RIVELAZIONI

Riprendemmo l'allenamento.
Anche se dopo la nostra visista al laboratorio e le ultime rivelazioni si Rogers non ero dell'umore giusto.
Non ne trovavo il senso.
Perché allenarsi se Hades poteva schiacciarci con una minima parte del suo potere?
A quanto pare ero l'unico a pensarla così.
Gli altri ricominciarono ad allenarsi al massimo dell'impegno.
Era passata quasi una settimana da quando Rogers era partito, e Kate era divenuta un'esperta nell'utilizzo dei pugnali, sotto la guida di Irina.
Adam diventò ancora più preciso con l'arco. Purtroppo non migliorò nel canto, continuando a distruggermi i timpani con la sua versione di "Sweet Caroline".
Annabeth si allenò poco. Passo la maggior parte del tempo a meditare, in modo da accrescere il suo potere mentale.
Paul si stava riprendendo dalle ferite, e aveva ripreso con i suoi soliti allenamenti. Presto sarebbe stato di nuovo in grado di utilizzare la Furia.
L'unico che non migliorò, fui io.
Per quanto mi sforzassi, il mio potere non faceva progressi.
Ci persi i pomeriggi, cercando di migliorare.

-Secondo me ci pensi troppo.- cerco di consigliarmi Max. Eravamo a pranzo. Avevamo appena finito le lezioni della mattina, e subito dopo ci saremo diretti verso la spiaggia per allenarci.
-Non lo so. Inizio a sentirmi abbastanza inutile.- dissi, guardando fuori dalla finestra. Ultimamente ero assente, sia a lezione che in allenamento.
-Vedila così- richiamò la mia attenzione Max -Oggi vi allenate no? Oggi potrebbe essere il giorno in cui farai un miglioramento!- disse positivo. Nell'ultima settimana era sempre stato presente, sia per me che per gli altri. Era davvero un buon amico.
-Max, oggi non vado ad allenarmi.- dissi, serio.
La sua espressione cambiò da allegro a stupito.
-Che? Stai scherzando vero?- chiese, ridacchiando.
-No, sono serio. Non me la sento di allenrami oggi.- mi alzai dal tavolo, per mettere via il vassoio e dirigermi in camera.
Max mi seguì a ruota.
-Caleb, non puoi fare così!- mi disse quando varcammo la soglia della stanza.
-Hai sentito che ha detto Rogers! Dovete tenervi in allenamento!- disse, quasi urlando.
-Senti non ho intenzione di allenarmi, va bene? Ora va, voglio mettermi a studiare un po'.- dissi sedendomi alla scrivania, e tirando fuori degli appunti dalla zaino.
Mi misi le cuffiette, subito dopo aver sentito il mio amico sospirare e la porta chiudersi.
Mi persi sui libri quel pomeriggio. Tanto che quando guardai il cellulare, erano quasi le nove.
Chiusi i libri e misi apposto la scrivania un attimo prima che qualcuno bussò alla mia porta.
Andai ad aprire. Era Annabeth, imbronciata e a braccia conserte.
-Hey, dimmi.- dissi solo. Normalmente avrei accolto piu calorosamente la ragazza che amo, ma quel giorno ero abbastanza apatico e depresso.
-"Hey dimmi"? Tutto qui? Non hai altro da dire, testa d'alghe?- sbottò furiosa entrando in camera.
-Senti non sono in vena, dimmi quello che devi dirmi e ci vediamo domani.- dissi, stufo di quella giornata.
-Sei un'idiota.- disse, dirigendosi verso la porta.
In un attimo di lucidità, le presi il polso
-Aspetta.- le dissi.
Si voltò verso di me, aspettando che dicessi qualcosa.
-Ascolta, oggi non me la sono sentita di venire ad allenarmi.- dissi.
Lei sospirò -Max me l'ha detto. Ma vorrei sapere il perché.-
Sospirai -Possiamo uscire? È tutto il pomeriggio che sono chiuso qui.-
Lei annuì -So dove andare.- disse.
