CENERE

-Allora, questa Annabeth?- iniziò il discorso Laura. Quasi mi strozzai con quello che stavo masticando!
Ma cone faceva a ricordarselo? Era stato quasi un mese fa!
Bob ci guardò interrogativi -Chi è Annabeth?- chiese ad entrambi.
-È una ragazza con cui esco da un po'.- dissi
-C'é stato anche un bacio, se non ricordo male.- mi guardò maliziosa Laura.
Ma se le era scritte?! Come diavolo faceva a ricordarsi tutto quello che le avevo detto?
-Ahm si..- risposi, un po' imbarazzato.
-Ma davvero?- mi guardo Bob, divertito.
Dio, volevo morire.

La cena passò tranquillamente, tra altre situazioni di imbarazzo e alcune scene divertenti. Era da molto tempo che non mi rilassavo così. Per la prima volta, noi tre, sembravamo una famiglia normale.
-Caleb, ma sei andato in palestra?- mi chiese Laura, guardandomi le braccia.
Avevo arrotolato le maniche della camicia, lasciando le braccia nude in vista.
-Eh? Oh, si. Ho fatto qualche esercizio ultimamente.- mi giustificai.
Non potevo farmi scappare nulla sulla mia seconda vita.

Finimmo di cenare, e dopo aver pagato il conto uscimmo a fare due passi diretti verso Central Park.
La serata era splendida. C'era molta gente nel parco e l'atmosfera era molto calma.
Non avevo idea di cosa sarebbe successo da lì a pochi minuti...
Mentre stavamo passeggiando, il mio telefono suonò.
Era Kate.
Mi scusai con Laura e Bob e mi allontanai un'attimo per rispondere.
-Hey Kate, è successo qualcosa?- chiesi già preoccupato.
-No no, tranquillo. Stiamo bene. Ma sarebbe meglio che tornassi, subito. Ha telefonato Rogers e ha detto che vuole parlare abtutti noi, appena arriva. Era parecchio nervoso.- disse.
Sospirai -Che ore sono?- le chiesi.
-Le undici e un quarto. Hai circa quarantacinque minuti.- mi informò.
Sbuffai. La serata stava andando bene, non mi andava di lasciar così Laura e Bob. Ma mio malgrado, dovetti farlo.
-Hey ragazzi, scusate ma devo andare. Ho delle cose urgenti da sbrigare.- mi scusai.
Laura mi sembrò dispiaciuta, ma poi capii e mi salutò abbracciandomi.
Bob mi diede una pacca sulla spalla salutandomi.

Quando arrivai alla fermata della metro, scoprii che non c'erano vagoni diretti a Long Island, quindi optai per un taxi.
Il tragitto fu abbastanza tranquillo, tralasciando qualche guidatore con evidenti problemi di guida e qualche ubriacone che saltava fuori dal nulla urlando.
Le cose andarono meglio quando prendemmo l'autostrada. Da li il viaggio proseguì spedito fino ad arrivare a Long Island.

-Hey, sei qui.- mi accolse Irina. Ero arrivato al quartier generale, ed ero entrato in casa.
-È già arrivato?- chiesi.
Lei scosse la testa -Lo stiamo aspettando anche noi.- disse entrando in salotto.
Paul e Kate erano seduti sul divano, guardando la televisione. Annabeth era seduta accanto a loro, conun libro in mano.
Adam era seduto su una delle poltrone del salotto, intento ad accarezzare un gatto, comodamente stesogli in grembo. -E quello?- ridacchiai indicando l'animale.
-Alexis.- rispose Adam -Dice che riesce a rilassarsi solo in forma di animale.- alzò le spalle, sorridendo. Sembrava apprezzare più Alexis in forma di gatto che da umana.
Mi sedetti sul bracciolo del divano, accanto ad Annabeth. Lei mi guardò, arrossendo.
Era ancora imbarazzata per quel pomeriggio. Non la biasimavo, essere interrotti dal coinquilini del ragazzo con cui lo stai per fare non è esattamente il massimo.
Cercai di rilassarmi, aspettando l'arrivo di Rogers, ma per qualche motivo non ci riuscivo. I miei sensi erano all'erta, come se stessi per essere attaccato alle spalle...
Quando poi sentii la suoneria di un cellulare, per poco non estrassi il coltello.
Anche Alexis, balzò in aria ritramiutandosi in umana.
Era il cellulare di Irina, e a chiamare era proprio Rogers.
Irina rispose, speranzosa, ma dopo pochi secondi sul suo volto si dipinse un'espressione preoccupata.
-Si, va bene..- disse, prima di mettere il telefono in vivavoce.
-Ragazzi, siete tutti lì?- chiese Rogers dall'altro capo.
Rispondemmo uno a uno, dando conferma della nostra presenza.
-Ottimo. Ascoltatemi bene: c'è una buona probabilità, che io muoia stasera.- disse serio, lasciando tutti di sasso.
Non percepivo incertezza nella sua voce: non stava scherzando. Rogers era fermamente convinto di quello che stava dicendo.
-Sia chiaro, non azzardatevi a piangermi. Ne tantomeno compattitemi.- aggiunse poi
-Se vi ho chiamato è solo per dirvi un paio di cose importanti. Hades, è troppo forte perché lo sconfiggiate da soli. Se volete avere una chance, dovete trovare degli alleati. Irina, sai di chi parlo vero?- chiese.
Irina annuì -Si.- disse con la voce incrinata.
Quello che aveva detto fin'ora, aveva caricato l'aria di una pressione incredibile.
-Bene. Ma loro da soli non basteranno. Dovrete trovare Jupiter, se volete che le cose pendano a vostro favore.- aggiunse.
Le sue parole accesero una scintilla di speranza negli occhi di tutti, assieme a delle espressioni sorprese.
Jupiter... quel nome mi risuonò nella mente, facendo scattare qualcosa. Ma allora ero troppo preso da ciò che Rogers stava dicendo, per accorgermene.
-Rogers, perché dovresti morire stasera?- chiese Paul, a nome di tutti. Eravamo tutti curiosi di sapere.
-Perché Hades è sulle mie tracce. L'ho trovato. Ho trovato il luogo in cui si nasconde. Pensavo di essere al sicuro, ma anche lui mi stava tenendo d'occhio.- disse, con una nota di rammarico.
Restammo ammutoliti davanti a quelle parole.
-E non ha intenzione di uccidere solo me. Sta venendo anche da voi.-
La nostra conversazione fu interrotta da una fiammata che distrusse la finestra e bruciò mezzo salotto.
Kate sarebbe morta se Paul non l'avesse tirata da parte prima che la fiammata irrompesse.
-Sono qui...- mormorai.

