Capitolo 12

Noemi

All'inizio ero un po' incerta se accettare o meno l'invito di Harry, ma poi pensandoci bene era la cosa che avrei voluto passare un po' di tempo in sua compagnia.
Ho imparato a conoscere Harry e in un certo senso accettarlo, lui e il suo carattere. Sono pronta a qualsiasi cosa pur di non stare altri giorni come quelli passati senza di lui.
Sono disposta ad accettare il suo carattere, a conoscerlo, a conoscere il suo passato e a stargli accanto, in qualsiasi modo lui mi permetta di farlo.

Quando esce dal bagno con solo l'asciugamano, non riesco a non soffermarmi sul suo bellissimo corpo scolpito. I suoi tatuaggi, come ho già pensato, sono perfetti disegni per la sua pelle. I muscoli sono definiti al punto giusto, la sua vita è stretta ma gli sta d'incanto.
Così, con quei capelli riccioli bagnati che gli ricadono sul viso, il petto scolpito con le gocce dell'acqua della doccia di poco fa che gli scendono fin sotto l'ombelico, quei suoi bellissimi occhi color verde smeraldo penetranti, è un angelo.
Mi rendo conto che forse sto iniziando a provare qualcosa per lui e tutto ciò mi spaventa.

Innamorati di chi ti dice il cuore.
Mi suggerisce la me interiore adesso.

Mi risveglio dai miei pensieri quando mi rendo conto di essermi soffermata forse un po' troppo sul corpo seminudo di Harry.
Le guance mi si infuocano e l'unica cosa che posso fare per togliermi da questa situazione imbarazzante è cercare di sviare il discorso.

"Harry! Vestiti, ma che fai!". Sono imbarazzatissima e lui lo nota. Scoppia e ridere e io mi copro gli occhi mentre si riveste.
Sono ancora le 18, quindi abbiamo tempo prima di cenare: nel frattempo ordiniamo due hamburger da Pop's e ci buttiamo sul divano a parlare.

"Cosa stavi facendo poco prima che io arrivassi? Ti ho interrotto?". Sono un po' imbarazzata nel comportarmi così con lui, ma più mi apro, più con il tempo le cose andranno meglio e più si fiderà di me.

"Quando sono nervoso o giù di morale vado in cantina. Ho una specie di stanza in cui ho un ring e un sacco da boxe: mi alleno un po'. Certe volte per delle ore intere e non me ne accorgo. Questo sport è sempre stato una delle cose che mi piacevano di più quando ero più piccolo, poi però, dopo un incidente ho dovuto abbandonare. Adesso mi limito a tirare i cazzotti al sacco e qualche volta ai ragazzi sopra al ring".

Non sapevo che prima facesse boxe; questo aspetto di lui non l'ho mai percepito, ma con un corpo come il suo era scontato.

"Non sapevo che facessi boxe. Come mai hai dovuto smettere? Come hai iniziato?". Sono troppo curiosa di sapere, ma noto una scintilla nei suoi occhi che mi intima di non fare molte domande. All'inizio me ne pento, ma poi inizia a parlare.

"Ho iniziato quando avevo 15 anni, era diventato il mio passatempo preferito. Ho sempre voluto diventare forte ed invincibile e difendere le persone che per qualche motivo si trovavano in difficoltà.
Dall'episodio degli ex amici di mio padre, il mio unico punto fisso è sempre stato soltanto questo. Allora ho iniziato ad allenarmi". Nel suo tono di voce percepisco un po' di tristezza ma allo stesso tempo di amarezza.

Non mi ha detto che incidente abbia fatto, ma la vocina nella mia testa mi suggerisce di cambiare discorso. Non voglio metterlo a disagio, qualunque cosa gli sia successa, quando avrà voglia o coraggio, me ne parlerà.

"Wow Harry, è davvero bello ciò che hai fatto". Il mio sorriso è un sorriso di quelli sinceri e lui lo capisce; sorride di rimando.

"Adesso raccontami un po' di te cerbiatto".

