SGRADEVOLI INCONTRI


Alla fine, avevano deciso di partire nel primo pomeriggio. Il traffico lungo l'autostrada era tutto sommato abbastanza scorrevole, il gruppo di amici viaggiava alla volta del locale con la macchina della famiglia Jeager, gentilmente concessa loro da Carla, a patto che nessuno di loro bevesse. Armin e Kari nei posti posteriori ridacchiavano tesi, sembravano entrambi avere i nervi a fior di pelle e ad un primo sguardo risultavano abbastanza inquietanti: Eren li osservava attraverso lo specchietto retrovisore pensando a come il colore molto simile di capelli e gli occhi sgranati avrebbero quasi potuto farli passare per una coppia di fratelli psicopatici. I veri fratelli, invece, non si assomigliavano per niente, ed occupavano i posti anteriori: il ragazzo seduto al posto del passeggero e Mikasa al volante.

Non aveva voluto lasciarlo guidare, come al solito, ed Eren non aveva nemmeno potuto avanzare proteste date quelle due ammaccature sul lato destro, risultato dello sfortunato incontro tra lui, la macchina, ed il palo di un segnale stradale. Ogni tanto il ragazzo si chiedeva quale santo avesse intercesso per lui presso l'esaminatore di scuola guida il giorno dell'esame, perché, fosse stato per lui, non se la sarebbe mai data quella patente.

"Eren al volante, pericolo costante!" si divertiva a prenderlo in giro sua madre.

E lui le dava ragione, anche se non lo avrebbe ammesso ad alt voce nemmeno sotto tortura.

"Quanto manca?" chiese Kari rompendo il silenzio carico di tensione.

"10 minuti...più il tempo di trovare parcheggio." Bisbigliò Armin, senza distogliere lo sguardo fisso da un punto indefinito davanti a se.

La ragazza agitò le gambe mugugnando. "Mhhhh! Uffa, io voglio essere gia là! Mika, come mi stanno i capelli?"

L'amica getto uno sguardo allo specchietto incrociando il suo sguardo ansioso. "Ti stanno bene, non ti preoccupare! Ci ho buttato su talmente tanta lacca che quei boccoli ti dureranno fino alla prossima settimana!"

Anche Eren si girò a guardarla. Posò lo sguardo sulla pettinatura ordinata, sulla maglia lunga tipo vestito con lo scollo ampio e la stampa dei componenti della band , ed infine sul leggero velo di trucco che le coloravano le labbra e le palpebre.

Le sorrise per incoraggiarla mostrandole il pollice all'insù, poi passò ad esaminare la sorella che invece sfoggiava un paio di jeans neri attillati, anfibi, un top bianco ed una giacca in pelle nera. C'era andata giù pesante con il trucco utilizzando un rossetto rosso vivo e dell'ombretto scuro dalle sfumature blu-violacee. Non le stava male, ma Eren comunque storse la bocca e girò il pollice all'ingiù, beccandosi un pugno giocoso sul fianco.

"Ouch! Io invece come sto?" Chiese scherzosamente al gruppo di amici, aprendo appena la camicia a scacchi e atteggiandosi come se si stesse pavoneggiando, facendo fare "swish" alla sua lunga, ma inesistente chioma.

"Favoloso tesoro, come sempre. SO FA-BU-LOUS!" Rispose di rimando Armin. L'intero gruppo scoppiò a ridere. Mikasa fu la prima a smettere, indicando con l'indice di fronte a se.

"Ragazzi, sembra proprio che siamo arrivati!"

[...]

I quattro smontarono dalla macchina, sgranchendosi la schiena. Non era stato un viaggio lungo, dal punto che il locale si trovava appena fuori città, ma comunque i sedili non troppo comodi della vecchia panda erano capaci di ucciderti la spina dorsale anche in pochi minuti.

"Che si fa ora?" Chiese Eren guardando l'orologio. "Siamo in anticipo di ore!"

"Per prendere i posti in prima fila dobbiamo essere tra i primi ad entrare. Credo però che possiamo anche prendercela comoda" rispose Armin.

"Io devo andare in bagno!" annunciò Mikasa.

"Vengo con te!" Kari esclamò prontamente.

"...E le ragazze sono andate."

Armin ed Eren osservarono le due amiche trotterellare via in cerca della toilette, standosene appoggiati al fianco dell'auto, a braccia e gambe conserte.

"Speriamo solo che tornino entro la fine del concerto." Eren aggrottò la fronte seriamente preoccupato.

" Mmmh... Eren?"

"Si?"

"Ti arrabbi se anche io vado a dare un'occhiata in giro?"Armin serrò i denti sorridendo imbarazzato. "Ho visto degli stand vendere le magliette del gruppo ed io vorrei tanto comprarne una.... Ti prego ti prego ti prego ti prego, puoi rimanere a guardare la macchina per un pochino?" Armin gli fece gli occhioni.

Eren rimase spiazzato per un attimo, ma poi sospirò e rispose "vai, sto io qui ad aspettare le ragazze.

"Grazie!" L'amico lo abbracciò forte, quasi facendolo cadere.

"Hey, hey, ho capito! Ora vai!"

Il biondino si allontanò verso l'uscita del parcheggio, voltandosi un'ultima volta prima di uscire.

"GRAZIE!" gridò.

Eren ridacchiò e gli fece un gesto con la testa intimandogli di sbrigarsi.

"Bene, macchina. Siamo rimasti io e te a quanto pare."

