Capitolo 3

Harry

Non faccio in tempo a dire un parola, che Noemi se ne va.
Non avrebbe dovuto vedermi in quello stato, anche se lei sa la fama che ho in questa città non dovrebbe spaventarsi più di tanto. Specialmente non dovrebbe reagire così, ma cosa più importante, IO non dovrei reagire così.
Chissenefrega se ha avuto quella reazione?
Cosa si aspettava?
Cosa pretende da me?
Lei non è nessuno per me e io non sono nessuno per lei. Non le dovrebbe importare quello che faccio, eppure era tanto sconvolta.
Devo smettere di pensare alla bruna e concentrarmi su di me, non posso permettermi di indebolire la mia corazza. Ci ho messo troppo tempo per costruirla, nessuno è mai riuscito a buttarmela giù, e questa persona non sarà di certo lei. Nessuno sa quello che ho passato quando ero piccolo. Mio padre, uno stronzo figlio di puttana che pensa solo ai soldi, ha abbandonato me e mia madre, lasciandoci senza niente. Ha abusato di mia madre, e ha abusato anche di me. Ci ha picchiati, derisi, e lasciati senza niente. Poi è sparito. E' sparito per mesi, anzi, forse anni.
Siamo nel 2021, adesso faccio 23 anni, e se non mi ricordo male esattamente 4 anni fa è riuscito ad aprire un'azienda qui in centro, a Londra.
La London Architects Limited, un palazzo enorme formato da centinaia di studi di architetti e segretari, mai però gli è passato per la testa di tornare da suo figlio o di vedere se era ancora vivo.

Cosa mi sarei dovuto aspettare io? Non c'è mai stato, per quale motivo avrebbe dovuto interessarsi a me, a mia madre, o a quello che stavi facendo?

Scaccio questi pensieri dalla testa, è un brutto bastardo e non ci voglio pensare. Credo che se si rifacesse vivo, lo riempirei di pugni.
La rabbia, invece di svanire dopo lo sfogo avuto con quel ragazzo, aumenta. Non sento più niente, il respiro si spezza e l'anima anche, ho bisogno di una distrazione.
Mi dirigo verso il porto.
Non ho mai amato niente così tanto quanto il mare. Il mare è il mio porto sicuro, la mia ancora di salvezza. Al porto ho ormeggiato la mia nave, che ogni tanto prendo e che mi dirige in mezzo al blu dell'acqua, per farmi cullare con le sue onde.
Mi tranquillizza e fa tornare i miei occhi del loro colore naturale, con la stessa strafottenza di sempre.
Mentre cammino per andare al porto passo accanto agli scogli anche loro compagni di mille avventure, compagni di sfuriate, compagni di bevute, di notte da solo, quando la mia unica salvezza era affogare i miei dispiaceri nella vodka e nelle sigarette fino a quando non ho incontrato i miei amici, che ad oggi sono la mia famiglia. Niall, Zayn, Louis, Liam.
Pensando a questi quattro ragazzi mi spunta un sorriso.
Ammiro gli scogli con attenzione, ringraziandoli col pensiero di esserci stati per me quando nessuno c'era.
Noto una figura minuta camminarci sopra, che torna verso la strada. La riconoscerei tra mille.

"Brunetta!". Urlo. Lei alza la testa e noto che mi riconosce perché si irrigidisce.
Decido di avvicinarmi a lei. Ormai mi diverte incontrarla per le strade di Londra e stare un po' con lei per darle noia e se devo essere sincero, per spaventarla.

"C-ciao Harry". Balbetta; ha paura di me.

"Ciao bellissima, che ci facevi lì tutta sola?". Le domando.
Il mio tono deve essere aggressivo e arrogante, perché vedo che indietreggia e si morde il labbro. I suoi occhi stanno diventando lucidi.

"Sai" Le dico con tono strafottente, "Non dovresti stare qui tutta sola, qualcuno potrebbe farti del male o spingerti in mezzo all'acqua, questa è una zona molto pericolosa".

"E' una zona adatta a te, quindi?" Mi risponde.
Cerca di farsi coraggio, ma la vedo che difficilmente riesce a tenermi testa. Nemmeno riesce a mantenere un contatto con gli occhi.
Distinguendosi da tutte le altre ragazze che mi porto a letto o da tutte quelle a cui mi avvicino, lei sembra non essere contenta della mia presenza e della mia arroganza, e cerca anche di farsi valere tenendomi testa. Fallisce nella sua missione, però apprezzo il suo carattere a tratti impulsivo.

