ABISSI E SANGUE
"Ho quasi affogato il suo ex"
Mi stupii di me stesso, per l'alto livello intellettuale di quella frase.
Per fortuna, i miei nuovi compagni di avventura, la presero come una battuta e ci risero su.
Rimasi quasi tutto il pomeriggio a parlare con loro, scoprendo molto su di loro e i loro poteri.
Paul possedeva un poter di tipo combattivo, che lui chiamava "Furia Sanguinaria". In poche parole entrava in uno stato di berserker, diventando più forte, veloce e insensibile al dolore fisico.
-C'è però un prezzo da pagare nel suo utilizzo.- spiegò -Dopo averlo usato, perdo momentaneamente le forze. Più lo uso, più mi stanco.- disse, con una puntina di rammarico.
Kate invece utilizzava la lingua ammaliatrice, che le dava la capacità di indurre le persone a fare quello che diceva. -Non mi aiuta molto durante le missioni, ma sto cercando di compensare con delle tecniche di combattimento!- disse entusiasta.
-Andate spesso in missione?- chiesi.
-Solo quando troviamo una pista affidabile. E che ci farà avvicinare ad Hades.- mi spiegò Adam.
Mi raccontò anche del suo potere, che consisteva nel controllo della luce.
-In pratica, posso creare, modellare e manipolare la luce visibile. Per esempio, ora potrei schioccare le dita e accecarvi tutti.- rise divertito.
-Non farlo.- disse Paul, fermando qualsiasi cosa fosse sul punto di fare Adam.
-E qual'é il potere di Irina?- chiesi, guardandomi le spalle, per essere sicuro di non averla dietro.
-È simile al mio.- disse Paul -Ma diversamente da me, diventa più forte solo dopo essersi vendicata o aver vendicato qualcuno.- spiegò.
-Già, una volta durante una missione- disse Kate -Sono stata colpita alle spalle, Irina ha fatto fuori il tizio che mi aveva colpito ed è diventata ancora più forte.-
-Come se ne avesse bisogno.- commentò Adam.
A quanto pare il rapporto tra lui e Irina non era dei migliori.
Oltre a parlare dei poteri, scoprii che vivevano tutti, a parte Annabeth ovviamente, nell'area di New York.
Paul e Kate vivevano in un'appartamento a Staten Island. Entrambi avevano diciannove anni, ed erano i più vecchi nel gruppo. Adam, come me, viveva con dei genitori adottivi, e studiava da casa. Irina, invece, aveva scelto di vivere in quella casa, assieme a Rogers.
-Hanno uno strano legame padre e figlia.- mi spiegò Paul.
La nostra conversazione venne interrotta dall'orologio del corridoio che batté le cinque.
-Forse sarà meglio che vada.- dissi alzandomi dal divano.
Annabeth si alzò dalla poltrona dicendo che veniva con me. D'altronde anche lei era diretta verso i dormitori.
Salutai i ragazzi, e lasciai loro il mio numero di telefono dopo le suppliche di Adam e Kate.
Li avrei rivisti il giorno dopo. Ci eravamo accordati per un allenamento speciale, per fare in modo di tirar fuori le mie abilità. Non ero molto convinto. Voglio dire, non ci erano riusciti degli scienziati governativi in tre anni di sperimentazione!
-Allora, sorpreso di vedermi lì?- mi chiese Annabeth. C'eravamo incamminati verso i dormitori e ci sembrò una buona idea parlare di tutto questo.
-Vuoi la verità?- dissi -Si! Assolutamente!-
Lei, di tutta risposta, si mise a ridere -Ti chiedo scusa! Ma a dire la verità, non sapevo che tu fossi come noi!-
-E se lo avessi saputo, che avresti fatto?- chiesi, curioso.
-Credo, che ti avrei detto la verità. Avrei cercato di aiutarti.- disse, e questo mi fece male.
-Ora mi sento uno schifo.- Le dissi come mi fosse venuto il sospetto che anche lei fosse un supersoldato, omettendo alcune parti si intende.
-E non me l'avresti detto?- fece l'offesa.
-Non mi andava di farti entrare in tutto questo!- dissi.
-Pensi che non l'avrei potuto sopportare?- mi guardò in segno di sfida.
