X
L'irona della situazione mi sfugge.
Proprio la cosa che volevo evitare è finalmente accaduta. E sono io che l'ho acconsentito.
Logan è stato chiaro e semplice, dovevo andare via con lui per non rischiare di farmi male un'altra volta, conosciute le mie abitudini. Non me la sarei comunque sentita di affrontare il viaggio in macchina con lui, assistere al suo silenzio e percepire il distacco tra noi, terribilmente insopportabile.
Temo sia stata colpa di Arabella e di quel suo bacio improvviso a farlo zittire. Forse è stata l'intromissione che è servita a decretare tutto.
Nick mi ha fatto distrarre con un ghiacciolo al gusto di arancia (una delle mie strambe pretese che lui ha interpretato come un neurone vagante dalla precedente botta. Mi ricordo benissimo la faccia del barista quando siamo andati a chiedergli un ghiacciolo, tant'è che siamo quasi allo sfiorare dell'inverno. Inverno e l'unica cosa che riesco a tirare fuori è un ghiacciolo.)
Per il resto null'altro. Abbiamo bevuto insieme ad altri amici e Arabella, la quale è passata dal mio interesse per quello di Gideon, ma entrambi sapevamo che la colpa era tutta dei margarita che si è scolata tutti d'un fiato, in un giochetto idiota di resistenza. Con il giorno successivo si sarebbe scordata tutto.
L'ho invidiata per questo. Lei avrebbe dimenticato. Io avrei dato la mia anima solamente per non rivedere nella mia memoria gli occhi affranti di Logan, a terra, spiazzato quanto lo ero io.
Sono tornato a casa con Nick e non sono nemmeno riuscito ad arrivare al bagno che l'emozione e la rabbia per la discussione con Logan mi sono usciti tutti in un conato represso.
È stata la tristezza a farmi cadere a terra, a farmi piangere e a farmi rannicchiare spaventato e disgustato contro il muro? No, è stato il rimorso.
Cosa mi è saltato in mente andando lì e sfidando Logan, cosa mi è restato a parte una nausa orribile e un malsano ricordo? Ho voluto fare parte del suo mondo è l'ho fatto. Ho scoperto l'oscurità che vi è e nonostante i suoi continui avvertimenti, ho proseguito. Non ho potuto più procedere senza luce, lui lo è per me, ma l'oscurità è troppo fitta per affrontarla da solo.
Lo vorrei chiamare, seppure non sappia se stia dormendo o no, vorrei solamente sentire la sua voce e scusarmi, nemmeno sapendo se tutta la colpa sia mia.
Prendo pure il telefono, ma appena leggo il suo nome scoppio di nuovo a piangere, raggomitolandomi sul mio cuscino e stringendolo contro il male del mondo, proteggendomi anche da me stesso, da quel piccolo mostro che ho dentro il petto e mi spinge in cattive strade.
Logan continua a rimanere un mistero: dapprima mi evita, mi tratta in modi bruschi e mi fa rimanere solo con me stesso a farmi rimpiangere la mia intera vita, dopo tenta in ogni modo di tirarmi fuori dai guai in cui lui stesso mi ha cacciato.
Se fossi andato con lui sarebbe cambiato qualcosa, mi avrebbe parlato?
Il pensiero di aver gettato quasi un mese a tentare di entrare in sintonia con lui mi distrugge. Non ho mai avuto grandi problemi a riniziare qualcosa, purchè sempre alla fine sia fatta bene.
Logan non avrebbe mai più avuto la stessa fiducia in me, lo stesso tono canzonatorio e i nostri continui battibecchi amichevoli. Mi avrebbe trattato diversamente e la sua elusione, solo il pensiero, mi lacerava dentro a colpi fissi e ripetitivi.
