FANTASIE
PICCOLO AVVISO DI SCENA UN PO' SPINTA A FINE CAPITOLO.
La luce del mattino illuminava quasi completamente la stanza, mentre un ammasso scomposto di coperte si agitava nel letto, tormentato dal cinguettio di un paio di passeri che nonostante tutto riusciva giungere sin al di sotto delle lenzuola.
Uno....due....tre.
Un paio di occhi verdi si spalancarono di scatto.
"La volete piantare, inutili pennuti che non siete altro!?"
Un cuscino volò contro il vetro della finestra, spaventando i due poveri volatili che svolazzarono via frastornati.
"Accidenti a voi! Che bisogno c'è di fare sto' cazzo di casino il sabato mattina?" borbottò tra se e se, stropicciandosi gli occhi con il dorso della mano. Non si era accorto che la porta della camera nel frattempo si era aperta, ed una testa dalla chioma mora fece capolino nella stanza rispondendo alle sue considerazioni.
"E' la primavera, Eren! Hai presente? Cet amour!"
Il ragazzo sussultò leggermente notando la presenza di Mikasa.
"E quindi? Ti aspetti che mi alzi dal letto fresco come una rosa e mi metta a cantare "i sogni son desideri" assieme a loro?"
"Magari con l'aiuto dei topolini di Cenerentola riusciresti finalmente a rifarti il letto come si deve."
"Seh, speraci!" Eren rivolse alla sorella un occhiata di scherno. "E magari, già che ci sono, potrebbero anche cucirmi il vestito per il ballo!"
"Bhe, proprio di ballo non si tratta, ma ti ricordo che questa sera c'è qualcosa di simile ad attenderci!" Mikasa sfoggiò un sorriso a trentadue denti più uno, facendo rimanere di sasso il ragazzo, poco abituato a vedere sul viso della sorella tanta espressività. Poi Eren realizzò quello che Mikasa aveva cercato di fargli intendere. Stasera.
"STASERA?! IL BALL- cioè, IL CONCERTO E' STASERA?!"
Lo sguardo di Eren sfrecciò sul calendario appeso alla parete. Due settimane erano volate, e quella data cerchiata di rosso ora era lì, ad attendere qualcuno che finalmente la segnasse con una bella X.
In un batter d'occhio si fiondò fuori dal letto e giù per le scale, agitato come non mai.
"Eren!" Mikasa lo seguì in cucina dove il fratello si stava già versando i cereali nel latte ancora freddo, affondava il cucchiaio nella scodella e se lo portava alla bocca famelicamente.
"Eren! Guarda che il concerto sarà appena stasera! Hai tutto il tempo per mangiare con calma senza ucciderti!" La ragazza afferrò il polso di Eren cercando di trattenere l'ennesima cucchiaiata che stava per affondare nella sua bocca senza che avesse prima inghiottito.
"Mpfh! Lahiamh amhdahe! " *(suono non meglio identificato) lasciami andare!"
"EREN! MO-L-LA!"
"Hahaha!"
Una risatina argentina interrusse il bisticcio ed i due si ritrovarono a guardare la donna appoggiata alla cornice della porta che li guardava scuotendo appena la testa. Un gesto amorevole, privo di disapprovazione.
"Non cambieranno mai, i miei bambini!"
Carla nascose il sorriso dietro alle dita di una mano mano, mentre l'altra raggiungeva la chioma di Eren accarezzandola.
"Mikasa ha ragione, non c'è fretta. Hai una brava sorella che pensa solo al tuo bene, quindi dalle ascolto."
Eren fece roteare gli occhi, arrendendosi alle parole della madre. Anche se in cuor suo non avrebbe voluto darla vinta a Mikasa, soprattutto per una questione di orgoglio, quando Carla sorrideva era capace di far crollare qualsiasi resistenza.
"Ha suonato il citofono?"
La donna li abbandonò per raggiungere la porta e dare un'occhiata fuori dallo spioncino. Sorrise e salutò facendo entrare l'ospite, che irruppe in casa portandosi via anche l'ultima briciola di calma mattutina, se mai ne fosse rimasta qualcuna.
"Buongiorno Carla! Hey, ragazzi!! .
Gli occhi di Kari brillavano eccitati, nonostante fosse palese che stesse cercando di contenersi si poteva dedurre che fosse agitata al pari di Eren, forse anche di più.
"Armin ha detto che arriverà tra un po' più tardi." Le informò pigramente il ragazzo. L'amico non si sarebbe perso nulla di che, pensò, dal momento che quelle due avrebbero passato tutta la giornata a farsi belle per la serata. Non che ne avessero bisogno, in realtà. Eren trovava che entrambe fossero carine al naturale, senza alcun bisogno di quintalate di trucco o vestiti particolari. Una volta aveva tentato di chiedere a Mikasa perché lo facesse, se stesse cercando di far colpo su qualcuno o qualcosa di simile. Lei gli aveva risposto che non c'era nessuna motivazione precisa, semplicemente lo fa perché le piace, punto e basta.
Passare ore ed ore davanti allo specchio ad impiastricciarsi il viso come forma di divertimento.... Bha, Eren non capiva le donne, e mai le avrebbe capite.
Kari e Mikasa sgusciarono su per le scale lasciandolo solo con la sua tazza di latte ed Eren avvertì di nuovo quel senso di agitazione stringergli lo stomaco, facendogli passare la voglia di finire i cereali.
