27.

«P-pronto» Harry sentì una voce acuta dall'altro capo del cellulare, tremò rabbrividendo. Sentì come un formicolio espandersi dalle dita dei piedi, fino alla sua spina dorsale.

Voleva staccare la chiamata. Sapeva già che, ascoltando qualunque parola sarebbe stata pronunciata da quella voce acuta e sconosciuta, lo avrebbe perdonato.

Avrebbe perdonato quel ragazzo che per un mese aveva deciso di non scrivergli, che aveva deciso di non voler avere niente a che fare con lui e con quella che era la sua vita incasinata.

«Harry, so che sei in linea, perché non mi rispondi?» Chiese il ragazzo.

Silenzio, Harry stava rimuginando sul fatto di rispondere o no.

«Guarda che se sei un sessantenne bavoso è okay, non ti denuncerò o altro» continuò, facendolo ridere.

«Ti ho sentito, hai riso! Sei in linea, uhm..» Esclamò il ragazzo, poi però il suo tono di voce cambiò, cambiò velocemente, facendo rabbuiare lo sguardo di Harry, consapevole di cosa stesse passando per la testa all'altro.

«Okay, riflettiamo sulla situazione: io non ti ho scritto per un mese, tu sei arrabbiato» cominciò. Harry sentì il ragazzo trattenere un gran quantitativo d'aria.

«Il fatto è che ero sconvolto, non credevo potesse esserti successo davvero tutto quello che hai scritto..» continuò rilasciando l'aria, trattenuta in precedenza, con uno lungo sospiro. «È solo un fan fiction mi ripetevo. Mi sbagliavo» mormorò.

Harry continuò ad ascoltare, cercando di farsi forza. Non voleva crollare e chiedergli scusa, non voleva far capire all'altro che forse si stava affezionando, o che era già successo.

«E mi sono detto "Okay Louis, rileggi tutti i capitoli con attenzione, magari, poi, saprai come capirlo, magari potrai aiutarlo."» Disse, sussurrando l'ultima frase.

Harry sentì un brivido percorrergli la spina dorsale a quelle parole.

«M-Ma poi- » biascicò. Poi il silenzio.

Harry attaccò maggiormente l'orecchio al cellulare, come per cercare di captare ogni singolo rumore dall'altro capo.

Sentì chiaramente un costante tirare su col naso: Louis stava piangendo ed era sicuro che se fosse stato nella stanza del ragazzo, dietro di lui, avrebbe potuto scorgere le sue spalle tremare spasmodicamente in preda ai singhiozzi.

«L-Louis..» disse flebilmente.

«M-Mi dispiace, i-io- H-Harry, per-perdonami, n-non volevo, s-scusa» disse fra i singhiozzi.

«È tutto okay» disse in un sussurro, sistemandosi a gambe incrociate sul suo letto.

«Sono stato un idiota, avrei dovuto, io- »

«È tutto okay.» Parlò Harry.

«H-Hai una bella voce» rispose quello, i singhiozzi si stavano pian piano affievolendo, ma stava ancora piangendo.

«Anche tu, L-Louis, calmati..» continuò passandosi una mano fra i ricci.

Sentiva ancora i suoi singhiozzi, lo sentiva ancora tirare su col naso, lo sentiva soffiarsi il naso e poi boccheggiare, cercando di creare frasi di senso compiuto.

Stava dicendo così tante cose senza senso, che il riccio si confuse. In tutto quel turbinio di parole senza senso riuscì a distinguere solo "Scusa, Niall, ospedale."

E davvero, non ci stava capendo più niente.

«Louis, non sono arrabbiato» cominciò, non ottenendo però alcun risultato. «Harry non è arrabbiato con Louis» provò allora, facendolo ridere. «No?» Domandò l'altro con voce tremolante. «No» rispose.

«Louis può mandare ad Harry un abbraccio virtuale?» Chiese con voce sottile.

«Louis può» rispose sorridendo amaramente. Non era così che doveva andare, non era in quella situazione che voleva sentire per la prima volta la voce di quel ragazzo di cui si stava forse affezionando.

Aveva fantasticato tanto in quei due mesi in cui si erano scritti e di certo sentirlo singhiozzare a causa sua non rientrava in nessuna delle sue fantasie. Si sentiva in colpa per come si era comportato, in fondo Louis stava solo cercando di capirlo.

«I cinque minuti sono passati?» Chiese il ragazzo tirando su col naso, spezzando il momento di silenzio creatosi. Ora ne era certo, non stava più piangendo, il suo tono di voce era cambiato, non era più tremolante, era limpido.

«Sì» soffiò Harry. Poi, non potendo più sostenere quel peso che, da quando aveva sentito la sua voce acuta sentiva premergli sullo stomaco, staccò la chiamata.

***

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