Capitolo 9

"Torno dalle mie amiche, lasciami in pace".

"Di quali amiche parli? Sai, fino ad ora ti ho visto ballare solo con i maschi.
A proposito, li muovi bene i fianchi, magari un giorno mi fai provare". Risponde facendomi l'occhiolino, mentre l'ironia della sua voce é palpabile nell'aria.

I muscoli della sua schiena sono in tensione e la sua mascella ancora tesa.

"E a te che importa ciò che faccio con i maschi? Sei il primo a scoparti tutte le ragazze che ti passano davanti, non tocca a te farmi la ramanzina su come mi comporto io". Il mio tono si è alzato e me ne rendo conto perché le mani di Harry mi afferrano i polsi e mi stringono.

"Non ti azzardare ad alzare la voce con me, che sia chiaro.
A te piuttosto che cazzo importa con chi me la spasso io?".

"Non mi importa niente di te, mi devi lasciare in pace. Non ti voglio più nella mia vita, mi fai solo del male! Che senso ha stare con te se non appena giro le spalle me la butti nel culo? Fai tanto il bravo e il sensibile davanti ai miei occhi quando la sera ci ritroviamo insieme, quando parliamo oppure quando quella sera mi hai portato nella tua barca e poi? Poi appena Noemi se ne va, Harry si comporta come se non fosse successo niente, come se non avessimo condiviso niente. Tanto è sempre così, no? Noemi è il passatempo di tutti. Tutti possono divertirsi a farla soffrire, sono gratis!
Sono abituata!".

Sento Harry stringere i miei polsi ancora di più. Mi fa male, ma non ho intenzione di cedere.
Mi spinge al muro dietro di me facendomi battere forte la schiena.
In meno di un secondo si getta sul mio collo, tira, succhia e tira ancora: suppongo che un livido rosso stia comparendo alla base del mio collo.
Il suo comportamento riesce a sconcertarmi sempre di più.
Lo odio; non lo voglio più nella mia vita.
Quante volte ancora devo ripetermelo prima di prendere un'iniziativa?
Cerco di allontanarlo in tutti i modi, quando mi prende in collo, a mò di sposa, e mi porta via. Non so dove, non so come. La mia vista è appannata dalle lacrime che non mi ero accorta di avere e il polso mi frizza.

Ancora una volta ho permesso a qualcuno di farmi del male nonostante sapessi già come sarebbero finite le cose.
Questa sarà l'ultima sera.

Harry

Prendo Noemi in collo e la porto via con me, è troppo ubriaca, si percepisce dall'alito che sa ormai di vodka e dagli occhi, lucidi e persi nel nulla.
Tutti quei maschi che ballavano addosso a lei, lei che si strusciavano sul suo corpo, tutto ciò mi ha fatto uscire di testa; non deve comportarsi così con altri ragazzi.

Arrivati alla mia macchina la metto del sedile posteriore, sdraiata. In questo modo sarà più comoda. Spero solo che non mi vomiti in macchina, pagherebbe lei il lavaggio, questo è poco ma sicuro.
Durante il tragitto verso casa, sento dei singhiozzi uscire dalle sue labbra che subito dopo si copre per non farsi sentire: chissà perché adesso sta piangendo.
Arriviamo davanti all'enorme cancello di casa mia e una volta fermata la macchina, riprendo in collo il mio cerbiatto per portarla al caldo.

Adagiata sul letto le porgo una maglietta per cambiarsi; il trucco le è colato in tutto il viso, quindi la invito a darsi una sciacquata in bagno. Con mia grande sorpresa non dice una parola e fa tutto ciò che le dico.
Per un momento dubito del mio comportamento nei suoi confronti; si è già arresa? Sa che sono un caso perso e che nessuno può aiutarmi ad uscire dal baratro profondo in cui mi trovo? Spero di no, anche se in modo molto ossessivo, ho bisogno di sapere che lei è presente, che lei vive, che non è solo un sogno dal quale presto mi sveglierò.

Dopo 15 minuti abbondanti in cui Noemi rimane chiusa in bagno la vedo sbucare dalla porta; il suo viso è pallido ma si sta riprendendo.
I suoi occhi vagano per la stanza per poi posarsi su di me e fare una smorfia; va poi verso il letto, dove si mette a sedere ed inizia a fissarmi intensamente.
Il suo corpo trasmette dolore, nervosismo, paura.

Si alza dal letto di punto in bianco riportandomi alla realtà capendo ciò che vuole fare quando si infila le scarpe con sopra solo la mia maglia bianca.

"Non andare via". La avverto con uno sguardo minaccioso e pieno di paura.
Non voglio che vada in giro in queste condizioni e poi voglio parlarle, non è da lei comportarsi così.

"Harry non posso stare qui con te; me ne devo andare". La sua voce esce dalla sua bellissima bocca rosea, rotta; le lacrime minacciano di uscire nonostante si stia sforzando in tutti i modi pur di trattenerle.
Mi fa tanta pena; chissà cosa la tormenta così tanto da renderla tanto infelice.