Sarebbe stata una lunga giornata.
[...]
Se non fosse stato per Armin ed i videogiochi, Eren avrebbe passato la maggior parte della mattinata preda dell'ansia. Ora l'amico era di sotto a giocare alla wii, mentre Kari e Mikasa erano ancora chiuse in camera di quest'ultima a fare chissà cosa. Probabilmente stavano ribaltando sottosopra l'intero armadio per decidere che cosa mettersi.
Faceva ancora fatica a capacitarsene: lui, su di giri per un concerto dei No Name? Fino ad un mese prima non ci avrebbe mai creduto. Li aveva rivalutati completamente, la loro musica era abbastanza orecchiabile, anzi, era più che questo, anche se ancora doveva ammetterlo con se stesso. Questo non significava che di colpo fosse diventato un fanboy fanatico..
Si infilò, sotto alla doccia, strofinandosi con foga lo shampoo nei capelli. Questione di poco, una manciata di ore soltanto e sarebbe stato là, in prima fila. Una scossa di adrenalina gli attraversò la spina dorsale fino ad annidarsi nelle dita dei piedi. Sarebbe stato a pochi metri da loro, da LUI. Avrebbe ascoltato direttamente la sua voce, respirato la sua stessa aria.. Quella consapevolezza gli fece sfuggire un sospiro, un fremito d'eccitazione. Avrebbe visto L dal vivo. I lineamenti delicati di quel volto si fecero strada nei suoi pensieri, il respiro si fece pesante, mentre la sua immaginazione proiettava il profilo dell'uomo nella doccia, lì, assieme a lui. Il calore affluì immediatamente alle gote di Eren, che però non cercò di sfuggire a quella fantasia.
Delineò il fisico dell'uomo con gli occhi della mente: le spalle, le clavicole, poi le braccia con un accenno di muscoli, il petto, gli addominali ed i fianchi sinuosi... il suo sguardo scivolò sempre più in giù, verso la zona pubica e lungo le cosce mentre immaginava di avvolgere il corpo minuto con le braccia, raggiungere i glutei sodi e strizzarli, avvicinando il bacino dell'uomo al suo fino a farli incontrare. L'immagine mentale era talmente vivida che quasi avvertiva il calore del corpo avvinghiato al suo.
Il ragazzo cominciò ad ansimare sempre più pesantemente, mentre l'acqua calda scendeva lungo il suo corpo appannando i vetri della doccia. Si coprì la bocca con la mano soffocando un lamento, tutti erano in casa, da sua madre fino al suo migliore amico, basta, doveva smetterla, pensare a qualcos'altro! Serrò gli occhi scuotendo la testa, ma quando li riaprì l'immagine che aveva concepito era ancora lì, nello spazio vuoto della doccia di fronte a lui.
Sarebbe stato veloce, giusto qualche minuto..
Il muro della ragione crollò sotto questo ultimo pensiero, ed L alzò le braccia a cingergli il collo, mentre Eren immaginava di prenderlo per i fianchi portandolo con se contro alla parete della doccia. Il ragazzo posizionò la mano chiusa a pugno sulla punta della propria erezione, sostenendosi con una mano al muro, gli occhi chiusi focalizzati sulle fattezze del cantante che ansimava eccitato, chiamando il suo nome e pregandolo di penetrarlo. Eren prese un bel respiro, facendo scivolare il pugno lungo l'asta del membro e immaginando di stare in realtà violando il corpo del leader dei No Name. Un lamento sconnesso sfuggi dalla sua bocca, mentre osservava mentalmente il corpo davanti a se contrarsi tra spasmi e gemiti di piacere. Prese a muovere regolarmente la mano su e giù lungo la propria lunghezza, dapprima con un ritmo lento, poi sempre più veloce, man mano che si avvicinava al culmine del piacere. Quasi avvertiva i muscoli interni dell'uomo stringersi attorno a lui, mentre le sue braccia lo avvolgevano e le unghie laccate di nero gli graffiavano la schiena..
"Ngh! L! Dentro di L.. C-così bello..."
L'uomo chiamò il suo nome, ed Eren si ritrovò ad osservare il suo viso avvolto nelle bende. D'un tratto una di queste si allentò scivolando verso il basso.
L'immaginazione di Eren non seppe come completare quell'azione.
Nonostante la benda avesse lasciato l'occhio scoperto, la palpebra dell'occhio rimase calata.
"L! L.. A-apri gli occhi!" cominciò a chiamare. "Voglio vederti! V-Voglio guardarti!"
L'uomo sotto di lui continuò a chiamare il suo nome sempre più forte, senza rispondere alla sua domanda.
"Ah! L!... L!"
Il frutto della sua fantasia gemette oscenamente ed inarcò la schiena, colto dal piacere dell'orgasmo, Eren avvertì un calore improvviso propagarsi in ogni cellula del suo essere, ed un forte tremito scosse il corpo del ragazzo che rilasciò del liquido bianco e vischioso sulla parete della doccia.
Quando Eren si riprese, era di nuovo solo sotto al getto d'acqua calda.
Si portò una mano al viso, avvertendo qualcosa scendere dall'angolo dell'occhio lungo la guancia, confondendosi con l'acqua che gli scorreva addosso. La assaggiò con la punta della lingua. Era salata.
Una lacrima?
Non ebbe il tempo di pensarci, perché qualcuno prese a bussa alla porta del bagno.
"Eren! Hai finito?"
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