Niente di me
"Se domani muoio so che ce l'ho messa tutta
È la scena del pagliaccio allo specchio quando si strucca
Ripercorro i miei ricordi
Come un cane che cammina in una città distrutta"
-Mostro
Un paio di passi vuoti risuonano sul pavimento e si posizionano difronte allo specchio.
La stanza è buia, spoglia. È fredda, le piastrelle sono gelide.
Lui si porta una mano alla testa e afferra saldamente la matassa di riccioli rossi e ingarbugliati che incornicia il suo viso, ornato da uno smagliante sorriso rosso. In un unico gesto libera i suoi capelli dalla retina che li teneva imprigionati, lasciandoli ricadere sugli occhi in onde ramate.
Toglie le lenti a contatto, sbatte le palpebre un paio di volte sotto le spente iridi verdi.
Immerge la punta delle dita nel barattolo di vaselina ormai consumato per metà e ne estrae un po'. La spalma sulle guance, gli zigomi, il naso e la fronte.
Strofina la pelle in modo meccanico, disattento, formando ampi cerchi.
Ben presto, la sua faccia diviene la tavolozza di un sadico artista che ha dipinto la sua tela con i colori dell'inferno.
L'intenso rossore delle gote e della punta del naso si mischia al rossetto sbafato e al bianco cadaverico del resto del viso, alle ombre scure che infossano i suoi occhi e alle linee sottili che disegnano le sopracciglia.
Il trucco si mescola e si fonde in ditate confuse che maltrattano il volto sottostante.
Al posto di un personaggio allegro, dai vestiti variopinti e dall'enorme sorriso scarlatto, ora rimane soltanto un ritratto della tristezza e della solitudine.
Si china, sciacqua pazientemente la pelle, osservando l'acqua che tinge il lavandino fino a scomparire nella piletta.
Poi solleva il volto, imperlato dalle goccioline che colano lungo il suo collo.
Lascia che i suoi occhi tristi e stanchi percorrano gli zigomi pronunciati, il naso lungo e appuntito e le labbra serrate.
Un sottile rivolo nero scende dal lacrimale e incide una guancia. Strofina la pelle: non se ne va.
Si volta, abbandonando la parrucca e i trucchi consumati accanto al lavandino, pronti per essere riutilizzati l'indomani.
E il giorno dopo ancora.
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