Ora me ne rendo conto. Logan di sicuro non è normale, ha i suoi problemi e io i miei. Siamo troppo diversi, veniamo e viviamo in mondi diversi. Due mondi che a contatto non possono fare altro che combattersi a vicenda, distruggendosi. Non gli potrei mai bastare per quello che sono, lui ha già Elly, una splendida ma terribile ragazza al suo fianco e, anche se mi fa male dirlo, lei è tutto quello che non sono io, dentro e fuori.
Singhiozzo più forte, maledicendomi in silenzio per ogni torto che gli ho fatto, per ogni suo salvataggio da Marcus o anche da me stesso.
Lo perderò. È finita.
Non vorrà più vedermi.
Non lo rivedrò più; questo pensiero è come una corda attorno al collo.
Chino sulla tazza del water non faccio altro che vomitare alcol, delusione e il mio stupido subconscio malato. Perché cazzo non sono andato con Logan invece di restare a ubriacarmi con Nick? La risposta è nella domanda: ovviamente per Logan.
«Mi hai deluso, Reginald.» Il tono accusatorio di mio fratello fa peggiorare la situazione, mi fa sentire peggio e più amareggiato verso me stesso. «Non credevo potessi essere capace di una cosa simile!» mi rimprovera e so che non può vedermi piangere messo come sono. «Pensavo che non ti servisse l'alcol per divertirti. Capisco un drink, ma per ridurti così devi aver bevuto una botte. È questo che non accetto, la tua totale noncuranza!» sbotta.
Vomito per l'ultima volta e scivolo sulle piastelle del bagno, esausto, svuotato e con un terribile mal di pancia. Mi pulisco la bocca, ma ancora ho un disgustoso sapore. Frigno come un bambino a cui sono state rubate le caramelle.
Henry, appoggiato al lavabo a braccia incrociate, si limita a guardami. Non lo sopporto quando fa così. Preferirei che mi sgridasse invece di stare zitto e farmi sentire più in colpa.
Mugugno per il dolore allo stomaco e un altro conato mi sale, fortemente lo trattengo dentro.
«Se devi vomitare fallo, va a finire che ti sentirai peggio. Fallo qui, ti aiuto.»
Scuoto la testa. Non sa che sto male per altre cose, non per i drink che mi sono scolato. Il male è dentro, profondo, nel mio cuore, instaurato.
«Succede sempre così quando bevi?» mormoro.
Henry si abbassa lungo il muro, distendendo le gambe verso di me. «Oh, sì. Bella rogna, eh? Prima ti diverti e poi subisci questo. Ingiusto, non trovi?» Affogo la testa sulle spalle, assonnato data l'ora.
Sono rientrato alle quattro di mattina. Henry almeno si è potuto fare qualche ora di buon sonno. Io nemmeno una. Mi domando se anche a Logan è mai successo questo, lo star male per le bevute. Di sicuro, ma a immaginarlo come sono io, chino sul cesso e con la faccia verde non ci riesco.
«Per quanto andrà avanti?» Non mi reggo nemmeno in piedi.
«Fino a quando non sarai ben ripulito» sogghigna Henry, sorridente per qualche motivo.
Sbatto gli occhi. «Grazie, fratellone.»
Questa volta è lui a essere confuso. «Per cosa?»
«Per essere così comprensivo e per non avermi messo in punizione» lo informo e lui annuisce piano, rispondendo: «Ci sono passato anche io.» Si alza, scompigliandomi i capelli, sorridendomi con dolcezza. «E poi sarebbe cattivo metterti in punzione quando stai così male. Lo farò quando starai meglio» mi informa e a questo punto vomito di nuovo.
Credevo che pormi allo stesso livello di Logan mi avrebbe aiutato a capirlo, a comprenderlo.
Segui il tuo cuore, dicono.
L'ho fatto e questo è il prezzo: un dolore atroce alla testa, una fitta al cuore e un'anima ricolma di tristezza.
Il giorno dopo non vado a scuola e nemmeno quello dopo ancora. Sto troppo male. Fisicamente mi sento pronto, anche se malaticco, abbandonato sotto le coperte calde del mio piumino. Mentalmente sono morto, piatto, incolore. Anche le scelte più facili risultano difficili, perciò mi concentro solamente sulle azioni immediate.