Mi sono sempre imbarazzata quando qualcuno voleva che parlassi di me, mi sentivo sempre in soggezione e avevo paura che qualcuno mi deridesse, ma con Harry tutto mi viene più facile.

"Adesso ti racconterò una storia, ma promettimi che non riderai di me, non lo sa praticamente nessuno".

"Ok, ti ascolto".
E lo fa veramente. Mentre penso da dove iniziare, non stacca gli occhi da me.

"Il mio sogno è sempre stato di viaggiare alle Galapagos; le isole Galapagos, dove puoi ammirare tante specie di animali. In queste isole volano in alto degli uccelli meravigliosi con delle ali enormi.
Di solito restano tutta la loro vita in volo e i maschi si fermano sulla terra solo per cercare la propria compagna di vita: una volta trovata, insieme resteranno e insieme voleranno senza mai fermarsi. Ho sempre immaginato che nella vita io trovassi il mio Albatros, è così che si chiama quella specie di uccelli. Quando però mi sono resa conto che questo sogno sarebbe stato difficile da raggiungere, ho deciso che mi sarei buttata nella danza.
L'ho iniziata quando ero molto piccola, ma ricordo che la mia preferita era danza aerea. Mi sentivo libera, volavo sopra quei nastri o sopra quel cerchio e mi sentivo proprio come un Albatros si sente in volo.
Quando però i miei genitori hanno iniziato a discutere, lentamente la stavo abbandonando. Non mi portavano più alle lezioni, non le pagavano e spesso si dimenticavano che avevo preso un impegno e dovevo rispettarlo. Man mano però che il tempo passava, i giorni in cui ero presente erano sempre meno, fino ad arrivare a zero. Da quel momento nessuno si è più preoccupato di farmi fare qualcosa e proprio lì, in quella scuola di ballo, conobbi le mie fantastiche quattro amiche che ancora oggi sono la mia spalla". In un fiato sputo tutto.

Non credevo di riuscire, per la prima volta, a non versare nessuna lacrima benché, a detta di Harry abbia lo sguardo assente.
Mi sento libera adesso: lui sa tutto di me, quasi.
É difficile tenersi tutto dentro per tanto tempo e mascherare le emozioni che ancora oggi mi trascino dietro.
Non ho intenzione di dirgli del messaggio dell'altra sera, non ancora; non voglio rovinare questi piccoli momenti con lui.
Dopo un po' di silenzio, Harry mi riporta alla realtà.

"Ei cerbiatto, tutto bene?"

"Si, tutto bene; guardiamo un film mentre aspettiamo la cena? Ti va?". Spero dica di si, non mi va di ricordare ancora il passato, per oggi entrambi abbiamo confessato già abbastanza cose.

"Invece che guardare un film con questa bellissima giornata, é ancora presto e abbiamo un'ora prima che ci arrivi la cena, perché non andiamo a fare un giro per il bosco?".
I suoi occhi si illuminano mentre mi fa questa richiesta; acconsento ed esaudisco il suo desiderio.
Sorride: è troppo dolce quando lo fa.

Usciamo di casa ancora con il sole che ci tiene compagnia nel cielo e camminiamo per un tempo che sembra infinito; dopo un po', in lontananza, scorgo un albero con un tronco robustissimo, è davvero alto. Penso il più alto di tutti.
Alzo lo sguardo e nei rami riesco a vedere una casetta.

"Non ci credo! Hai una casa sull'albero!". L'eccitazione nella mia voce è palpabile. Ho sempre desiderato avere una di queste casette.

"Possiamo salirci?". I miei occhi brillano di luce propria e vedendo la mia felicità, mi conduce alle scale.

"Sembri una bambina quando sei felice, non smettere di sorridere, mai Noemi. Sei bellissima quando lo fai".

Le mie guance vanno a fuoco mentre dentro di me, una sensazione strana, ma piacevole prende il possesso del mio fragile corpo.

Harry

Saliamo sulla casetta nell'albero e non riesco a trattenere un sorriso vedendo Noemi così felice.
La sua allegria è contagiosa e il suo sorriso è bellissimo.
La guardo mentre con gli occhi lucidi ispeziona la casa.

