Nightmare of death

Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it

» Prompt: Ephialtes (incubo)

» Lista: pumpBLANK

» Fandom: Good Omens

» Rating: Rosso


!! AVVERTENZA !!

Presenza di contenuti forti, violenza e sangue

«Sento che la tua lealtà si sta affievolendo, Crowley.»

Con queste parole, Beelzebub si manifestò alle spalle del demone della tentazione, prendendolo alla sprovvista. Non l'aveva sentito arrivare, era apparso come un fulmine improvviso, sconquassandolo da capo a piedi con la sua freddezza nel pronunciare quelle poche parole. L'ultima cosa che Crowley voleva era proprio che i piani alti si accorgessero della sua simpatia per la neutralità e della sua amicizia con uno dei loro nemici, con un angelo.

«Ma cosa dite, Zzzir. Sono sempre il solito, vecchio Crowley. Non mi sognerei mai di dare la mia lealtà a qualcuno che non siate voi.» Rispose sfoggiando un grosso sorriso, nella speranza di sembrare quanto più credibile possibile.

«Puoi dire tutto quello che vuoi, ma ho come la sensazione che tu non stia dicendo la verità.» Continuò con flemma Beelzebub, iniziando a girare attorno all'altro demone, proprio come una mosca che si fionda sul cibo in putrefazione.

«Giuro su Satana che non vi sto mentendo.» Disse Crowley, poggiando una mano sul cuore per dare maggiore enfasi a ciò che aveva appena detto.

Stava mentendo e sperava con tutto sé stesso che il Signore delle mosche credesse a quella farsa. Purtroppo per lui, però, l'altro distrusse ogni sua aspettativa con una semplice parola.

«Dimostralo

Senza dare il tempo per un qualsiasi tipo di risposta, Beelzebub schioccò le dita e due demoni – che Crowley riconobbe essere Ligur e Hastur – entrarono nella loro visuale trascinando una terza figura. Quello che dalla corporatura sembrava essere un uomo, aveva il viso coperto da un sacco di iuta e un fitta rete di corda a immobilizzargli il corpo. Lo scaraventarono con poca grazia ai piedi di Crowley e sparirono per come erano arrivati, senza dire o fare nient'altro.

«Questo è un angelo, Crowley, uno di quelli che ci ha creato sempre un sacco di problemi. Siamo riusciti a catturarlo e voglio che tu mi dimostri la tua lealtà occupandoti di lui.» Disse il Signore delle mosche con sguardo apatico, ma con un accenno di sorriso dipinto sulle labbra. Aveva un'aria inquietante.

«In che modo mi dovrei occupare di lui?» Chiese Crowley avvertendo un brivido freddo percorrergli la colonna vertebrale.

Non aveva intenzione di fare del male a nessuno, men che meno a un angelo. Non era di certo un essere buono o magnanimo, ma aveva promesso ad Aziraphale che sarebbe sempre stato neutrale, che non gli importava della rivalità tra bene e male.

«Voglio che provi su di lui questa nuova arma. L'abbiamo forgiata di recente usando direttamente le fiamme infernali.» Enunciò Beelzebub, tenendo tra le mani uno stiletto nero come la pece.

Crowley lo guardò con sgomento, capendo esattamente quello che voleva davvero l'altro: voleva che torturasse quell'angelo, che giocasse con lui prima di dargli il colpo di grazia. Ogni taglio inflitto avrebbe bruciato davvero come l'Inferno, procurando ferite che non si sarebbero rimarginate. Non voleva fare niente di tutto ciò. Non poteva farlo.

«Se provi a tirarti indietro, non solo confermerai la mia tesi, ma finirai dritto dentro a una vasca piena di Acqua Santa. Vuoi davvero concludere la tua lunga esistenza in maniera così patetica?»

Quel dannato aveva capito perfettamente l'intento del demone serpentino e lo aveva messo alle strette. Crowley non voleva usare lo stiletto, ma nemmeno morire. Non era ancora pronto a dire addio a quel mondo che aveva così tante cose interessanti, a dire addio alla sua Bentley e alla musica dei Queen, a dire addio al suo angelo preferito, il suo Aziraphale.

Senza proferire parola, afferrò l'arma e si inginocchiò di fronte al povero malcapitato. Soppesò la lama sul palmo della mano e guardò l'uomo che aveva davanti, provando una strana sensazione nauseante. Sentiva che ciò che si stava accingendo a fare era sbagliato, che doveva fermarsi subito o se ne sarebbe pentito, che stava commettendo un grosso errore.

«Fallo.» Gli sibilò Beelzebub dritto contro l'orecchio.

«Fallo.» Ripeté.

E Crowley alzò il braccio per un attimo, lo stiletto stretto nel pugno, prima di abbassarlo con forza contro la gamba dell'angelo. Un grido strozzato si levò nell'aria, mentre la creatura celeste si dimenava in preda al dolore. Lì dove la lama era penetrata nella carne, una spirale di fumo si levò dalla ferita accompagnata da un copioso rivolo di sangue, come se stesse bruciando e lacerando ogni strato dei muscoli sottostanti l'epidermide.

