Capitolo 38
Rimango frastornata a lungo dalla visita di mia madre quindi contatto Noah declinando l'invito per il cinema inventandogli una scusa.
"Ciao Noah, mi dispiace disdire l'invito all'ultimo minuto, ma ho un contrattempo".
"Tutto bene? É successo qualcosa?"
"No tranquillo, ho da fare con una mia amica una cosa importante ma niente di che".
Il resto della giornata lo passo distesa nel divano, ancora vestita con l'outfit per l'uscita, a guardarmi un film in compagnia di Sofia. Non ha detto una parola da quando mia madre se n'é andata fino a questo momento:
"Sono orgogliosa di te Noemi".
"Perché dovresti?"
"Hai avuto la forza di affrontare tua madre dopo tutte le sofferenze che ti ha provocato, ti sei dimostrata matura e grande davanti ai suoi occhi, rimanendo lì ad ascoltare le sue spiegazioni. Hai ascoltato ciò che aveva da dirti e sempre con molta eleganza hai rifiutato l'invito di farla rientrare nella tua vita. Capisco che tu ora sia frastornata da quanto successo in quest'ultimo tempo, é normale, ma come hai detto tu, questa é la tua vita, le tue scelte, e se ciò che ti sentivi di fare era quello di tenere fuori Denise da tutto, hai fatto bene. Prenditi il tuo tempo per rimetterti in sesto e continua a guardare avanti con il sorriso e la positività con cui cammini sempre mano nella mano".
Rivedere mia madre mi ha fatto un effetto strano, non posso negarlo, un briciolo di malinconia prende possesso del mio corpo e della mia mente: i suoi abbracci, i suoi baci e le sue carezze erano l'antidoto perfetto per il dolore quando ero piccola. Adesso non so più nemmeno che calore abbiano le sue mani, che inclinazione abbiano le sue parole, che sapore abbiano i suoi baci.
Era la persona più importante della mia vita, ma non ci ha pensato due volte a lasciarmi andare.
La sera di quella giornata arriva molto lentamente, e sempre molto lentamente arriva l'ora di andare a dormire. Mi cambio mettendomi il mio morbido pigiama e mi infilo sotto le coperte. Il sonno mi gioca brutti scherzi, é un sonno triste, doloroso e tormentato.
Mi sveglio pronta per scendere a fare colazione quando un urlo maschile mi fa sussultare: "Sei solo una grandissima puttana!" Tuona la voce di mio padre; ancora una volta il mio buongiorno é questo. Mia madre che piange e che tenta di ripararsi dalle botte di mio padre, e lui che la riempie di schiaffi. "Non ho fatto niente di male lo vuoi capire? Ero solo dall' estetista! Non sono andata da nessun'altra parte!"
Boom.
Un altro schiaffo cade sul viso di mia madre. "Avevi detto che saresti tornata entro un'ora! Sono passati molti più minuti! Smettila di dirmi stronzate Denise, non sai cosa sono in grado di combinare!"
Mia madre singhiozzando cerca di allontanarsi da quel bastardo e ci riesce, correndo su al piano di sopra. Quando sale l'ultimo gradino incontra me, appoggiata al muro con le ginocchia al petto, il viso nascosto tra le braccia e le lacrime che hanno iniziato a scendere come fossero in fiume in piena.
"Amore della mamma vieni, andiamo in camera insieme"
"Non piangere tesoro, va tutto bene"
"La mamma sta bene, ha solo avuto una forte discussione con il babbo"
"Ti vogliamo un mondo di bene tesoro, stai tranquilla".
Boom.
Ecco la porta di casa che si chiude con un tonfo, mentre mio padre sale in macchina e sgassa talmente forte da farci sentire il rombo profondo del motore.
Uno scatto del mio corpo mi riporta lucida nel mondo reale, sono ancora le 4 di mattina e non ho minimamente sonno. Tento di riaddormentarmi ma fallisco, quindi scendo per fare colazione e vestirmi: ho deciso che oggi mi iscriverò in palestra.
Esco di casa e convinta arrivo alla SpaceBoxe, la palestra non molto lontano dal posto in cui lavoro, la palestra che un tempo frequentava Harry.
Chissà che fine ha fatto Harry. Non lo vedo dalla mini vacanza in montagna a casa di Liam, Niall non ne parla più, Sofia nemmeno. E loro continuano tutt'ora ad andare alle feste, quindi dovrebbero sapere cosa combina quello stronzo. Chissà quante se n'é scopato in questo lunghissimo tempo.