-Forse.- dissi -Ma forse avrei potuto sbagliarmi.- dissi
-Oh, ti saresti sbagliato alla grande!- rispose lei.
Riprendemmo a camminare in silenzio.
Decisi io di fare il primo passo.
-Allora, in cosa consiste il tuo potere?- chiesi
-Sinapsi accelerate. La mia mente viaggia a velocità luce. Penso più rapidamente di una persona normale. Il mio compito èdi elaborare le strategiedelle missioni.- si vantò di sé stessa.
-Però, allora sei parecchio importante.- dissi.
-Beh, non proprio. Si, so pensare velocemente, ma non sono molto forte. Capita sempre che venga salvata da qualcuno. Da Paul, da Adam, da te come stamattina.- abbassò la testa.
-Hey, non fare così.- Le dissi -Secondo me sei più forte di quanto non credi.-
E lo pensavo davvero. Non so se era una parte dei miei ricordi che si faceva strada nella mia mente, o se era semplice istinto ma sapevo per certo che Annabeth non era una ragazza da prendere sottogamba.
-Ti ringrazio.- mi disse solo, e notai un leggero rossore sulle sue guance.
Arrivammo all'entrata dei dormitori e ci separammo. Mi diressi verso la mia stanza. Erano passate solo qualche ora, ma mi sembravano giorni da quando ero uscito da quella porta per andare a colazione.
La stanza era vuota, Max doveva essere a cena. Meglio, pensai. Non avrei dovuto dare spiegazioni su ciò che avevo appreso quel pomeriggio. Perché sapevo che me le avrebbe chieste. Mi misi a letto, e mi addormentai subito. Non misi nemmeno il telefono a caricare. Sperai solo di non avere incubi.
Ma la mia buona stella, doveva essere andata in vacanza.
Quello di quella sera però, non era lo stesso incubo.
Gli incubi a cui ero abituato li vivevo in terza persona, questo invece era in prima persona: vedevo quello che succedeva come vedere un video.
Vidi un laboratorio. Era stracolmo di lettini, con dei lenzuoli appoggiati sopra da cui si intravedevano le sagome di corpi.
"Bel disastro." Commentò qualcuno. Mi voltai nella direzione in cui era arrivata la voce, e vidi un ragazzo. Sarà stato di qualche anno più grande di me. Aveva i capelli neri tagliati alla moicana e la pelle molto chiara.
"Hades, possiamo andarcene? Questo posto mi mette i brividi." Una ragazza dai capelli castani corti si avvicinò al ragazzo.
Lui era Hades?! Me l'ero immaginato molto diverso.
Alla richiesta della ragazza, scoppiò in una risata fragorosa.
"Ceres, sei davvero comica. Dobbiamo solo controllare che tutto proceda come programmato. Se vuoi puoi aspettare fuori, assieme ad Hermes." Disse.
La ragazza uscì di corsa dal laboratorio.
Quando fu da solo, Hades guardò verso di me. I suoi occhi erano arancioni e sembravano due braci ardenti Provai un'immensa sensazione di terrore, che mi pervase tutto il corpo. Come poteva sapere che lo stavo guardando?!
"Nessuno ti ha mai insegnato che origliare è da maleducati?" Fece un mezzo sorriso.
"Beh, comunque ci vedremo presto. Sono proprio curioso di vedere quanto sei diventato forte, Poseidon."
Un esplosione fece tremare tutta la stanza
"Oh la la, sono arrivati in anticipo." Commentò Hades.
Il sogno si interruppe, e mi alzai dal letto con il fiatone e sudato. Quando poi la porta si aprì per poco non ebbi un'infarto. Per fortuna era solo Max.
Tuttavia gli arrivarono lo stesso in faccia i miei calzini sporchi.
-Beh buongiorno anche a te..- commentò lui.
-Scusami. Ho avuto un incubo.- dissi, sedendomi sul bordo del letto.
-Roba da veterano supersoldato?- chiese, preoccupato.
-Purtroppo.- annuì io
Si sedette sul suo letto, davanti a me e mi porse una tazza di caffè. Notai solo allora che ne aveva due. E al momento era quello che mi serviva: un amico con cui sfogarmi e un caffè.
-Racconta tutto.- disse sorridendo.
