Capitolo 15
Noemi
Dopo qualche minuto che sono raggomitolata su me stessa a piangere, trovo la forza di alzarmi dalla strada.
Non ho voglia di vedere nessuno, non fino a quando tutto ciò non mi sarà passato.
Camminando molto lentamente, mi dirigo verso casa; non voglio incontrare nessuno, e lo spero.
Qualora dovesse succedere mi auguro di avere una sciarpa intorno al collo per coprire l'orrore della mia pelle.
Tutto ciò non passerà molto presto.
Apro la porta di casa, é ancora presto e Sofia non è ancora rientrata quindi le scrivo per rassicurarla.
Ei sono a casa, come sta andando la serata?
Noemi xx
La risposta non tarda ad arrivare.
La serata procede bene, i ragazzi sono venuti, Harry ti stava cercando ma non ho saputo dirgli dove fossi. Penso che ti stia cercando.
Mi sono dimenticata di dirti che non sarò a casa per una settimana, Niall mi ha invitato nella sua casa al mare e ho deciso di accettare. Spero non ti dispiaccia, prenditi cura di te amore. A presto
Sofia xx
Da una parte sono sollevata dal fatto che Sofia non starà qui per una settimana, ma dall'altra adesso ho paura pure a girare per casa mia da sola.
Salgo in camera togliendomi i vestiti, li butto a lavare e una parte di me mi forza ad andare in doccia per togliermi il tocco schifoso di quello stronzo.
Non appena entro sento una fitta di dolore sulla mia spalla: dimenticandomi della ferita, l'ho cosparsa di sapone e acqua bollente.
Sono un fottuto genio.
Ancora le lacrime non hanno cessato il loro corso, ma il mio respiro sta tornando pian piano regolare.
Cerco di uscire dalla doccia il prima possibile, il dolore che provo è troppo forte.
Nessuno mi aveva mai violentato psicologicamente e nemmeno fisicamente; ciò che mi fa più male non è il dolore fisico, bensì quello mentale.
Riuscirò mai a dimenticarmi ciò che è successo?
Per proteggere me stessa e gli altri, anche se ancora questi altri non so chi siano, ho dovuto fare tutto da sola, di testa mia, non pensando alle conseguenze che ciò avrebbe comportato in me.
Avrei potuto benissimo avvisare qualcuno, Sofia, Harry, chiedergli di accompagnarmi e di stare nascosti e qualora mi fosse successo qualcosa come é accaduto poco fa, loro sarebbero intervenuti evitandomi un dolore così forte e un'instabilità mentale che mi porterò dietro per chissà ancora quanto tempo.
Mi sento uno schifo per non essermi confidata con le mie persone prima, adesso non mi resta che soffrire in silenzio in questa casa che ormai è vuota.
Mentre mi guardo allo specchio mi medico la ferita.
Noto che il mio sguardo è assente, non lascia trasparire nessuna emozione e i miei occhi sono gonfi per tutte le lacrime versate.
Perché proprio io?
Le lacrime minacciano di uscire di nuovo e non faccio in tempo a bloccarle.
Scivolo con la schiena giù per terra, prendendomi la testa tra le braccia e avvicinando le gambe al petto, mentre le lacrime mi bruciano sul viso e mi ricordano di non essere sola.
Mi ricordano di avere loro.
Dopo non so quanto tempo riesco ad alzarmi dal pavimento del bagno, andando in camera a mettermi il pigiama.
La maglia è a maniche lunghe, cerco di coprire il livido sul polso bensì sia sola. Non credo che riuscirò a guardarmi allo specchio molto presto; opto anche per una sciarpa leggera per coprirmi il collo, dolorante più di tutto il resto del corpo.
Mi butto sul letto: non sento niente, le mie emozioni mi hanno abbandonata. Mi sento svuotata.
Non sono più io, non sono più la Noemi di una volta; non so più chi sono, e questa cosa nemmeno mi spaventa.
Nel tragitto dopo l'aggressione ho pensato tanto al perché una persona che nemmeno conosco mi abbia scritto in anonimo, minacciandomi, e mi abbia violentato in questo modo.
