Capitolo 37

Riprendo a respirare e mi rendo conto di essere seduta sul divano di casa, con Sofia accanto che tenta di farmi bere un po' d'acqua e mia madre davanti a noi che osserva la scena. Sembra sia un po' preoccupata, ma ormai con me non può più fingere, di me non le é mai importato e non capisco come possa importarle adesso.

Dopo qualche minuto di trance torno lucida.

"Cosa ci fai qui, Denise?"
Dopo tutto il tempo che é passato nemmeno riesco più a chiamarla mamma. A lei sembra dispiacere perché non appena sente uscire dalle mie labbra il suo nome, abbassa la testa, ma a me non mi interessa se adesso é lei quella che soffre un po'.
Non capisco perché sia tornata da me dopo così tanti anni, non so cosa l'abbia spinta a cercarmi e non sono nemmeno sicura di voler sapere come ha fatto a trovarmi. Io con una donna dipendente da alcol e droghe non voglio averci più a che fare, mai più; mi é bastato ciò che ho già vissuto, non ho intenzione di ripetere tutto da capo.

"Sono venuta qui per te tesoro, mi manchi. Volevo parlarti, volevo chiarire il passato tormentato che abbiamo vissuto, volevo chiederti scusa perché qui sono una vittima anch'io".

Le parole di mia madre riescono soltanto a far uscire una risata roca dalle mie labbra; davvero pensa di poter tornare qui come nulla fosse, comportarsi da vittima e credere che io la perdoni? Crede per caso che tutto il mio vissuto io l'abbia dimenticato per sempre? Crede che non mi ricordi del dolore provato? Di tutte le volte che si é dimenticata di avere una figlia? Pensa davvero che io possa perdonarla per avermi lasciato insieme a mio padre?
Non é mai venuta a cercarmi nemmeno quando sono scappata di casa e sono andata a vivere da mia zia, non avrebbe dovuto farlo nemmeno adesso.

"Sono andava avanti Denise, non mi interessa più ormai, puoi andartene".

Se prima ero spaventata all'idea di incontrarla o di parlarci, adesso la rabbia si rifà viva dentro me talmente forte da poter spazzare via un mondo intero.

"Lascia che io ti spieghi, lascia che io mi faccia perdonare da te".

"Non potrò mai perdonarti niente, non potrò mai perdonarti nemmeno quando ti ho incontrato in cucina sdraiata a terra incosciente, quando scesi semplicemente per fare colazione e ti trovai svenuta, costretta a chiamare l'ambulanza perché chissà dov'era papà. É troppo tardi, mi hai lasciato sola con l'uomo che ti picchiava e ti faceva del male, te ne sei andata fregandotene di una sua possibile rivolta contro di me, te ne sei fregata di un suo possibile scontro, se mi picchiava, se mi molestava. Te ne sei andata e non ti sei fatta più sentire, mi hai lasciato lì in balia del mio destino. Pensi che io possa perdonarti? Pensi davvero che a me interessi la tua compassione, il tuo vittimismo o qualsiasi cosa tu sia venuta a fare qui oggi?"

Butto fuori tutto d'un fiato, così, senza stare a pensarci un granché; ho sofferto tanto, e lei adesso deve sentire tutto questo dolore che vive dentro me ancora oggi. Deve sapere che non la perdonerò, qualsiasi cosa mi dirà.
Con le lacrime agli occhi tenta di parlarmi, ma non ci riesce quindi Sofia, contro il mio volere, le porta un bicchiere d'acqua per tentare di calmarla.

"Penso che la dovresti ascoltare, almeno questo. Senti ciò che ha da dirti e poi mandala via, dille di non tornare più a cercarti, ma dalle la possibilità di spiegarti. So quanto male ti ha fatto e so come sei stata, ma non le negherei la possibilità di provarci almeno".

La mia migliore amica mi sussurra all'orecchio; lei sa come sono stata e sempre proprio lei dovrebbe essere dalla mia parte, aiutarmi a mandarla via senza fare domande.
Sembra che Sofia capisca i miei pensieri infatti mi guarda storto; sospirando con un'alzata di mento incito Denise a parlare: ci sarà da divertirsi.

