Capitolo 2

Noemi

Mi dirigo direttamente fuori dalla villa, fregandomene di dove si trovassero le mie amiche, scrivo un messaggio sul nostro gruppo.

"Sono troppo stanca, sto andando a casa. Scusatemi, divertitevi anche per me."
Noemi xx

Chiamo un taxi, non posso fregare la macchina alle ragazze e poi, anche se volessi, hanno loro le chiavi e non ho intenzione di tornare da loro un'altra volta.
Ovviamente stasera nessun taxi è disponibile, non mi resta che farmela a piedi. Sono solo 30 minuti di camminata per arrivare a casa, e magari nel tragitto, l'aria fresca di inizio estate riesce a calmarmi. Riempio i miei polmoni di quest'aria pulita più che posso poi buttare fuori tutto, l'angoscia, la paura, i miei pensieri.
Camminando, sento che il polso mi frizza, cosi decido di alzarmi la manica del giubbotto di pelle, rimanendo sconcertata dalla vista. Me lo immaginavo che mi avrebbe lasciato un segno, ma non così tanto evidente quanto un livido.
Bene.
Adesso che inizia l'estate sono pure costretta a mettermici qualcosa per nasconderlo.
Assorta dai miei pensieri, mi domando cosa mi ostini dal non dir niente alle mie amiche di quello che è successo stasera con Harry. Tutte quante saranno rispettivamente occupate con i ragazzi che si sono aggiunti a noi; spero solo che non siano come Harry.
I brutti pensieri mi assalgono, la paura che possa succedergli qualcosa non mi lascia tranquilla.
Vengo distratta dalla vibrazione del mio telefono, è Jasmine.

Te ne sei andata? No! Che peccato, stavamo iniziando a divertirci.
Non penso che Sofia stasera tornerà a casa, penso che resterà con Niall. A guardarli sembra che cupido abbia appena scoccato la freccia nella loro direzione.
Jasmine xx

Sorrido, mettendo il telefono in tasca. Almeno so che stanno tutte bene.

Continuo a camminare, sono quasi arrivata a casa quando sento dei passi dietro di me. Decido di non preoccuparmene e tiro fuori le chiavi per aprire la porta d'ingresso. Non appena le infilo nella serratura, una mano mi tocca la spalla. Il tocco mi fa raggelare. Non ho coraggio di voltarmi, la mano pesante sulla mia spalla sembra quella di un uomo. Non un uomo qualsiasi, ha una presa ferrea, dominante, e forte come se fosse in grado di distruggermi soltanto esercitando un po' di forza sul punto in cui è appoggiata.

"Harry, c.." Le parole mi muoiono in bocca accorgendomi che non è lui. Un ragazzo alto, muscoloso con i capelli color oro, mi fissa intensamente e decisamente troppo vicino.
Mi blocca le braccia sopra la testa, avvicinando le labbra al mio collo mentre inspira intensamente, inalando il mio profumo.

"E' così buono il tuo profumo, principessa". A quel termine inorridisco, cercando di levarmelo di torno, senza riuscirci data la differenza di altezza e di forza.
Mi sto quasi arrendendo nell'allontanarlo da me, nonostante si stia spingendo troppo oltre. Mi bacia il collo, scendendo piano piano, fino ad arrivare sotto l'ombelico. Le sua mani bloccano ancora le mie sopra la mia testa, impedendo di muovermi.
Si mette entrambe le mie mani nella sua desta, e con quella libera scende fino ad arrivare alla zip dei pantaloni. Chiudo gli occhi. Non può' essere vero.
Non a me, ti prego, non a me.
La mia mente inizia a fare mille viaggi sconnettendosi dalla realtà. Non voglio che questo succeda proprio a me, non voglio dover passare il resto dei mesi a dimenticare un'accaduto del genere come lo stupro.
Prego in silenzio che qualcuno venga a salvarmi, anche se la strada è deserta, le poche case che circondano l'isolato hanno le luci spente, probabilmente tutti stanno dormendo e anche se iniziassi ad urlare dubito che qualcuno riuscirebbe a sentirmi.
Prego, prego di continuo, ma l'uomo non sembra volersi fermare...

Dopo un tempo che sembra infinito, sento una voce provenire dalla strada, sembra che qualcuno abbia ascoltato le mie preghiere.

