Tramonto - 1 - L'inizio della fine - 8

Erano i suoi occhi che si stavano chiudendo? O erano le tenebre che lo avvolgevano?

Stava morendo?

Spostò lo sguardo su Tommy. L'avrebbe difeso fino alla fine, a qualunque costo. Si inarcò a riccio, un gatto sulla difensiva pronto a graffiare, gli artigli pronti a scattare.

Sussurri esalavano dal nero. Tony li identificò come versi di qualche mostro. Grugniti, parole inintelligibili. Erano molto vicini, e diretti a loro.

Qualcuno lo toccava, piano.

Si sentiva appena sfiorare, dietro.

Si girò. Le figure si cominciavano a stagliare nell'oscurità. Ridevano. Di lui, di loro, delle difficoltà, della loro condizione disperata.

Ovunque si rivolgesse qualcosa lo toccava alle spalle. Preso in giro, manipolato. Era il giochino di qualcuno.

Allargò un braccio con violenza. Toccò un corpo morbido e flaccido che si ritrasse immediatamente.

Ancora contatti con quelle protuberanze. Sentiva corpi minuscoli brulicare sulla pelle.

Era verità o suggestione? Paura e soggezione che venivano somatizzate? O erano... cosa?

Pochi centimetri lo distanziavano da quelle essenze. Le carezze aberranti aumentavano. Si stavano scoprendo, ora che lui stentava a reagire.

Umanoidi. Non poteva dire uomini. Non molto alti, un po' tozzi, con un sorriso morboso su un volto che pareva di cera. Usavano per solleticarlo ciò che avevano al posto di mani e piedi: mille finissime dita.

Mostri? Eppure non facevano male. Solo quel persistente fastidio. Per ora.

I loro arti che finivano con quelle escrescenze lo tormentavano. Le loro risate compiaciute

Tony provò a urlare. Non seppe se uscì qualche suono dalla sua bocca.

Si accovacciò a terra a protezione di Tommy e attese la fine. Qualunque fosse stata. Le mini dita erano su di lui. Attese di essere sopraffatto.

La frequenza diminuì. Giocavano a torturarlo? Adesso che si era arreso allungavano la vita del condannato a morte?

I sussurri cambiarono tonalità. Eccitazione?

Tony alzò la testa. Il buio e gli esseri si stavano ritirando. Fuggivano. Scappavano scacciati da un alto uomo la cui sola presenza gli incuteva timore. A ritmo dei suoi passi decisi e cadenzati gli esseri si allontanavano.

I suoi gesti avevano la familiarità di chi li aveva già fatti decine di volte, una cosa "normale", senza paura, nemmeno stupore. Come soffiare via polvere accumulata sulla copertina di un libro che ha ancora all'interno il segnalibro.

In una manciata di secondi mentre l'uomo misterioso camminava verso di lui l'oscurità e i mostriciattoli si erano ritirati. Lontani, in fondo alla strada, celati alla vista, tornati nei loro rifugi.

Era tornato il lieve chiarore lunare a cospargere l'aria.

L'uomo (era un uomo?) lo guardava a due metri di distanza, fermo.

Aspettava che Tony si finisse di rialzare.

- G-grazie.

Il salvatore non si scompose. Lo osservava dall'alto del suo volto bianco. I capelli neri gli formavano una chioma leonina. Lo sguardo magnetico metteva soggezione a Tony. Era tutto vestito di nero anch'egli. Pelle? O tessuti sintetici? Con cerniere che apparivano sul corpo qua e là come sparpagliate a caso.

- Chi sei? - disse con voce fin troppo soave per essere così imponente.

Tony si sentiva piccolo. Si era rialzato ma si sentiva ancora rattrappito, soffocato da quel marcantonio la cui sola presenza lo metteva a disagio. 

Eppure lo aveva appena salvato. O no? 

Non riusciva a guardarlo negli occhi, pozzi neri. Strinse Tommy forte a sé. Nell'ennesimo gesto automatico, ma potenzialmente inutile, di protezione. Era forse più lui a trovare conforto in quei gesti, che Tommy, addormentato nonostante tutta la confusione che c'era stata, a usufruire della protezione del padre.

- Chi sei? – ripeté l'uomo in nero, senza essere minaccioso, ma con decisione.

Ogni attimo che passava Tony lo trovava ancora più alto. Incombeva su di lui. Il chiarore appena tornato sembrò andarsene di  nuovo, mangiato dall'ombra che l'uomo nero proiettava.

Eppure lo aveva salvato. O no?

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