"Noemi, parliamo. Stai qui e non te ne andare". Il mio tono diventa più aggressivo rispetto a prima.

Capisce che non deve controbattere quando abbassa lo sguardo e studia le proprie scarpe; si dirige allora verso la grande finestra di camera, la apre e respira un po' di aria fresca.
La raggiungo in terrazza, allungo un braccio per toccarle il suo, ma in una frazione di secondo riesce a ritirarlo spostandosi; i suoi occhi sono iniettati di lacrime, che a fine serata sono sicuro avrà versato.

Probabilmente sto sbagliando a farla stare qui con me e non farla tornare a casa dalla sua amica, ma voglio assicurarmi, per una volta, che lei stia bene.

Noemi

Questo ragazzo ha abusato di me sia mentalmente che fisicamente ed è un orrore; chi mai potrebbe fare una cosa del genere ad una ragazza che nemmeno conosce?

Perché proprio io sono capitata nella sua vita? Questa é la domanda che mi pongo tutti i giorni da quando lo conosco.
Ho sempre creduto nel destino, ho sempre dato una risposta a tutto sebbene incerta, ma adesso mi chiedo se il destino voleva questo per me.
Cosa voleva che facessi?
Che mi piangessi addosso giorno e notte per una persona a cui non frega niente di me?
Voleva che provassi dolore?
Cosa voleva che succedesse?
Perché, a giudicare da ciò che è successo fino ad ora voleva che iniziassi la mia lenta distruzione aiutata dal numero uno. Harry.

Torno in camera sedendomi sul letto e il dolore cede il proprio posto alla rabbia.

"Cosa ti salta in mente Harry? Fai il gentile, il bravo con me, ti apri; sembra che facciamo sempre un passo avanti ma il giorno dopo mi rendo conto che ne abbiamo fatti mille indietro.
Fai finta di fidarti di me, di volermi almeno un minimo di bene, fai finta che questa nostra "relazione", che nemmeno io ad oggi so cosa significhi, sia per te alquanto importante, ma basta girare le spalle che tu già ti stai scopando un'altra! Cazzo Harry! Metti un po' in ordine i tuoi pensieri, perché io così non resisto più! Mi fai male, molto male; molte volte mi provochi lividi su tutto il corpo per rivendicare il possesso che hai su di me. A quale scopo se poi ti vedo attaccato come una cozza ad un'altra? Io non posso avere altre persone intorno come fai tu?!
SPIEGAMELO HARRY, CAZZO!"

Butto fuori tutto insieme e stranamente Harry ancora non ha detto una parola; dalla mia voce si percepiscono tutti i sentimenti che provo: rabbia, delusione, sofferenza.

"Cazzo non ti è tutto dovuto Noemi!
Ma con chi pensi di parlare, eh?
Che c'è? Sei gelosa che mi porto a letto tutte meno che te? Ti da noia questo? Rimedio subito se è quello che ti renderebbe felice, ma tu non rendere le cose ancora più difficili cazzo! Si, rivendico il mio possesso su di te lasciandoti lividi per tutto il corpo. Hai quale problema? Vieni a dirmelo!
Non ti sta bene? Vattene e non farti più vedere cazzo. Un giorno hai paura di me e il giorno dopo impazzisci se vado a letto con un'altra.
Che cazzo te ne frega a te?".

Ascolto e assimilo ogni parola che esce dalla bocca di Harry: ha ragione. Perché dovrebbe importarmi?
Perché devo far ammalare così tanto la mia mente per un lunatico e dispotico come lui?
Ho ben chiare le sue parole e non ho intenzione di dimenticarmene.
Preferisco non farmi nessuna domanda, al momento non ho intenzione di ascoltare la risposta.
Una persona come lui non può stare con me, non sarei abbastanza forte da sopportare tutto questo.

"Io me ne andrei anche cazzo Harry, ma quando mai me lo permetti?
MAI!
Vuoi sempre che le cose siano fatte in base alle tue regole e non ti fermi mai a pensare che cazzo vogliono gli altri!
Sii più maturo ogni tanto, hai 22 anni, cazzo!"

Mai mi sarei sognata di rispondere così ad Harry: vedo la rabbia crescere dentro di lui, la mascella si contrae, i muscoli della schiena non sono più rilassati e lungo i fianchi tiene i pugni stretti. Le sue nocche sono diventate bianchissime.

"Allora vattene Noemi".

Il suo tono, quelle parole, il suo sguardo e il suo atteggiamento, tutte queste cose mi feriscono.
Cos'ha capito del mio discorso? Ovviamente solo ciò che voleva.

Sento il cuore cedere. Mi alzo dal letto, raccolgo le mie cose e accompagnata dal buio della notte di Londra me ne torno a casa.

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