RIVEDERLO
CAPITOLO (POCO) SPINTO NELL'ULTIMA PARTE.
"Tesoro, ti senti bene?" Carla interrogò il figlio non appena questi ebbe varcato la porta di casa, venendogli incontro.
"Si, Si, certo mamma. solo stanco."
La donna si avvicinò per osservarlo meglio."Sei pallido. Se fosse l'influenza? "
âSono appena stato rapito, avrò diritto ad avere un faccia un po' sconvolta!- pensò Eren tra sé e sé.
"No mamma, sto bene, voglio solo andare in camera mia a riposare." Il ragazzo si sfilò le scarpe, abbandonandole accanto alle scale. In fondo non aveva mentito, ma solo detto una mezza verità . Era davvero stanco, dopo la stressante giornata di scuola, il "rapimento" e tutte le nuove informazioni che avevano disseminato la sua testa di domande. Aveva bisogno di tempo per riflettere.
Salì le scale, attraversando poi il corridoio; afferrò la chiave legata alla collana per poter aprire la porta della stanza. Subito si buttò subito a peso morto sul letto. Bene. Le sue emozioni erano un disastro. Non sapeva cosa avessero voluto dire le parole di Hanji, e faceva prima a riflettere sulle cose che sapeva piuttosto che l'opposto.
Sapeva di non poter ancora perdonare Levi. Gli aveva mentito su tante, troppe cose, e se anche ci fosse stata una spiegazione a tutto questo, non era dalla bocca di Hanji che voleva sentire quelle parole. Voleva che LUI trovasse il coraggio di dirgli la verità . Voleva che fosse lui a dargli una ragione valida sul perché gli avesse fatto tutto questo. Se davvero ci teneva a lui, se davvero non era stato solo un giocattolo usa e getta, allora avrebbe dovuto dimostrarglielo. Sapeva che pensare a Levi era pericoloso . Si era impegnato così tanto nei giorni precedenti per disfarsi del passato, ed ora lui tornava, prepotente, ad occupare i suoi pensieri ventiquattr'ore ore su ventiquattro. La cosa peggiore, era che lo faceva sentire bene fantasticare, anche se non guarita quella terribile sensazione che qualcosa di fondamentale mancasse nella sua vita. Si sentiva come una persona che in guerra avesse perso un arto: poteva sopravvivere, certo, ma la sua vita non sarebbe stata piú la stessa. Pensare alla lontana eventualità di un fraintendimento, per quanto fosse folle e poco probabile, risvegliata in lui la speranza. Sapeva che doveva fare qualcosa. Non riusciva a non preoccuparsi per lui, dio, Hanji aveva detto cose talmente strane! Non voleva, non voleva che gli succedesse qualcosa, ma non poteva nemmeno tornare da lui come nulla fosse successo. Non ci riusciva. Tra fantasticare ed illudersi il confine è così sottile, è facile cadere dalla parte sbagliata. Eren non avrebbe retto un'altra delusione, semmai Levi si fosse rivelato come il bastardo che fin'ora si era dimostrato.
Il ragazzo si rivoltò sul materasso, cercando una posizione comoda. Il suo sguardo cadde fuori dalla finestra, dove il cielo presagiva pioggia. In certo modo, lo trovava rilassante; lo distoglieva da quel filo di pensieri gravi, annebbiandogli i sensi. Gli erano sempre piaciute le nuvole, così reali ma intangibili, in continua trasformazione, come la nostra vita, come il nostri destino. E l'esistenza non fosse altro che un lungo, impalpabile sogno?
"Eren!" La voce di Carla, lo raggiunse, giusto in tempo prima che Eren scivolasse tra le braccia di Morfeo. Il ragazzo brontolò, alzandosi dal letto ed affacciandosi alla porta della stanza.
"Cosa c'è?" chiese svogliatamente.
"Hanno suonato alla porta, tesoro! Puoi aprire tu? Sono ai fornelli!"
"..Vado."
Perché la gente ha un tempismo di merda? Si chiese Eren, trascinandosi fino alla porta di ingresso. Che poi, chi mai poteva essere a quell'ora? Mikasa passava il week end a casa di Kari, Armin gli avrebbe come minimo lasciato un messaggio prima di passare... controllò il cellulare che teneva in tasca, giusto in caso, solo per non trovare nulla, né chiamate né messaggi. Sbuffò rassegnato ed aprì la porta. Una figura comparve sull'uscio, avvolta in un lungo cappotto scuro.
