Taking a leap into the past
Non era come tutte le altre della sua età, non lo era mai stata. Non le interessava nessuno e non capiva a cosa servisse buttarsi tutto quel trucco in faccia, né perché tutte provassero un amore così spassionato per le compere. Odiava spettegolare tra i corridoi e sghignazzare tra risatine e sorrisetti lanciati ai ragazzi più carini, lo trovava stupido e incredibilmente inutile. Ecco perché aveva costruito un mondo tutto per lei, uno di quei "castelli campati in aria", uno di quei luoghi idillici e sconosciuti, inesistenti e irreali. E se ne stava sempre lì da sola, quando gli altri cominciavano a sbocciare,a conoscere la vita mondana e sentirsi più grandi, contribuendo a creare quella rete fittizia di collegamenti sociali che a tutti appare reale, ma che non fa che ingoiarci piano piano e ad uno ad uno. D'altronde lei viaggiava, in quel suo piccolo mondo immenso, poteva andare dove voleva, volare. Era stata sulla luna, e nello spazio, e tra i pianeti. Chissà perché nessuno se n'era mai accorto, non riusciva a capire neanche questo, come nessuno avesse notato di possederlo, quel luogo idillico e celestiale, geniale ed entusiasmante, comunemente anche chiamato 'mente'. Forse era anche per questo che aveva poche amiche, forse le altre non riuscivano neanche a varcare la soglia di quella barriera trasparente che vagava con lei.. tutti ne abbiamo una. Ma di quelle due amiche che aveva, due per numero e non per approssimazione, lei si fidava, ciecamente, facevano parte di lei e la porta del suo mondo era sempre aperta per loro, che riuscivano a varcarla e a credere in lei.
Ma non era solo la sua personalità a tenerla lontana dagli altri, c'era ben altro con cui lei si giustificava, un qualcosa di così forte e tremendo che talvolta può ossessionare fino alla perdita di se stessi: non si piaceva, anche se non lo aveva ancora capito. Era bassina, cicciotta, poco curata. Capelli sempre arruffati, forse per via del riccio, un paio di occhialini orrendi, di un fuxia così acceso da far invidia persino al sole, così forte da riuscire ad accecare anche un angelo (se mai esistono) abituato al pallore sgargiante e candido delle nuvole in Paradiso. Si potrebbe dire che poco si curava dell'aspetto fisico, a giudicare da quanto le piacesse mangiare e da quanto poco le importassero le conseguenze di tale eccesso. Bordini di grasso nella pancia e brufoletti seminati qua e là sulla fronte non erano stati motivi di problemi fino ad allora, e anzi talvolta se li faceva spuntare lei, quei maledetti, torturandosi la pelle fin quando il suo volto non sembrasse degno di stare vicino a uno di quei pomodori maturi appena raccolti, rossi e pomposi, e dedicandosi a qualunque piccola macchia riuscisse a trovare nascosta nell'ombra.
Ma aveva gli occhi azzurri. Grandi e belli. Indagatori e curiosi. Occhi che ben presto avrebbero cominciato a nascondere le sfumature di un'anima senza vie da seguire e strade da percorrere, i segreti di una sconsolata incoerente paura. Lei non sapeva neanche questo, ma quegli occhi trasmettevano e al contempo socchiudevano un mondo infinito di emozioni, persino a lei sconosciute. Fu solo al liceo che cominciò a truccarli, a evidenziarli, a rendersi conto della loro brutalità perversa, del loro potere, della loro enciclopedica importanza.
Ma questa è ancora un'altra storia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top