UN AUTOGRAFO PARTICOLARE


I fan riempivano la sala, saturandola di urla stridule e di fastidiosi schiamazzi, facendo desiderare a Levi di voltare le spalle a tutto e tutti per ritornarsene da dove era venuto, ovvero dal backstage. L'unico motivo per cui si era costretto a venire, era che non voleva assolutamente perdere quell' occasione: le probabilità che il moccioso si presentasse a chiedere un suo autografo erano immensamente alte, non se lo sarebbe fatto scappare, poco ma sicuro. Stanotte aveva voglia di scopare, ed il ragazzo sembrava essere una preda facile ed appetitosa, per il suo pasto notturno.

L'uomo sorrise tra sé, prima di guardarsi attorno in cerca di quella chioma castana e di quegli occhi vedi che lo avevano distratto per tutta la durata del concerto. Sfortunatamente, la visuale limitata dalle bende non gli permise altro se non di intravedere per un attimo il suo amico biondino, laggiù in fondo.

"Dannazione, è lontano!" Si lamentò tra i denti.

"Cerchi qualcuno?" Chiese H, sedendosi al tavolo e osservando l'uomo mentre rinunciava alla ricerca per fare lo stesso.

"Non sono affari tuoi, Quattrocchi".

La donna gli si rivolse con tono sornione "Una nuova vittima?"

"Tsk."

"A-Ah! Lo sapevo! Ho indovinato!!" Esultò lei con una risatina. "Cerca di non farlo sudare troppo, questo povero ragazzo.. e abbi un po' di tatto, quando lo mandi via." Aggiunse con un velo di pietà nella voce.

"Non è colpa mia se alcuni di loro non sono abbastanza intelligenti da capire che è solo sesso." Ribatté seccato nell'istante in cui le transenne che contenevano il pubblico vennero spostate, ed i fan iniziarono a precipitarsi nella loro direzione.

***

"Ci siamo! Manca poco..." Armin si morse il labbro, alzandosi in punta di piedi per sbirciare oltre alle spalle del tipo grande e grosso che gli stava di fronte. "Accidenti, che emozione!" Strinse forte a se il quaderno, incrociando le braccia al petto come una ragazzina innamorata. Gli occhi azzurri luccicavano estasiati, ed il sorriso sul suo viso era talmente ampio che ci mancò poco perchè si slogasse la mascella. Kari vicino a lui si guardava attorno, stranamente silenziosa, timida e forse anche più pallida di prima, Mikasa invece si era incantata ad osservare un punto imprecisato tra la folla, in uno stato di estasi. Dietro alla ragazza c'era Eren, perso, forse più di lei. Il ragazzo non riusciva a smettere di pensare a quello che era successo qualche ora prima, all'inizio del concerto, a quel bacio. Ora si sarebbe trovato da solo di fronte a lui, e questo Eren lo aveva realizzato solo nel momento in cui lo aveva visto entrare nella stanza, facendolo sbiancare.

Non sapeva che cosa pensare, a dirla tutta non sapeva nemmeno che emozioni provare, come sentirsi.

"Tocca a noi!" Gridò Kari all'improvviso, facendo prendere a tutti un bello spavento.

-Non ce la posso fare- Eren sentì il panico cercare di sopraffarlo, e si sforzò di controllare il proprio battito cardiaco.

-Uno...due...Inspira...espira..inspira..espira.. –

L era lì, davanti a lui. Così vicino, eppure in qualche modo irraggiungibile. Mentre si avvicinava a lui assieme al gruppo di amici, Eren vedeva la silouette dell'uomo farsi sempre più nitida, distingueva i capelli corvini cadergli in morbidi ciuffi sulla fronte..cosa avrebbe dato, per farci scorrere in mezzo le dita. Le sua mani erano perfette, dalle dita così affusolate, e la sua pelle! pallida, diafana, da vicino sembrava quasi porcellana, e la sua voce.. la sua voce?

"Oi."

Eren sbattè più volte le palpebre.

-Cosa?-

"Lo vuoi o no questo autografo, moccioso?"

Il viso del ragazzo andò a fuoco, rendendosi conto di essersi imbambolato a fissare L, bloccando la fila dietro di lui.

"Certo! Certo! Chiedo scusa!" gli pose il cd con entrambe le mani, maledicendosi interiormente per quella stupida, patetica figura di merda.

-Accidenti- imprecò sottovoce.

***

Che idiota.

L'angolo della bocca di Levi si piegò istintivamente in un sorrisetto di scherno, mentre osservava il ragazzino di fronte a lui starsene lì impalato ad aspettare il suo autografo, a il capo chino. Come ci si fa ad imbambolare ad osservare una persona?

-Lasciamo perdere, questo moccioso non è normale.- liquidò il pensiero con un sospiro, tornando a porgere il cd firmato (e con la solita annotazione per i fan "fortunati") al legittimo proprietario.

'Questa notte, camera 22 hotel Excelsior' aveva appuntato poco sopra il suo autografo.

Quell'Eren gli rivolse un sorriso ebete, prima di afferrare il cd sfiorandogli appena la mano e rivolgendogli una parola di saluto. Una scossa dovuta a quel contatto attraversò il corpo di Levi, troppo concentrato sul sorriso del ragazzo per esserne consapevole, scambiandola forse per un brivido di eccitazione per la nottata che già si stava anticipando nella sua testa.

***

"Ragazzi ancora non ci credo! Abbiamo gli autografi!" Kari alzò il cd di fronte a se, esaminando le firme sulla plastica trasparente.

