RIUNIONE

La sostanza viscida gli scivolava fastidiosa fra le dita, scorrendo verso il basso. Eren osservò le gocce rosso carminio cadere a terra, anzi, cadere sul volto deturpato del ragazzo che aveva appena picchiato a sangue.

Era davvero stato lui?

Ad occhi sbarrati, rimase con il pugno sospeso a mezz'aria. Lo aveva colpito solo un paio di volte, vero? Non lo aveva ucciso, giusto!? Si rese conto di essere a cavalcioni sul corpo inerme, con le mani totalmente insanguinate così come la faccia della vittima. Il naso era sicuramente rotto, ed così come la maggior parte dei denti. Mio Dio, non intendeva ucciderlo, o forse si? La risposta lo spaventava. Aveva perso il controllo, la rabbia lo aveva accecato, e lo aveva colpito, e colpito, e colpito ancora, con tutta la forza che aveva in corpo, e lo faceva inorridire la consapevolezza che non si sarebbe fermato, se non fosse stato per la suoneria del cellulare che di colpo lo aveva riportato al mondo reale. Ora sperava di esserci riuscito in tempo, perché non aveva mai pensato all'eventualità di nascondere un cadavere.

Si alzò in fretta, quasi inciampando nel corpo. Si guardò attorno. La portiera della macchina era aperta, il finestrino sfondato era sparpagliati sull'asfalto tutto attorno sotto forma di schegge acuminate.

C'era qualcosa di più importante di tutto quel casino.

Levi.

Eren lo raggiunse. L'uomo giaceva disteso in modo scomposto sul sedile della macchina con i pantaloni mezzo abbassati, privo di sensi.

Non andava bene.

Non andava bene per niente.

Accanto a lui due bottiglie di vodka vuote erano il principale motivo per cui Eren si stava preoccupando seriamente... in passato aveva visto persone andare in coma etilico, sapeva dire quando le cose stavano andando male, e questa era una di quelle situazioni. E dire che se fosse riuscito a resistere alla tentazione di sbirciare quello che stava accadendo non si sarebbe nemmeno intromesso in quella situazione.. stava per andarsene, rinunciando ad approcciare Levi dopo averlo visto così in intimità insieme a.. quel tizio. Quel fottutissimo tizio, che aveva provato a scoparselo. Quel fottutissimo tizio, che non si era nemmeno reso conto di quanto Levi avesse bevuto per colpa sua! Dio santo, come aveva potuto non rendersi conto fin da subito che voleva solo abusare di lui...

Eren trascinò il peso morto del corpo di Levi fino a farlo sporgere lievemente fuori dall'auto.

"Levi? Ascoltami, devi cercare di vomitare."

Gli dava una strana sensazione toccarlo dopo tanto tempo, vederlo, al suo cuore non stava facendo affatto bene ma non era il momento di preoccuparsene. Eren fece brevemente il riepilogo della situazione. Si trovava in un nel parcheggio semideserto di un minimarket, in un giorno di pioggia, in compagnia di un uomo forse in fin di vita disteso a terra, ed un altro riverso sulle sue ginocchia che da un momento all'altro avrebbe vomitato l'anima. In più, quest'ultimo era un uomo che amava/ odiava a morte, stava marinando scuola e aveva appena perso una chiamata di Mikasa che probabilmente gli avrebbe fatto un interrogatorio non appena tornato a casa.

Fantastico.

Cosa si può desiderare di meglio?

"Levi!" Eren lo scosse per un braccio, senza ricevere risposta. L'uomo pesava sulle sue ginocchia, ad occhi serrati e la bocca socchiusa, il viso pallido era impegnato di sudore. "Non possiamo rimanere qui per sempre. Mi senti? Levi? Devi vomitare per stare meglio!" In tutta risposta l'altro si agitò, scosso da violenti brividi.

"Cazzo. Cazzo non va bene."

Le labbra di Levi si mossero appena. "...a..nza .."

"Cosa?"

"..ambulanza.."

Regola numero uno della persona ubriaca. Gli sbronzi negano sempre d'essere sbronzi fino a quando stanno bene; se un ubriaco vi chiede di chiamare l'ambulanza, significa che sta male sul serio.

Eren lancio uno sguardo preoccupato all'uomo insanguinato a terra. "Dannazione!" Imprecò. Iniziava a provare una sensazione di panico, che avrebbe detto a quelli dell'ambulanza quando avrebbero chiesto spiegazioni per quella situazione assurda? E se quel tipo fosse morto davvero? Non poteva rischiare tanto.

D' altro canto, era davvero preoccupato per Levi. Non poteva rimanere a guardarlo con le mani in mano.

"Coraggio..." Eren abbracciò il ragazzo semiabbandonato sul suo grembo. "Riesci a muoverti? Proviamo ad uscire da qui.." Levi si mosse, fino a sollevare il peso a fatica dalle sue gambe e rimettersi seduto. Eren si sporse su di lui, tirandogli su i pantaloni come meglio poteva. Non riusciva a credere a quello che vedeva. Pensava di essere lui quello avente diritto a bere per dimenticare, ed invece ... che cosa gli sfuggiva? Il ragazzo si caricò il compagno sulle spalle, prima di scendere dall'auto. Dove poteva andare? Casa sua era troppo lontana, per non parlare del fatto che ormai scuola era finita, ci sarebbero state Mikasa e la mamma, quindi non se ne parlava nemmeno. C' era casa di Armin, ma non voleva disturbare suo nonno. L'unica che rimaneva era..

"Kari."

***

Kari si alzò dal letto, sentendo il campanello suonare all'impazzata. "Arrivo! !" urlò alla porta.