Scaccio via i miei pensieri, tiro un respiro profondo ed apro il portone.
Non ho mai amato le palestre, le stanze affollate, le persone che ti guardano mentre ti alleni: sembra che abbiano sempre uno sguardo giudicante.
Arrivo alla reception della palestra dove mi accoglie una ragazza a dir poco bellissima, trucco, un vestito lungo e un paio di tacchi: se non sapessi di essere dentro una palestra penserei di essere dentro uno degli studi più famosi di architettura di Londra. Le stanze solo eleganti, ampie e dato che sono solo le sei di mattina, sono vuote. Pagata l'iscrizione e appoggiata la roba negli spogliatoi vado nella sala principale a riscaldarmi per poi andare in sala pesi. Esco dalla palestra due ore dopo, con un'ora di corsa fatta sul tapisroulant e un'ora di alzata di pesi.
Fatta la doccia corro al lavoro, dove mi aspetta un turno sfiancante di otto ore.
È quasi l'ora di pranzo quando sento vibrare il telefono: Noah.
"Ehi bellezza, che fai per pranzo?"
"Ciao Noah, niente di che, mi fermo ad un bar qui vicino alla libreria a mangiare qualcosa prima di rientrare in turno"
"Mandami la posizione, ti faccio compagnia".
Noah mi raggiunge poco dopo al bar indicatogli poco fa e parliamo tra un boccone e l'altro del più e del meno. È sempre più presente nella mia vita ultimamente, continua a mandarmi messaggi e chiedermi di uscire, tanto che prima che se ne vada mi propone di andare a cena fuori insjeme questa sera.
Accetto l'invito e lo saluto.
L'ora della cena arriva in un batter di ciglia: alle otto in punto Noah suona il campanello di casa mia. Quando apro mi ritrovo davanti agli occhi una rosa rossa che timidamente mi porge, la accetto e sorridendo usciamo. La cena passa tranquilla, mi chiede di raccontargli della mia vita, dei miei genitori e del perché io viva con Sofia; con un po' di titubanza riesco a raccontargli superficialmente tutto quanto e ne sembra sorpreso.
"Cazzo Noemi, mi dispiace tanto"
"Non fa niente Noah, ormai non mi tocca più questo argomento".
Finito di cenare mi riaccompagna a casa; devo dire che la sua compagnia mi piace, non sento di essere giudicata e nemmeno di essere usata. Mi piace chiacchierare con Noah, confrontarmi e conoscerlo: sembra un ragazzo tranquillo, dolce e affettuoso e stranamente ci vado d'accordo. Riusciamo a capirci anche con un solo sguardo, non servono parole per descrivere questo tipo di legame tra due persone.
Arrivati alla porta di casa mi saluta, ma quando sto per infilare la chiave nella serratura mi richiama e voltandomi noto che è molto più vicino del dovuto al mio viso.
"Sei bellissima, non te lo scordare mai" mi dice mentre con il palmo della sua mano mi accarezza la guancia.
Questo contatto un po' troppo ravvicinato mi mette in soggezione, anche se non provo a tirarmi indietro. Le sue parole dolci fanno breccia nel mio cuore, non sono di certo come quelle cattive che riservava Harry per sputarmele addosso.
Perché penso sempre ad Harry? È arrivato il momento di pensare solo a me stessa, a me, alla mia felicità e a nessun altro.
Saluto Noah per rientrare in casa, l'aria ormai ancora più gelida di quella di qualche ora fa mi fa rabbrividire.
"Hai freddo piccola? Vieni qui".
Non faccio in tempo a replicare che le sue labbra si fiondano sulle mie lasciandoci un bacio casto, bacio che tenta di rendere più appassionato, introducendo la lingua tra le mie labbra; anche se un po' insicura sul da farsi acconsento l'accesso e ci abbandoniamo ad un bacio dolce.
Quando ci stacchiamo le mie guance avvampano; le sue labbra sulle mie hanno acceso un fuoco dentro di me e non pensavo potesse essere possibile specialmente perché ancora penso spesso ad Harry. Nessuno penso che potrà mai essere alla sua altezza, ma va bene così.
Ci guardiamo negli occhi per pochi istanti per poi salutarci.
"Buonanotte Noah"
"Buonanotte principessa".
Avrei voluto che tante cose fossero andate in modo diverso, ma non tutto si può scegliere. L'unica scelta è andare avanti...
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