"Non ti azzardare a toccarla, cazzo!" Tuona una voce che conosco bene. Harry.
Il ragazzo ride, prendendosi gioco di lui. Harry irrigidisce la mascella, serra i pugni lungo ai fianchi, cercando, ancora una volta di allontanarlo da me. Quando non vede reazione da parte sua, si avventa su di lui, riempiendolo di cazzotti.
Chiudo gli occhi. Non voglio assistere a questo orrore.
Cala il silenzio, una mano che mi tocca il mento. Muoio dal terrore che questa persona non sia Harry ma l'uomo che ha cercato di stuprarmi. Dopo aver fatto un po' di resistenza, sono costretta ad aprire gli occhi e a guardarlo: quelle bellissime iridi verdi smeraldo, che non molte ore prima avevo visto, adesso sono piene di rabbia. Mi fa paura, nonostante mi abbia salvato.

Chi mi salverà, invece, da lui?

Harry

Quando vengo a sapere dalle amiche di Noemi che se n'è andata a casa, una rabbia forte mi percorre il corpo, obbligandomi a serrare la mascella e i pugni. Esco di corsa da casa, prendendo la mia aiuto cercando di raggiungerla, sperando che non si sia allontanata troppo.
Non è mia abitudine essere rifiutato da una donna, ho bisogno che anche lei come tutte le altre ragazze di questa città mi cada ai piedi, sia gelosa e ossessionata da me.
Le ho sempre avute tutte vinte, ho sempre ottenuto ciò che volevo e sono sicuro che succederà anche questa volta.
Acceso il motore, mi immetto nell'unica strada percorribile e poco dopo scorgo, non molto lontano da me, la figura di una ragazza esile, che cammina a testa bassa, toccandosi il polso. Mi sento un po' in colpa per averle causato un po' di dolore, ma alla fine non troppo. Poco dopo dimentico quello che le ho fatto, facendo tornare sul mio viso un sorriso malizioso. Non so perché non riesco ad accettare il suo rifiuto, se così lo posso chiamare, nei miei confronti.
Il viaggio dura una mezz'ora, e andare così piano, non mi è mai piaciuto, bensì, mi è sempre piaciuto sfiorare il massimo, in tutto, superare i limiti e non seguire le regole.
Concentrandomi sulla brunetta, in lontananza vedo un ragazzo, alto più o meno quanto me, ma meno muscoloso camminargli dietro. Posso percepire il suo corpo che si irrigidisce sentendo la presenza di qualcuno dietro di lei. Accenno un sorriso. Si, sono sempre stato bravo a percepire le emozioni di qualcun altro, ma mai fino a questo punto.
Decido di fermare la mia Range Rover per seguirli ed ascoltare la conversazione di nascosto.
Quando noto quello che lui sta facendo alla MIA brunetta, mi avvicino sempre di più. Posso notare gli sforzi che Noemi fa per liberarsi dalla presa, molto più forte di lui. Serro la mascella, i muscoli delle spalle si irrigidiscono, le mie mani si chiudono a pugno.
Il suo tocco persiste, mandandomi fuori di testa.

"Non ti azzardare a toccarla, cazzo!" Tuono. Il ragazzo si gira, ma sembra che non voglia smettere. I miei occhi perdono l'ultima traccia di umanità che hanno, lasciando spazio solo all'oscurità, come il resto del mio corpo.
Mi avvento su di lui tirandogli pugni su tutto il corpo, calci, fino a che, soddisfatto, vedo il sangue uscire, quindi lo lascio inerme disteso sull'asfalto davanti al cancello di casa.
Guardo Noemi, ancora tiene gli occhi chiusi. Mi avvicino per sollevarle il meno e farglieli aprire, ma quando lo fa, nel suo sguardo noto rabbia, tristezza, paura e alla vista dei miei, lei indietreggia.
Cos'ho fatto, adesso, per spaventarla? L'ho salvata da un delinquente che avrebbe voluto approfittarsi di lei e basta, per poi lasciarla mezza morente qui fuori, coccolata dal solo buio della notte.
Non ho fatto niente di male.
Nel mio sguardo, balena una scintilla di malizia, superiorità, rabbia e odio. Lei se ne accorge.
Senza chiederle il permesso le prendo il braccio e lo scopro dal giacchetto di pelle; la sua assenza mi rivela il livido violaceo che le ho lasciato poco prima alla festa. Rimango un po' spiazzato, ma non troppo da chiederle scusa.
Adesso vivo nella sua pelle.
Cerca di allontanarsi ma data la nostra differenza di forza riesco a bloccarla e ad evitare di farla allontanare.

