2.

Harry si svegliò sorridendo quella mattina, senza un motivo preciso; era semplicemente felice.

Si lavò, indossò i suoi jeans abbastanza larghi color kaki, la sua felpa viola, le sue converse e scese al piano inferiore.

«Fai colazione?» Chiese la madre addentando una brioche.

«No, credo che andrò direttamente a scuola» rispose stampandole un bacio sulla guancia.

Uscì di casa con le sue amate cuffie e, una volta sciolto il groviglio, le collegò al cellulare mettendo la prima canzone che gli capitò: Echo di Jason Walker.

Arrivò a scuola con la sfera emotiva simile a quella di una donna incinta, non appena il suo amico Zayn lo vide, non poté non preoccuparsi - nonostante ci avesse quasi fatto l'abitudine - per il pessimo umore in cui l'amico si trovava.

«Va tutto bene?» Chiese mettendogli una mano sulla spalla.

Il riccio non accennò ad alzare lo sguardo, si sistemò la borsa a tracollo e si tolse le cuffie annuendo.

«È successo di nuovo?» Chiese preoccupato.

Il riccio scosse la testa.

«Amico, non poi non parlarmi, ne ho bisogno!» Esclamò il pakistano afflitto.

Harry scosse la testa ed insieme entrarono a scuola arrivando fino ai loro armadietti.

Da quando era successa quella cosa con Alex, Harry si era chiuso in sé stesso, rifiutando qualunque contatto col mondo esterno. Le uniche persone con cui parlava erano sua madre e sua sorella.

Ce ne era voluto di tempo per farlo sbloccare! Un anno di psicologo ed ancora il riccio non ne voleva sapere niente di parlare con le altre persone.

In compenso scriveva e molto. Quella era l'unico modo che aveva per interagire con gli altri e col corvino.

Il pakistano alzò un dito per protestare, ma venne fermato dal riccio che stava scrivendo qualcosa nelle note del cellulare.

Allungò il collo per leggere.

"Non so come fai sopportarmi, ma grazie di non avermi abbandonato."

«Stai scherzando, vero?» Chiese con una punta di fastidio nel tono della voce.

Il riccio serrò le labbra in una linea dura e scosse la testa.

«Harry, ci conosciamo da quando usavamo il vasino per cagare, non potrei abbandonarti neanche se lo volessi!» Esclamò attirando l'attenzione di un professore che passava per i corridoi.

Il riccio annuì sorridendo ed insieme si diressero alla prima lezione del giorno: Algebra.

Arrivarono giusto un secondo prima che la campanella suonasse. Si diressero al loro banco e si sedettero.

Il professore entrò giusto qualche minuto dopo e dall'espressione sul suo volto si vedeva che era parecchio sconvolto.

«Buongiorno ragazzi, guardate, non è giornata, è meglio che vi esercitate per conto vostro con l'ultimo argomento che abbiamo fatto, martedì prossimo faremo il compito. Non fate casino.»

Detto questo posò la sua cartella sul banco e si sedette facendo stridere fastidiosamente la sedia.

Gli alunni cominciarono a prendere i libri.

«Styles» lo richiamò il professore. Harry alzò la testa e lo fissò negli occhi aspettando una risposta.

«Dopo la lezione voglio parlarti, ho già avvisato la professoressa Green che ti assenterei per qualche minuto» concluse aprendo il suo registro personale, senza staccare il contatto visivo.

Harry annuì.

Poi uno dei soliti stupidi intervenne.

«Perderà solo del tempo, Styles non parlerà né ora, né mai» rise un ragazzo.

Nick Grimshaw per l'esattezza, bocciato tre volte.

Attorno a lui i suoi amici risero e presto iniziarono a dire ognuno la propria.

Harry chinò il capo. Zayn a quel punto intervenne, si alzò e li guardò gelidamente. «Ne ho fin sopra le punte dei miei capelli fottutamente perfetti delle vostre cazzate, giuro su Dio che-»

«Che adesso lei si siederà accanto a Styles e proseguirà con gli esercizi.» Lo interruppe gelidamente il professore.

Zayn alzò un dito per protestare, ma il professore gli intimò con uno sguardo di stare zitto.

«Ma profe-»

«No, Malik, non è giornata, mi creda. Per quanto leale sia stato il suo gesto, non vorrei che chi non c'entra finisse nei guai, non so se mi spiego» esordì guardandolo da sotto gli occhiali.

Zayn biascicò un "Ha ragione, mi scusi" e si sedette accanto al riccio, il quale aveva tenuto la testa bassa per tutto il tempo.

***

Harry posò il diario nello zaino e diede un bacio sulla guancia a Zayn.

«Ti aspetto davanti alla classe di Chimica, okay piccolo?» Chiese dandogli un buffetto.

Harry annuì e sorrise. Zayn uscì dalla classe dando un ultimo sguardo al riccio, facendo una faccia buffa, facendolo ridacchiare.

«È il tuo ragazzo?» Chiese il professore mettendogli una mano sulla spalla.

Harry si voltò con ancora il sorriso sulle labbra e scosse violentemente la testa.

«Peccato, è un così caro ragazzo» concluse.

Harry lo fissò.

«Ho parlato con sua madre, è molto preoccupata per lei» esordì con sguardo addolcito.

«So di non essere il più adatto, ma ho chiesto alla psicologa della scuola se poteva farle qualche seduta privata nella stanza in disuso dei bidelli, nessuno lo saprà, è solo una prova. Deciderà lei cosa fare.. per lei va bene?» Chiese. Harry annuì, aspettò che continuasse a parlare e, vedendo che non continuava, prese lo zaino dal banco e si diresse verso la porta.

Stava per uscire quando il professore lo interruppe.

«Styles..»

Harry si fermò.

«Dica a Malik che mi dispiace averlo interrotto così duramente, sa.. non è facile scoprire di avere un figlio quando hai già una moglie ed una figlia» disse.

Harry non sapeva cosa fare. Non si aspettava quella confessione e di certo non gli importava sapere della vita privata del suo insegnante, quindi se ne andò.

Quando arrivò di fronte alla classe di Chimica trovò Zayn ad aspettarlo.

«Che ti ha detto?» Chiese mangiucchiandosi le unghie.

Harry scrisse velocemente sul suo cellulare, lo passò all'amico e poi bussò alla porta dell'aula.

"Dopo ti spiego."

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