"È bellissima Harry, da quanto tempo è qui?"
Speravo che questa domanda non me la facesse così presto.

"Ti ho fatto un regalo Harry, vieni con me"
Quel giorno il nonno mi portò per il bosco, non so quale regalo mi avesse fatto in un posto tutto alberi e terra, ma la mia curiosità di scoprire cosa ci fosse mi spinse ad accettare la sua proposta.
Camminammo abbastanza quel giorno, tanto da arrivare quasi a non vedere più la casa della mamma e del babbo.
D'un tratto il nonno si fermò e io quasi sbattei contro la sua schiena: si fermò ad ammirare un albero altissimo, forse il più alto e robusto della foresta.
Quando mi suggerì di alzare lo sguardo vidi la bellissima casetta che mi aveva costruito lì sopra.

"Nonno ma é bellissima! É per me?"

Con gli occhi pieni di lacrime dalla gioia guardai il nonno, soddisfatto del proprio lavoro e felice di avermi portato via un po' di tristezza che in quel periodo accompagnava le mie giornate.

"Si piccolo Harry, questa casetta é per te. Promettimi che la userai ogni volta che le mura della tua casa ti sembreranno troppo strette per respirare, oppure ogni volta che le urla dei tuoi genitori saranno troppi forti da ascoltare. Promettimi che verrai qui ogni volta che ti sentirai triste e solo, e promettimi che lo farai anche quando io non ci sarò più, perché sarò qui accanto a te a tenerti la mano.
Promettimelo Harry, e potrò considerare compiuta la missione più importante della mia vita"

Quasi mi misi a piangere quel giorno date le forti emozioni tutte insieme.
Fu costruita proprio come piaceva a me, semplice: era formata da una sola stanza, un piccolo letto giaceva sulla parte destra dell'ingresso, mentre mobiletti in legno adornavano il resto di essa. Le pareti erano di un colore simile al beige, il letto, anche quello fatto in legno, era in tinta con le pareti.
Sopra questi mobiletti, miriade di foto assieme ai parenti rendevano la stanza meno cupa e più accogliente.
È sempre stato il mio riparo dagli incubi, dalle delusioni, dalle paure e dalle tristezze: esattamente come voleva il nonno.
Qui potevo essere io, potevo essere me stesso; da quel giorno di un lontano 2007, non abbandonai più questa parte di bosco. Era diventata la mia seconda casa, il mio nascondiglio segreto preferito.

Ritorno alla realtà ricordandomi di avere accanto una ragazza a dir poco meravigliosa, alla quale devo rispondere.

"Questa casa fu costruita da mio nonno, quando avevo appena compiuto 7 anni. Venne costruita apposta per difendermi dalle ingiustizie del mondo reale, per proteggermi dalla realtà crudele che è soggetto del mondo di oggi.
Quando i miei genitori litigavano e io non volevo stare in casa ad ascoltarli, sgattaiolavo dalla porta della cantina e mi rifugiavo qui. Nessuna cosa, nessun oggetto mi ha mai fatto sentire tanto protetto quanto questa casetta: all'inizio può sembrare banale, ma quando vivi in una quotidianità in cui la maggior parte delle volte vorresti essere morto per ciò che ti accade intorno, diventa più reale, più vera."
Pronuncio queste parole con affanno, me ne rendo conto soltanto quando smetto di parlare e riprendo fiato.

"Harry, mi dispiace per tutto quello che ti è successo; il mondo con te non è stato giusto, meritavi di più".

I suoi occhi sono lucidi a causa delle lacrime che minacciano di uscire e cerco di cambiare argomento.

"Il mondo con me è stato più che giusto, perché mi ha portato te".

Distoglie lo sguardo dal mio mentre le sue guance arrossiscono. La prendo per il mento così da riportare i suoi meravigliosi occhi castani sui miei.
Vorrei essere in grado di entrarci dentro e scoprire tutte le sue paure: da quel giorno, in quella benedetta casa, l'immagine di Noemi non mi lascia nemmeno per un secondo.
Mi squilla il telefono. Non rendendocene conto, sono già le 20 e la cena è arrivata.
Scendiamo in fretta dalla casa e Noemi rischia di cadermi addosso facendomi spiaccicare contro il verde della foresta.
Corriamo fino ad arrivare all'ingresso della mia villa e una volta pagato il cibo ci sistemiamo sul divano con un film.
Decidiamo di guardare "365 days": i film d'amore non fanno per me, ma per una volta decido di accontentarla.