«Continua

Estrasse lo stiletto nero dalla pelle e un fiotto denso e scarlatto prese a fuoriuscire dal taglio. Crowley sapeva con certezza di aver reciso una delle arterie, ma continuò a fare quello che gli aveva ordinato l'altro demone, come se fosse in uno stato di trance. Inferse un altro colpo a un braccio, gli pugnalò il ventre, un fianco, tagliò gli avambracci, i polpacci, il petto. A ogni colpo, spirali di fumo si levavano in aria, seguite dal sangue che si riversava sul pavimento sottostante. Una pozza scura prese a formarsi sotto le ginocchia di Crowley, mentre l'angelo cominciò a dimenarsi con meno impeto, a lamentarsi più flebilmente.

«Ancora, Crowley, ancora.» Sussurrò Beelzebub, come un mantra.

E il demone dai capelli rossi come il fuoco continuò a pugnalare la creatura celeste, sporcandosi le mani e il viso di sangue, sentendo nient'altro che una forte frenesia impossessarsi di lui, dei suoi movimenti che si susseguivano quasi meccanicamente.

«Finiscilo

Non se lo fece ripetere due volte: afferrò l'impugnatura dello stiletto con entrambe le mani, poggiò la punta dritta sul cuore e lo trafisse con un colpo solo. L'angelo si tese in uno spasmo e si accasciò di nuovo contro il pavimento, esalando il suo ultimo e rauco respiro. Come una bolla che scoppia, lo stato di trance in cui era caduto Crowley finì, lasciandolo confuso e spaesato. Si guardò le mani sporche di sangue prima di puntare le iridi gialle sulla figura martoriata che aveva davanti. Rimase inorridito di fronte a quello che che vide: era stato davvero lui a ridurre il povero mal capitato in quel modo? Non lo ricordava.

«Ben fatto. Mi hai tolto dall'impiccio di una grandissima scocciatura.» Disse Beelzebub battendo le mani. «Sai, Crowley, sapevo già da un po' della tua alleanza con uno degli angeli. È una cosa davvero sconveniente, per un demone, e non avevo davvero idea di come porre fine a tutto ciò. Avrei dovuto farti fuori, ma non volevo perdere uno dei migliori demoni dell'Inferno, così sono riuscito a escogitare un piano di scorta.»

«Di... di cosa stai parlando?» Chiese Crowley non capendo dove l'altro volesse andare a parare, ma avvertendo la strana sensazione farsi sempre più insistente.

«Avanti, togli il sacco dalla testa dell'angelo e vedrai che capirai tutto.»

Il demone ebbe un orribile presentimento e, senza ulteriori indugi, tirò via il tessuto che celava il viso dell'uomo ormai morto. Quello che vide lo fece urlare con tutto il fiato che aveva in corpo: disteso a terra, immerso in una pozza di sangue scura, con gli occhi riversi all'indietro, la bocca tenuta chiusa da uno spesso strato di nastro adesivo, le lacrime ancora fresche in lunghe scie sulle guance, c'era Aziraphale. Aveva ucciso il suo angelo senza saperlo, nel modo più doloroso e atroce possibile.

«Angelo! Angelo, ti prego, perdonami! Perdonami!» Urlò mentre se lo portava al petto per cullarlo, come se quello avesse potuto sistemare le cose.

E proprio con quell'urlo, Crowley aprì gli occhi e si mise a sedere di scatto, svegliandosi dall'orribile incubo che stava facendo. Con il fiato corto e la gola che bruciava, tastò il lato di letto alla sua destra, trovando il corpo di Aziraphale al suo fianco, vivo e vegeto. Sollevato e felice come non mai, si strinse a lui, abbracciandolo stretto. Calde lacrime presero a scendergli sul viso, incontrollate, e fu impossibile reprimere i singhiozzi che iniziarono a scuotergli il petto.

«Crowley, caro, che succede?» Chiese assonnato Aziraphale.

«Niente, angelo. Dormi.» Rispose il demone con voce roca, senza riuscire a convincere l'altro che si rigirò nel suo abbraccio per fissarlo nel buio della stanza.

«Oh, caro, hai avuto un incubo? Su, non è successo niente. È passato.» Disse l'angelo biondo accarezzando i capelli rossi di Crowley e asciugandogli le lacrime con un pollice.

«Sì, hai ragione. Era solo un incubo.» Gli fece eco il demone stringendosi un po' di più ad Aziraphale, sprofondando il viso sul suo petto, beandosi di quel calore familiare che credeva di aver perso per sempre.

L'incubo gli era sembrato così reale, così vero. Inspirò il dolce profumo del suo angelo e, in pochi minuti, scivolò beatamente nel mondo dei sogni, cullato dalle braccia di Aziraphale che non lo lasciarono più per tutta la notte.


N° Parole: 1428

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