" Ciao, Eren."
Il ragazzo rimase pietrificato.
No.
Non poteva essere.
Non lui.
Non ora.
I loro sguardi, fissi l'uno nell'altro, si scontrarono.
Non poteva affrontarlo aesso, non se la sentiva.
"Come stai?"
Eren cercò di dire qualcosa, quando Carla decise di sbucare dall'ingresso della cucina. "Grisha! Che sorpresa! Mi sembrava d'aver sentito la tua voce!" La donna si avvicinò, sfoggiando un sorriso smagliante. "Come stai?"
"Bene, grazie. Ero di passaggio, quindi ho pensato di fermarmi a salutare. Ma non vedo Mikasa?"
"Oh! Ã da una amica, ma se avesse saputo le avrebbe fatto piacere rivederti. Eren, accompagna tuo padre in salotto, per favore?" chiese Carla, rivolgendo al figlio uno sguardo di supplica.
Il ragazzo fece strada, con riluttanza, fino alla sala. Rimase in piedi, mentre Grisha si abbandonò con un tonfo poco aggraziato. Sul tessuto bianco a rose rosse che ricopriva il divano.
"Allora, Eren, va meglio con la scuola?"
Eren deviò lo sguardo, incrociando le braccia davanti al petto con fare scocciato. "Si.."
Grisha annuì. "bene, molto bene.."
Sulla sala cadde un silenzio imbarazzante, pesante come una coperta di piombo. L'uomo si schiarì la voce, tirando fuori dalla giacca un telefono cellulare d'ultima generazione."Figliolo, avrei una cosa da chiederti."
Eren lo degnò di un veloce sguardo. "Cosa?"
Grisha smanettò con il touch screen per qualche secondo, prima di rivolgere lo schermo verso di lui. Una ragazza bionda, sorridente, avviluppata in un aderente tubino nero fece capolino sul display. "Che ne pensi di questa ragazza?"
Eren sentì il sangue iniziare a ribollirgli nelle vene. "Cos'è?! Ti metti a tradire tua moglie nel mentre aspetti che nasca il bambino?! Sbottó.
"No Eren." Il volto di Grisha si oscurò." E' per te. Ho pensato che potesse piacerti. à singol, bella, non sembra una dalle grosse pretese. Potrebbe essere un ottimo partito."
Eren lo guardò allibito. Davvero aveva sentito quel che aveva appena sentito? "Già , hai ragione." Rispose. " Potrebbe essere un ottimo partito, se non fosse per un particolare."
Grisha corrugò la fronte. "Quale? Non è abbastanza snella?"
"No. Ha una vagina in mezzo alle gambe."
L'uomo lo degnò di uno sguardo compassionevole. "Figliolo..."
"No. Non voglio sentire una parola da te. Non sono una persona "confusa". Non sono "sbagliato". So cosa voglio. So che genere di sentimenti posso provare e nei confronti di chi. Quel che è innaturale, e che tu mi sforzi ad essere qualcuno che non sono! Questo, è innaturale. Quindi rassegnati, Grisha, c'è già qualcuno che amo."
"..."
"Eren, tu non sai quello che stai dicendo."
Il ragazzo si diresse alle scale."Pensa ciò che vuoi. Non mi interessa la tua opinione. Ma non provare mai piú a dirmi nulla del genere. Non ne hai il diritto." Disse prima di salire in camera sua.
"Ma ti ho già creato un profilo su un sito di incontri..." sentì farfugliare Grisha, quando ormai si trovò in cima alle scale.
Irruppe nella stanza, tornando tra le braccia del suo migliore amico: il letto. Tirò un pugno al cuscino, sfogando la rabbia che aveva trattenuto. Come si permetteva? Come si permetteva di intromettersi in quel modo nella sua vita? Che giornata di merda. In qualunque modo fosse finita, di sicuro sarebbe stato meglio di come era incominciata.
-TUD-
"Ma che Cazzo..?"
-TUD-
Un sasso sbattè contro il vetro della finestra. Ecco, come non detto, ci mancavano solo i teppisti.
Eren si precipitò ad aprire le finestre, pronto a dirgliene quattro a chiunque stesse cercando di rompere i vetri della sua stanza.. e si prese una sassata in testa.