Cosa voleva da me?
Perché ha scelto me? Nemmeno mi conosce...
I miei pensieri incasinati non trovano le risposte di cui hanno bisogno, mentre il mio corpo pian piano si estranea dalla mia anima lasciandomi completamente vuota.
Harry
Giro per tutto il quartiere senza trovare Noemi da nessuna parte.
Quando sto per arrendermi, sento vibrare il telefono.
Ci sono persone che non prendono ciò che gli dico sul serio come te, e persone come lei che lo fanno. Peccato però che tu ti sia reso conto troppo tardi di tutto.
Anonymous.
Un brivido di paura mi percorre la schiena, scrivo e chiamo i ragazzi per chiedergli se stanno bene e tutti mi rispondono di sì.
Il sangue mi si blocca nelle vene.
Chiamo Noemi, una, due, tre volte ma non ricevo risposta.
Sto impazzendo, devo trovarla.
Richiamo Niall e chiedo di farmi parlare con Sofia.
"Sai dov'è Noemi?". Percepisce la preoccupazione della mia voce.
"Harry è successo qualcosa?"
"Dimmi solo dov'è Noemi. Puoi stare tranquilla, non è successo nulla"
"Mi ha scritto poco fa dicendomi che era appena rientrata a casa"
"Ok". La saluto senza darle tempo di rispondere.
La mia agitazione mi permette di arrivare a casa di Noemi in soli 10 minuti.
Busso alla riporta ripetute volte, senza ricevere risposta.
"Noemi so che sei a casa, aprimi!" Tuono.
Nessuna risposta; deve aprire questa cazzo di porta o sarò costretto a buttarla giù.
"Apri questa cazzo di porta o ti giuro che non la troverai qui tra pochi secondi!"
Il mio tono è sempre più alto. Sicuramente tutto il vicinato tra poco si sveglierà, ma non me ne può importare minimamente.
Deve aprire questa cazzo di porta.
Tiro qualche spallata e qualche calcio, fino a che, fortunatamente, si apre.
Davanti a me scorgo una figura esile con gli occhi gonfi dalle lacrime versate.
Indossa un pigiama a maniche lunghe ed una sciarpa intorno al collo; non capisco il perché dato il caldo di agosto.
Entro senza chiedere permesso.
"Noemi perché hai pianto? Stai bene? Cosa ti è successo? Cazzo Noemi rispondimi!"
Il mio tono è sempre più alto e lei indietreggia, probabilmente per la paura.
Non voglio spaventarla e cerco di ricompormi.
"H-Harry ti prego, va via". La sua voce si incrina mentre pronuncia le ultime parole; riprende il suo pianto infinito.
Si nasconde il viso tra le mani e mi avvicino per abbracciarla, ma non appena la tocco sussulta.
Noto solo adesso la manica destra del suo pigiama un po' sporca di un qualcosa di rosso.
Spero solo che non sia sangue; cerco di rassicurarla guardandola negli occhi e asciugandole le lacrime.
Si avvicina un po' di più a me. Anche se sembro tranquillo, dentro sto bruciando.
Ho paura, sono incazzato e non so cosa abbia fatto la mia piccola ma soprattutto non so chi sia stato a ridurla così e questo mi manda su tutte le furie.
Si fa toccare e dolcemente le tolgo la sciarpa dal collo; non capivo perché la tenesse dato il caldo, ma quando cade sul pavimento ottengo le risposte alle mie interminabili domande di poco fa: un segno viola scuro che assume la forma di una mano le circonda il collo; mi avvicino per precorrere con il dito il perimetro di quest'ultimo e lei sussulta.
Quando provo invece a toglierle la maglia, cerca di fermarmi.
Non ascolto i suoi desideri e gliela tolgo, ritrovandomela davanti a petto nudo.
Quando faccio correre il mio sguardo su di lei noto un livido, anch'esso violaceo sul suo polso e salendo per tutto il corpo, noto anche una fasciatura sulla spalla destra, sporca.
