le voci che girano non sono mai veritiere ma sono sicura che una persona in gamba come lei riesca a svolgere egregiamente tale incarico. Non è alla portata di tutti, bensì di pochi e buoni. Mi segua, le spiegherò strada facendo.» Lillian era calma o almeno si mostrava tale. Pensò a quanto fosse paradossale rivolgersi con del lei a un ragazzo che poteva esserle il figlio. Giovane, forse fin troppo, ma non per questo privo di esperienza. Si domandò come fosse possibile che un ragazzo così giovane fosse entrato nei servizi segreti, Thomas su per giù aveva la sua stessa età ma il motivo era singolare: aveva una composizione genetica rara ,lui invece come c'era riuscito? L'aria da bambino non avrebbe destato sospetti per i nemici? Probabile. Fatto sta che poteva avere anche i tratti di un ragazzino un po' troppo cresciuto, ma sapeva come porsi.
Il colletto della camicia bianca spuntava di poco da sotto la giacca nera, i pantaloni ,trattenuti da un elegante cintura, gli fasciavano le lunghe gambe snelle. Un cappotto di metà stagione del medesimo colore era tenuto ben piegato tra le braccia, e nella mano destra, stringeva una valigetta da lavoro.
«Cosa sa di un programma chiamato Clockwork?» domandò Lillian nel frattempo che giungessero al settimo piano da Thomas. Domanda del genere l'avrebbe aiutata a capire che genere di agente avesse a fianco, se fosse informato o meno. Il nuovo arrivato non si scompose anzi, a contrario delle sue aspettative, rispose preciso e impeccabile.
«È il progetto Manhattan di questa generazione. Una macchina tecnologia in grado di sostituire qualsiasi umano, l'arma più devastante mai costruita. » rispose esauriente mantenendo un profilo basso.
«Sostituire qualsiasi umano e arma devastante?» ripeté allibita, era a un soffio dal ridere.Non era errata, ma aveva il vizio di porsi al di sopra degli altri, le infastidiva quando qualcuno volente o no le facesse intendere che non era la migliore. «Signor Isaac cosa potrebbe esserci di più pericoloso di un'arma tecnologica più devastante mai costruita?» si fermò di scatto, fissando il giovane.
L'agente abbassò lo sguardo, mordendo un po' il labbro. «L'uomo che è stato capace di costruirla? » provò dubbioso, incuriosito per la soluzione di quell'enigma.
Lillian ammorbidì i muscoli facciali con un sorriso vittorioso.
«Ci è vicino... ma mi faccia dire che noi dell'Intelligence siamo stati di gran lunga migliori.» enunciò fiera, pavoneggiando più il suo operato che quello dei suoi dipendenti. Giunsero a una grande porta, di cui l'accesso era possibile solo se si sapeva la password. Lillian digitò velocemente il codice che Newt intuì come 257752, e così entrarono in un altro corridoio. «Mentre gli altri erano occupati a rendere l'intelligenza artificiale più umana, tramite mansioni e sostituzioni per lavori manuali, noi abbiamo dato a un uomo un tipo di potere precedentemente trovato solo in una macchina, diventando a tutti gli effetti un agente dell'Intelligence avanzato. Un chip nel suo cervello, non è mica cosa di tutti i giorni. » camminava a passo spedito, Newt faticava a starle dietro.« Il chip nel suo cervello è collegato direttamente alla fonte delle informazioni : internet, telefoni, satelliti.»La giovane guardia si fermò, era a conoscenza che sarebbe stato un incarico fuori dal comune, ma non di quel genere. Avrebbe avuto a che fare con una sorta di Terminator?«Può persino creare eventi accaduti, stragi ad esempio, e vederne l'evoluzione risalendo agli attentatori. » concluse Lillian con sorriso trionfante.
Si aspettava una reazione incontrollabile, di eccitazione, ma Newt restò in silenzio. La donna si voltò, accorgendosi che il ragazzo non solo guardava ammaliato la struttura ma era avvolto nei suoi pensieri. Inclinò di poco la testa, guardandolo.«Ha un'aria assente, signor Newton. » canzonò quasi, riportandolo all'attenzione.
«Sono stupito. » rispose secco, fermandosi di scatto. «Cerco di immaginarlo, ha un chip nel cervello, e non è cosa da tutti. Non immagino il suo aspetto, il suo carattere, le reazioni...deve essere strano convivere con un aggeggio del genere.»
«Beh, è un semplice ragazzo. Leggermente spericolato, imprevedibile e insubordinato. » classificò, il sorriso che aveva sul volto faceva pensare che quelli fossero pregi.
«Oh... » altro stupore si aggiunse alla meraviglia «E avete impiantato un computer nella testa di un elemento del genere?» Newt strabuzzò gli occhi, quella che poteva essere un' innocua aggiunta, il capo dell'Intelligence la interpretò come un rimprovero.
«Thomas è l'unico ad avere questa mutazione genetica, è speciale.Non gli altera nulla, vive normale come tutti noi. Convive con il chip, ormai è sua parte integrante.» diede risposta agguerrita.
«Beh se è così, non vedo il senso della mia presenza qui.» ribatté confuso, ma con il tono normale e l'aria calma.
«La sua presenza qui è essenziale. Voglio che lei lo protegga.» Lillian lo fissò dritto negli occhi, profondamente.
Il giovane borbottò, scettico. «Trovo tutto questo assurdo. È lui che sa tutto. Lui ha un chip nel cervello.Non vedo come potrei proteggere un essere del genere.» ribatté, senza nascondere la sua incredulità. Era un tipo in gamba lo sapeva, ma non aveva mai avuto a che fare con qualcuno che avesse un chip nel cervello, e che non meno importante, terrorizzava tutti. Lillian toccò la fronte, il mal di testa e la paura stavano ritornando.
«Thomas non ha più nessuno. Aveva un legame con Teresa Agnes, sua protettrice, ma ha perso la vita in uno scontro a fuoco, in India. Non ha genitori, né fratelli. È soltanto un ragazzo.» Che fosse un ragazzo Newt l'aveva capito, ma aveva anche compreso che era un tipo con cui si poteva poco ragionare e che aveva portato tutti ad andarsene di corsa. Restò in silenzio, quelle parole lo rispecchiavano tanto ma non accennava a mostrare segni di commozione. «Abbiamo ritenuto sensato provare con qualcuno della sua età, forse vi capite.» altro silenzio, nessuna risposta. «Ma dopotutto, non posso trattenerla se non vuole. Il suo capo mi ha suggerito lei perché è il migliore, ma la capisco se vuole uscire da quella porta e non farvi più ritorno.Non ha ancora firmato, possiamo chiuderla così, come se niente fosse.» proferì in un soffio, abbozzando un falso sorriso.
Sarà stata quella frase, il modo in cui l'aveva enunciata, o più semplicemente il rispecchiarsi nella vita di quello sconosciuto di nome Thomas, che Newt sospirò profondamente; alzò lentamente lo sguardo, una scintilla di curiosità mischiata alla determinazione balenò nei suoi occhi.
«Mi porti da lui.» proferì infine, non permettendo a nessuna emozione di attraversarlo.
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