Capitolo 19
Harry
Dopo aver parlato con le amiche di Noemi le lascio sole per potergli permettere di chiarire la situazione.
Mentre torno verso casa una chiamata da parte di un numero non segnato sulla mia rubrica appare sullo schermo del mio cellulare, rispondo.
"Pronto? Chi parla?"chiedo. Il mio nervosismo si percepisce alla prima parola pronunciata.
"Harry ciao, sono Sofia. Niall mi ha dato il tuo numero. Ho bisogno di parlarti, è importante".
Il cuore inizia a battermi forte nel petto;
"Dammi 10 minuti, appena arrivo a casa ti chiamo".
Non appena arrivo a casa, chiamare Sofia è la prima cosa che faccio, devo assolutamente sapere cosa è successo e in più, le devo parlare anche io.
"Ei Sofia, dimmi tutto", le dico con il fiatone.
"Harry è successo un casino. Non so molto di cosa tra te e Noemi sta succedendo, ma so che ti ha raccontato qualcosa del suo passato; lei è così, crede che non la conoscerai mai fino in fondo se non ti racconta tutto il dolore provato" è agitata e lo percepisco.
"Vai avanti Sofia, mi stai mettendo ansia".
Non sto nella pelle di sapere cosa è successo e sicuramente il suo temporeggiare non mi aiuta inoltre ho ben altro a cui pensare.
"Bene; sicuramente ti avrà raccontato dei suoi genitori, che litigavano sempre e Noemi aveva paura, di suo padre, di sua madre, di tutto, tanto che appena ebbe l'occasione se ne andò di casa".
"Si" è l'unica risposta che posso darle.
Noemi mi ha raccontato qualcosa riguardo al suo passato ai suoi genitori sempre assenti, alla scuola di danza, alle paure inflitte già da bambina e l'unica cosa che posso dire è: "Se l'avessi conosciuto prima questo scricciolo".
Sofia prosegue
"Stamattina sua madre mi ha contattata dicendo che non ha più notizie di Noemi, che non le scrive e non le risponde al telefono. Io sinceramente nemmeno credevo avessero entrambe il loro numero.
Mi ha detto che ha bisogno di parlarle e che vuole tornare nella sua vita.
A quanto ho capito, sta venendo a Londra".
Il discorso dell'amica di Noemi mi lascia senza parole. Dopo tutti questi problemi ci voleva anche questa? Come farà Noemi a tornare quella di un tempo, come faranno i suoi occhi a trasmettere luce e allegria dovunque vada?
Non sopporterà anche questo, prima dovrà superare la storia di quel figlio di puttana.
"Sofia, potete tornare oggi stesso tu e Niall? Ho bisogno di parlarvi, ma devo farlo faccia a faccia. Stasera i ragazzi danno una festa nella mia barca al porto e Niall sa dov'è. Verranno anche Noemi, Eve, Kalilah e Jasmine, non posso lasciare sola Noemi.
In questi giorni è successo il finimondo e ho davvero bisogno che voi torniate".
Sofia sente la preoccupazione nella mia voce e senza esitare dice che sarebbero stati di ritorno per le 19.
Nel frattempo vado a farmi una doccia; anche se l'ho fatta a casa di Noemi, ne sento il bisogno.
Sento il bisogno di lavarmi di dosso tutte queste preoccupazioni, la rabbia, la tristezza, non voglio tornare il ragazzo che ero poco prima di conoscere la mia piccola.
Ero senza cuore, ma soprattutto senza anima: non mi interessava se la persona che mi scopavo fosse bionda, mora, castana, non mi interessava sapere cosa le sarebbe piaciuto e nemmeno conoscere il colore dei suoi occhi.
Mi bastava solo che si concedesse a me.
Abusando di questi corpi pensavo che le mie ferite risanassero almeno un po', credevo così di poter sconfiggere tutti i miei scheletri nell'armadio, di poter continuare la mia vita con il sorriso stampato in viso.
Purtroppo però non era così e l'ho scoperto solo dopo aver conosciuto Noemi.