"OUCH!" si lamento, massaggiandosi il punto dolorante. "Chi cazzo è che vuole prenderle?!" Grido nel buio della notte. Con lo sguardo scandagliò i dintorni, pronto ad individuare il colpevole.
Intravede un ombra. Sembrava un bambino.
"Chi le darebbe a chi?" domanda una voce, profonda, conosciuta. Il cuore di Eren fece una capriola dentro al petto. "Levi?"
"Tsk, Chi altri, moccioso? Fammi salire, dobbiamo parlare. Immediatamente."
Il ragazzo andò nel panico. Davvero stava succedendo? Cosa avrebbe dovuto fare? Non poteva farlo entrare dal piano di sotto, c'era suo padre... e per ora, preferiva evitare quel bastardo.
" Non posso farti entrare dalla porta principale!"
"Si può sapere perché cazzo non puoi?" urlò bisbigliando l'uomo.
"Lunga storia..."
"Allora togliti da lì. Mi arrampico."
La sagoma si avvicinò al muro, appigliandosi a qualunque sporgenza e iniziando a salire. Il ragazzo, intanto, cercava di far funzionare il cervello. Come aveva fatto a trovare la sua casa? Aveva fatto bene a farlo a salire in camera sua? Si guardò attorno notando l'assoluto disordine.
Oh no. Ooooh no. A Levi questo non sarebbe piaciuto.
Si precipitò verso il mucchio di vestirti sporchi, scaraventandoli sotto al letto, assieme a scarpe, libri, ed avanzi di cibo che giacevano sul pavimento. Quando L'uomo fece capolini dalla finestra,tutto sembrava completamente in ordine.
I loro sguardi si incrociarono. Ad Eren gli si mozzo il fiato.
Attorno al viso dell''uomo non c'erano bende di alcun tipo.
Si studiarono in silenzio per un paio di minuti. Eren non riusciva più a distogliere lo sguardo da quei lineamenti delicati, da quei capelli che sembravano seta, dalle labbra, sottili ma invitanti e da quegli occhi sensuali. Quel volto perfetto lo inotizzava. Quindi era questo, il vero Levi.
"Che cosa vuoi da me?" chiese Eren, rompendo il silenzio tra i due.
"Vederti."
"Sei tu quello che mi ha cacciato dalla sua vita, senza un vero perché, senza una spiegazione valida. Hai inventato quelle cose che mi hai detto, non è vero? Pensavi che non me ne sarei accorto?"
"Era quello in cui speravo. L'ho fatto per proteggerti."
"Da cosa."
"....Da me."
"Cazzate."
A grandi falcate Levi attraversò la stanza, nel giro di un istante, Eren si ritrovò con un paio di labbra premuto contro le sue. L'uomo lo costringeva contro di lui, tenendolo per il collo della maglietta.
"Eren. Ti amo."
Eren spalancò gli occhi. Come aveva detto, aveva capito bene? La bocca di Levi torno ad incontrare la sua. Eren si perse nel sapore del bacio, dimenticandosi che forse non era non era la cosa piú giusta da fare, dimenticandosi che era arrabbiato con lui. Gli erano mancati quei baci. Ed ora, poteva accarezzare quel viso, poteva passare la mano sula nuca ed affondare le dita tra i capelli morbidi. Poteva mordere la mascella, baciare ogni centimetro di quella pelle morbida. Era quello, il suo paradiso. Si dimenticò di tutto: della rabbia,della delusione, di quel bastano di suo padre al piano di sotto; ora come ora, sembravano dettagli cosà insignificanti.
Sollevò Levi da terra, facendogli intrecciare le gambe attorno al suo bacino. Lo porto sopra al letto. "Io ti amo ancora di piú." Sussurrò contro al suo orecchio. Aveva una voglia matta di lui. Di possederlo, anima e corpo. Non si era reso conto di quanto forte fosse la sua crisi di astinenza, non aveva mai lasciato che venisse allo scoperto, ma ora come poteva più controllarsi?