"E se ance fosse? A te cosa importa dove cazzo posso stare io oppure no?"

"Harry, lasciami in pace! Cosa vuoi da me? Non ti ho fatto niente!".

"Io te l'ho già detto tante volte, non devi disubbidirmi!"

"Non ti sopporto Harry, lasciami in pace, non ti voglio più vedere.
Ah!!! Adesso vado alla polizia, non è possibile che tu abbia il mio numero! Chissà come hai fatto a procuratelo e non voglio sentire spiegazioni! Lasciami in pace e non farti vedere mai più".

"Piccola, tu non andrai dalla polizia a denunciarmi, per nessun motivo. Io lo so, e anche tu lo sai. Sei troppo spaventata da me per provare a mettermi nei casini". Le rispondo.

Lei si allontana, con le lacrime agli occhi e se ne va.

Noemi

Scappo verso casa. Harry ha maledettamente ragione, sono troppo impaurita da lui per poterlo denunciare, e in qualunque caso, penso che non l'avrei fatto. Per quanto arrogante, stronzo e cattivo possa essere, so che anche il lui c'è del buono. Sennò non mi avrebbe salvata e nei suoi occhi lo leggo, leggo la sofferenza, leggo la rabbia che si porta dentro, chissà da quanto; riesco però a vedere anche uno spiraglio di speranza, una luce che urla di uscire ma che lui com il suo brutto carattere ricaccia infondo al cuore, lo so, me lo sento.

Arrivo a casa, si sono già fatte le 19.30. Sofia mi ha scritto che le hanno prolungato il turno, e che quindi tornerà domani mattina.
Appena entro in casa mi infilo subito in doccia e mi metto una tuta pulita. Sono stanca morta per la mia corsa, ma specialmente per l'ennesimo affronto con il ricciolo quindi mi butto nel divano e finisco Twilight.
Prima di mettermi comoda mi faccio una bella cenetta a base di pesce. Cotto il polpo e le patate, li mischio e mi butto nel divano.
Accendo la tv, entrando su Netflix e premo "riavvia".
Finito di guardare il film, non so quante volte io mi sia addormentata, ma ormai lo conosco a memoria. Spengo la tv con un sorriso in volto e mi dirigo in camera, cercando di non sbattere da nessuna parte dato che sono mezza addormentata.
Entro nella grande stanza, alla mia destra, un armadio altissimo e larghissimo nero mi fa compagnia, mentre alla mia sinistra, un bel letto gigante, con il materasso più comodo che io abbia mai provato.
Avanti a me, ancora con la stanza al buio, scorgo una figura, sussulto e cerco l'interruttore della luce.
L'ansia mi fa inciampare diverse volte, l'agitazione che qualcuno possa essere entrato nella mia camera da letto non riesce a farmi ragionare e mi fa comportare come una ragazza goffa. Dopo svariati tentativi riesco finalmente ad accendere quella maledetta luce ritrovandomi davanti Harry.
Quel maledetto ragazzo prima o poi mi farà svenire per l'ansia, il nervosismo o la pressione che mi mette ogni volta addosso.

"H-Harry. Mi ha fatto prendere quasi un infarto. Che ci fai qui? E come hai fatto ad entrare?".
Come al solito mi sono dimenticata la finestra aperta. Ragazzi andiamo, sono al secondo piano, pensavo di poter essere un po' più tranquilla di così.

"Ciao bambolina. Sei molto carina quando sei assonnata".
Le mie guance si colorano di rosso, e i miei occhi fissano i miei piedi nudi.
Due dita si poggiano sul mio mento, quindi alzo lo sguardo. Harry è a due millimetri dal mio viso.
La sua altezza regna su di me, io sono molto più bassa e piccola di lui. Una fascia color grigio gli circonda la testa, tenendogli su i riccioli e impedendogli quindi, che ricadano sul viso. E' vestito super semplice anche oggi: jeans neri strappati, Vans ai piedi, e una maglietta nera maniche corte.
E' bellissimo come sempre.
I suoi occhi hanno una luce diversa, maliziosa, lussuriosa, ma c'è dell'altro.
Che mai si sia messo in testa di far uscire la sua parte dolce?
Non lo sopporto penso tra me e me, è un ragazzo incasinatissimo, ferito, deluso dalla vita. Al contrario di me che ci ho messo tanto tempo per riprendermi, lui ancora sembra vivere nell'oscurità e io non posso e non voglio permettermi di ricadere in un abisso di tristezza e rabbia per un ragazzo che nemmeno conosco.
Tutti i miei progressi andrebbero distrutti.
Non posso permettere che qualcuno come Harry rovini il mio equilibrio. Non ora che ho trovato la forza di abbandonare il passato e di concentrarmi sul futuro. Mi rifiuto di avere a che fare con lui.

