ALCOL

Attenzione: tentato stupro in questo capitolo.


EREN Pov.

Eren si infilò gli anfibi, inveendo contro la pioggia che sentiva scrosciare all'esterno. L'unica volta che decideva di marinare scuola ( per un buon motivo) e guarda un po' che razza di tempo gli sarebbe toccato affrontare. Il problema non era tanto l'acqua, quanto il vento: sapeva già che l'ombrello non avrebbe retto.

Infilò la giacca impermeabile, facendo ben attenzione a chiudere la zip fino in fondo, poi guardò lo zaino, soppesando se valesse la pena portarlo o meno. Sarebbe stato un ingombro, ma se la mamma lo avesse visto uscire di casa senza, di certo si sarebbe insospettita. .. sbuffò, buttandoselo in spalla.

Meglio non rischiare.

"Mamma, io vado!" urlò scendendo le scale.

"Ciao tesoro! Ma non aspetti Mikasa?"

Eren congelò sul posto. Mikasa. Maledizione, si era dimenticato di lei, cosa avrebbe fatto quando non lo avrebbe visto a scuola? Avrebbe potuto dirle che si era sentito male ed era ritornato a casa... ma Mikasa non era scema, si sarebbe accorta se avesse e mentito. Pazienza, ci avrebbe pensato dopo. Ora aveva problemi più importanti da affrontare.

"...Io vado prima per parlare con un professore! C''è un esercizio che non ho capito è vorrei che me lo rispiegasse in privato.."

"Va bene, la avviso io che sei andato a vanti. Divertiti, a scuola!"

Eren scosse la testa. "Si, si.. certo mamma."

***

Accidenti, accidenti al tempo, accidenti alle pozzanghere ed alle macchine che continuavano a passare troppo vicino al marciapiede. Come aveva immaginato, era stato impossibile anche solo aprire l'ombrello. Per fortuna esistono le giacche con il cappuccio, ma camminare in quelle condizioni faceva sembrare il palazzo che stava cercando piú lontano di quanto non fosse.

Eccolo laggiú in fondo, splendeva come un gioiello in mezzo al grigiore della città, grazie alle immense vetrate a specchio che lo ricoprivano. Sovrastava gli altri edifici, spiccava per eleganza come un fiore tra la gramigna. Doveva ammetterlo, Levi aveva buon gusto in merito.

Eren si bloccò di colpo. Che avrebbe fatto ora? Lui non aveva un piano. Sapeva di dover andare da lui, ma come? Non avrebbe suonato alla sua porta, non era pronto per arrivare fino a questo punto. Probabilmente la strategia migliore sarebbe stato aspettare. Prima o poi Levi sarebbe dovuto uscire. Ci aveva riflettuto, era praticamente impossibile che non uscisse affatto. Doveva pur mangiare e bere dopotutto; magari ordinava d'asporto, però vivere per tre settimane chiuso in un appartamento sarebbe risultato difficile per chiunque.. un modo per arrivare a lui doveva esistere. Esiste sempre un modo.

***

LEVI Pov

Gettò a terra l'ennesima bottiglia di birra. Si, non era da lui sporcare, ma ormai non gliene importava più nulla.

Che senso ha vivere, quando è doloroso persino respirare? Quando ogni istante che passi da sveglio, è come avere un trapano puntato alla tempia che ti perfora il cranio fino a portarti alla pazzia? È un inferno. Un inferno che Levi aveva già dovuto affrontare in passato, e di cui non aveva nostalgia.

Non voleva tornare da uno psichiatra. Gli unici altri modi che conosceva per sfuggire al malessere erano due: dormire, oppure bere fino a perdere i sensi. Il problema del primo metodo è che prima o poi ci si deve svegliare. Una volta c'era quasi riuscito, a risolvere questo problema. Dormire per l'eternità non suona male, quando è l'unica soluzione che può darti un po' di sollievo. Hanji era riuscita a fermarlo appena in tempo.

Levi si abbandonò sul divano, lo sguardo fisso nel vuoto. Le persone non possono capire cosa sia la depressione fino a quando non la provano sulla loro pelle. E' una malattia, non scegli di essere depresso, ti succede e basta. E' la malattia degli insicuri.

Aprì un'altra bottiglia di birra, trangugiandola avidamente. Non voleva rischiare di tornare sobrio, se fosse successo il dolore avrebbe nuovamente preso il sopravvento. Ogni giornata ormai era uguale all'altra, le passava chiuso in casa, a bere, bere, e bere ancora, a pensare ad Eren, a come sarebbero andate le cose se non lo avesse mai conosciuto, a chiedersi cosa stesse facendo lui ora, a domandarsi se lo avesse già dimenticato e fosse riuscito ad andare avanti. Oh, se non lo avesse mai conosciuto sarebbe stato certo tutto molto diverso, ma non si pentiva di nulla. Era contento di aver avuto l'occasione di passare del tempo con lui, quel ragazzo era riuscito a fargli provare emozioni di cui non credeva essere capace. Era stato felice, come non lo era da troppo tempo. Anche se sapeva che non sarebbe mai stato possibile, a volte aveva sognato che potesse durare per sempre.