Gli raccontai il sogno, più tutto quello che era successo il giorno prima al quartier generale.
-Cavolo- si lasciò sfuggire alla fine del mio racconto -È tanta roba.-
-Già. Max non puoi parlarne con nessuno di questo hai capito?- gli intimai.
-Ti pare che voglia farmi rinchiudere ad Eichen House?- rise
Lo guardai divertito e incuriosito -Dove?-
-Lascia stare, dai andiamo. Abbiamo matematica alla prima ora.- prese lo zaino ed uscì dalla stanza dicendo che mi aspettava in corridoio.
Mi cambiai rapidamente, presi lo zaino ed uscii.
La prima ora fu un supplizio, ma per fortuna le materie successive furono molto leggere e tranquille. In meno che me ne accorsi era ora di pranzo. Mentre ci dirigevano verso la mensa, Annabeth si affiancò a noi.
-Hey!- la salutai
-Ciao, ahm ti ricordi che oggi abbiamo, quella cosa.- disse vaga. Non capii perché parlava così ma poi mi ricordai che lei non era al corrente che Max sapeva. La rassicurai -Tranquilla puoi parlarne liberamente, sa tutto.- indicai Max.
-Sei impazzito?- mi tirò uno scappellotto Annabeth.
-Ahia!- mi lamentai -Non gliel'ho detto apposta. L'ha scoperto per sbaglio. Tanto valeva dirgli la verità!-
-E se lo dicesse a qualcuno?!- urlò sottovoce lei.
-Non lo farà.- dissi -Vero?- chiesi conferma a Max
-Uhm? Oh, certo! Croce sul cuore!- si tracciò una croce sul petto.
Annabeth sbuffò sonoramente -E va bene. Mio dio...- si allontanò rapidamente.
Subito dopo pranzo, tornai in stanza a cambiarmi mettendo dei pantaloncini corti e una felpa che usavo per andare a correre tempo fa (hobby temporaneo, non chiedete).
Salutai Max e mi diressi verso la casa di Rogers. Tutti erano già lì e pronti ad allenarsi.
Ci spostammo in una spiaggia non lontano da lì, ma comunque riparata in modo da non farci vedere da nessuno.
In quella spiaggia c'era già molta roba per allenarsi nei combattimenti, tipo manichini da colpire, lance e spade tenute in piedi da rastrelliere, e alcuni coltelli da lancio.
-Capisco i coltelli da lancio, ma perché le spade e le lance?- chiesi ad Annabeth.
-Sono di Paul. Si trova meglio ad utilizzare armi bianche. E a noi non dispiacciono.-
Si era cambiata anche lei. Indossava gli stessi abiti dell'altra mattina in spiaggia. -E tu, con quali armi ti trovi meglio?- chiesi.
E lei mi rispose facendo roteare vicino al mio ciuffo una spada corta in acciaio.
-Allora squadra!- richiamò l'attenzione Paul -Oggi ci alleneremo così: Annabeth e Irina, voi aiutate Kate con il combattimento ravvicinato. Adam, puoi arrangairti come sempre. Caleb, tu vieni con me. Al lavoro!- aveva la stoffa da leader.
Iniziammo ad allenarci.
-Per prima cosa, dobbiamo risvegliare un po' la tua forza sovrannaturale. Il resto verrà da se. Sei pronto?- chiese
-Forza!- dissi completamente motivato.
Paul si scagliò contro di me. Era veloce. Risucii per miracolo a schivare un suo pugno diretto verso il mio naso. Mi portai alle sue spalle con uno scatto, e cercai di buttarlo a terra con un calcio agli stinchi.
Ma lui mi evitò con un salto.
-Come velocità e riflessi non sei malaccio. Sei solo un po' arrugginito!- si complimentò -Posso fare sul serio?- chiese.
Non aspetto la mia risposta e attivò la furia sanguinaria. La sua massa muscolare crebbe. Attorno al corpo si formò un vapore rosso che non mi piacque per nulla, e i suoi occhi ora erano di un'unico colore: erano entrambi rosso fuoco e brillavano.
-Ora si che mi diverto!-
Scattò verso di me ad una velocità superiore rispetto a prima. Stravolta non riuscii a schivarlo e mi colpì in pieno sul fianco.
