Capitolo 5: "Di nuovo l'inferno?" "..."

[Riprendiamo da dove ci eravamo interrotti:]

[Ib's Pov]

...e sorrido ad entrambe e mi volto al finestrino per poter pensare tranquillamente.

"Cazzo...io non voglio ritornare ma...ormai il danno è fatto e non ci posso fare niente...Ma posso evitare di vederlo: basta che vada in bagno con Aya (che ascolterà Ariana Grande tutto il tempo) e mi rifugierò finché non usciremo e per non dover rivivere l'incubo...non dovrò stare mai da sola e leggere QUEL quadro!" mi dico e provo a calmarmi.

Allora chiedo ad Aya se posso ascoltare la musica con lei ed accetta.

Finalmente mi rilasso: la musica aiuta a calmarmi e, nonostante ciò che mi è successo, dipingere.
Sono le uniche cose che non mi fanno impazzire.

Arriviamo davanti alla galleria.
La prof ci raccomanda: <State in gruppo, non disperdetevi e state attenti: poi dovrete fare la relazione su questa uscita>

Scontento generale.
Aya chiede ad Ellen: <Mi farai copiare la relazione vero?>

<Tanto lo faresti lo stesso> sbuffa lei ed entriamo.

Non è cambiato di una virgola: stessa reception, stesso dipinto per terra, stessi quadri, stessi manichini e... i ricordi, la paura riaffiorano peggio che mai e vorrei disperarmi ma mi trattengo.

Il colpo basso deve ancora arrivare.

Facciamo il giro del piano terra dove la prof spiega i quadri e del nostro "trio" solo Ellen prende appunti.

<Perché non prendete appunti? O almeno provate a stare attente> ci sibila lei quando dobbiamo andare al primo piano.

<Ci sono già stata a 9 anni e mi ricordo tutto alla perfezione.> rispondo io.

<Che me ne frega: almeno salto la scuola e tanto copiò da te!> cantilena Aya.

<Uff, va beh però ora vedremo il quadro più bello e conosciuto di tutta la collezione di Guertena. Ib sai qual'è?> mi chiede Ellen troppo entusiasta.

<Quale?> di rimando io.

<Forgotten Potrai!> e siamo sull'ultimo gradino della scala.

Mi fermo.

<E la prof chiederà tutto e di più su quel quadro>.

Il mio cuore perde un battito.

<Ci staremo lì perciò di più e non accetta scuse del tipo di andare in bagno: anche se è urgente.>

Per poco non svengo.

<Ohi Ib, stai bene?> chiede Aya preoccupata per me.

<S-sí!> dico e mi dirigo verso il gruppo della nostra classe.

La prof inizia a spiegare: <Questo quadro "Forgotten Portrait" è il primo vero quadro a cui Guertena si ispira ad una persona reale che lui stesso ha conosciuto. Era un ragazzo con le caratteristiche fisiche identiche a quello nel quadro che amava come Guertena un'arte diversa: più viva.>

<Esso era orfano e nessun parente si occupò di lui e quindi visse in un orfanotrofio maltrattato ma nonostante questo era sempre stato buono. Per ciò Guertena lo ammirava anche se fumava ma riuscì a fargli passare questo vizio col tempo.>

<Un giorno loro due erano per strada e incontrarono una bambina che si era persa. Aveva freddo e loro le diedero una mano a cercare i genitori. Ad un certo punto ella collassò per il freddo e allora l'amico da alla bambina il suo giaccone per scaldarla e chiama i soccorsi. Riesce a salvarsi e lui le fa visita coi genitori della bambina.>

<Lei scoprì di soffrire molto di una malattia molto rara. Soffriva degli sbalzi di temperatura: quindi doveva stare sempre attenta alle temperature esterne e interne perché poi poteva stare molto male. Allora lui, per tirarla su, le donò la sua caramella e l'andò a visitare, appena poteva, all'ospedale.>