Si pulì la bocca con la manica della camicia, ed appoggiò in parte la bottiglia vuota. Allungò la mano, afferrandone un'altra. Vuota. Prese per il collo una bottiglia di vodka abbandonata a terra. Vuota anche questa. Si alzò imprecando dal divano e barcollò in direzione del frigorifero. Si appoggiò allo sportello aperto, sorreggendosi come meglio poteva per non caderci dentro.

Vuoto. Il maledetto frigorifero era vuoto.

Sentì di essere li lì per avere un attacco di panico. No, senza alcol non ce la poteva fare, solo pensare d'essere sobrio lo spaventava! Ma per avere altro alcol, avrebbe dovuto uscire di casa... altra cosa che gli procurava la nausea. Non che avesse molte altre alternative.

Strappò la giacca all'appendiabiti, indossandola in fretta e furia. Voleva solo fare tutto il più velocemente possibile, in modo di potersene tornare presto a casa, dove nessuno lo avrebbe disturbato, si preoccupò a malapena di coprirsi in viso, tutto ad un tratto non sembrava più una questione così importante. Naturalmente non sarebbe uscito dalla porta principale. Non voleva rischiare di incappare in Hanji, Mike, oppure Erwin, le tre persone che negli ultimi giorni avevano cercato in tutti i modi di convincerlo a uscire da lì; Se fossero riusciti a catturarlo sicuramente non lo avrebbero lasciato andare così facilmente.

Tanto per peggiorare la situazione, fuori pioveva.

Levi uscì con prudenza dalla porta d'emergenza, tirandosi il cappuccio sopra alla testa. Per fortuna conosceva un posto non troppo distante dove avrebbe potuto procurarsi dell'alcol a buon prezzo, un piccolo supermarket in fono alla strada, poco frequentato. La parte difficile sarebbe stata arrivarci evitando di essere sommerso dagli schizzi d'acqua che le macchine in corsa spruzzavano sul marciapiede. Cacciò le mani in tasca, stringendosi nella giacca, e incominciò a camminare.

***

Le porte automatiche del supermarket si aprirono, permettendo a Levi di entrare all'interno del locale. Subito venne accolto dall'atmosfera calda ed accogliente, in confronto al diluvio universale che stava scendendo dal cielo all'esterno.

"Buongiorno!" salutò una commessa.

L'uomo rispose con un cenno del capo. Se non voleva destare sospetti, doveva perlomeno sforzarsi di comportarsi con naturalezza. Subito lo sguardo corse alle corsie piene di prodotti. Dove diavolo tenevano gli alcolici? Avventurandosi in mezzo agli scaffali di gran lunga più alti di lui, Levi iniziò a scandagliare le mensole alla ricerca di qualcosa di forte: vodka, Jagermaister, o forse del rum.

Lo sguardo finalmente si soffermò sulle bottiglie in questione. Levi imprecò a denti stretti. Sì, perché l'alcol che stava cercando, e di cui sentiva l'assoluto bisogno man mano che il tempo passava, non si trovava sugli scaffali in basso o di mezzo, no, il fottutissimo Jeagermaister si trovava lassù in alto! Dove nemmeno un cazzo di gigante sarebbe arrivato senza prendere l'ascensore! Cercando di contenere la rabbia, Levi si sporse verso l'alto, allungando la mano fino a sfiorare il vetro della bottiglia.

Ancora un piccolo sforzo..

Le dita sfiorarono la bottiglia, e la bottiglia scivolò più in dentro.

Levi imprecò ad alta voce. Fanculo le buone maniere, fanculo la dignità, fanculo tutto! Iniziò a saltellare, cercando disperatamente di raggiungere il tanto agognato alcol. Ovviamente, senza ottenere alcun risultato.

"...Stai cercando di prendere questa?" Una mano abbronzata fece capolino sopra alla sua testa afferrando la bottiglia.

Levi aggrottò la fronte contrariato. Avrebbe potuto farcela benissimo da solo, se solo quel coglione gliene avesse lasciato il tempo. "...grazie." Ringhiò tra i denti. Alzò lo sguardo, trovandosi faccia a faccia con un volto conosciuto.

Per un attimo il cuore smise di battere.

"Noah?"

Si ricordava di quel ragazzo, uno di quelli che erano venuti prima di Eren. Non era stato affatto male, a letto, tuttavia incontrarlo aveva scatenato qualcosa in lui, una sorta di reazione negativa: gli ricordava troppo una vita che ormai aveva smesso di vivere, una persona che ormai aveva smesso di essere. Come aveva fatto a cambiare così tanto in così poco tempo?

"Ci conosciamo?" Sorrise il ragazzo.

Ah, giusto. Non poteva ricordarsi di lui. Noah aveva scopato con L, non con Levi.

"..No, non credo. Grazie per la bottiglia."

Levi fece per voltarsi ed andarsene, quando la stessa mano che lo aveva aiutato a prenderla gli sfilò la bottiglia di mano. "Facciamo così." Esordì il ragazzo "Questa la offro io, ed in cambio ce la scoliamo insieme. E' triste bere da soli."