Caddi a terra, circa un metro più lontano, sputando sangue. Ero convinto che mi avesse rotto qualche costola. Mi alzai a fatica, tenendomi una mano sul fianco.
Paul non era ancora soddisfatto. Si avventò contro di me e stavolta mi colpì in pieno volto con un pugno, facendomi cadere di nuovo al suolo. Mentre ero ancora steso, mi prese alla caviglia, mi fece roteare e mi scagliò in mare.
Caddi in acqua con un tonfo e cominciai ad affondare.
Pensai che fosse finita. Che se non fossi morto per le ferite, sarei annegato.
Ma non successe nulla di tutto ciò!
Anzi, più tempo passavo in acqua più il dolore al fianco si attenuava. E nemmeno stavo annegando. Riuscivo a respirare come se fossi sulla terra ferma.
Dopo alcuni minuti passati sott'acqua ero completamente ristabilito. Era una sensazione strana, ma stranamente familiare. Mi tornò in mente l'incubo avuto quella notte, e come Hades mi aveva chiamato: Poseidon.
"E se..." pensai, e mossi le mani in direzione della superficie. Improvvisamente una corrente di una potenza straordinaria mi scaraventò verso l'alto. Infransi la superficie dell'acqua e mi ritrovai a mezz'aria.
Vedevo la spiaggia, e tutti mi stavano guardando. Vidi l'espressione sorpresa di Kate e Adam, e quella contenta di Annabeth e Paul. Irina invece aveva sempre la solita espressione fredda e distaccata.
Mi tuffai di nuovo in acqua, mi avvolsi di uno strato d'acqua per poi lanciarmi a piena velocità verso la riva.
Arrivai dritto verso Paul, che parò il mio attacco. Tuttavia lo destabilizzai quanto mi serviva per bloccargli i piedi con l'acqua che mi ero portato dietro.
Non so come, ma mi muovevo come se mi fossi allenato una vita a controllare l'acqua.
Evocai un getto d'acqua contro Paul, convinto di poter finire l'incontro subito. Non avevo tenuto in considerazione la Furia di Paul. Stavolta la sua muscolatura crebbe ancora di più. Il vapore rosso era triplicato di volume e non vedevo più nessuna traccia di umanità nei suoi occhi, solo una luce rossa di rabbia pura. Si liberò dalle catene che gli avevo imposto alle caviglie e, lentamente, cominciò ad avanzare verso di me. Se mi avresse raggiunto, sarebbe stata la fine. Mi avrebbe ridotto a una poltiglia di carne e ossa.
Aumentai l'intensità del getto, facendolo rallentare ancora. La aumentai di nuovo ed iniziò ad indietreggiare, finché non arrivò alla parete della scogliera.
Un ultimo sforzo, pensai. Purtroppo le mie forze stavano svanendo. Ormai era una questione di resistenza, una scommessa su chi avrebbe ceduto prima.
Ed io la persi. Il getto si arrestò di colpo e mi ritrovai sguarnito. Paul non esitò. Vide la breccia nella mia difesa e si lanciò contro di me.
-Ne possiamo discutere?- ebbi la forza di chiedere, sarcastico.
-Ares non discute. Ares uccide.- rispose lui, sadico.
Quello non era più Paul. Era Ares, intriso della sua furia sanguinaria e pronto a mietere una nuova vittima.
Sarei morto, se Kate non si fosse interposta tra me e lui.
-Hey, bel fusto.- disse -E ora di fare la nanna.-
Ares si arrestò di colpo, davanti alle parole di Kate.
Adam e Annabeth approfittarono di quel momento per sollevarmi e portarmi lontano dalla traiettoria di Paul.
-Io... non sono... stanco.- biascicò appena Ares.
Kate gli si avvicinò, prendendogli la mano -E tutto okay. Va pure a riposare.- disse con un tono molto dolce e soave. Solo ascoltandola, veniva da chiudere gli occhi anche a me.
A poco a poco, Paul tornò normale: il vapore rosso svanì, i muscoli tornarono alla normalità e gli occhi ripresero il colore normale, senza quella rabbia cieca di prima.
Paul cadde tra le braccia di Kate, che non so come riuscì a tenerlo su.
-Codice rosso?- chiese con un filo di voce.
Kate annuì solo.
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