Ninna nanna di Erebor
Thorin si sedette sulla pietra e appoggiò la schiena al masso poi prese la propria pelliccia e si coprì.
Si girò e disse -Coricati e dormi, domani sarà una lunga giornata-.
Detto ciò si avvolse nella coperta e chiuse gli occhi.
Bilbo rimase a fissare la figura di Thorin per alcuni secondi, allo stesso tempo incredulo e sorpreso, poi si coricò e guardò il cielo punteggiato di stelle.
Thorin Scudodiquercia, Re sotto la Montagna, aveva davvero... -Grazie.- sussurrò.
Gli si chiusero gli occhi.
Ma se fuori era più o meno al sicuro, non lo era da sé stesso...
Grandi fiamme si alzavano dagli alberi e dagli arbusti, danzando un ballo d'ombre oscuro e malefico, gli ululati dei mannari si perdevano nel vento, il sangue rossastro ricadeva sul terreno creando una pozzanghera macabra, la testa rotolava.
Sembra più un droghiere che uno scassinatore.
Si è perso fin da quando ha lasciato casa sua.
Non sarebbe mai dovuto venire.
Pensava solo al suo soffice letto e al suo caldo focolare da quando ha messo piede fuori dalla porta.
Mastro Baggins ha visto la sua occasione e l'ha colta!
Non c'è posto per lui tra noi.
Non rivedremo mai più il nostro hobbit. È ormai lontano.
Due occhi di ghiaccio.
Lui morirà e tu non potrai salvarlo.
Lacrime, dolore.
L'Occhio.
Terrore.
Poi una consapevolezza: era un incubo.
Spalancò gli occhi.
La prima cosa che vide era il viso di Thorin.
Il respiro e il suo battito del cuore, già di per sé destabilizzati dell'incubo, accellerarono quando capì che il nano era sopra di lui e gli teneva bloccate le braccia.
Quando il nano si rese conto che era sveglio con nonchalance si tolse e tornò al suo giaciglio.
-Stavi cercando di farti del male di nuovo... dovevo tenerti fermo. Almeno non hai urlato svegliando gli altri...- disse e aggiunse -Buonanotte.-
Thorin si ricoprì e chiuse gli occhi tornando a dormire mentre Bilbo rimase fermo, bloccato a fissare il punto dove prima c'era il nano.
Rimase alcuni minuti così poi si riscosse sbattendo velocemente le palpebre.
Non... non era... per gli hobbit...
Si rifiutò categoricamente di pensare al comportamento corretto degli hobbit.
E anche di ripensare all'incubo, ovvio.
Sapeva che farsi prendere dalla paura non avrebbe aiutato.
Il pensiero dei suoi pomodori da premio che avrebbero, anche quell'anno, battuto quelli di Lobelia lo rasserenò un po'.
Poi si ricordò che non era riuscito a salvarli dalla cena devastatrice di dispense dei nani di quella che ormai sembrava una sera lontana.
Si sistemò meglio anche se un po' amareggiato.
Doveva riposare.
Ma passava il tempo... nel quale lo hobbit si mise ad ascoltare il dormire dei propri compagni.
Sapeva che era al sicuro, più o meno (non era nella sua casa a Hobbiton) ma una parte di sé rimaneva in allerta in caso di pericolo orchi.
Non voleva che accadesse la stessa disavventura delle Montagne Nebbiose.
A lungo andare però la stanchezza iniziava a sentirsi.
Provò a chiudere occhio ma ogni qual volta che lo faceva vedeva la testa di Thorin rotolare via.
Ogni volta si girava a guardare il nano, il quale riposava lì accanto, per assicurarsi che la testa era ancora là dove doveva essere.
Dopo la settima o l'ottava volta che ripeté quel gesto la voce di Scudodiquercia gli consigliò -Dovresti dormire.-.
Bilbo rimase sorpreso: credeva che dormisse.
-Non ce la faccio.- sussurrò.
-A causa dell'incubo?-.
Lo hobbit serrò la mascella.
Ma secondo lui perché non riusciva a dormire?!
Talmente era ovvio che non volle rispondergli facendo seguire un lungo silenzio, interrotto, qualche volta, dal russare di Bombur, che dormiva lì vicino.
-È così orribile?- chiese di nuovo Thorin.
"Giorni celesti!" pensò Bilbo spazientito "allo scontroso Thorin Scudodiquercia è venuta voglia di parlare!".
-Sogno solo la morte di tutti voi- gli rispose quasi sibilando -certo che è orribile!-.
Lo hobbit si mise a guardare torvo le stelle ed entrambi rimasero in silenzio.
E così fu per molto tempo, o così sembrò a Bilbo, il quale infine, non riuscendo a chiudere occhio, chiese -Quando uccidesti il tuo primo orco?-.
Passarono vari secondi nei quali lo hobbit si diede dell'idiota credendo che Thorin fosse riuscito a dormire (almeno il nano c'era riuscito, al contrario suo) ma non rimase sorpreso quando gli rispose.
-Il primo orco?- ripeté -Me lo ricordo, avvenne dopo la venuta di Smaug. A quel tempo vagavamo per le Terre Selvagge, i Colli Ferrosi non potevano ospirare un'intera montagna, così mio nonno decise di condurre il mio popolo verso gli Ered Luin (*) dove già secoli prima avevamo abitato, le Montagne Azzurre non erano ricche di metalli e gemme ma almeno potevamo avere della roccia sopra la testa.-.
-Gli Ered Luin sono a nordovest della Contea, se ricordo bene.- intervenne Bilbo, da gran appassionato di mappe qual'era.
-Sì.- confermò Scudodiquercia.