Mi portò alla spiaggia degli allenamenti, l'ultimo posto dove volevo stare quel giorno. Mi sedetti sulla sabbia
-Ora sei pronto a parlare?- mi chiese sedendosi accanto a me, poggiando la sua testa sulla mia spalla.
D'istinto avvicinai la mia mano alla sua, facendole intrecciare.
-Annabeth, sai che non vinceremo.- dissi.
Negli ultimi giorni avevo riflettuto ed ero arrivato alla conclusione che avremmo potuto allenarci fino alla morte, ma Hades sarebbe stato sempre più potente di noi. Quindi perché tentare?
-È perché siamo solo noi sei contro un'esercito intero?- chiese, facendo centro.
Annuì, stringendo di più la sua mano.
-Ci avevo pensato anch'io.- ammise lei.
La guardai sorpreso.
-Sai qual'é il lato negativo di essere la più intelligente?- chiese.
Scossi la testa.
-Penso a tutto quello che potrebbe succedere: tutto quello che potrebbe andare storto. È un miracolo che ancora non abbia avuto un esaurimento.- sorrise amaramente.
-Non ne avevo idea..- dissi a testa bassa.
-Però ho trovato un metodo per non pensarci e concentrarmi solo su ciò che mi serve.- disse poi.
-E qual'é?- chiesi incuriosito. Se poteva aiutare anche me, ero aperto ad ogni suggerimento.
-Penso ai miei amici. Alla mia famiglia. E subito provo l'istinto di proteggerli. Di aiutarli, di trovare la soluzione migliore per loro.- disse.
-Pensi sempre a noi eh?- feci un mezzo sorriso.
-Ma sai, ultimamente questo metodo si è un po' evoluto.- fece un sorrisetto.
-Ah si? E ora a cosa pensi?- chiesi abbozzando un sorriso.
Lei mi guardo sorridendo, facendo incontrare i nostri guardi, e fece la cosa che meno mi aspettavo: mi baciò. Un bacio appassionato, uguale al primo che c'eravamo scambiati la sera del nostro appuntamento. Sembrava passato un secolo da allora. Quando ci separammo rispose alla mia domanda.
-Penso a te, e al fatto che mi ami.- sorrise.
Non esitati un'attimo e feci reincontrare le nostre labbra, per un'altra serie di emozioni che solo lei, con i suoi baci, sapeva trasmettermi.
Non volevo che quel momento finisse.
Quando ci separammo mi sdraiai di schiena sulla sabbia.
-Va meglio ora?- chiese lei, sdraiandosi accanto a me usando il mio braccio come cuscino.
-Un po'.- le sorrisi - Continuo a pensare che nonostante gli allenamenti siamo troppo pochi. Ma almeno so che voglio combattere per proteggere te.- le lasciai un bacio in fronte.
-Smielato!- commentò lei, fingendo un conato di vomito, mettendosi a ridere subito dopo.
-Che scema!- risi io.
La depressione e l'apatia che avevo addosso quella mattina, erano state spazzate via da questa ragazza.
Restammo lì ancora per qualche minuto, parlando e ridendo.
-Io torno ai dormitori. Vieni?- mi chiese, dopo un po'.
-No, resto ancora un po'.- le dissi. Volevo starmene vicino al mare ancora per qualche momento.
Lei mi salutò e si incamminò verso i dormitori.
Quando rimasi solo, decisi di allenarmi.
Avevo saltato la sessione del pomeriggio, così optai per un rapido allenamento e basta. Mi sarei rimesso in pari il giorno dopo.
Mentre ero intento nel controllo dell'acqua, non so come, ma mi tornarono in menteci numeri che Thompson aveva rivelato ad Hades prima che lo uccidesse.
Dovevano pur significare qualcosa no?
Fu allora che mi ricordai una cosa: quando ci creò, Schmidt ci contrassegnò con dei numeri.
Era tutto chiaro.
Abbandonai l'allenamento e corsi verso casa di Rogers. Mentre mi dirigevo là, presi il cellulare chiamando prima Kate, poi e Adam e Irina, e infine Annabeth dando loro appuntamento al quartier generale.