Henry si è divertito molto a non farmela passare liscia dopo la mia così detta inflazione: a) niente più uscite di sera, per sempre.
B) Henry, credendolo divertente, mi ha fatto bere uno maleodorante intruglio che, a quanto ha detto lui, mi doveva "rimettere in sesto". Scherzava. Quella cosa puzzava quanto gli escrementi degli animali. Evidentemente ha mescolato ingredienti alla cazzo e ha fatto uscire quella sbobba apposta per punirmi.
Ammetto che me lo sono meritato.
C) Dopo l'orario di rientro, mi ha proibito, dopo la scuola, di uscire con i miei amici per andare da qualche parte, anche in posti tranquilli come al parco. Inoltre, sia questo e sia tutti i mezzi elettronici mi sono confiscati per tre settimane, il numero di ore che ho tardato a rientrare.
Colin è venuto a vedere come stavo, portandomi in regalo un vecchio gioco. Di nascosto ci abbiamo giocato e mi ha detto che Hailey è ancora arrabbiata con me. L'ho immediatamente chiamata. Mi ha detto che non si è sentita tradita perché sono uscito con il nemico o robe simili, è solo contaria che uscissi con la persona che ci ha fatto penare tanto, ma più le ho provato che Logan non è una persona cattiva, più lei si è arrabbiata e ha contestato.
Difficile dire qualcosa di buono su una persona che ti ha dato tanti motivi per detestarla.
Il primo giorno in cui ce l'ho fatta a stare in piedi, mi sono precipitato a casa sua con un mazzo di fiori e delle scuse sincere.
A quanto pare le ragazze non resistono a una cosa simile.
Ginnastica.
L'unica ora scolastica in cui i ragazzi fighi si possono mettere in mostra quanto pare a loro, presendendosi gioco degli altri e sfottendoli. L'unica ora in cui le differenze si fanno sentire come non mai.
La palestra è un luogo più fresco rispetto all'altro lato della scuola, ingombrante di studenti. C'è un solo termosifone, per di più vicino alle finestre, come se la geniale mente contorta di chi ha progettato la struttura della palestra avesse avuto in mente che quel misero coso avrebbe potuto scaldarla tutta. Questo dimostra come tutti, a parte pochi sventurati, facciano educazione fisica con i pantaloni lunghi.
Sono sempre sopravvissuto a quest'ora sforzandomi in modo sufficiente, essendo l'unica volta in cui faccio esercizio ci tengo a farlo bene, ma la clemenza di Dio oggi non è dalla mia, tant'è che la professoressa di educazione fisica delle classi superiori è assente, ergo, la sua classe si è unita alla nostra.
Inoltre, come se non bastasse, la loro insegnate ha ordinato che si allenassero a dogeball per la partita amichevole di questa settimana contro l'istituto statale Larry High.
Il nostro insegnante, testicolarmente maschio, ha osato ribattere? No.
I primini verranno uccisi a pallonate da quelli di terza? Sì.
Sopravviveranno? Ovviamente no. Un cazzo di fottuto no ci sta.
Sono quasi certo di ricordare dalle medie le regole di gioco, ma in queste condizioni non farei nulla in ogni caso. Sono ancora indolenzito, però non mi va di saltare scuola per un motivo tanto stupido, appena la febbre mi è calata mi sono rimesso in forze lo stesso.
Alzo gli occhi e appena scopro chi sono i nostri avversari, mi prendo la testa tra le mani. Mi sono dimenticato che Logan è in terza, se lo avessi saputo prima sarei rimasto in panchina dicendo che mi sono dimenticato il cambio oppure che ho mal di gambe e così via, in modo da evitare questa imbarazzante partita.
Faccio in modo di nascondermi.
