Seconda prova
Preparò le sue poche cose con l'aiuto dei due uomini che lo avevano chiamato e si avviò con essi alla stazione dove avrebbe dovuto aspettare il treno. Anche Elisa doveva tornare a casa. In un attimo tutto quello che conosceva si era sgretolato fra le sue mani per diventare polvere e volare via con il vento. Possibile che fosse stato così cieco? Possibile che tutti fossero stati così ciechi? Nessuno aveva visto il desiderio crescente nel cuore del suo capitano di squadra, nessuno aveva visto che quel desiderio la stava sviando. Desirèe aveva covato nel suo animo più profondo un desiderio impossibile che aveva seguito fin dalla più giovane età ed esso l'aveva guidata verso un lento degrado, un lento trasformarsi in mera macchina dedita solo alla vendetta. Oscar lo sapeva e aveva lasciato che accadesse il peggio. In un attimo i guardiani del re li avevano attaccati e Dede non aveva fatto nulla per proteggere i suoi compagni. -Scusatemi- aveva detto -Ma il mio sogno mi aspetta e se voi non mi volete aiutare lo seguirò da sola- aveva poi concluso la frase con il viso più impassibile che avesse mai avuto -A costo di morire-. Poi era sparita nel nulla abbandonando i suoi compagni, i suoi amici, la sua famiglia. "Va in contro alla morte, quella scema" pensò Oscar massaggiandosi la gamba che aveva perso a causa della ragazza. La sentiva ancora come se non l'avesse mai persa, faceva malissimo, ma si stava abituando a quella sua nuova condizione. Non sapeva di preciso che fine avessero fatto gli altri, ma aveva sentito che Elia era stato catturato. Se non aveva capito male, il ragazzo aveva salvato lui ed Elisa che erano svenuti, ma aveva dovuto trasformarsi per farlo e altri soldati lo avevano scoperto, il loro segreto: avevano scoperto che Elia era un mutaforma. Sicuramente in quel momento si trovava in una orribile cella del carcere per esseri magici. Come non poteva essere attanagliata dai sensi di colpa quella ragazza? Come aveva fatto ad abbandonare i suoi compagni in quel modo? Sapeva che Elisa era arrivata alla pazzia? Per seguire inutilmente il suo sogno irraggiungibile aveva distrutto quelli delle persone che amava. Così in quella fredda notte Oscar veniva lentamente accompagnato alla stazione del treno che lo avrebbe riportato a casa, verso la sua famiglia, verso la noia, verso un vuoto senza emozioni. Oscar non voleva tornare a casa, lui amava il suo lavoro, amava il rischio, ma soprattutto odiava la sua famiglia che soffocava il suo talento e le sue aspirazioni. Li sulla lunga piattaforma della stazione attendeva il treno che lo avrebbe per sempre allontanato dalla sua vera vita. Mentre osservava l'infinita striscia di cemento scorse una piccola figura accompagnata da soldati come quelli che accompagnavano lui ma con l'aggiunta di due infermiere che coccolavano e aiutavano la ragazza che spesso lo aveva intenerito con la sua ingenuità: Elisa. La vide rabbrividire, nella miseria di quel suo cappotto. Si sarebbe mangiata le unghie in attesa del treno, sul marciapiede lungo e inospitale, come una fetta di cemento freddo. Durante il viaggio di ritorno avrebbe guardato fuori dal finestrino, verso la fredda e arida campagna? O il suo sonno sarebbe stato troppo pesante? I pensieri di Oscar vennero interrotti dal fischio del treno rosso che arrivava in stazione. Era lo stesso treno rosso che lo aveva portato li alcuni anni prima. Salì sul mezzo e scoprì con sorpresa che era solo per lui. Si sedette verso il vetro per poter osservare il paesaggio della campagna per l'ultima volta prima di rimanere intrappolato fra le punte acuminate delle montagne. Il treno partì dapprima lentamente per poi acquistare velocità. Passando davanti alla stazione Oscar fece in tempo a vedere Elisa in volto. I suoi bellissimi capelli neri non erano sciolti sulle spalle, ma raccolti in una treccia molle da cui sfuggiva qualche ciocca. I grandi occhi marrone chiaro erano sgranati ad osservare il buio della notte in inverno. Una delle due infermiere tentava di convincerla a bere qualcosa ma Elisa fece una sfuriata e ribaltò il contenuto del bicchiere addosso alla donna. Aveva visto Oscar, sul treno ed aveva iniziato a correre affianco al finestrino. Stava piangendo, ma Oscar non capiva cosa volesse dirgli e quando riuscì ad aprire la feritoia era troppo tardi. Elisa sulla fine del marciapiede della stazione, avvolta dal buio della notte fu l'ultima immagine che Oscar vide, prima che la sua vista fosse annebbiata dalle lacrime. Nella solitudine di quel vagone rosso uno dei più grandi cacciatori di draghi della storia piangeva in silenzio per non farsi sentire dal soldato che ancora giaceva nel suo animo. Si addormentò con la testa appoggiata al finestrino e le mani a coprirgli il volto.