Uscimmo in cortile, pronti a combattere.
-Che ti avevo detto? Bruci il formicaio, e subito escono le formiche.- ridacchio il ragazzo dai capelli neri e dagli occhi arancioni come braci ardenti.
Immaginavo che le fiamme fossere quelle di Efestus, ma stavolta era accompagnato da un altro individuo.
Anche lui era muscoloso e alto come Efestus. Portava i capelli corti, a zero. E il suo corpo era ricoperto di fiamme.
-Ma ben trovati, amici miei!- rise Hades allargando le braccia -Alexis, vedo che mi hai già rimpiazzato.- disse calmo. Ma io percepii un'ira incontenibile dietro quella calma.
-Oh lui è Derek, non è un tipo molto socievole.- indicò il suo aiutante.
Fu allora che una folata di vento mi passò accanto alla testa, e un'attimo dopo vicino ad Hades e a Derek c'era un'altro ragazzo.
Era snello e non molto alto. Portava i capelli castani, tagliati corti in un taglio molto simile a quello di Hades. Ma la cosa più importante, stava tenendo Max stretto per i polsi.
-Max!!- urlai. Mi lanciai contro Hades, con tutta la rabbia che avevo dentro. Provai a colpirlo con un pugno, ma lui lo schivò. Mi colpii poi allo stomaco con un ginocchiata, per poi spostarsi dietro di me e sbattermi a terra con una gomitata in mezzo a scapole.
-Sei un po' fuori allenamento, Poseidon.- si abbassò a guardarmi, dritto negli occhi.
Si avvicinò poi al mio orecchio e mi sussurrò -Ti avevo detto di lasciar perdere.-
-Lascia.. andare.. Max.- dissi con un filo di voce.
-Eh, ho paura di non poterlo fare. Sai com'è, tu hai preso qualcosa a me- disse indicando Alexis -E io prendo qualcosa a te. Oh sta tranquillo, lo farò diventare un soldato perfetto.- rise malefico prima di colpirmi con un calcio sul fianco, che mi fece rotolare fino ai piedi di Annabeth.
-A proposito Hermes, hai fatto come ti avevo chiesto?- interrogò Hades il ragazzo.
-Ma certo. Saranno qui tra meno di cinque minuti.- ghignò Hermes.
-Allora possiamo andarcene. Derek, fai pure ul tuo lavoro.- disse Hades, prima di schioccare le dita. Alle sue spalle si sollevò un'ombra, e i due ci entrarono dentro scomparendo, portando con loro Max, che continuava a dimenarsi per fuggire.
Derek, intanto, iniziò ad avanzare verso la casa, aumentando sempre più l'altezza e l'ampiezza delle sue fiamme. Stavo cercando di riprendermi dai colpi di Hades, e non riuscivo ad usare i miei poteri per fermarlo, mentre gli altri non riuscivano ad avvicinarsi a causa del calore estremo che produceva
Perfino Paul, nello stato di Furia, sentiva dolore ad avvicinarsi troppo.
Quando fu abbastanza vicino, gli basto toccare appena il porticato, per appicargli fuoco.
Le fiamme si propagarono, fino a raggiungere il tetto, entrando poi all'interno.
Tutta la casa, il nostro quartier generale stava bruciando.
Irina era la più sconvolta e arrabiata. Voleva lanciarsi contro Derek a mani nude, e ci sarebbe riuscita se Adam e Annabeth non l'avessero trattenuta.
Le fiamme attorno al corpo di Derek si spensero, e ci guardò serio.
-Non ostacolateci.- disse solo, prima di scomparire in una nube di cenere e fumo lasciandoci lì, davanti alla nostra base in fiamme.
-Ragazzi dobbiamo andarcene.- disse Alexis tendendo le orecchie.
-Io non me ne vado.- disse determinata Irina, con le lacrime che le rigavano le guance.
-Irina, sento dei passi. Sta arrivando della gente, molta gente. Se ci vedono qua, siamo finiti.- disse, alzandola di peso.
-Andiamo, abbiamo le macchine qui vicino.- disse Paul, aiutandomi ad alzarmi.
Ero tutto dolorante, ed ero sicuro di avere qualche osso rotto.
Ci dirigemmo verso il parcheggio, dove erano parcheggiate la sua auto, quella di Adam e quella di Irina. Alexis ci disse che avrebbe continuato da sola, e che si sraebbe fatta quando le acque si fossero calmate, e ,sotto forma di lupo, scomparve tra gli alberi. Salimmo in auto,lasciandoci alle spalle il crepitio delle fiamme e il vociare della gente che si era raccolta ad osservare.

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