Logan parla con un suo compagno di classe, porta una maglietta senza maniche nera, perfettamente aderente con i muscoli dell'addome e mette in risalto quelli delle braccia. Porta degli orribili pantaloncini corti fino al ginocchio di un colore simile all'arancio, ma più vivace. Mi domando se sia stupido a essersi vestito così con questo freddo o se lo fa per attirare l'attenzione. Sembra un cono stradale.
La partita comincia e siamo già in svantaggio.
«Per fortuna che Elly non c'è. Le avrei tirato un cazzotto altrimenti» sbraita Hailey, studiando le mosse degli avversari fino a che non tirano il pallone contro Timothy, un ragazzo storpio, centrandolo ed eliminandolo.
Ho come il presentimento che questa partita sia sleale e che la loro professoressa abbia ideato questa falsa solo per dare loro una carica in più, battendoci. Ritorno da Hailey, facendo attenzione a non attirare sguardi.
«Perché, dov'è Elly?»
«In un'altra classe. Fortunatamente.»
Schiva un pallone arrivatole da una ragazza corpulenta e non si azzarda a riprenderlo.
A Hailey piace lo sport e che lo ammetta o no, ha buoni riflessi. Non attacca, sta in disparte, è veloce e salta come una lepre, ha una tattica di difesa ottima. Io invece mi limito a stare dietro qualcuno più grosso, in modo da difendermi con lui come scudo.
In ogni squadra ci sono sempre i più coraggiosi che tirano per primi e alcuni anche che continuano, azzardando a una parità equa, cosa che vedo parecchio dura dato che Caleb, il nostro migliore atleta, è stato elimitato da Marcus a inizio partita.
Dieci minuti dopo sono ancora vivo e senza lividi, miracolosamente in partita, seppure metà della classe è finita in panchina.
Colin sfugge a un'eliminazione gettandosi a terra, sfiorando la palla e correndo subito lontano.
«Come va, non devi ancora rimettere?» mi sfida Colin, i capelli tirati indietro dalla fronte con una fascia nera, i ciuffi appiccicati al collo.
«Se non la pianti, ti vomito addosso, okay?» gli rispondo.
«Stavamo solo pensando» lo difende Hailey guardando altrove.
«Stavate pensando?» Sbatto le braccia e per poco non vengo eliminato da una palla vagante. «A cosa?»
«Insomma... sei uscito con gli amici di Logan e tutto, in più in quel brutto locale, ti rendi conto?»
«E allora?» Alzo gli occhi.
«E allora hai visto come sei tornato a casa?» mormora Colin, piano.
«Non è colpa loro. È mia, lo sapete.»
Hailey si scompone, perde la bussola e mi punta il dito contro. «No, non lo sappiamo. Noi siamo stati a casa mentre tu passavi la serata tra fiumi di birra e ragazze. Sì, Nick mi ha detto di Arabella, a cosa pensavi? E se qualcuno della scuola lo venisse a sapere, magari la preside in persona, pensi che faresti una bella figura?»
Stringo i denti e anche Colin mette attenzione. «A niente! Non pensavo a niente.»
«Questo non è da te» aggiunge Colin, saltando a lato.
Prima che potessi continuare, Hailey mi interrompe: «Infatti. So io chi ti ha spinto. Non lo avresti mai fatto se non fosse stato per...»
Il pallone le arriva in faccia così velocemente che non riesce nemmeno a capire cosa l'abbia colpita che vola a terra, agitandosi. Il colpo l'ha stordita essendo di potenza maggiore ai nostri, così, tra insulti a me per averla distratta e al tiratore, il prof la squalifica.
Salto all'indietro, preso alla sprovvista da quel lancio pieno di foga. Volto la testa.
Mio Dio. Non ho nemmeno la forza di reagire alla sua presenza. Logan mi guarda con astio, palleggiando comodamente con la palla di gomma gialla. È stato lui a tirare? Deglutisco a fatica. Se al telefono mi è parso indifferente mi sbagliavo: è furente. Decisamemente.
Dannazione Logan! grido nella mia testa, È una partita amichevole, non un'esercitazione di guerra!