Un improvviso tonfo lo fece svegliare. Si voltò di scatto nella direzione del rumore. Non poteva credere ai suoi occhi anzi non voleva credere a quello che vedeva e che sentiva. Era impossibile che proprio loro erano lì, doveva essere un sogno. Probabilmente Desirèe si accorse dell'incredulità di Oscar perché gli tirò uno schiaffetto leggero per poi parlare -Non è un sogno, muoviti prima che arrivino i soldati del vagone a fianco a vedere cosa è successo- Oscar si alzò in piedi appoggiandosi alle stampelle che gli avevano dato. Non poteva ancora credere che fosse lì. Con Desirèe c'era anche Elia trasformato in un mostro stranissimo ed attaccata a lui c'era Elisa che fissava terrorizzata la gamba mancante. Erano lì con lui e volevano portarlo via. Pianse ancora ricadendo sul divanetto dietro di lui coprendosi il viso, tuttavia sorridendo. -Non ci posso credere- Ripeteva, e Desirèe lo guardava con lo sguardo più dolce che Oscar le avesse mai visto. Lo aiutò ad alzarsi di nuovo e lanciò uno sguardo ad Elia. Il mutaforma si scagliò all'istante sul vetro trasformandosi in un attimo in drago. Elisa ancora attaccata a lui. Salì sul tetto e dal buco che avevano fatto per entrare fece scivolare la coda con cui avvolse Oscar e lo tirò sul suo dorso. Desirèe ancora nel vagone teneva impegnati dei soldati che erano appena entrati. Subito dopo aver fermato l'ultimo fece un salto e si attaccò appena in tempo alla coda di Elia che aveva spiccato il volo. Le bianche squame del compagno di scuadra risplendevano alla fioca luce della luna. Elisa riposava sul dorso del bianco drago e Desirèe affilava la sua spada. Oscar la guardò per un attimo poi le prese la mano tremante con cui teneva la lama e la obbligò a guardarlo negli occhi.
-Non andare se hai paura, la vendetta è così importante per te?-
Dede lo osservò attentamente poi rispose insicura -Non posso lasciare che mi sfugga. Ancora.- Poi si girò verso la testa di Elia e gli indicò una direzione verso cui il ragazzo virò silenziosamente.
-Mi dispiace tantissimo per tutti voi. Vi hanno catturato e torturato- guardò Elia che sbuffò appena -Vi ho portato alla follia e vi hanno rinchiuso in ospedale- osservò la reazione di Elisa che però sembrava non importarsene molto assonnata com'era -E vi siete procurati ferite incurabili- Fissò il suo sguardo sulla gamba di Oscar che abbe un brivido -Mi domando come abbiate fatto a perdonami nonostante tutta la sofferenza che vi ho procurato. Vi chiedo scusa ma non posso perdere questa occasione. Non vi chiedo di venire con me, anzi vi prego di non seguirmi. Elia mi porterà vicino alla nuova tana e poi sceglierete voi cosa fare. Siete liberi di fare le vostre scelte- Elisa saltò al collo dell'amica che non si aspettava una simile rezione.
-Ti prego non andare, rifletti!- Le disse all'orecchio. Dasirèe si staccò dalla ragazza che aveva gli occhi lucidi.
-Quello che o detto quando vi ho lasciato vale anche per ora. Andrò anche a costo di morire. Devo vendicare la mia famiglia-
Tutti abbassarono lo sguardo consapevoli che nulla avrebbe potuto fermarla, ma una voce che non sentiva da tempo risuonò nell'aria.
-Allora io vengo con te- Oscar aveva pronunciato quelle parole come quando si erano appena conociuti: con tono calmo e pacato, ma provocatorio: le mancava quel modo di fare. Desirèe lo osservava con attenzione per trovare un segno che potesse dimostrarle che mentiva, che non sarebbe andato con lei, che non l'avrebbe seguita verso la morte.
-Anche io voglio venire, un medico serve sempre!- Elisa alzò il braccio sinistro e fece un quattro con le dita. Un gorgoglio salì dalla gola di Elia che volava più veloce di prima. Desirèe iniziò a piangere e Oscar l'abbracciò. Scoppiò in un pianto disperato per poi alzare il braccio e fare un uno con il dito indice. Oscar lentamente aprì l'indice ed il medio con il suo numero: il due. Elia lanciò una fiammata che attraversò buttandosi in picchiata verso un enorme cratere, verso l'alba e verso il loro obiettivo. Il Re dei Draghi: colui che distrusse la vita di Desirèe sottraendo quella dei suoi famigliari.
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1481 parole!
Ed eccomi qua con qualcosa! Non avendo voglia di dormire in piena notte cosa faccio? Ovviamente penso al concorso!
Amo i punti esclamativi!!!!!!!!!1111!!1!!!!!uno!!!!!111!!!!!unouno!!1uno!!!!!11!uno!
Teoricamente non andrebbe così la fine di questa storia ma come finale alternativo ci sta abbastanza.
La roba di alzare il braccio e fare un numero è per loro una specie di saluto di squadra quindi è un po' simbolico che lo facciano in quel momento.
Spero di non aver deluso Ellyma per lo sviluppo della traccia e che bo... mi sono divertita un mondo!
Sotto il re dei draghi disegnato da me è un po' storto ma non mi posso lamentare.
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