Non si preoccupò di aggiustarsi i capelli scombinati, né di nascondere la scarsa femminilità della tuta da ginnastica larga e sformata che stava indossando in quel momento. Unico tocco insolito, si preoccupò di infilare le pantofole fofose a forma di testa di coniglio, unico indumento a cui non poteva proprio rinunciare.

Si diresse alla porta trascinando i piedi con fare annoiato. Prima il postino, poi i testimoni di geova- che cosa aveva fatto per meritarsi questo karma malevolo?

"Chi è che rompe?"

"Kari, fammi entrare per piacere!"

La ragazza posò lo sguardo sul ragazzo, confusa. "Eren? O mio dio, scusa! Non ti avevo riconosciuto cosí bagnato! E.. aspetta, chi è quello?" chiese, sporgendosi a sbirciare il volto della persona che Eren stava trasportando in spalle a sacco di patate.

"Possiamo parlarne dopo? È urgente" la supplicò con gli occhi l'altro.

"Certo. Venite dentro! Sta male? Puoi distenderlo sul divano se vuoi.."

Senza farselo ripetere una seconda volta, Eren si fiondò verso il salotto.

" Grazie.'

Appoggió il corpo sul divano con una premura di cui non sapeva d'esser capace. Era così pallido, il ragazzo disteso davanti a lui, così scavato, gli zigomi sporgenti parevano affilati come lame, sotto agli occhi chiusi le occhiaie violacee erano molto più marcate del solito. Eren si sentì stringere il cuore. Inconsciamente raggiunse la mano del ragazzo con la sua, stringendola. Non si accorse di essersi perso ad osservarlo fino a quando non avvertì una presenza alle sue spalle.

"Cosa gli è successo?"

"Alcol. Ha bevuto troppo.. sono riuscito a farlo vomitare un po', poi ha perso conoscenza.. per la seconda volta.

"Non hai pensato di chiamare l'ambulanza?"

Eren si morse il labbro, lanciando all'amica uno sguardo fugace. "..Non posso."

Kari prese un lungo respiro. "Ok. Non capisco bene cosa stia succedendo, ma per adesso mi fiderò di te. Promettimi però che se il qui presente giovanotto inizia a stare peggio, mi lascerai chiamare un ambulanza."

Eren annui . Si lasciò cadere in ginocchio sul tappeto, rannicchiandosi al capezzale dell'uomo. In un attimo, la sua mano era intrecciata tra le ciocche di capelli neri, e li accarezzava con aria assente. Kari osservò la scena in silenzio, una rivelazione pian piano prese a farsi strada nella sua testa.

"..É lui? È quella persona?"

Eren la guardò come se avesse appena parlato cinese.

"Come?"

"È lui la persona per cui sei stato male? "affari di cuore", li avevi chiamati.

Il ragazzo avvertì una vampata di calore attraversarlo fino alla punta delle orecchie. ".. è complicato."

"Capisco."

Il ragazzo disteso sul divano iniziò a muoversi, mugugnando. Dapprima sembrò essere solo l'effetto di un brutto sogno, poi però il pallore della pelle si intensificò, così come i lamenti. Eren se ne accorse appena in tempo.

""Kari! Porta un secchio!"

Eren afferrò il ragazzo per il bacino, mettendolo a sedere come meglio poteva; nel frattempo una bacinella gli veniva piazzata appena in tempo sotto al mento. Nel giro di pochi minuti la conversazione tra i due amici si estinse del tutto, sostituita da suoni poco gradevoli che riempirono la stanza.

Anche Eren non si sentiva troppo bene, e il motivo non era dovuto solo al riflessi. Non riusciva a smettere di pensare a come avesse fatto Levi per ridursi ad uno straccio, non era certo roba da una bevuta sola, quella. Non era l'effetto di un bicchiere di troppo, non era il risultato di una serata finita male. Quel corpo esile scosso dai conati, quei suoni che gli stavano facendo rivoltare lo stomaco, erano così tremendi che Eren temeva rimanessero impressi nella memoria, non sarebbe stato più in grado di dimenticarli.

Ci volle un po' prima che tutto tornasse alla normalità. Eren afferrò lo straccio che Kari aveva portato assieme alla bacinella, impegnandolo per pulire la bocca dell'uomo. Il silenzio pesò sula stanza di botto, rotto soltanto dal respiro pesante di Levi che ora aveva socchiuso gli occhi in uno stato di semi- coscienza.

Kari si alzo in piedi. "Vado a buttare questa roba". Eren la percepì a malapena abbandonare la stanza. I suoi occhi erano tutti per l'uomo di fronte a lui.

"Perché? "

Lo sguardo dell'uomo, un tempo freddo ma carico di emozioni ora lo fissava vuoto, come se un sipario grigio fosse calato su quelle spettacolari iridi argentate che avevano popolato così spesso i sogni di Eren. Lo guardavano, ma non lo vedevano. Ed Eren non capiva, non capiva cosa fosse successo, perché, perché l'uomo che aveva prima annientato i suoi sentimenti aveva poi finito per autodistruggersi. Non aveva senso. Ma ora, non era così importante. All'improvviso, importava una cosa soltanto: la sua salute. Le motivazioni passavano in secondo piano, il passato, le lacrime che aveva speso per lui, gli sembravano tutti fatti così irreali e lontani appartenenti ad un'altra dimensione. Ora, tutto il suo risentimento nei suoi confronti era svanito, sostituito da un senso di preoccupazione ed ansia che lo stava consumando.

Davvero era stato convinto di poter dimenticare? Che razza di ingenuo era stato.



I'M BACK.


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