"Fai la brava, piccola Noemi, non mi piace chi mi disobbedisce". La incenerisco con lo sguardo.

Allontanandomi da lei salgo in macchina. Il rombo della mia Range Rover annuncia la mia partenza e poco dopo mi ritrovo sulla strada principale.

Noemi

Harry si allontana da me, tornando alla macchina, sparendo alla cura in fondo alla strada di casa mia.
Non so dire come mi sento. Impaurita? Contenta? Sollevata? Magari in tutti e tre i modi, o magari in nessuno. Harry, nonostante la sua arroganza, mi ha salvato da quel ragazzo. Sono grata per il suo intervento anche se il livido che mi contorna il polso è frutto della sua arroganza e prepotenza. E' stato lui, principalmente, la causa del perché io abbia lasciato la festa.
Si, sono impaurita da lui, nessuno mai mi aveva toccato così, con così tanta aggressione, nelle emozioni e nel corpo, ma so anche che nessuno, mi aveva mai protetto in questo modo. Nemmeno i miei genitori, con i quali non ho quasi più rapporti.
Dopo 10 minuti abbondanti che sono fuori immersa nei miei pensieri, mi rendo conto che è tardi. Sono le 2 di notte, passate. Menomale che oggi è stato il mio ultimo giorno al lavoro, e adesso per un bel po' posso pensare a me stessa. Decido di entrare in casa.
Un'odore familiare mi inonda le narici; mi sento al sicuro, finalmente, da tutto e da tutti. Decido di farmi una bella doccia prima di andare a dormire, sperando che il getto dell'acqua calda riesca a calmare i miei nervi.
Il getto dell'acqua calda, che anche d'estate mi riscalda il corpo sembra l'unico modo di scappare dai pensieri che ogni giorno mi tormentano.
Mi dirigo al piano di sopra, prendendo il mio pigiama comodo, e la biancheria pulita. Entro dalla grande e alta porta del mio bagno, attivando il getto dell'acqua calda.
Mi fisso intensamente allo specchio per qualche minuto, intravedo, dai miei lunghi capelli, il livido che mi si sta formando li dove la mano di quell'uomo che ha tentato di farmi del male stringeva.

Un ronzio mi porta alla realtà, svegliandomi dal mondo dei sogni. Il numero è sconosciuto.

Ehi bruna, mi sono divertito stasera. Dovresti ringraziarmi, chissà se non fossi arrivato in tempo, cosa quel bastardo ti avrebbe fatto.

Non c'è bisogno che io gli chieda chi sia, l'ho già capito. Un brivido mi percorre il corpo, paura, dubbi e domande prendono vita dentro me. Come fa ad avere il mio numero?

Come fai ad avere il mio numero? Gli rispondo.
Aspetto la sua risposta con ansia, ma niente. Non arriva nemmeno un piccolo messaggio di risposta. Quasi dimenticavo pure di aver lasciato il getto dell'acqua aperto, quindi, un po' goffamente, entro in doccia cercando di rilassarmi.

Una volta uscita dal bagno, più rilassata di prima, mi dirigo al piano di sotto, assicurandomi di aver chiuso tutto per bene. L'arrivo dell'estate si sente, fa molto caldo rispetto a stamattina, e io non ho ancora cambiato le lenzuola del mio letto. Stanotte morirò di caldo.
Decido di aprire la finestra.
Mi butto nel letto a peso morto, ripercorrendo tutta la serata mentalmente. Come cazzo avrà fatto, Harry, ad avere il mio numero?
La mia mente viaggia troppo, iniziando a pensare troppo intensamente al ragazzo arrogante e misterioso con quei bellissimi occhi verde smeraldo. Alla festa indossava semplicemente delle scarpe di pelle nera, jeans neri stretti, più bassi sulla vita e una maglietta a maniche corte che metteva in risalto i suoi muscoli tonici. Di tanto in tanto intravedevo qualche disegno sulla sua pelle, cercavo di capire cosa fosse, ma senza ottenere risultati, dato che dovevo stare attenta a non farmi beccare dagli occhi di Harry. Era semplice, bellissimo. Anche se non mi ero mai soffermata ad ammirare un ragazzo così a lungo, Harry riusciva solo con la forza dello sguardo a farmi arrossire alla vista del suo corpo e dei suoi occhi splendidi, profondi come il mare.

Noemi ma cosa dici?
Da quanto fai questo pensieri? E specialmente, da quando pensi così intensamente ad un ragazzo che nemmeno conosci?
Cerco di ridestarmi dai mille pensieri e viaggi che la mia testa ha deciso di fare e poco dopo cullata dalle stelle della notte e l'aria rilassante, mi addormento.