Conclusa la doccia mi vesto per la serata, scegliendo un paio di jeans neri attillati, le mie adorate converse e una maglia bianca a maniche corte. Esco di casa per andare alla barca e preparare un po' alla meglio la location anche se penso ci abbia già pensato il personale.
Quando arrivo vado da Marco, il barman.
"Ciao Marco, mi faresti uno spritz?"
"Certo capo, arriva subito".
Cerco così di far iniziare al meglio possibile questa serata. Mi sono accordato con Eve: le ragazze arriveranno intorno alle 20, quindi ho abbastanza tempo per poter parlare con Sofia.
So che non dovrei mettermi in mezzo a certe situazioni, anche stamattina Noemi me lo ha ribadito e fatto capire togliendomi la parola per qualche ora, ma ho bisogno di più persone possibili dalla mia parte.
Voglio solo aiutarla, come d'altronde i miei amici e le sue amiche.
Siamo una squadra.
Sono quasi le sette quando vedo entrare Sofia e Niall nella barca.
"Ciao Harry, è bellissimo questo posto! Complimenti!", ecco che così mi saluta Sofia.
"Ciao amico" mi saluta Niall dandomi il cinque.
"Ciao ragazzi, grazie per essere tornati e scusatemi se vi ho rovinato la vacanza, ma ultimamente stanno succedendo troppe cose e ho bisogno anche del vostro aiuto. Tu Sofia, che vivi 24h su 24 con Noemi mi saresti di grande aiuto."
"Harry mi fai preoccupare, cosa le é successo?".
Sento la sua preoccupazione, ma le spiegherò tutto con calma. Ci sediamo nei tavoli della sala principale e prendiamo tutti da bere.
"Prima spiegami meglio la storia della madre di Noemi, sta venendo qui?"
"Non lo so Harry. Al telefono mi ha detto soltanto che avrebbe voluto riallacciare i rapporti e che l'avrebbe fatto a tutti i costi. Sarebbe venuta pure qui a Londra. Adesso lei vive a Liverpool, ma non so molto altro... Credo proprio che ce la ritroveremo davanti a casa"
"Merda".
L'unica parola che mi esce è questa.
La gente inizia ad arrivare e quindi ci spostiamo in camera mia, resteranno i ragazzi ad accogliere gli invitati.
Appena arriviamo in camera intimo Sofia a sedersi sul letto: Niall sa già qualcosa, ma non tutto.
Spiego all'amica di Noemi tutto ciò che è successo per filo e per segno e mio malgrado non le risparmio i dettagli, deve sapere.
"Lei non sa che tu sai. Stamattina ho fatto lo stesso con le altre ragazze mentre lei si faceva la doccia, ma se l'è presa".
"Le passerà Harry, su queste cose non c'è da scherzarci.
Come sta? Il collo? Il polso? E la ferita sulla spalla?
Chi è stato?".
"Sta meglio ma ciò che mi preoccupa non è l'aspetto esteriore. Tu Sofia sai meglio di me ciò che ha vissuto in passato, è fragile, debole, si sente sola e sbagliata, ha iniziato ad avere incubi quasi ogni notte da quella sera. È stato un ragazzo, una mia vecchia conoscenza, ma l'ho già sistemato con i ragazzi".
Niall, che è stato zitto tutto il tempo impreca: quel bastardo figlio di puttana!
"Adesso più che mai Noemi ha bisogno di noi" conclude Sofia.
"Specialmente se c'è la possibilità che arrivi sua madre. Sofia, conto su di te, non la abbandonare"
"Non lo farei mai".
La porta di camera si spalanca, capisco dall'espressione di Sofia che è Noemi e mi volto.
È bellissima. I lividi coperti dal correttore sono poco visibili, ma si capisce che non è più Noemi.
Quella lucentezza nel suo sguardo, non c'è più.
Sofia rompe il silenzio.
"Tesoro, ciao. Ti dobbiamo parlare".
Noemi
Spalanco la porta e l'ultima persona che credevo di trovare in camera era Sofia, potevo aspettarmi tutte le ragazze del mondo, ma non lei; non capisco cosa stia succedendo.