Levi lo fulminò con lo sguardo. "Facciamo che anche no?"

"Tre. Tre bottiglie, e mi tieni compagnia nelle prossime due ore. Mi sembra un buon prezzo, no?" Levi sbuffò. Qualcosa gli diceva che se non fossero giunti a un compromesso, non avrebbe mai avuto indietro il suo alcol. "...Ci sto." In fondo non gliene importava nulla. Avrebbe potuto anche sopportare quella fastidiosa presenza, a patto che i suoi sensi fossero abbastanza intorpiditi."

Noah afferrò un'altra bottiglia dallo scaffale. "Bene. Direi che possiamo andare a pagare."

Stavano camminando assieme verso alla cassa, quando Levi avvertì il braccio del ragazzo scivolargli furtivo attorno ai fianchi. "Ti hanno mai detto che hai proprio degli occhi stupendi?" sentì quella frase sussurrata infrangersi calda contro al suo orecchio. Sussultò sorpreso, solo per un attimo. Subito si ricompose. Doveva aspettarselo, dopotutto, che fosse lì dove Noah voleva andare a parare..

Levi sorrise malinconico. "...Si. Una volta, qualcuno me lo ha detto."Mormorò.

La commessa lanciò alla coppia uno sguardo stranito, quando uscendo dal negozio Noah si trascinò dietro Levi afferrandolo per i fianchi, una mano fermamente appigliata al suo didietro e l'altra occupata a trasportare la borsa piena di bottiglie.

***

Levi alzò la bottiglia, cercando di catturare anche l'ultima goccia del liquido che scese giù per la gola, regalandogli quella sensazione bruciante a cui si era ormai abituato.

"...Sono sicuro di averti già incontrato da qualche parte." Noah, seduto assieme a lui sui sedili posteriori della macchina lo squadrò."Forse in qualche night club? Direi che sei sexy abbastanza da poter fare quel lavoro.."

L'altro lo ignorò, troppo occupato ad aprire un'altra bottiglia per prestargli attenzione. Le mani trafficarono con il tappo, senza però riuscire ad aprirlo. Le dita, ormai deboli, scivolarono nel tentativo.

"Sei già ubriaco?" Noah gli sfilò la bottiglia dalle mani, costringendolo a concentrare l'attenzione su di sé.

Levi mugulò qualcosa, insoddisfatto, e subito si gettò in avanti, nel vano tentativo di raggiungere ciò che gli era stato sottratto. Fallì nell'impresa, ritrovandosi invece addosso a Noah.

"Direi che questo è abbastanza" Sorrise il ragazzo. Allungò il braccio, appoggiando la bottiglia a terra. Levi cercò prontamente di raggiungerla, ma le braccia muscolose dell'altro lo bloccarono, impedendogli di muoversi. "Se bevi ancora starai male. Che ne dici invece di provare qualcosa di bello?"Lo costrinse a sé con un braccio, mentre l'altra mano correva alla patta dei pantaloni. Prese a massaggiargli il membro attraverso la stoffa dei Jeans, ignorano i deboli ed inutili tentativi dell'altro per liberarsi dalla presa.

"Shssss.... Fermo, stai fermo. Ti piacerà, non preoccuparti."Gli morse il lobo dell'orecchio, passandoci poi la lingua sopra. Levi ansimava, impotente. "Guarda, stai gemendo come una ragazzina..." Noah lo trascinò sulle sue ginocchia, tenendolo in braccio, la schiena di Levi premuta contro al suo petto, e il fiato caldo pronto ad accarezzargli il collo. Gli calò i Jeans. "Lo senti il mio amico là sotto?" sussurrò al suo orecchio. "E' così duro per colpa tua.." Levi scosse la testa, in evidente stato confusionale. Noah dubitava che stesse capendo qualcosa di ciò che stava accadendo, dopo tutto quel che aveva bevuto. Probabilmente stava vivendo tutto come una sorta di illusione... tanto meglio per lui, che voleva spassarsela senza rischiare di finire in gattabuia. Di certo, la mattina seguente Levi non si sarebbe ricordato un bel niente dell'accaduto.

"Ora te lo metto dentro, ok? Lo vuoi, puttana, non è vero?" Si morse il labbro, pregustando l'atto. "Si, lo so che lo vuoi..." Levi giaceva abbandonato contro il suo petto, quasi incosciente. Forse aveva esagerato a comprargli tutta quella roba ma hey, era stato lui a chiedergli l'alcol, no?

Schegge, schegge di vetro.

Il finestrino andò in frantumi.

Un paio di mani lo raggiunsero all'interno dell'abitacolo. Non ebbe il tempo di reagire, non ebbe il tempo di gridare aiuto. Venne trascinato fuori dalla macchina, si ritrovò fradicio, sotto alla pioggia, davanti ad un paio di occhi verdi pieni d'ira.

RAGAZZI! :D

ho scritto una one shot per HALLOWEEN (che si chiama appunto A HALLOWEEN TALE), anche se inizialmente non sembra è yaoi, ErenxLevi, la copertina è quella qui sotto:

ma dico, non sono bellissimi anche così? * ^ *



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