Noemi

Per una volta Harry non ribatte su una decisione presa da me e mi sento alquanto vittoriosa.
Sto impazzendo mentre guardo il film; le storie d'amore sono una delle mie cose preferite oltre alla lettura. Passerei giornate intere a vivermi la bellezza dell'amore attraverso gli altri.

Circa a metà del film Harry mette in pausa per andare a sistemare tutto il caos lasciato per la cena; mi accorgo che é tardi e dovrei tornare a casa.

"Harry, si è fatto un po' tardi, Sofia si starà chiedendo dove io sia, non vorrei si preoccupasse. Vado a casa, grazie per la cena".

Sono un po' imbarazzata, nessuno direbbe che il ragazzo di oggi sia lo stesso Harry di qualche settimana fa.
Ogni giorno mi stupisce sempre di più; non finirò mai di conoscerlo.

"Resta qui stanotte". Il tono della sua voce suona in modo supplichevole, ma non vorrei dire di sì per poi pentirmene. Abbiamo passato una bellissima giornata e non vorrei che si rovinasse proprio adesso.

"Non so se sia il caso.."

Un po' mi dispiace non rimanere lì con lui, ma come ho già detto, non vorrei esagerare.
Mi avvio verso la porta mentre mi metto il giacchetto: sento dei passi farsi sempre più vicini e mi volto. Harry è davanti a me e mi sta schiacciando contro la porta.
Ammetto di avere un po' di paura che svanisce quando con le sue grandi mani afferra il mio viso ed annulla la distanza tra le nostre bocche.
Il bacio è lento, sincero, carico di passione. La sua lingua cerca di farsi spazio dentro la mia bocca e lo lascio entrare.
Per qualche secondo le nostre lingue combinano una danza, una danza che sa d'amore e di passione.
Mi solleva in collo a lui, si appoggia alla porta dell'ingresso e in poco tempo inizio a percepire un calore tenue nel mio basso ventre.
Riesco a percepire il suo desiderio nei miei confronti dal rigonfiamento dei suoi pantaloni.
Le mie guance avvampano, diventando rosse fuoco.
Nel frattempo mi rendo conto di non essere più appoggiata alla porta, bensì di stare camminando verso non so quale meta.
Arriviamo in camera sua e le nostre bocche si allontanano.

"Rimani". Nel suo sguardo non si percepisce arroganza, intimidazione.
Mi sta dando possibilità di scegliere, se rimanere o meno con lui questa notte.
Ho aspettato tanto questo momento, il nostro momento. Quello in cui le nostre labbra si sarebbero incontrate per la prima volta. Non lo sapevo fino a che non è successo che era quello che desideravo.

"Non me ne vado". La mia voce carica d'amore, gli fa spuntare un sorriso sul volto e le sue bellissime
fossette ai lati delle labbra.
Questo ragazzo è un angelo.

Mi appoggia nel letto e continua a baciarmi; la sua mano sale e scende su tutto il mio corpo provocando brividi su di esso.
I suoi occhi cercano i miei chiedendomi il permesso di farmi sua e in men che non si dica mi ritrovo senza maglietta, che è finita nel pavimento.

"Sei sicura?". Mi chiede Harry; percepisco un po' di preoccupazione nelle sue parole.

"Se non lo sarò, ti fermerò".

Sono sincera, non farei mai una cosa senza sentirmi pronta, non mi farei mai fare niente da una persona di cui non mi fido.
Sono pronta in parte, a concedermi ad Harry.

"Perfavore Harry non mi far soffrire, non lo sopporterei una seconda volta".

Percepisce la tristezza della mia voce; la sua bocca si posa sulla mia come segno di promessa.

Siamo io ed Harry, siamo Noi.

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