"Tesoro ciao; dobbiamo parlare".
Ed é così che è iniziò un altro dei miei tanti inferni.
Il cuore inizia a battermi nel petto minacciando di fuoriuscirne, il respiro si fa sempre più affannoso e sento il calore espandersi per tutto il corpo. Inizia a girarmi la testa e se non fosse stato per Harry che anche questa volta mi ha sorretto con il suo corpo, sarei svenuta a terra.
Vengo sistemata nel letto e un'aria pulita si fa viva dentro la stanza: qualcuno deve aver aperto la finestra.
Quando volto lo sguardo noto a pochi passi da Sofia Niall.
Cosa sarà successo di così tanto grave?
Harry ha detto qualcosa?
Cosa c'entrano Sofia e Niall?
La mia mente inizia a fare tutti questi viaggi, non essendo capace di darsi una risposta chiara.
"Cosa sta succedendo? Perché siete qui?", è a Sofia che mi sto rivolgendo; il suo viso fa trasparire tutta la preoccupazione e allora capisco.
"Harry ti ha raccontato tutto, vero?
Harry perché? Perché non riesci ad accettare la MIA decisione e a lasciarmi il MIO tempo per capire come agire sulla MIA vita?"
Tutta la rabbia che ho in corpo sta uscendo, ma Sofia parla prima che io possa esprimermi ulteriormente.
"Si, è vero. Harry mi ha raccontato tutto, ma non è per questo che sono qui"
Per un secondo mi rilasso, la mia amica è tornata qui per altri motivi, non per ciò che le ha detto Harry.
Ma allora perché ha lasciato in sospeso la sua vacanza con Niall?
Sto iniziando davvero a non capirci più nulla.
Sento Harry avvicinarsi a me e sedersi accanto al mio corpo; il livido del polso è scoperto dal momento in cui non indosso la giacca e la ferita sulla spalla è abbastanza evidente.
Fisso entrambi i punti del mio corpo per qualche secondo ripercorrendo quella maledetta serata e un nodo in gola mi si forma sempre più prepotentemente, minacciando di far uscire quante più lacrime possibili.
"Vedi tesoro, io e Niall siamo tornati oggi pomeriggio; ho chiamato Harry perché so che di lui ti fidi e perché so che gli hai raccontato qualcosa del tuo passato. Anche se ancora a me non avevi detto nulla sapevo cosa c'era tra voi due, era percepibile dal tuo sguardo anche solo quando lo cercavi in mezzo alla folla.
Mi sono affidata a lui, perché so e spero che ti starà accanto, in tutto".
"Che succede di così tanto grave?
Qualcuno mi può spiegare cosa significa tutto questo mistero? Sono adulta cazzo, raccontatemi e basta!"
Sto iniziando ad innervosirmi sempre di più; perché deve fare tutti questi giri di parole?
Poco dopo arriva Niall, non mi ero accorta della sua assenza: è andato a prendermi un bicchiere d'acqua.
Al momento voglio solo sapere cosa è successo, ma per educazione decido di accettarlo facendogli un sorriso.
"Hai ragione piccola, penso che la persona più adatta per raccontarti sia Sofia. Adesso ti spiegherà tutto lei, però cerca di tranquillizzarti".
È Harry che parla adesso; il suo tono, dolce ma agitato non promette nulla di buono.
Aspetto con ansia Sofia che mi spieghi quanto successo.
"Vedi tesoro... stamattina mentre ero al mare mi è arrivata una chiamata sul cellulare da un numero che non avevo salvato in rubrica e pensando fosse qualcosa di importante ho risposto, ma quando ho sentito la voce dell'altra persona il sangue mi si è gelato nelle vene. Non te la prendere se ti dico che dopo sono stata costretta a raccontare a Niall alcune cose del tuo passato: era tua madre".
Le ultime tre parole di Sofia le muoiono in bocca, è agitata e si vede.
"E cosa voleva mia madre da te?" le chiedo cercando di mantenere il controllo che piano piano si sta andando a farsi fottere.