"Allora, H ha risposto alla tua domanda?" Chiese Mikasa.

L'altra ragazza la guardò sospirando, con aria depressa. "Non ci crederai, si è messo a ridere ed alla fine non mi ha nemmeno risposto! Ha detto che sono una ragazza interessante... e poi qualcuno mi hanno costretta ad andare aventi, dicendomi stavo bloccando la fila.." Kari fulminò Mikasa con lo sguardo, la quale si limitò a risponderle con un'alzata di spalle.

Armin le guardava sorridendo come un'idiota, stringendosi al petto al suo cd. Non ricordava di essere mai stato tanto felice in vita sua, e niente avrebbe mai rovinato il suo momento di felicità. O almeno così pensava, prima di scorgere tra la folla attorno a loro qualcuno che non avrebbe mai pensato di incontrare.

Per prima cosa vide i suoi capelli. Biondo cenere, rasati e più scuri sulla nuca, più lunghi e chiari nella parte frontale.

Poi udì la sua risata, quella risata di scherno che tante volte aveva rivolto nei suoi confronti, portandolo alle lacrime.

Infine i loro sguardi si incontrarono, i grandi ed innocenti occhi azzurri di Armin puntarono dritti in quelli sgranati ed increduli di Jean Kirchstein, proprio colui che tanto lo aveva preso in giro per essere fan dei No Name.

"Jean!" escalmò Armin, portando l'attenzione di tutti verso il ragazzo che distava pochi passi da loro.

"Cosa?"

"Jean?"

"Faccia da cavallo?"

Il ragazzo di fronte a loro parve riscuotersi dalla sorpresa,ed indirizzò in loro direzione un sorrisetto nervoso, che mal celava il suo stato di agitazione.

"Ha..haha..Toh? Chi si vede, un gruppo di idioti!"

Mikasa lo fulminò con un'occhiata truce, mentre Armin lo fissava immobile come un baccalà, ancora incredulo.

Jean, proprio quel Jean aveva in realtà assistito al concerto?

"Hey tu!.." Eren si avvicinò al ragazzo, afferrando per il collo della maglia. "Come ci hai chiamato? Ma soprattutto..si può sapere che ci fai qui?"

Jean fece per ribattere, ma poi sviò lo sguardo, a disagio.

"...Non sono affari tuoi, Jeager." Si decise a rispondere infine, prima di aggiungere "E comunque sia non afferrarmi per la maglietta, idiota!"

"Non pensi che dovresti come minimo chiedere scusa ad Armin? Lo hai preso in giro per tutto questo tempo, e pensare che anche a te piace questa band..."

"Mi-Mikasa!" Armin cercò di interromperla.

"No! Ha ragione!" Intervenne Kari. "Avanti, Jean."

Il ragazzo li guardò in cagnesco per un paio di secondi. "E va bene. Ad un patto però: chiederò scusa se mi darete un passaggio a casa. La gente con cui ero se l'è svignata senza di me."

Eren lo strattonò di nuovo per la maglietta. "Non dire cazzate! Io non ci viaggio, con uno come te! Piuttosto torno a casa in bus!"

"Allora dimenticatevi le mie scuse!" Ringhiò di rimando Jean.

"hey, hey, basta così voi due!" Kari si fece avanti, dividendoli. "Si potrebbe fare... però le tue devono essere scuse sincere, Jean!"

Lui sbuffò."Certo, ceto." Si schiarì la gola. "Scusami Armin. Non avrei dovuto prenderti in giro per essere fan dei No Name. A dirla tutta sono abbastanza forti, come band." Recitò tutto d'un fiato.

Le guancie di Armin si colorarono di rosa, mentre il ragazzino annuì, accettando le scuse.

"Aspetta! Cosa?! Davvero gli volete dare un pasaggio?" Eren guardò allibito la sorella. "Mikasa?"

"Mhm... è solo un passaggio..."

"Armin?"

Il ragazzino arrossì, grattandosi timidamente una guancia e sviando lo sguardo. "S-sì, certo. Per me andrebbe bene..."

Eren lasciò andare la maglietta di Jean, furioso. "Davvero? Bene, allora io davvero me ne tornerò a casa in bus! Non ho intenzione di dividere la macchina con questa faccia da cavallo." Mormorò, voltandosi ed allontanandosi di corsa dal gruppo, ignorando i loro richiami, fino a quando non fu abbastanza lontano da non udirli più del tutto.

-Una fantastica serata andata a puttane- Pensò tra sé, camminando con le mani in tasca, avviandosi alla fermata, da solo, mentre dal cielo scaturivano tuoni rochi e profondi, ancora lontani ma che predicevano l'avvento di un bel temporale.

Calciò una lattina solitaria, facendola rotolare rumorosamente fino in mezzo alla strada.

Forse aveva esagerato.

Ma anche loro, trattare così qualcuno che fino al giorno prima li derideva..

Eren sbuffò, ed affondo di più le mani nella tasca della giacca, avvertendo la plastica del cd sotto il suo tatto. Lo estrasse, fermandosi ad osservare le firme sulla parte frontale. M..H...L..e poi? Che cos' era quella scritta? Così in piccolo, vicino alla firma di L... Eren sforzò lo sguardo.

O mio Dio.

O.

Mio.

Dio.

Il numero di una stanza d'Hotel? Davvero?

Il ragazzo si rigirò il cd tra le mani, chiedendosi cosa potesse significare. Non ne aveva la minima idea, ma... avrebbe potuto saperlo trovando quella stanza, no?

La pazza idea gli attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno.

In fondo, non aveva nulla da perdere.

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