Che spavento.
Armin rimase impietrito, il cuore cessò di battere per un breve attimo. Portò la mano al petto, sbiancando come un cencio. Una voce, flebile, debole, lo chiamò.
"A-Armin?"
L'occhio di Eren lo indagò da capo a piedi. Non intendeva spaventarlo, ma non poteva dirsi sorpreso dalla reazione dell'amico. La sua pelle di solito color caramello era diventata pallida e smunta, gli zigomi sporgevano leggermente, per quanto era dimagrito in quelle due settimane. I capelli erano un macello, gli occhi, di solito così fervidi, ora erano coperti da un velo opaco. Erano spenti e contornati da profonde occhiaie, come se quel corpo fosse un involucro privo di vita. Sembrava uno zombie.
"E- Eren?"
"...Perché?" ll ragazzo aprì un po' di più la porta della stanza, lasciando intravedere la sua figura.
Armin sussultò, portando una mano alla bocca, di nuovo sulla soglia delle lacrime.
I loro sguardi si studiarono a lungo. Quello di Armin, pieno di rimorso, ma anche tenace. Ora che Eren era lì davanti a lui, non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione di fare pace. Eren d'altro canto, non mostrava nessuna emozione chiara. Metteva inquietudine. Forse era arrabbiato, o amareggiato, ma qualunque fosse il suo stato d'animo il suo sguardo continuava ad essere perso, come se vedesse senza guardare.
"Io mi sono sempre fidato di voi."disse infine la voce senza vita, tornando a socchiudere la porta. Armin si sbrigò a bloccarla.
"Non ti ho mai mentito!"
"..."
"Te lo avevo detto, vero? Che ti avrei raccontato tutto una volta che sarei stato pronto? Ti ricordi, il primo giorno di scuola dopo il concerto?"
Eren non rispose, continuando a guardarlo.
"Non ho mai avuto intenzione di farti stare così per colpa mia!"
Gli occhi senza vita si spalancarono. Dunque era questo che pensava Armin? "No. No..non è colpa tua."
"Cosa?" Armin gli rivolse uno sguardo interrogativo e stupito.
"Non è colpa tua, né delle ragazze, né di mamma.."bisbigliò Eren con un filo di voce.
"Allora di chi? Eren! Che cosa ti succede? Siamo tutti preoccupati per te qui fuori! Come ti sentiresti tu, se una persona a cui vuoi bene stesse soffrendo, e tu non ne sai il motivo, né sai cosa fare per aiutarla?" Armin si fermò per riprendere fiato. "Noi siamo qui per te. Qualunque cosa succeda, saremo sempre qui per te. Anche se ogni tanto abbiamo qualche diverbio siamo sempre amici. Siamo una famiglia."
Eren lasciò andare la porta, permettendo alla mano dell'amico di aprirla del tutto. Armin fece un passo all'interno della stanza, senza staccare lo sguardo dal ragazzo di fronte a lui. Era così fragile, lui lo sapeva. Sarebbe bastato un gesto sbagliato, una parola sbagliata, e sarebbe tornato a rinchiudersi nel suo guscio, forse anche più di prima. Quello sguardo, era lo stesso che hanno le persone prima di suicidarsi. Assente, senza sogni né motivazioni per continuare a vivere. In questo momento, Eren era uno di loro: un ragazzo in piedi sull'orlo di un baratro, pronto a buttarsi, a meno che qualcuno non avesse riacceso la sua voglia di vivere.
"Ti vogliamo bene, lo sai?" Lo approcciò nuovamente Armin. "Mikasa è così preoccupata per te, ci credi che non riesce più a stare attenta in classe? E Carla, sta aspettando di poterti riabbracciare, me lo ripete ogni giorno. Kari ha bisogno di te che la ascolti, nei giorni in cui ha la parlantina facile.. la conosci, sai com'è fatta."disse con un sorrisetto. "Abbiamo bisogno di te. Il tempo scorre, che lo vogliamo o meno, e non ti permetterò di passare la tua vita qui dentro perché è troppo breve per essere sprecata. Ci sono tante cose da fare, da vedere, là fuori. Posti dove andare, gente da incontrare, chissà cosa ci aspetta in futuro."Armin si avvicinò ancora di più all'amico, con un sorriso caldo stampato sulle labbra. Lo prese per mano." Lo possiamo scoprire insieme, che ne dici? Possiamo andare là fuori e sfidare il mondo, e quando la vita ci farà inciampare, ci daremo forza a vicenda e andremo avanti. Non sarà facile, ma ne varrà la pena, te lo prometto. Allora, ti va di andare a vedere il mondo?" Il suo sorriso si fece ancora più ampio e vivo, come quello di un bambino. Eren lo fissò, socchiuse la bocca, quando una nuova sensazione lo attraversò facendolo sussultare. Le lacrime si accumularono nei suoi occhi, lavando via il velo di tristezza che li rendeva così spenti.
Le iridi verdi scintillarono di amore per la vita.
Strinse la mano di Armin, lasciandosi guidare da lui fuori dalla stanza. "Andiamo, gli altri ci stanno aspettando di sotto."