"Mi ha semplicemente detto che non le rispondi ne alle chiamate, né ai messaggi e che.." la interrompo.
"Non voglio averci niente a che fare con una donna come lei, è per questo e tu lo sai benissimo. Non capisco il perché di così tanta urgenza da farvi tornare 4 giorni prima del previsto" dico.
"Ha detto che avrebbe riallacciato i rapporti con te a tutti i costi e..." fatica a dire le ultime parole, ma poi cede "sta venendo a Londra".
Non può essere, non ci credo che mia madre, dopo quattro anni di assenza voglia rifarsi viva proprio adesso. Proprio ora, in questa situazione altrettanto stressante per me; non ce la farò, adesso ne ho la certezza.
La mia mente ripercorre tutti i momenti dolorosi vissuti con i miei genitori, non ho il coraggio di rispondere alla mia amica in questo momento.
Penso che il destino ce l'abbia con me e che mi abbia voluto fare un dispetto oppure mettere alla prova la mia resistenza.
Mi alzo dal letto e come è mio solito fare, scendo le scale di casa canticchiando la mia canzone preferita di quel periodo "We Are Young".
Arrivata al piano di sotto pronta per fare colazione, un odore di sigaretta mischiato a qualcos'altro di cui non capisco la derivazione si insinua nelle mie narici, provocandomi nausea forte.
Ero ancora piccola, avevo solo 13 anni; l'unica cosa che sapevo era che i miei genitori non andavano d'accordo.
Chiamo mia mamma.
"Mamma?
Mamma mi rispondi? Mamma dove sei?
Perché non mi rispondi? Mamma ma la colazione?"
Giro per tutta casa cercandola, fino a che non arrivo nello sgabuzzino accanto alla cucina rischiando di svenire vedendo mia madre a terra priva di sensi.
Inizio a scuoterla, a chiamarla, ma non mi risponde.
Cerco mio padre per chiedergli aiuto, ma nemmeno lui lo fa, quindi chiamo un'ambulanza.
"Pronto signori? La mia mamma non sta bene, è distesa in terra e non mi risponde e in casa c'è tanto puzzo di sigaretta mischiato a qualcos'altro. Vi prego venite" pronuncio queste parole piangendo a dirotto e poco dopo sento arrivare l'ambulanza.
Apro la porta e i dottori entrano soccorrendo mia mamma. Alzandola da terra notarono una ferita profonda alla base del collo, una specie di taglio.
L'anno successivo scoprì che mio padre aveva tentato di ucciderla e che lei non solo fumava tantissime sigarette al giorno, ma beveva anche tanto alcol e si drogava.
Da quel momento non ebbi più la stessa considerazione dei miei genitori: già si stavano giocando il loro ruolo litigando sempre così tanto e così prepotentemente davanti a me, ma quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Andai via di casa.
A quell'età, piccola, senza una casa ne un lavoro, mi rifugiai nella casetta della zia, la sorella di mamma. Loro due non si parlavano già da tanto tempo, e non ebbi bisogno di spiegarle tutti i dettagli per farmi accogliere tra le sue braccia, lei già sapeva.
Non voglio rivivermi niente del passato, non voglio vedere mia madre, quella donna che mi provocò tanto dolore, quella donna che avrebbe dovuto essere la mia ancora.
Non voglio ne lei, ne mio padre.
Dopo aver sofferto così tanto a lungo ed essere riuscita ad accantonare tutto in un angolo buio e remoto della mia anima, non sono pronta a spolverare le vecchie scatole piene di ricordi e anche se fossi in grado di farlo, promisi alla piccola me di tanto tempo fa che mai l'avrei portata a rivivere tanto dolore.
Mi risveglio dai pensieri grazie a Sofia che mi asciuga le tante lacrime cadute sulle mie guance.
"Non voglio" dico tra un singhiozzo e l'altro.
Questa volta non ce la farò, ne sono certa.
La nostra più grande gloria non sta nel non cadere mai, piuttosto nel rialzarci ogni volta che cadiamo.
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