TEMPO PER NOI
-E tu che diavolo ci fai qui?!- presi Max in parte.
-Mi ha seguito. Che potevo fare?- si lamentò Annabeth.
-Farlo restare a scuola?!- dissi sarcastico.
-E lui chi è?- chiese Adam curioso.
-Come mai è qui?- si aggiunse Paul.
-Posso farlo fuori?- chiese Irina.
Li calmai subito. Non mi andava che il mio migliore amico fosse fatto a pezzi da Paul o decapitato da Irina.
-Lui e Max. È il mio compagno di stanza. E non so perché, ma ha seguito Annabeth fino qui.- spiegai.
-Hey! Non darmi tutte le colpe!- mi tirò un coppino Annabeth.
Paul sospirò sonoramente -Max, giusto? Perché sei qui?- chiese serio. Non percepisco nessuna emozione provenire da lui. Ne rabbia, o diffidenza. Era solo... incuriosito.
-Beh, perché prima di tutto mi sembra un figata assurda tutto questo!- disse esaltato.
Irina tirò fuori la sua garrota -Io lo uccido.- ma Paul la fermò.
-E poi, perché Caleb e Annabeth sono miei amici. E voglio aiutarli. In qualunque modo mi sia possibile.- disse determinato.
Mi stupii a sentire quelle parole da lui.
Nell'ultimo mese ci eravamo visti poco, se non quando tornavo a casa dagli allenamenti, stanco morto, e ci salutavamo appena.
-Max, se decidi di allearti con noi- disse Paul -Avrai un bersaglio sulla schiena, come tutti noi. Sei sicuro di voler tutto questo?- lo ammonì Paul.
Max ci pensò su, ma poi con tutta la convinzione che aveva in corpo annuì.
Paul sorrise -Quand'é così, non posso che darti il benvenuto nella nostra squadra.-
La situazione sembrò tranquillizarsi. Paul era davvero il leader del nostro gruppo.
-Di cosa stavate parlando?- chiese Annabeth, tornando al discorso delle coordinate.
La mettemmo al corrente di quanto avevamo deciso.
-Il laboratorio di San Francisco eh?- disse enigmatica.
-Non sappiamo se Hades si trovi lì, o se ci sia qualche indizio sul suo nascondiglio, ma dobbiamo provarci.- disse Paul, convinto.
-Abbiamo una planimetria del luogo?- chiese Annabeth.
Adam scosse la testa -Rogers ha lasciato solo questo. Nessuna istruzione, nessun file importante. Non sarà come le altre missioni.-
Paul prese la parola.
-Ci servono un po'di tempo per organizzarci. Potrebbero essere due giorni, come due mesi.- disse guardandoci uno ad uno -Non sappiamo se lì troveremo Hades ma dovremo essere pronti ad affrontare i suoi poteri oscuri.-
-Che tipo di poteri ha? So che sono di tipo oscuro, ma cosa fa di preciso?- chiesi.
Fu Kate a darmi le spiegazioni necessarie.
-Hades ha il potere di controllare l'oscurità. Può creare delle ombre che combattano al suo fianco. Inoltre può usarla per spostarsi. Entra in un ombra ed esce da un'altra.- spiegò.
-È pazzesco...- rimasi a bocca aperta.
L'intera sala cadde in un silenzio terribile.
Paul, per fortuna, prese in mano la situazione -Ragazzi, non serve a nulla fasciarsi la testa prima di essersi fatti male. Facciamo così, in questi giorni io e Kate lavoreremo sul piano. Voi invece svagatevi, d'accordo? Vi voglio sereni quando andremo in missione.- sorrise.
Non smetterò mai di dirlo: Paul era un leader nato.
-Allora, hai tempo di svagarti: cosa vuoi fare?- mi chiese Max. La riunione era finita ed eravamo diretti verso il dormitorio.
-Intanto penserò a uccidere te.- lo fulminai con lo sguardo.
-Ma non ho fatto nulla!- si lamentò.
-Venire al quartier generale, entrare in squadra e voler combattere con noi ti sembrano nulla?!- chiesi sarcastico e innervosito.
-Hey non potevo lasciarti da solo. È un mese che torni sempre mezzo morto. Non ti riconoscevo più ormai!- si giustificò.
-Senti, facciamo così: per me va bene che tu sia in squadra, basta solo che non ti fai uccidere. D'accordo?- dissi
-Come se io potessi morire!- rise.
Risi anch'io.
Continuammo a scherzare fino ai dormitori.
Era bello avere un amico umano al 100%. Mi faceva sentire normale chiacchierare e ridere con lui.
-Allora, hai intenzione di invitare Annabeth a uscire o aspetterai il giudizio universale?- se ne uscì lui, buttando lo zaino sul suo letto.
Mi sentii avvampare - Ma che diavolo dici?!- sbottai.
-Oh non fare il santarellino adesso. Ho visto come sorridi quando ti arriva un suo messaggio. O l'espressione che fai quando qualcuno dice "Annabeth". Amico, sei perso per quella ragazza.- rise.
-Ma che dici?!- protestai, ma infondo sapevo che aveva ragione. Adoravo quella ragazza. Ogni suo particolare mi faceva impazzire: il suo sorriso, il broncio che metteva quando qualcosa la faceva innervosire, il modo in cui strizzava gli occhi quando si concentrava. Ma soprattutto adoravo quei momenti che avevamo avuto sulla spiaggia, quando le nostre mani si intrecciavano spontaneamente.
-Forse, potrei provare a chiederle.- dissi
-Alleluia!- esultò Max, con un sorriso a trentadue denti.
Risi per la sua esultanza, poi presi in mano il cellulare e chiamai Annabeth.
-Hey testa d'alghe, dimmi tutto!- ripsose subito.
-Hey! Senti, ti va di uscire stasera?- le chiesi, aspettandomi un enorme "No!" Come risposta.
-Ma certo!- rispose lei.
-Ottimo!- risposi -Allora ti passo a prendere verso le otto?- le chiesi.
-Certo! Dove andiamo? Così so come vestirmi.- chiese.
Oh cazzo!
Non avevo pensato a dove portarla. Non potevo portarla !
Per fortuna Max mi venne in aiuto. Mi passò un foglietto su cui aveva scritto l'indirizzo e il nome di un posto a Manhattan.
-Pensavo di portarti da Tony. È un bel ristorante a Little Italy. Vestiti elegante.- le dissi.
-Va bene, allora ti aspetto alle sette! A dopo!- mi salutò chiudendo la chiamata.
-Amico ti devo un favore!- diedi il cinque a Max.
-Di nulla, fratello.- rise lui.
Erano quasi le sette, ed io ero pronto per l'appuntamento.
-Allora, come sto?- chiesi a Max.
Avevo indossato una camicia grigia e l'avevo abbinata ad un paio di jeans azzurri e le sneakers bianche.
-Però! Stai bene!- disse sorridendo.
-Ottimo, allora vado.- dissi uscendo e dirigendomi verso camera di Annabeth.
Bussai e lei venne ad aprire.
Era splendida. Indossava un vestito nero corto, e sopra ad esso un giacchetto in pelle. Anche lei aveva indossato un paio di sneakers piuttosto che un paio di scarpe eleganti.
-Allora? Troppo elegante?- chiese.
-No... direi che sei perfetta.- risposi, e credo di essere arrosito.
-Grazie!- sorrise, con un leggero rossore sulle guance.
-Vogliamo andare, signorina?- le porsi il braccio
-Ma certo, mio cavaliere.- mi prese il braccio e ci avviamo verso la metropolitana.
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