Prego che non sia sangue, ma non appena la tolgo, noto una ferita a forma di stella.
Adesso capisco tutto.
Indietreggio.
Quel figlio di puttana me la pagherà.
Noemi scoppia in un pianto interminabile, sono bloccato sul mio posto, non riesco a muovermi di un centimetro.
La mia mente viaggia per i fatti suoi, quando sento qualcuno cingermi la vita.
La mia piccola Noemi, non è più lei e non so se lo sarà di nuovo.
Il suo sguardo assente non fa trasparire nessuna emozione, e questo mi mette paura.
"Non ti abbandonerò, ti salverò io piccola. Fidati di me. Ti proteggerò".
La cullo nel mio abbraccio portandola in camera sua; la adagio sul letto e la accompagno in un sonno profondo alternato ad incubi ricorrenti di questa serata.
Quel figlio di puttana ha rovinato la mia Noemi.
Contatto i miei amici aggiornandoli. Tutti tranne Niall, lui è in vacanza con Sofia e questo rende le cose più semplici.
Ci accordiamo per vederci il giorno seguente, attuando il piano che domani spiegherò a tutti.
Quello stronzo non avrà più voglia di mettersi contro me e i miei amici, né di coinvolgere le persone a cui tengo.
Noemi
Mi sveglio la mattina seguente rendendomi conto di essere da sola nel letto e un senso di delusione pervade il mio corpo.
Harry è andato via, non so se questo sia un bene oppure un male.
Gli incubi di stanotte vivono come demoni dentro di me ancora adesso.
Ripenso alla serata che ho passato e un brivido mi percorre la schiena: Harry ha scoperto tutto. Sarà andato via perché arrabbiato del mio comportamento?
Mentre mi torturo le mani e il labbro, la mia testa conduce i miei pensieri ad un lontano 2015.
A quel tempo le amicizie vere che avevo si potevano contare su una mano sola e spesso questa mano era vuota: l'età dei 12 anni era l'età di sviluppo, l'età degli amori che si pensava fossero veri, l'età del faccio tutto bene, del "quello che faccio è giusto", del "che sarà mai?", l'età delle rivoluzioni con i genitori, l'età della solitudine più profonda che sentirai in vita tua.
Sono da sola in casa. I miei genitori ancora una volta mi hanno lasciata da sola e non so dove siano. Probabilmente staranno al lavoro, litigando anche lì per i loro comportamenti di merda.
È un periodo un po' difficile per me questo, contando che tutte le amicizie che ho sono sbagliate, contando che soffro per i miei genitori, che soffro per le persone che penso mi vogliano bene.
È una giornata qualunque e io sono distesa nel letto intenta a girare su instagram mentre mi arriva un messaggio da Lorenzo, ragazzo più grande di me di un anno.
Se ti trovo fuori giuro che ti ammazzo. Non ti conviene uscire.
Io, immatura quale ero ignoro il messaggio ed esco per il mio quartiere assieme alle mie amiche.
Forse però Lorenzo aveva ragione, dovevo stare in casa quel pomeriggio.
Intenta a discutere con le mie vecchie e false amiche, sento dei passi dietro di me, non faccio in tempo a girarmi che un bastone mi colpisce la gamba lasciandoci un evidente segno.
Prima di poter reagire alla situazione, Lorenzo e i suoi amici mi sputano, spingendomi per terra e allontanandosi etichettandomi in modi non del tutto consoni.
"Puttana"
"troia",
"balena".
"Non vali niente, la tua vita non vale niente".
"Sei proprio una cogliona se pensi che noi possiamo interessarci a te".
"Fai schifo".
Quando il flashback finisce, mi rendo conto di avere il viso ricoperto di lacrime e il respiro corto.
Tutto ciò non potrò mai dimenticarlo, e quel ragazzo ieri sera mi ha fatto provare le stesse sensazioni provate 6 anni fa. Ha risvegliato in me la paura, l'insicurezza che con tanto duro lavoro avevo accantonato in una parte remota del mio cuore.