"Quando ero giovane conobbi tuo padre; era il solito ragazzo del quale sai benissimo che non puoi fidarti, con la sua aura scura e la camminata sicura di se, faceva breccia nel cuore di tutte le donne. E lui lo sapeva. Si divertiva con tutte le ragazze che sceglieva e le ignorava il giorno dopo. Tutte erano innamorate di lui e io pure lo ero; un giorno ci incontrammo ad una festa, fu la prima di tante uscite quella. Un giorno però successe qualcosa che nessuno dei due si sarebbe aspettato o che avrebbe voluto: eravamo giovani e incoscienti e volevamo solo divertirci. Avevamo scoperto che ero incinta, incinta di te. I giorni passavano e tuo padre diventava sempre più brutale nei miei confronti, prima solo a parole, poi anche a gesti. Non era visto di buon occhio dalle nostre famiglie una separazione, ci costrinsero quindi a non lasciarci nonostante tuo padre oltre che a picchiarmi tutti i giorni, cercava di costringermi ad abortire. L'ho sempre odiato io l'aborto, e nonostante fossi giovane dentro il mio grembo portavo la vita di mia figlia, di un essere umano, vivente. Avrei potuto forse strappargliela? Con il tempo mi sono innamorata di tuo padre, innamorata sul serio. Quando i miei fratelli vennero a costringermi a chiedere il divorzio io non cedetti. Litigai con loro e poi con tutta la famiglia, rimandando sola. Tuo padre ha sempre cercato di farsi valere sugli altri con le botte, la mia fregatura fu che me ne innamorai, rimasi con lui a lungo fino al giorno in cui mi stancai e scappai di casa. Non ho mai voluto lasciarti, eri la cosa più importante della mia vita, ma non potevo crescere una figlia da sola, distrutta com'ero. Lui avrebbe potuto darti tanto, una bella casa, nonni presenti, un futuro brillante. L'ho fatto pensando al tuo bene, soltanto per questo Nene".

Il sentire quel soprannome orrendo con cui mi chiamava la mamma da piccola mi fa rabbrividire; odio qualsiasi tipo di legame ci possa tenere vicine, anche se si tratta di una semplice parola.
Non voglio più ascoltare altro, si é "spiegata", ha giustificato la sua assenza, assenza che non perdonerò quindi adesso può andarsene e non farsi più vedere.

Mia mamma era la donna più importante della mia vita, non avrei mai pensato di poterne fare a meno ma finita scuola e compiuta la maggiore età non ho potuto continuare a studiare ciò che sognavo, i miei zii non potevano più tenermi a casa con loro, quindi ho dovuto rimboccarmi le maniche, cercare lavoro e crearmi una stabilità mia, nuova. É stata assente negli anni migliori della mia vita e negli anni peggiori: quando a scuola mi bullizzavano lei non era lì ad abbracciarmi, quando mi picchiavano non era lì a raccogliere le mie lacrime, e quando, non molto tempo fa, mi hanno spezzato il cuore per la prima volta, ho dovuto affrontare tutto da sola. Se non fosse stato per Sofia adesso non so che fine avrei fatto, ma va bene così.

"Mi dispiace per ciò che hai dovuto passare, ma non ho più bisogno di te Denise. Sono cresciuta da sola, con le mie forze e ad oggi sono convinta di poter continuare il mio percorso senza di te; ti sei persa tutto, gli anni in cui avresti dovuto esserci più di chiunque altro. Non ti nego che sono ancora arrabbiata con te, ma non voglio più pensarci, voglio chiudere i conti con il passato, con te e con quello stronzo di Luka, nonché tuo ex compagno e padre. Non é semplice nemmeno per me, perché una madre al mio fianco l'ho sempre desiderata, perché una madre é il primo punto di riferimento per la figlia, però tu non ci sei mai stata e non ci sarai adesso. Questa é la mia decisione, che ti piaccia oppure no. E adesso per favore vai via da casa mia".

Nemmeno io so dove posso aver trovato la forza nel dirle tutte queste cose, non so dove ho trovato la forza di non piangere davanti a lei. Forse é stato grazie al mio viaggio in Italia, forse é stato grazie alla mia migliore amica, oppure grazie ad Harry. Tutti quanti qui mi hanno insegnato tante cose nuove, cose da cui ho preso esempio e non ho intenzione di rimanere ancorata al passato, non più. Una nuova Noemi è rinata, come una fenice rinasce dalle ceneri: grazie alla sofferenza che mi ha provocato Harry, grazie alla sofferenza che mi ha provocato il suo ex sfidante di boxe, grazie all'amore delle mie amiche e alla dedizione nell'abbracciare i propri sogni.

Con le lacrime agli occhi Sofia la accompagna fino alla porta di casa, non dice una parola anche se la sua espressione dice tutto. Si volta un'ultima volta verso di me e con le spalle chine esce una volta per tutte dalla mia vita.

Questa é la mia vita, e per quanto tormentata, triste, frastornata possa essere, rimane comunque la mia vita e mi piace. Con o senza di lei.

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