A mente lucida: riflessioni di una mente suicida

E buongiorno, ragazzi.

Tanto che non ci si vede, eh?

Scusate, ho avuto un sacco di impegni e Wattpad è passato un po' in secondo piano, quindi ho pensato, come tutte le persone normali e razionali, di tornare a bomba con un tema che ho appena sfiorato, nella mia raccolta: il suicidio.

Ovviamente, se siete sensibili a questo argomento, vi consiglio di uscire. Ho tanti altri capitoli, alcuni più leggeri, che potrete godervi. Non fate del male a voi stessi.

Ora che abbiamo fatto le dovute premesse, direi di buttarci a pesce in questo capitolo:

PRIMA PARTE - MALA TEMPORA CURRUNT

Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto. Ho sempre avuto delle idee a riguardo, che non si sono mai concretizzate in nulla. Eppure eccomi qui, a scrivere questa letterina che verrà idealmente ritrovata postuma. Se mai avrò il coraggio di farlo, voglio far sapere che non ce l'ho con nessuna delle persone nella mia vita. Non porto rancore verso nessuno. Chiedo scusa a chiunque dovesse dispiacersi, o addirittura disperarsi alla notizia della mia dipartita. Non dispiacetevene più di tanto, non è una grande perdita. Nessuno dovrà più preoccuparsi di me, spendere soldi, portarmi in posti, fingere di volermi bene. Sarete tutti liberi, e lo sarò anche io. Andrà tutto bene. Mi dispiace per tutte le delusioni, per tutti i fallimenti. Me ne dispiaccio e spero che non portiate rancore. Cercherò un modo per rimanere in contatto con le persone importanti, anche se non credo nel paranormale. Oppure rimarrò in contemplazione eterna, in un vuoto silenzioso. Non sarebbe male, no? Il silenzio. Quello che cerco. Quello a cui ambisco.

So di essere un fallimento, una delusione per tutti. Per i miei amici, per la mia famiglia, per i professori, la mia ragazza, i miei compagni di classe. Ma non preoccupatevi. Me ne andrò il più silenziosamente possibile, senza far rumore. Forse avrò le ali, e potrò volare in cielo e respirare. Forse, se esiste un Paradiso, potrò ammirarlo da lontano, e accedervi, se il buon Dio esiste. Non sopporto più questo peso, questa sensazione orribile di ansia, di non essere mai abbastanza, di avere paura. Non voglio più avere paura. Se qualcuno di voi dovesse chiedersi il perché, la risposta migliore che posso dare è questa: il peso di un'esistenza che non riesco a sopportare, la consapevolezza di non essere abbastanza, e di non poterlo essere mai. A tutti coloro che ho incontrato in questa vita: vi ho voluto bene, e spero che la terra vi sia lieve, quando arriverà il vostro momento.

E non me ne vogliate, amici, perché cerco solo la pace.

Questa è stata la prima lettera di suicidio che io abbia mai scritto, datata 24/03/2023. Non molto tempo fa, anche se sembra una vita.

Forse per qualcuno sarà una sorpresa. Forse non se l'aspettava, che Dark il distruttore di fan fiction senza cuore potesse avere momenti del genere.

Ebbene, amici, a scapito del personaggio che mi sono cucito addosso, sono una persona molto sensibile e dal temperamento molto sanguigno e volubile.

Non starò qui a tediarvi con i motivi che mi abbiano spinto a scrivere queste parole, in quanto preferisco tenermeli per me in primo luogo, in secondo luogo dovrei scrivere un capitolo a parte solo su questo e non ne ho la forza.

È interessante, però, analizzare questa lettera a mente lucida. Qualcuno potrà dire che è troppo lunga, forse troppo fredda, e che me la sono preparata apposta per questo capitolo.

Io, ovviamente, non ho modo di dimostrarvi che ciò che ho scritto sia vero, quindi vi toccherà fidarvi di me.