LA MATTINA SEGUENTE

Come scritto nel messaggio, Sofia stanotte non è tornata.
Scendo dal letto, con molta fatica e senza farmi la doccia mi fiondo in cucina. Una bella colazione assortita mi aspetta è dato che sono già le 12:00, decido di fare solo quella, senza pranzo. Nel pomeriggio andrò a fare una lunga corsetta, magari riesco a dimenticarmi della strana serata di ieri e respiro aria nuova, pulita.
Mi butto nel divano e accendo un film, decido di guardare Twilight. Amo le storie d'amore, anche se io mai mi sono innamorata; ma amo immergermi nelle sensazioni, emozioni dei protagonisti. Le mie storie d'amore me le vivo grazie a loro, grazie ai film e ai libri.
Ecco la scena in cui Edward, per poter proteggere Bella, decide di andarsene. Le lacrime mi sono scese fino al collo, quando il suono del campanello mi intima di ricompormi. Mi dirigo verso la porta e apro. E' Sofia.

"Buongiorno". Mi saluta con due occhi rossi e assonnati, che nemmeno avesse fumato 5 canne tutte insieme.
"Buongiorno festaiola". Le dico scherzando.

Non sembra aver voglia di scherzare, quindi mi dirigo in cucina per farle un caffè. So che oggi pomeriggio ha il turno in ospedale, quindi deve essere sveglia. Sono ancora le 13:00, il turno le inizia alle 15:30, quindi ha ancora due orette di tempo per poter dormire.
Il tempo di tornare nella sala, e infatti, è già crollata sul divano.
Mi sistemo accanto a lei, finendo di vedere Twilight. Sono arrivata alla fine dell'ultimo episodio ed è tardi. Devo svegliare Sofia.
Con molta fatica si prepara ed usciamo insieme, io per andare a correre, lei per andare in ospedale.
Mi metto le cuffiette nelle orecchie, e inizio una camminata sostenuta. Mi accompagna la canzone "Photograph" di Ed-Sheeran.
Poco dopo, inizio a correre, dimenticandomi di tutto quello che mi succede intorno.
Faccio 5km buoni, fino a che, in lontananza, in un vicolo, scorgo dei ragazzi che fanno a cazzotti; riesco a sentire le urla di dolore provenire dalla bocca di un biondo.
E' molto più basso del ragazzo bruno che lo sta picchiando, e, anche se non vedo molto bene, è in minoranza parlando di muscoli.
Riesco ad avvicinarmi un po' senza farmi vedere dai due soggetti, riconoscerei quei riccioli ovunque, Harry. Corro verso di lui, e guardo quello che sta succedendo. Lui non si rende conto della mia presenza fino a che l'altro ragazzo non mi fissa. Harry quindi alza la testa, il suo sguardo è vuoto. Non fa trasparire nessuna emozione, non riesce a contenere la rabbia. E' assente.
Senza rendermene conto faccio un passo indietro. Ho paura.
Lui cerca di dire qualcosa, ma non fa in tempo; mi allontano, proseguendo la mia corsa, cercando di scappare il più lontano possibile da lui.

Dopo qualche isolato, guardo il mio telefono, ho percorso 13km.
In lontananza scorgo una spiaggia contornata da scogli che portano fino in mezzo al mare e non pensando mi dirigo da quella parte.
Mi siedo sulla sabbia morbida e calda. La mia mente ripercorre tutto il tragitto fatto di corsa, ma si sofferma sul ricciolo che prende a cazzotti un povero ragazzo.
Mi disconnetto dalla realtà.
Con tutti i ragazzi presenti a quella dannata festa dovevo incontrare proprio il ricciolo dagli occhi come il mare? Non potevo incontrare un ragazzo dolce, semplice, gentile e simpatico che non mi avrebbe lasciato un livido su questo dannato polso?

Ammiro la spiaggia in tutta la sua bellezza, è grande e non riesci a distinguere dove finisce il mare e inizia il cielo. È sempre stata la mia parte preferita dell'estate, la spiaggia. I falò, le rimpatriate con Jasmine, Kalilah e Eve, le chiacchierate fino a tarda notte.

Che poi, io il mare lo ascolterei all'infinito.
A tutto volume.
Con gli occhi piantati sul soffitto del cielo.
A immaginarmi la vita.
Fabrizio Caramagna

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