Capitolo 3

"Ma cosa ti passa per la testa?" Mi chiede Aaron
"Cosa ci trovi di strano? Voglio solo scattare alcune foto!" Rispondo
"Hey ma che succede ragazzi?" Chiede Connie
"Am ha intenzione di entrare in una sorta di fabbrica abbandonata 'solo per scattare alcune foto', io la trovo un'idea folle"
"Aaron, la follia è nella norma." Mi difende Connie.
Guardo Aaron e faccio la linguaccia, la quale viene ricambiata. Suona la campanella. Fine ricreazione, inizio inferno.
"Cos'abbiamo adesso?" Chiedo ai miei amici
"Mhmh mi sembra biologia" mi risponde Connie
E così tutti e tre ci avviamo verso l'aula di scienze. L'ora passa in fretta e prima che ce ne accorgiamo è già tempo di ritornare a casa, questa volta però, a me e ad Aaron tocca scegliere se tornare in autobus o a piedi dato che Connie e Nathan sono diretti a casa dei loro nonni a San Francisco e noi abbiamo la patente ma non l'auto. Optiamo per tornare a piedi, l'autobus è una rottura: troppa gente rinchiusa in uno spazio angusto, puzza di sudore ed è scomodissimo. Camminare un po' non ci farà male.
Accompagno Aaron alla porta, ci salutiamo e mi incammino verso casa.

Apro la porta urlando "ciaoo" senza ricevere una risposta, mi sembra strano dato che è venerdì i miei genitori dovrebbero essere già a casa. Allora mi dirigo in cucina e trovo un post-it attaccato al frigorifero sul quale c'è scritto:
"Ciao tesoro, siamo usciti a prendere una cosa. Torniamo presto non preoccuparti.
-Mamma e papà "
Più lo guardo e più penso che sia simile a uno di quei bigliettini che nei film, i genitori scrivono ai propri figli per poterli abbandonare al loro triste destino. Ad incentivare il mio pensiero è il 'siamo usciti a prendere una cosa' cioè, più vaghi di così non si può. Cerco di non pensarci più di tanto, mi dirigo verso il salotto togliendomi le scarpe dopodiché lancio me stessa e lo zaino sul divano e accendo la TV. Dopo qualche secondo i milioni di pixel dello schermo prendono vita e mi ritrovo a guardare il Tg. Sto per cambiare canale quando sento "Allerta in Europa. Riscontrato un nuovo virus. Cause e provenienza sconosciute. L'individuo infetto presenta instabilità mentale e incapacità di parlare. Il fatto più strano si presenta dopo qualche ora dai primi sintomi, l'individuo presenta lesioni simili a corrosioni e bruciature. Inoltre diventa violento contro chiunque altro gli si avvicini; ritorneremo per degli aggiornamenti."
Ora sono davvero inquietata.
Salto in piedi sul divano sentendo dei rumori provenire dal giardino. Abbracciando un cuscino mi rifugio al sicuro (ovvio) sotto le coperte. Sento la porta aprirsi lentamente e poi sento una voce familiare, la mamma. "Amber sei rientrata? Noi siamo tornati!"
È la situazione perfetta per uno scherzetto. Appena sento i passi dei miei genitori vicini al divano, sbuco fuori dalla coperta con un "BAH" ed entrambi sobbalzano e poi ridono "Sei sempre la solita!"
"Mhmh allora.. Siete andati a prendere 'quella cosa' ?"
Vedo i miei genitori un po' spiazzati, poi si guardano negli occhi e la mamma fa un cenno a papà con la testa. Lui mi guarda e mi dice " Amber, la settimana scorsa hai compiuto gli anni, ti avevamo detto che il tuo regalo sarebbe arrivato un po' in ritardo e oggi vorremo dartelo, quindi metti scarpe e cappotto che usciamo." Dopo questa risposta, quella spiazzata sono io. Cioè non me lo aspettavo proprio. Comunque faccio quello che dice e li seguo fino in macchina. Dopo una decina di minuti mi accorgo che siamo diretti a San Francisco. La mamma si gira verso di me e mi porge un foulard dicendo "Bendati gli occhi, sennò non sarà più una sorpresa!" Faccio come dice e proseguiamo il viaggio.

Sento la macchina fermarsi. La portiera si apre e uno dei miei genitori mi prende per mano e mi accompagna fuori. Dopo qualche passo la voce di mia madre mi stordisce i timpani "Amber attenta allo scalino!"
E detto questo mi ritrovo a terra, con la faccia sull'asfalto.
"Grazie per avermi avvisata in tempo!" Dico scocciata.
Sento lo scampanellio di quei cosi appesi alle porte dei negozi e subito dopo, una voce maschile molto profonda "Buongiorno signori Wilson, e signorina."
Abbozzo un finto sorriso e ricambio il saluto. Sono sempre più convinta che i miei genitori mi abbiano portata in qualche strano luogo per abbandonarmi e farmi torturare da un tipo con la voce inquietante, con la scusa 'andiamo a prendere il tuo regalo di compleanno'.
Mia madre o mio padre, non ho ancora ben capito chi dei due, mi lascia la mano, che viene poi presa con delicatezza da una grande mano callosa. Aiuto.
"Amber giusto?" Mi chiede la voce
"Ehm.. Si.." Rispondo poco convinta
"Bene siediti pure, dietro a te si trova una.. ehm poltrona(?).. Si dai chiamiamola poltrona hahaha"
Okay questo uomo, questa voce, questa risata. Sono letteralmente terrorizzata. Lentamente cerco con le mani quella 'poltrona' finché non raggiungo un bracciolo in pelle. Certo che è strana come poltrona. Mi siedo e oddio. Conosco solo una poltrona con questa forma.
Quella del dentista.

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