<Lui però, per averle dato il giaccone quel giorno, si ammalò di polmonite (diffusa a quel tempo) prima leggera ma che si aggravò e mori poco dopo. Al suo funerale c'erano solo Guertena, la bambina e i suoi genitori. Essa posò sulla sua tomba una rosa blu di plastica come il giaccone che l'aveva scaldata e una caramella al limone: la stessa che le aveva donato e che mai aveva mangiato.>

<Quindi la caramella simboleggia il gesto di generosità, i petali blu sparsi simbolo di riconoscimento dalla bambina per lui e fatto che sembra addormentato è perché le ultime parole che rivolse alla bambina prima che lui morisse furono: "Vado solo a dormire, fra un po mi raggiungerai e spero per te che sia il più lontano possibile". Ecco cosa significa questo dipinto. Domande?> chiese infine la prof.

Quel racconto sbalordì tutti i ragazzi e ad alcune ragazze venne il desiderio di trovare un ragazzo così: dolce e, per certi versi, eroico.

L'unica che provava qualcos'altro ero io.

Ed era rabbia.

Rabbia per quelle cose false: carine anche se false.

Il mio Garry mi aveva dato la vita sapendo che sarebbe stato del tutto spacciato (anche se provava ad essere sempre positivo), non come quello che ne fu vittima per sbaglio.
Il mio Garry aveva qualcosa di più eroico.

E quei petali blu significavano che la sua vita era stata spezzata e la caramella che aveva provato a risollevarmi sempre.

SEMPRE.

Voglio urlare ma, ancora, mi trattengo.

La gita passa normale, a casa tutto ok.

Vado a dormire.

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Ho fatto un incubo o almeno credo.

Guardo la sveglia ed è quasi mezzanotte.

Sento uno struscio sulle coperte ed accendo la abat-jour.

Mi raggelo.

Non urlo solo perché la voce sembra essere andata via.

C'è una bambola blu con gli occhi e la bocca rossi che danno un senso di disturbo.

<Ciao Ib.> mi saluta.

<Tu...tu mi conosci?!> chiedo spaventata dopo aver pescato la voce da non so dove.

<Ci siamo già viste nella galleria da più piccola. Consideravi carina me e le mie amiche come Mary mentre Garry diceva che eravamo brutte... ma solo perché vedeva bene. L'unica che ci vedeva distorta eri TU.>

<Tu... io ti vedevo... come dei coniglietti rosa?> lo chiesi più che affermare.

<Beh, . Ma sono venuta qui per una cosa... o per meglio dire: per una persona che tieni.>

Il mio cuore perde un battito mentre grida "Garry!"

<Non c'è bisogno di nominarlo. Voglio dirti una cosa: puoi ancora salvarlo e liberarlo. Prendi questa rosa rossa e strappane i petali. Non ti faranno niente perché non sei nella galleria.

Se lo farai però comparirai con la rosa intatta e potrai cercarlo.>

<L'inghippo?> chiedo.

<Devi solo farlo entro un certo tempo. Capirai anche tu quale. Accetti?>

Non so che fare.

Il mio cervello mi dice di restare ma il mio cuore di andare.
Quando Garry era morto avevo seguito il cervello che mi diceva di uscire e non il cuore che mi implorava di uccidermi e stare con lui.

Per una volta seguirò il cuore.

Prendo la rosa dalla bambola e le strappo i petali.

Mi sento un attimo male e svengo.

Mi risveglio nella galleria di Guertena: non ci sono dubbi.

Ho la rosa intatta in mano.

Mi ricordo che l' ultima cosa che ho sentito dalla bambola prima di svenire era: <Bentornata nel nostro mondo! Spero che rimarrai per un bel po o...> le ultime parole non le ho capite.

Mi alzo a fatica e mi guardo intorno: "Ora che faccio?"





NOTA AUTRICE: eccomi con sto bel capitolino.

Capitolino per dire. Scusate ma io sono il contrario della sinteticità.

Spero comunque che vi sia piaciuto e ciaooo!

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