Capitolo 48
Harry
Sono già due le volte in cui Noemi ha dovuto subire l'ira degli altri per colpa mia, la cicatrice ancora evidente sulla sua spalla non la abbandonerà mai, e il senso di colpa ogni volta che la vedo mi tormenta.
E di nuovo, come in passato, é stata maltrattata da una mia vecchia e odiosa conoscenza.
Il livido che ho scorto sulle sue costole é bastato per farmi scattare: ucciderò quel bastardo.
Salgo in macchina e in fretta con la rabbia che cresce metro a metro che percorro raggiungo il bar che Noah frequenta di solito.
Non spengo nemmeno la macchina; la rabbia mi offusca la vista da quanto é forte.
Scendo e percorro il pochissimo spazio che mi divide dalla porta d'entrata.
Il buttafuori mi riconosce e si posiziona davanti la porta d'ingresso: dopo tutte le risse a cui ho partecipato qui dentro non mi fanno più entrare, quindi cerco di convincerlo a far uscire quel bastardo.
Dopo vari tentativi e dopo avergli allungato una mazzetta di soldi, riesce ad avvertire un cameriere all'interno.
"Max sono Jo, fa uscire Noah, digli che lo cercano".
Pronuncia così le parole di inizio battaglia.
Poco dopo vedo spuntare fuori dal locale il biondo figlio di puttana, e non perdo tempo. Gli corro incontro e gli salto addosso pestandolo di botte; all'inizio lui reagisce, ma quando capisce che la rabbia che provo io é mille volte più forte, non riesce più a ripararsi dai mille colpi. Cazzotti in faccia, sulla bocca, in testa e calci nelle costole e nella schiena sono tutto quello che mi concedo di fargli. Non riesco a fermarmi nemmeno quando vedo uscire sangue dalle nocche bianche della mia mano.
Più il tempo passa, più la rabbia non sembra affievolirsi, bensì aumenta.
Vengo fermato dal buttafuori che tirandomi via dal corpo di Noah mi urla: "Cazzo Harry smettila! Ha perso i sensi, cosa vuoi fare? Ucciderlo per caso?!"
Non perdo tempo a rispondergli.
"Metti un'altra volta le mani addosso a Noemi e fidati che non mi dispiacerà farmi qualche anno di galera per la tua morte".
Con uno sputo dritto sul suo viso lo saluto e me ne vado più veloce della luce, prima che arrivi la polizia. Sa che non deve fare il mio nome, perché se lo facesse per lui sarebbe la fine, quindi salgo in macchina e torno dalla bimba, nonostante l'unica cosa che vorrei fare ora sarebbe allenarmi col sacco da boxe.
Prima di bussare alla porta di Noemi mi pulisco le mani con il piccolo kit di pronto soccorso che tengo in macchina, disinfetto le ferite e tolgo tutto il mio sangue mischiato a quello di Noah che ho sul dorso della mano.
————
"Dove sei stato Harry?" mi chiede Noemi in preda al panico.
"Solo dove dovevo andare, a fare ciò che era giusto fare", le rispondo. "Stai tranquilla, non hai nulla di cui preoccuparti".
Ci sistemiamo nel letto e chiacchieriamo un po', finché dal nulla se ne esce con una domanda che mi fa rimanere spiazzato.
"Perché sei entrato dalla finestra in camera mia con così tanta agilità e facilità?" mi chiede curiosa.
Penso che il mio viso si prenda l'autorizzazione di rispondere prima che lo faccia la mia bocca perché sento che diventa paonazzo.
"Bimba mi alleno tutti i giorni praticamente, il mio corpo e la mia agilità farebbero invidia persino a The Rock", cerco di sviare il discorso.
Non voglio doverle rivelare la verità.
"Harry..." mi riprende. Ok, ho capito che non crede a quello che le ho appena detto.
"Noemi dai, lasciamo perdere questo discorso".
"O mi dici la verità o te ne vai, subito".
Questa ragazza é diventata davvero testarda e tremenda, tremenda e testarda.
"Sei proprio testarda bimba", le dico.
"Diciamo che ho avuto tempo per fare pratica".
Il suo sguardo confuso mi conferma che non ha capito una mazza di quello che le ho detto, forse é colpa del come però.
"Quando non ci parlavamo, beh..", spero che capisca la metafora che sto per farle, "...io ero comunque sempre dietro l'angolo. Sapevo quale fosse la tua routine, quindi sapevo anche quando saresti andata a dormire e...". Interrompo il discorso per soffermarmi sulla sua espressione confusa; rimane in silenzio per molto, suppongo per analizzare quanto le ho detto, fino a che non mi guarda con gli occhi sgranati.
"Fammi capire Harry: eri tu quello che si intrufolava in camera mia di notte e lasciava la finestra aperta?", mi domanda scioccata.
