Ti abbiamo tenuto stretto
Il ristorante dove cenarono era anche un fast food, James ingurgitò tutto quello che si trovava nel piatto. Gregory invece seguì le direttive di John, prese mezza porzione di carne e dell'insalata. Non poteva appesantirsi troppo, forse più avanti quando il polmone si fosse stabilizzato e avesse funzionato a pieno regime.
"Jemy, ti sei mangiato di tutto, mai visto uno con una fame come la tua." Si appoggiò allo schienale della sedia. Era contento della sua prima uscita e suo fratello sembrava sereno.
"Beh, però anche tu ne avevi di appetito, non facevi altro che assaggiare dal mio piatto. Per fortuna non c'era John, altrimenti chi lo sentiva." Ridacchiarono, James bevve un altro sorso di birra, ne aveva un bel boccale. Vide la faccia contrariata del fratello che lo fissava.
"Solo un sorso. Prendi ancora troppe medicine." James intuendo i suoi pensieri gli allungò il boccale e lui bevve assaporando con calma.
"Mi ero dimenticato quanto fosse buona. Bevo solo acqua da un bel po'."
Suo fratello mugugnò scuotendo la testa, Greg sapeva che aveva promesso al dottore di tenerlo d'occhio e che non avrebbe dovuto concedergli troppo.
"Sei stanco?" Gli chiese all'improvviso. Gregory arricciò le labbra, e scosse la testa. Era diventato troppo apprensivo.
"No, stai tranquillo. Mi piace stare in mezzo alla gente. Restiamo ancora un po'?"
Si sentiva bene, più in forze ora che, finalmente, poteva vedere altre persone. Sorrise a suo fratello e lui, per un istante, lo ricambiò sereno.
Ma durò poco, lo vide cambiare espressione, una profonda ruga gli solcava la fronte, il volto era teso, gli occhi velati che non si staccavano da lui.
Lo stesso sguardo che aveva quel giovedì. James stava rivivendo nuovamente quell'inferno.
"Forse è meglio che torniamo Greg. Io domani devo allenare le reclute."
Mormorò, toccandogli il braccio e lui capì, annuì rassegnato augurandosi che la smettesse di torturarsi perché di sicuro, non poteva continuare così.
Tornarono a casa in silenzio, mentre suo fratello guidava accorto, Greg osservava dal finestrino quanto fosse bella la campagna inglese. Riusciva ad amare anche la foschia che avvolgeva i campi.
James ridacchiò. "Beh, ti sembra tutto così bello adesso? Prima odiavi la lontananza da Londra."
Lui rimase con la testa rivolta alla strada. "Le cose le apprezzi di più quando stai per perderle."
"Sei diventato un filosofo o è stata la birra?" James cercò di stemperare la sua tristezza ma la sua voce lo aveva tradito.
Greg si girò a fissarlo. "Pensavo di non farcela, molte volte mi sono chiesto perché mi sono salvato."
"Perché ti abbiamo tenuto stretto Gregory, con tutta la forza che potevamo." Un nodo alla gola non gli permise di dire altro. La mano di Greg si appoggiò sulla sua spalla.
"Sei stato paziente e coraggioso, fratellino io stavo per mollare."
"Sei tu che mi hai insegnato come proteggere la persona che ami. Sei stato un fratello maggiore attento e io uno stupido ragazzino." Gli si spezzò la voce. "Se non fosse stato per te mi sarei perso."
Il silenzio fu il terzo compagno fino a quando arrivarono alla base militare.
Salirono le poche scale che portavano ai dormitori e raggiunsero le loro stanze. John aveva accettato di dimetterlo a patto che non fosse stato solo la notte.
Lo giudicava ancora troppo pericoloso, se fosse stato male, nessuno se ne sarebbe accorto fino al mattino. Così dormivano nella stanza di James, anche se Greg aveva più volte protestato.
"Fino a che la saturazione non sarà accettabile non resterai da solo. A casa tornerai quando ti sarai rimesso completamente." John era stato perentorio, perché il suo respiro non era ancora regolare e qualche apnea notturna c'era ancora.
Gregory si era sottomesso alla decisione e aveva accettato di buon grado di condividere la stanza. Così suo fratello minore era diventato un provetto infermiere e prima di coricarsi gli somministrava tutte le medicine, controllava il saturimetro che gli aveva fornito il medico e, se tutto era in ordine, lo lasciava dormire.
Anche quella sera tutto era nella norma.
"Ottimo, fratello l'ossigenazione va bene. Si dorme."
Greg sbuffò avvilito, mentre James gli sfilava dal dito quell'aggeggio infernale. Si sentiva come un invalido che aveva bisogno di assistenza. L'irritazione gli crebbe dentro e sbottò verso il fratello.
"State diventando maniaci! Mi controllate continuamente. Anche se vi dico che sto bene." Si abbottonò il pigiama, con le mani tremanti.
"lo so che è pesante Greg, ma devi seguire le indicazioni del medico. Sei vivo per miracolo, non farmelo ricordare."
Gregory si ficcò sotto le coperte, mordicchiava il lenzuolo con le labbra, chiuse gli occhi e rimase silenzioso
"Avanti non fare il bambino, Gregory. Lo sai che mi sono preso l'impegno con John e lo porterò a termine. Anche a costo di legarti a quel letto."
Lo rimbeccò mentre lo fissava, risentito dal suo atteggiamento infantile.
Greg aprì gli occhi pronto a litigare, ma quando lo vide in volto, sbollì di colpo. Soffriva, gli si leggeva in faccia che continuava a pensare a quel giorno.
"Senti James, prima passavamo il tempo a litigare, io da una parte e tu dall'altra, mi contestavi in tutto. Ora sei diventato una vera ossessione. Cerca di calmarti, sono vivo per Dio!" Rimase in silenzio, James torceva la stoffa del pigiama. Si versò dell'acqua e la bevve tutto d'un fiato.
Rispose, con lo sguardo basso.
"Lo so che abbiamo passato buona parte della nostra vita a discutere, anche sulla più piccola cosa ma, quando ho pensato di perderti, tutto è cambiato. Sei mio fratello e non voglio correre rischi." Alzò la testa e gli puntò contro l'indice. "Tu devi stare bene. Devi guarire. Quindi ora smettila e dormi. Non ci saranno litigi tra noi, mai più."
Greg brontolò. Gli uscì "Sei un testardo."
Si girò di fianco, stanco per quella giornata diversa e, in breve, si addormentò.
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