Quel ragazzo è riuscito a risvegliare la consapevolezza che la mia vita non valesse niente, è riuscito di nuovo, a buttarmi infondo al baratro dal quale soltanto 3 anni dopo sono uscita.
Un senso di malessere mi pervade il corpo, sento dolore ovunque: al collo, alla coscia, al polso e alla spalla.
La coscia però è la parte che mi fa più male anche se ieri sera non mi ha sfiorato in quel punto.
Alzo i pantaloni del pigiama per sicurezza. La mia gamba sta benissimo, nessun segno, nessun graffio sono presenti in essa.
Il mio passato torna a bussarmi alla porta del cuore, sarebbe dovuta essere una storia chiusa: non so se sarò in grado di affrontarlo una seconda volta.
Mi ributto sul letto, oggi non sarò in grado nemmeno di bere un bicchiere d'acqua. Non provo nemmeno a scrivere ad Harry.
Non sono pronta a parlare con nessuno.
Harry
Mi sveglio a causa del raggio di sole proveniente dalla finestra della camera di Noemi e guardo l'orologio. Sono soltanto le 6 del mattino, ma la mia mente e il mio cuore mi intimano ad alzarmi. Stanotte Noemi ha avuto incubi ricorrenti, e io diverse volte ho provato a tranquillizzarla.
Svegliandomi, ho notato che dormiva tranquilla, quindi ho deciso di andar via da casa sua e precipitarmi al porto ad aspettare i ragazzi.
Data la mia impazienza, li ho chiamati svegliandoli: tutti però nel giro di una mezz'ora sono arrivati davanti alla mia barca.
Li faccio accomodare dando loro caffè e colazione, mentre parlo.
"Allora ragazzi, ieri sera sono andato a casa di Noemi. Vi ricordate dei messaggi anonimi di cui vi avevo parlato? Bene, l'ultimo ricevuto diceva soltanto "missione compiuta". Dato che voi eravate con me e stavate tutti bene, ho subito pensato a lei; girando per il quartiere non l'ho trovata, ma poi ho pensato di chiamare Niall e parlare con Sofia: Noemi era a casa. Sono arrivato davanti alla porta della villetta e dopo varie spinte e calci alla porta, ha deciso di aprirmi.
I suoi occhi erano gonfi, rossi. Indossava una sciarpa e un pigiama invernale. Sono riuscito a toglierle la maglietta e lo scudo che indossava attorno al collo.
Il suo polso era contornato da un livido violaceo, il collo ospitava la forma di una mano grande, anch'esso violaceo e la spalla destra era sanguinante.
All'inizio non avevo capito, ma scrutandola meglio, la ferita che riportava era a forma di stella.
E indovinate un po' chi caratterizza la stella?!"
Il mio tono suona sarcastico, ma lo è ben poco.
Zayn mi risponde di getto: "Lukas".
"Esatto: Lukas. A lui non è mai andato a genio il fatto che fossi uscito vincitore dal quell'incontro e quindi ha trovato un modo per farmela pagare.
Ha portato via la vita di Noemi, se così possiamo dire; il suo sguardo non fa trasparire nessuna emozione, non è più la stessa. Dovete aiutarmi"
Tutti i miei amici, in coro rispondono:
"Facciamo il culo a quel figlio di puttana".
Per tutto il giorno passiamo a studiare il piano per farla pagare a Lukas figlio di puttana.
La notte stessa verso le 3 ci avviciniamo furtivamente a casa sua. Ormai vive da solo e so benissimo come muovermi nel perimetro della sua villa.
Dietro casa, la sinistra del prato è occupata da una capanna stile campeggio in cui mette ciò a cui tiene di più, droga e alcol, mentre sulla destra giace la sua amatissima Lamborghini.
Ovviamente io e i miei amici ci siamo messi un passa-montagna per non farci riconoscere.
Io, che sono il più muscoloso dei ragazzi, mi addentro nella casa cercando la sua camera da letto: quando entro, lo trovo intento a scopare una ragazza che non appena mi vede scappa via.
"Il tuo incubo è arrivato".
La mia voce suona roca e forte nella stanza: Lukas ha capito cosa gli aspetta.
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