Attaccò il collo di Levi con una serie di morsi e succhiotti. Voleva che si vedessero, che spicassero sulla pelle bianca come il latte, che urlassero al mondo ""Proprietà di Eren Jeager. Do not touch." E chissenefregava se lo facevano gemere cosà rumorosamente, anzi, tanto meglio: voleva che suo padre sentisse, voleva che l'intero vicinato si lamentasse per i rumori molesti. "Stavo facendo l'amore con L'uomo della mia vita." avrebbe detto a tutti, e avrebbe riso delle facce di quelli che non avrebbero approvato. Infilò la mano sotto alla maglietta di Levi, testando il fisico mozzafiato. La alzò, sfilandola dalla testa. I loro sguardi si incontrarono. Quegli occhi. Quegli occhi, come li amava. Il loro colore, la loro forma, la sensazione che trasmettevano. Per lui, quegli occhi erano sempre stati Levi stesso. Ora, quegli occhi lo guardavano, lucidi, pieni di lussuria ed aspettativa. Eren si abbassò fino a baciare una palpebra.
"Eren... "Levi pregava sotto di lui. "Ti voglio."
Le mani di Eren corsero fulminee alla cintura ed alla zip dei jeans. Si sentirono tintinnii e rumori metallici pervadere il silenzio della stanza, rotto solo da qualche ansito eccitato.
Entrò subito dentro di lui, senza cerimonie, subito dopo aver tolto di mezzo l'inutile ingombro dei jeans. Non poteva aspettare. Aveva bisogno di sentirlo, fino in fondo, farlo suo e suo soltanto. Si spinse in profondità , ignorando i gemiti dell'altro. Si fermò, dandogli il tempo di aggiustarsi alla sua taglia.
Eren si sentiva cosà felice, così felice che quasi il cuore gli esplodeva nel petto. Torno a baciarlo, sfiorandogli la lingua con la sua. " Stai bene?' chiese.
"S- si.. dammi ancora un minuto." Eren gli bacio la mascella. "Come hai fatto a sapere dove trovarmi? Ã stata Hanji?"
"Mhmm.. si.. peró non dovevi dirle di noi.. non doveva sapere.. H-ho dovuto farlo.."
"Fare cosa?"
"..Lo avrebbe d-detto alla stampa.."
"Levi! Che cosa hai dovuto fare?!"
Un sorrisetto perverso comparve sul suo viso, distorcendo l'espressione eccitata.
"...L'ho fatta fuori."
Eren si svegliò di botto.
Il cuore batteva forte nel petto, le lenzuola sudate intrecciate attorno al corpo lo stavano stritolando. Dalla finestra entrava la pallida luce della luna, illuminando gran parte della stanza.
Ansimava pesantemente. Era stato un sogno. Solo un sogno. Si era addormentato ancora vestito, l'intenzione era di fare solo una breve dormita, ma poi..
Eppure era stato così reale.
Scostò la coperte, solo per scoprire ciò che quel fastidio nella zona dello scrutò gli aveva già anticipato: un notevole rigonfiamento premeva contro alla patta dei jeans. Non che fosse una sorpresa, visto quel che la sua mente partorita nel sonno. Si tolse i pantaloni, diventati un fastidio, per poi tornare a stendersi sul letto.
Il Levi del suo sogno era pazzo. Erano state quelle cose che aveva detto Hanji a influenzarlo..oppure era davvero così? Eren si rifiutava di crederlo. Levi poteva essere stato uno stronzo con lui ma... non sarebbe arrivato al punto di fare del male ad una persona, giusto? Doveva fare qualcosa, qualunque cosa, altrimenti sarebbe stato lui ad impazzire.
Incontrarlo, magari. Ma senza farsi vedere da lui.
"Pedinarlo" qualcuno direbbe, ma Eren avrebbe preferito descriverlo come "seguire con discrezione", così la faccenda sembrava un po' meno illegale. Avrebbe rivisto Levi. Sarebbe andato da lui. Avrebbe controllato che tutto andasse bene, e poi? E poi, sarebbe stato tutto da vedere.
2254 PAROLE... Â
HO CAMBIATO CASA! SONO RIMASTA SENZA INTERNET PER UN BEL PO'... U_U Â Â Â SONO FELICE PERCHE' HO DELLE COINQUILINE FANTASTICHE :D SI, ANCHE TUÂ KariDrago! Smack!Â
COMUNQUE, SAPPIATE CHE LEVI SEME PRIMA O POI CI SARA'... MA PAZIENTATE.
SPERO NON MI AMMAZZIATE PERCHE' ERA TUTTO UN SOGNO E....NIENTE...BYE, ALLA PROSSIMA!
ENJOY LE IMMAGINI SOTTO!
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