-Si può sapere che ti è preso?- sbraitò Adam, entrando in cucina.
-Caleb, è notte fonda. Fa che sia importante.- mi guardò nervosa Irina.
Effettivamente era tardi. Era quasi mezzanotte.
-È importante. Ricordate che vi ho detto dei numeri che Thompson ha detto prima di morire?- chiesi.
-Si, ma che c'entra ora?- chiese Paul.
Chiesi ad Irina una penna e un pezzo di carta, e scrissi sopra i numeri che avevo sentito nel mio sogno.
-Mi sono ricordato- dissi mentre scrivevo -Che quando ci hanno creato, siamo stati contrassegnati con dei numeri.- dissi mentre scrivevo.
-Quindi, se i nostri numeri corrispondono a quelli scritto sul foglio- disse Paul
-Vuol dire che abbiamo la seconda personalità.- completai la sua frase.
Irina imprecò sottovoce.
Finii di stilare la lista.
-Ora, mi serve che mi diciate i vostri numeri.- dissi.
Paul fu il primo a parlare -Il mio è 076.- disse.
Kate lo seguì a ruota - 040. - disse.
Fu poi il turno di Irina - 032.-, di Adam -088.- e infine di Annabeth - 091.- .
Deglutii leggendo i numeri sulla lista, e confrontandoli con quelli dei miei amici.
-Allora?- chiese Adam, impaziente. Capivo il suo stato d'animo.
-Solo tre di noi.- dissi - Paul e- non riuscivo a finire la frase. Mi si bloccavano le parole in gola.
-Chi altro Caleb?- mi spronò Kate.
-Annabeth.- sputai fuori, creando un'orribile silenzio.
-Chi è il terzo?- chiese Adam.
Deglutii.
-Sono io.-

Paul tirò un pugno alla parete, facendo tremare tutti i mobili.
-Thompson.- ringhiò -Se non fosse già morto, lo ucciderei io stesso.-
Kate gli mise una mano sulla spalla, per tranquillizzarlo.
-È un gran casino.- commentò Annabeth. Quando avevo detto il suo nome, era divenuta pallida di colpo ed aveva quasi perso conoscenza.
-Siamo nella merda.- fu il commento di Irina.
-E ora? Che succederà? E se ne perdessimo il controllo? Se la nostra seconda personalità, si risvegliasse così, di colpo?- chiese Paul, sempre più nervoso.
-Non possiamo farci molto. Dobbiamo capire come tenerla buona. Ed escogitare un metodo per rimetterla "a nanna" quando si risveglierà.- fu l'idea di Annabeth. Stava riprendendo un po' di colore. Probabilmente aveva pensato ad ogni possibile soluzione, per evitare questa cosa.
-Annabeth ha ragione.- dissi -Troveremo un modo per non perdere la testa.- dissi, speranzoso. Cercavo di mostrarmi tranquillo ma ,dentro di me, stavo inpazzendo. Da quando avevo letto il mio numero sulla lista, ovvero 003, si era insinuato nella mia mente il pensiero che se mai l'Alter Ego si fosse risvegliato, avrebbe ucciso i miei amici. Li avrei uccisi.
Optammo per chiudere lì quella riunione notturna, decidendo di ritrovarci la mattina seguente per escogitare un piano.
Tornai in camera mia. Volevo solo andare a dormire.
Quando chiusi gli occhi mi aspettai un incubo. Quello che vidi fu mille volte peggio.
Davanti ai miei occhi occhi, c'ero io.
Era un ragazzo uguale a me. Stessa faccia, stessa corporatura, stesso taglio di capelli.
L'unica cosa che avevamo di diverso era la carnagione. Lui era molto più pallido, e sotto gli occhi aveva delle orribili occhiaie, come se non dormisse da tempo.
Sorrise, malignamente
-Mi chiedevo quando ci saremmo incontrati.- disse.
Nella sua voce, percepii solo malvagità e collera.
-Chi sei?- chiesi ingenuamente. Anche se sapevo già la risposta. Lui confermò solo i miei sospetti.
Fece un ghigno divertito, per poi rispondere
-Sono il tuo Alter Ego, Caleb.-

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