Annuisco con la testa, poi prosegue:
"Eri tu quello di cui morivo dalla paura tutte le mattine, eri tu quello che mi ha fatto dormire nel divano diverse volte per paura che ci fosse un ladro in casa?"
Durante tutto il suo discorso annuisco, finché non arriva ad una delle parti che temevo di più.
"Eri tu pure quello che, non molti giorni fa, si é avvicinato a me e mi ha accarezzato?"
"Si Noemi, sono sempre stato io" affermo.
Pensavo che si arrabbiasse, che andasse su tutte le furie e che mi cacciasse di casa, che non mi volesse più vedere, invece...
"Ora capisco perché l'ultima volta il tocco mi sembrava familiare, il profumo, il fisico possente... il calore che sentivo dentro di me... Ma perché ti sei intrufolato in casa mia invece che venire a bussarmi alla porta?"
Indeciso se dirle la verità, decido di buttarmi e rischiare:
"Perché ti avevo fatto del male, perché pensavo che non avresti più voluto guardarmi in faccia, perché pensavo che mi avresti sbattuto la porta, perché non sapevo se ti avrebbe fatto piacere. Non volevo un rifiuto, sapevo quanto male ti avevo fatto, ma volevo comunque proteggerti, vedere come stavi, perché sapevo con che persona ti stavi frequentando. Conosco la sua fama e volevo assicurarmi che tu stessi bene".
Rimane per un attimo bloccata dalle mie parole, e poi, la domanda più temuta da quando ha capito che conosco Noah.
"Come fai a conoscerlo?", mi chiede.
E li io non avrei potuto fare altro che dirle la verità, perché ormai non stavano più insieme, perché ormai mi ero scoperto e avrei dovuto farlo del tutto, perché lei doveva sapere tutto quanto. Doveva conoscere la persona che era, e doveva capire i veri motivi per cui in primis lo avevo investito con la macchina, e per secondo perché cercavo di allontanarla da lui, anche se indirettamente.
"Noah lo conobbi qualche anno fa, ad una festa. All'inizio sembrava un ragazzo normale, uno come me o Niall; si era preso una cotta per Diana, lei io la conosco da quando eravamo piccoli. Andavamo a scuola insieme. Non ci sono quasi mai andato d'accordo, perché ha sempre avuto un comportamento da troietta e mi é sempre stata antipatica: io e lei ci usavamo entrambi, sessualmente. Quella sera Noah rimase tutta la sera con noi, provandoci con lei e provocandola, tanto che finirono la serata insieme, a casa di Diana. I giorni passavano ma lei non voleva saperne niente di Noah, era stato un passatempo, un'esperienza che si fai una sera e forse potrà capitare di nuovo, anche se non ne hai la certezza.
Una sera si incontrarono per sbaglio in un pub, lei ci stava provando con un altro ragazzo: era fatta così lei, tutto sesso, tanto alcol e niente cuore. Quando andavamo d'accordo lo facevamo per questo, non per altro. Quella sera Noah la vide, e a fine serata la aspettò fuori dal locale e la seguì fino a casa; la bloccò quando stava per chiudersi la porta alle spalle. Entrò in casa con lei. Quello che successe dopo fu il finimondo. La legò al letto e prima si fece fare un bel servizio; all'inizio lei non capiva, pensava fosse una perversione di quel bastardo e lo assecondò dato che già tra di loro c'era stato qualcosa. Quando finirono le loro cose lui non la slegò dal letto: iniziò a picchiarla. Le tirava schiaffi in ogni parte del corpo, pungi e anche calci. Con un pezzo di vetro che aveva attaccato ad un braccialetto le aprì un'enorme ferita sul fianco destro, una ferita di cui ancora oggi si porta la cicatrice. Quando lo venni a sapere feci quello che ho fatto oggi: l'ho ammazzato di botte. Lei lo ha denunciato ma nessuno ha fatto niente, suo padre é un uomo importante e tirerà per sempre fuori dai guai quel figlio di puttana".
"Cazzo Harry..." una lacrima le scende sulla guancia e la catturo prima che le arrivi al collo.
"Mi dispiace tanto", mi sussurra. L'abbraccio.
"Non é finita qui bimba..." tento di dire. Ormai deve saperle tutte.
"Cos'altro é successo Harry?"
"Ti ricordi quando é stato investito da una Range Rover nera?" chiedo e lei annuisce.
"Sono stato io. Non ti ricordavi che quella era la mia macchina? Credevo tu lo avessi capito.
Io ci sono sempre stato, perché non volevo che ti facesse male. Lui lo sapeva che ero stato io ad investirlo, ma io ero convinto che il mio nome non sarebbe mai uscito dalla sua bocca. Così era quando fece del male a Diana e lo io ammazzai di botte, così é oggi, dopo che l'ho messo sotto con la macchina e l'ho picchiato fino a fargli perdere i sensi e così sarà. Per sempre. Poco fa ti ho detto "ero sempre dietro l'angolo", adesso capisci il senso di tutto?"
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top