"Harry, la devi smettere di sbucare ogni volta da ogni parte, devi lasciami stare. Non voglio avere niente a che fare con te. Perfavore, lasciami stare." Riesco a dirgli mordendomi il labbro per cercare di bloccare le lacrime che, da qualche minuto, minacciano di uscire.

"Vai via".

Per qualche secondo nella stanza regna il silenzio. Quando ho il coraggio di alzare il viso per guardarlo negli occhi, noto che ha serrato la mascella e stretto i pugni lungo i fianchi. E' tremendamente arrabbiato, e adesso ho paura di dire qualsiasi cosa.
Chiudo gli occhi.

In meno di un secondo, mi trovo attaccata al muro, con il suo corpo possente addosso. Harry mi tiene stretta, spingendo i suoi fianchi contro i miei.

"Brunetta mia, io faccio quello che voglio. Devi capire che sei mia".

Adesso la sua voce è sensuale, tremolante. Sembra che stia per abbassare le difese, ma quando provo a spostarlo mi blocca i polsi con le sue forti mani. Mi sta facendo male.

"Harry mi fai male, lasciami".
Una lacrima scende sul mio viso, segno evidente che mi sta facendo male da morire. Mi riempirà di lividi se non smetterà di usare tanta forza su di me.
Quando lui se ne accorge, allenta un po' la presa, ma non mi lascia.
Vorrei poter decifrare la luce dei suoi occhi; è malizia? E' rabbia? Odio?
Perché è così tanto arrabbiato con me? Cosa gli ho fatto io, per essere trattata così? Inizio a singhiozzare.
Odio piangere davanti agli altri, ma proprio non riesco a capire perché abbia dovuto trattarmi con così tanta arroganza, già dal primo giorno, ancora non mi conosceva, e già pensava che fossi sua.
Io non sarò mai parte di questo ragazzo.
Come una fenice, che rinasce sempre dalle proprie ceneri, sono rinata dalle mie. Non posso permettermi di farmi trascinare nel baratro buio di Harry, non se da parte sua io non veda volontà di migliorare. Di migliorare per me, per se stesso.
Penso, penso e penso ancora.
Perché tutto questo doveva accadere a me?
Quella festa era piena di ragazze, tutte più belle di me, più alte, più formose. Perché Harry non è andato da loro? Loro sicuramente si sarebbero divertite nel subire tutti questi trattamenti poco graditi. Io no.
Non sono una di quelle ragazze; non ho mai avuto un vero e proprio flirt, con nessuno. Non ho mai avuto una vera relazione e di certo questo non è il momento di iniziarla. Sono sempre stata con le mie quattro fantastiche amiche che non mi hanno mai abbandonata.
Loro non mi hanno mai abbandonata, quando mi sentivo sola, quando mi prendevano di mira e mi bullizzavano. Quando la mia famiglia ha iniziato a rompere i rapporti con me, loro c'erano, sempre.

Quella sera, in quella casa, ho scoperto il vero significato della parola "paura"; eppure, per quanto timore Harry mi metta ogni volta che lo incontro, non mi sono mai sentita più protetta.
Sono sicura però, che queste sono tutte mie illusioni, a Harry non interessa niente di me, gli piace solo sbattere in faccia a tutti il fatto che io sia sua, evidenziandolo con i lividi e con i segni rossi, a volte anche viola, che di tanto in tanto mi lascia sul collo.
Harry mi riporta alla realtà, chiamandomi ripetutamente. La mia testa sente solo: "Noemi, Noemi, Noemi..."
Non riesco a rispondere, le gambe mi tremano, il mio respiro diventa affannoso,
Sento caldo.
Se non ci fosse Harry qui, davanti a me, a sorreggermi con il suo bellissimo e muscoloso corpo, sarei già caduta a terra; non è la prima volta che mi succede, e so che l'unico motivo è perché penso troppo, fino ad arrivare all'esaurimento come adesso.
Chiudo gli occhi.

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