-In quei giorni eravamo nei pressi degli Ered Brulli, avevamo appena valicato le montagne e dovevamo riposare. Nella notte ci fu un incursione dagli orchi, sicuramente provenienti dal monte Gundabad.
Le sentinelle però se ne accorsero in tempo per dare l'allarme e mio nonno iniziò a disporre i soldati in difesa dell'accampamento.
Mi ricordo ancora quando mio padre mi prese in disparte e mi disse "Qualunque cosa succeda proteggi tuo fratello e tua sorella."
E io ubbidii.-.
"Una grande responsabilità in mezzo a un attacco dagli orchi" pensò Bilbo.
-L'attacco degli orchi si fu poco dopo. Tutti quelli che potevano brandire un'arma combattevano.
Come qualunque nano di quell'età rimasi abbagliato dalla battaglia, dalle armi e dai soldati tanto che non mi resi conto che un orco si stava avvicinando a me e ai miei fratelli.- si fermò e lo hobbit attese pazientemente.
Il nano si passò una mano tra i capelli per tirarseli indietro e sospirò.
-Fu mio fratello Frerin che mi richiamò.- riprese -Subito estrassi la spada dal fodero, l'avevo forgiata io stesso, in un villaggio degli uomini prima di passare le Montagne, e mi lanciai contro l'orco. Era un orco abbastanza grosso, o l'età che avevo me lo fece sembrare grande, io ero poco meno che un adolescente (*). Mi ricordo che passai momenti davvero brutti.
Ogni volta che paravo un colpo sembrava che la lama dovesse cedere, il che non è molto positivo se sei in mezzo a una battaglia.-
"Era ironia quella?" si chiese Bilbo affascinato dalla storia del nano e notando il leggero tono ironico dell'ultima frase.
-Per fortuna riuscii a rifilargli 3 o 4 colpi dietro fila tanto da farlo inciampare e piantargli la spada in gola.
Quel giorno protessi i miei fratelli ma in quelli a seguire dovetti proteggere la mia famiglia e il mio popolo e molte volte fallii.-
Bilbo guardò il viso del nano e ci vide tutti gli anni e le sofferenze che aveva vissuto. Se ne era accorto anche prima, durante il loro viaggio, ma mai tanto quanto in quel momento.
-Ma altrettante volte, se non di più, riuscisti a proteggere ciò a cui tenevi altrimenti non saresti qua, anzi, tutti noi non saremo qui.- gli disse.
Per un momento Thorin sembrò incupirsi poi si voltò verso lo hobbit e gli domandò un po' brusco -E lei, Mastro Baggins, ha mai combattuto per ciò a cui teneva?-.
Bilbo tornò a guardare il firmamento e ridacchiando rispose -A parte le ferraglie e l'argenteria di mia madre? No, non credo-.
D'un tratto tornò serio -o, almeno, non credevo fino a ieri...-.
Passarono pochi secondi durante i quali entrambi metabolizzarono la risposta di Bilbo.
Quest'ultimo diventò rosso e prima che Thorin volesse, o meglio, potesse dire qualsiasi cosa, lo hobbit, velocemente ma senza dare l'idea di averlo detto troppo veloce, gli chiese -Mi parli di Erebor?-.
Thorin lo osservò stupito mentre lo hobbit si imponeva di guardare il cielo.
-Certo.- rispose il nano e iniziò a cantare piano.
Nella vallata, Solitaria è la vetta
nelle profondità c'è la ricchezza
Erebor cresce nella Montagna
e la stirpe di Durin ne fa la sua fortezza.
Le sali sono scolpite nella pietra
realizzate da mano maestra
la luce le illumina di verde smeraldo
nessuna di essa è mai tetra.
Come ci insegnano le tradizioni
di gemme e oro orniamo i saloni
Diamo vita a ferro, diamanti e argento
giù nelle miniere risuonano i picconi.
Cantano i nani con ardore
portiamo con noi arpe e viole
diamo voce a molte canzoni
Perché la musica è nel nostro cuore.
Tra le rocce e i portoni,
il fuoco delle fucine e i bastioni
Erebor cresce nella Montagna
con il popolo di Durin e i loro cuori.
Thorin si fermò.
Sospirò.
Mille ricordi gli affiorarono la mente di quando ancora la Montagna Solitaria era la sua casa e non la tana di un dannato lucertolone con le ali.
Ora era più che mai deciso a riprendersela.
Il suo scassinatore avrebbe trovato l'Arkengemma e poi avrebbero ucciso quel maledetto drago.
Il pensiero di Mastro Baggins lo fece tornare con la mente sulla Carrock e si voltò verso lo hobbit per chiedergli perché avesse chiesto proprio di Erebor.
Lo trovò addormentato e rannicchiato nel suo giaciglio.
Aveva un'espressione serena sul viso segno che stava facendo sogni molto tranquilli.
Quella creatura lo aveva salvato.
In vita sua era passato pochissime volte attraverso la Contea e aveva sempre pensato che gli Hobbit fossero una razza pigra e debole.
Si era sbagliato a quanto pareva.
Lui non era debole né pigro, era coraggioso, agile, intelligente e... leale.
Lo osservò.
Vide che stava tremando a causa del vento freddo che si era appena alzato.
Senza pensarci due volte gli si avvicinò e, alzando la pelliccia, coprì sé stesso e Bilbo.
Diede un'occhiata in giro per vedere se gli altri dormivano.
Notò solo Gandalf fumare tranquillamente la pipa dall'altra parte del bivacco.
Gli diede un rapido sguardo, ricambiato, poi si coricò vicino allo hobbit che ormai dormiva placidamente.
Chiuse gli occhi e dormì.
N.d.A
Anche questa storia è finita... spero che vi sia piaciuta, alla prossima!
Rompitutto.
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