[...]
Carla lo abbracciò forte, togliendogli il fiato. Pianse sulla sua spalla e gli tempestò le guance di baci, continuando a toccarlo, come se non credesse fosse reale. Erano rimasti tutti sorpresi per quanto peso avesse perso, era diventato il fantasma di sé stesso. Mikasa lo stritolò, alzandolo da terra, mentre Kari continuò a chiedergli scusa tra le lacrime, nonostante avesse già messo in chiaro che nessuno di loro era la causa del suo malessere. Non si era dilungato nei dettagli, ancora non se la sentiva, ma aveva accennato al fatto che si era trattata di una "questione sentimentale".
Per due settimane, non aveva fatto altro che soffrire. Le parole di Levi avevano continuato a ronzargli in testa notte e giorno, tormentandolo. All'inizio, aveva provato solo una forte, immensa rabbia. Rabbia per essere stato così ingenuo ed essersi innamorato così facilmente, per aver lasciato che qualcuno si approfittasse dei suoi sentimenti in quella maniera. Rabbia, solo rabbia. Poi la rabbia aveva iniziato a sbollire, lasciando il posto al dolore. Faceva così male. Non era solo dolore emotivo, era anche fisico. Sentiva queste tremende fitte al cuore, sembrava che una lama invisibile lo stesse squartando vivo. La cosa peggiore era che non esistono medicine, per questo di dolore che non ti dà tregua, continua, continua e continua ancora, e più ti fa male, più pensi al motivo per cui ti fa male, ed è come un cane che si morde la coda. Piangere aiuta, ma solo fino ad un certo punto. Non riusciva a smettere di pensare a Levi. Levi, Levi, sempre Levi. Sentiva la sua voce sussurrare il suo nome, aveva creduto di essere diventato pazzo. Lo sognava la notte. Sognava di parlarci, sognava di toccarlo, di accarezzarlo e farlo gemere per lui. A volte erano sogni gentili, altre volte erano incubi, dove lui lo maltrattava, lo prendeva a pugni riducendolo ad uno straccio.
Svegliarsi da solo, questa era l'unica parte a cui non riusciva ad abituarsi.
Aveva capito una cosa. Non sarebbe riuscito a toglierselo dalla testa. Non ora, forse nemmeno tra un anno, forse nemmeno tra dieci. Ma Armin gli aveva aperto gli occhi. Non è un buon motivo per arrendersi. Lasciare che quell'uomo lo distruggesse in questa maniera, sarebbe stato solo come dargliela vinta. Qualcuno, là fuori, era pronto ad amarlo sul serio, ed Eren era più convinto che mai, nel voler trovare questa persona.
***
"Come pensi che potremmo trovarlo?" Chiese Mike, guardando la donna smanettare con il pc.
"Mai sentito parlare di Facebook?" L'uomo la guardò, perplesso.
"Benvenuto nel ventunesimo secolo, uomo delle caverne che non sei altro! Facebook è il miglio modo per stalkerare una persona che esista sulla faccia della terra!" Hanji si voltò verso di lui, facendogli l'occhiolino. "Soprattutto se hai bisogno di informazioni su un bel ragazzo di cui non conosci l'identità."
La donna tornò a premere i tasti, lasciando l'amico un po' confuso.
"Eren. Allora, considerando il fatto che entrambe le volte il concerto si trovava in città, questo Eren deve vivere nei dintorni! E di ragazzi con questo nome nei dintorni...." Continuò, cliccando su una foto profilo. "C'e n'è solo uno!" Eren Jeager, anni 18." Hanji avvicinò il naso allo schermo, tirandosi su gli occhiali. "Però, è proprio un bel ragazzo..."
"Hanji!"
"Scusa! Stavo solo controllando fosse lui!" rispose con una linguaccia. "vediamo le foto. Ho. Riconosco queste facce. Sono i ragazzi che erano con lui la prima volta. Diamo un'occhiata ai loro profili... Armin, migliore amico...mhmmm....kari, amica stretta di questa ragazza con i capelli neri che è...sua SORELLA?!?"
Mike sussultò "Che c'è, è grave?"
"Ma non si assomigliano PER NIENTE!"disse la donna, indicando lo schermo.
L'uomo sospirò profondamente. "Hanji, per favore. Stiamo cercando di risolvere un problema serio, qui."
La donna ridacchiò. "Tranquillo. Abbiamo il nostro uomo, ora non ci resta che capire come può esserci d'aiuto per riuscire a stanare Levi.."
Si, E' SUCCESSO DAVVERO. HO PUBBLICATO DUE GIORNI DI SEGUITO.
YAY!
asp, non ho finito. ho trovato la copertina del mio prossimo libro e non so voi, ma io sono morta dal ridere X'D
si chiamerà "HOW TO LOST YOUR V CARD" (in parole povere, come perdere la verginità, wink wink, ma per adesso mi limiterò a scriverlo, lo pubblicherò più avanti, quando avrò già un po' di capitoli pronti... vi avviserò quando inizierò a farlo)
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