Dopo aver mandato questa lettera a chi di dovere, mi sono reso conto di non avere un piano.

Non avevo pianificato nulla, avevo semplicemente scritto ciò che sentivo, senza però studiare cosa avrei fatto in seguito.

Le energie spese anche solo per contemplare l'idea mi lasciarono bloccato sul divano, senza aver fatto nulla di concreto, e, per il momento, senza l'intenzione di farlo di nuovo.

Una mia cara amica decise di venirmi a trovare insieme alla mia ragazza, il giorno dopo, un sabato, e ricevetti supporto da altre persone.

Mangiammo insieme, ci salutammo, e poi la mia compagna venne a stare da me la notte.

Quella notte, sabato notte, il 25/03, venni lasciato da lei, mentre era ancora da me.

Fu una notte assolutamente orribile, e fu un campanello d'allarme che le cose sarebbero peggiorate di lì a poco.

SECONDA PARTE - IL BARATRO

Da quel giorno, fino direi a pochi giorni fa, fu il periodo più difficile che abbia mai vissuto personalmente.

Io e la mia ex eravamo, siamo, in una situazione poco definita, e lei iniziò ad allontanarsi.

Intanto, l'amica di cui vi avevo parlato, chiuse i rapporti verso la fine di giugno, senza darmi nessuna spiegazione a riguardo.

Mi era già balenata in testa l'idea di riprovarci, ma la maturità aveva messo un freno a tutto, anche se aveva acuito il mal d'essere che sentivo.

Finita la maturità, sentii di non aver più niente.

È difficile come spiegare da sensazione, ma farò del mio meglio.

Avete presente quella sensazione che si prova la notte quando non si riesce a dormire, e ci si ritrova a fissare il soffitto per ore, senza capire bene cosa si sta facendo?

Bene.

Prendete quella sensazione, e allungatene la durata, per mesi, anni, mi sentivo così. Senza obiettivo, senza scopo, senza nulla che potesse riempire il vuoto che sentivo.

E fu verso la metà di luglio che raggiunsi il baratro.

A causa di avvenimenti che non mi sento di dire, quel giorno avevo deciso di riprovarci, ma avevo un piano: una sciarpa e il lampadario del mio salotto.

Ringraziai un vecchio amico con cui avevo riallacciato i rapporti per esserci stato, e, quando arrivai a casa, presi la sciarpa.

Cosa si prova in quei momenti è la più pura e semplice forma di lucidità.

Si sa bene a cosa si sta andando incontro, si sa bene che si morirà, ma quella consapevolezza non è in grado di fermare l'intento, in quanto è ciò che si cerca.

La morte. Un silenzio eterno.

Salii sul tavolino del mio salotto, e mi accorsi che quel lampadario era troppo in alto, e non ci sarei mai arrivato se non con una scala.

Poi, mi ricordai di quello in cucina.

Salii sul tavolo, mi accorsi che ci sarei arrivato senza problemi, e che quando avrei voluto farlo avrei dovuto semplicemente spostare il tavolo e tenere una sedia.

Eppure, prima di legare la sciarpa, lo toccai e iniziò a dondolare.

La paura che non potesse reggere il mio peso e che sarei caduto ancora prima di iniziare mi fece desistere, e scesi.

Quel vecchio amico venne a trovarmi e rimase con me.

PARTE TERZA - LA LUCE

Posso dire che, da quel giorno, le cose sono migliorate.

Ovviamente, non si risolverà tutto magicamente, con un colpo di bacchetta, ma posso dire che, in questo momento, intenti del genere non si sono ripresentati.

È presto per dirlo, lo so, ma, per la prima volta in forse dieci anni, sento che uno spiraglio di luce ci sia. Che qualcosa, alla fine, stia davvero migliorando.

E per qualcuno che ha passato una decade a guardare la propria sanità mentale sgretolarsi, è più che sufficiente.

Vi ringrazio per l'attenzione.

Auf Wiedersehen,
Dark

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