Il ragazzo aprì una portiera e si adagiò sul sedile, abbassandolo e sistemando le braccia dietro alla testa. Calò il finestrino ed accese la radio su una stazione decente, speranzoso di poter passare i successivi minuti in panciolle; chiuse le palpebre e si rilassò, pronto a cadere preda dei propri pensieri, piano che non ci mise molto ad andare in fumo quando degli schiamazzi lo portarono ad alzare lo sguardo sul parcheggio ancora semideserto: una mezza dozzina di ragazzi attorno ai venticinque anni lo aveva invaso, portando con sé bottiglie mezze vuote di alcolici. Eren storse il naso e rialzò il finestrino.

"Già ubriachi alle tre di pomeriggio, che schifo."

Cercò di non farsi vedere per quanto possibile, sperando con tutto se stesso che Kari, Mikasa ed Armin non decidessero di tornare proprio in quel momento. Temeva più per l'amico, Mikasa era sempre stata il terrore dell'intero club di arti marziali, soprattutto dei ragazzi. Si accucciò contro il sedile, spiando di soppiatto cosa stesse succedendo nello spiazzo di fronte.

Ora che li si erano avvicinati notò le toppe e i tatuaggi a forma di svastica, gli anfibi e le teste rasate.

Nazi-skin, brutto affare.

In quel istante Eren avrebbe voluto essere in qualsiasi altro posto piuttosto che lì.

Il gruppo prese di mira un auto, e con delle spranghe di ferro iniziarono ad ammaccarne la carrozzeria e sfondarne i finestrini, ridendo ed imprecando insulti resi incomprensibili dall'alcol. Dopo un buon quarto d'ora la macchina era completamente distrutta, uomo con una svastica tatuata sulla nuca fece cenno a parte del gruppo di seguirlo, sparendo dalla visuale. Altri tre nazi- skin rimasero sul posto, si sedettero ai piedi dell'auto accartocciata e si accesero un paio di spinelli, ogni tanto scambiandosi di mano una bottiglia dal contenuto trasparente, che Eren dubitava altamente fosse di acqua.

D'un tratto una macchina nera irruppe nel parcheggio, attirando l'attenzione del trio di bulli.

Hai. Questo non prometteva affatto bene.

Eren osservò l'auto parcheggiare con un paio di manovre veloci, subito dopo una persona scese, senza degnare di uno sguardo i tre brutti ceffi. Per quanto allungasse i collo, Eren non riuscì scrutarne il volto. L'unica cosa che potè notare fu che lo sconosciuto indossava una giacca dal cappuccio abbassato, e sebbene non facesse più così freddo una bandana gli copriva la bocca e quasi metà del viso.

I sensi del ragazzo scattarono all'erta, quando il gruppetto skin head si alzò sghignazzante, barcollando nella sua direzione. L'individuo intanto aveva aperto una delle portiere posteriori e stava scavando alla ricerca di qualcosa nell'abitacolo, alzandosi in punta di piedi per poter arrivare sino in fondo.

"Scappa." sussurrò il ragazzo. "Ti prego, scappa."

Ma l'uomo rimaneva lì, mentre i tre teppisti si avvicinavano sempre di più alle sue spalle. I suoi occhi caddero sulla spranga di ferro che uno dei due impugnava, e con la quale prima aveva annientato il povero veicolo.

Il più grosso dei tre si posizionò esattamente dietro alla vittima, mentre gli altri due fecero da palo, posizionandosi in modo da essere frontali al'entrata del parcheggio.

Lo scimmione alzò l'arma sopra alla testa del malcapitato, con un ghigno diabolico dipinto in viso, poi prese la mira.

L'oggetto contundente si abbatté sull'uomo girato di spalle.

O almeno, fu ad un soffio dal farlo.

La mano di Eren afferrò sicura la presa sulla sbarra ,mentre il suo corpo si frapponeva tra lo skin head e la figura minuta dello sconosciuto, le braccia allargate in gesto di difesa.

"Lasciatelo in pace" ringhiò tra i denti, ancora ansimante per aver corso dalla sua auto fin lì nel giro di qualche secondo.

Il nazi lo guardò più incazzato che sorpreso assieme gli altri due prima erano impegnati a fare da palo, e che in quell'istante si girarono ad osservare la scena. L'uomo alle spalle di Eren aveva sussultato. Doveva essersi voltato, anche se dalla posizione in cui si trovava il ragazzo non avrebbe potuto dirlo con certezza.

" Il ragazzino a voglia di prenderle, a quanto pare!" Il teppista si rigirò la sbarra tra le mani.

Eren deglutì. Perfetto, ormai si era cacciato nei guai, tanto valeva andare fino in fondo e cercare di salvare il salvabile, giusto?

"Prendetevela con me se volete, ma lasciatelo stare".

Eren lanciò loro un ultimo sguardo carico d'odio, prima di serrare gli occhi, aspettando il dolore lacerante che però non arrivò mai. Al suo posto avvertì invece una mano posarsi delicata sulla sua spalla, e una voce ovattata, dalla calma raggelante, lo sfiorò facendolo rabbrividire.

"Non ti preoccupare, ci penso io."

Il ragazzo si voltò d'impulso, scontrandosi finalmente con lo sguardo dell'uomo, l'unico tratto visibile dell'intero viso. E quando successe, Eren si sentì come il ragazzo al quale la Regina delle Nevi aveva scagliato un pezzetto di ghiaccio nel cuore, congelandolo.

Ghiaccio.

Gli occhi di quell'uomo erano di freddo, meraviglioso, pericoloso ghiaccio.


(DEATH) NOTE DELL' AUTRICE: per scusarmi di non essere andata avanti per lungo tempo, ecco a voi due capitoli :) enjoY!!

ha avuto più o meno la stessa reazione che avrei avuto io. Solo che io non ho i baffi.

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