La testa mi ronza particolarmente appena mi rendo conto della luce nei suoi occhi. Ovviamente la questione l'ha presa sul personale, penso sopra ad ogni cosa quando ha ricevuto l'incresciosa telefonata da mio fratello: in effetti era Logan che doveva badare a me, come membro più grande. Non ci ho pensato affatto quando me ne sono andato. Nora deve avergli fatto una bella lavata di testa se adesso ogni fibra del suo corpo vuole vendicarsi.
Una ragazza corpulenta prova a prendermi come bersaglio, ma Logan le intima il contario: se qualcuno deve eliminarmi, quello deve essere lui.
Mi sposto e lui segue parallelamente i miei movimenti, ma non si azzarda a tirare. Siamo in pochi. Potrei schivare con facilità. Non è questo: si gode il momento, il mio terrore, l'ansia e la paura mescolati nei miei occhi al solo guardarlo. Sappiamo entrambi che basterebbe un suo colpo a mandarmi a terra definitivamente.
Non lo guardo fisso negli occhi. Stringo i pugni. Giurerei di sentire il suo ego gridare la parola "vendetta". Vendetta per aver disubbidito agli ordini, per l'essermi messo in mostra nel posto sbagliato, per l'essere andato con Nicklaus e, sopra ogni cosa, per averlo trattato come uno zerbino.
C'è talmente tanto da elaborare che la mia mente va in tilt.
Marcus prende un pallone da terra, salta e lo tira nella mia direzione. Mi copro la faccia, però il tonfo viene dalla mia destra. Colin è caduto a terra e per fortuna si è tolto gli occhiali prima di inziare la partita, altrimenti sarebbero andati tutti in frantumi. Marcus ha centrato in pieno la spalla, un punto difficile da difendere.
«Ti sei fatto male?» chiedo, andando da lui.
Il prof fischia l'eliminazione. I giocatori, come regola, aspettano che lo squalificato esca dal campo prima di riattaccare nuovamente. Non correndo pericoli, lo aiuto ad alzarsi e lo accompagno verso la panchina, da Hailey.
La ragazza mi afferra il bavero della maglia da ginnastica, mi tira verso di lei e, peggio di una belva, ringhia: «Elimina quel cazzone o ti faccio mangiare l'uccello.»
Mi sforzo di annuire, ancorché io abbia dei seri dubbi sul poter eliminare qualcuno, soprattutto Marcus o Logan. Mi limiterei a schivare, ma mi stancherei presto.
Marcus ride, dando una pacca a Logan. «Hai visto? Quell'idiota si è lasciato fregare!» ridacchia sguaiatamente, peggio di un corvo.
«Gli serve un altro paio di occhiali. Magari vedrà anche il suo pisello, no?» commenta Logan, ridendo verso di me.
Lo fa per innervosirmi, pondero, ma che problemi ha?
In un momento di confusione, Marcus sfila la palla di mano a Logan e me la lancia contro. Non faccio in tempo a muovermi. Avverto la pallonata sbattere contro il mio petto e spingermi irrimediabilmente indietro.
Cado di schiena, ma la palla ce l'ho ancora io, stretta tra le mie mani. Se fosse stata un'altra partita essere eliminato non mi avrebbe cambiato la vita, eppure adesso ho un motivo in più per non lasciare andare questa stupida palla dalle mie mani.
Logan spinge Marcus, nemmeno accorto del fatto. «Imbecille!» Lo colpisce in testa e l'altro scatta sulla difensiva, spingendolo via. «Cosa ti è saltato in mente?» Marcus non capisce, eppure si gira.
Tossisco. Rido. Sollevo la palla verso l'alto. I miei compagni, in campo e sulla panchina esultano. Non varremo mai quanto loro, lo sappiamo. Perderemo, e ci sta bene. Ma li abbiamo umiliati.
Logan si piega sulle ginocchia per non soccombere dal ridere. «Ti ha eliminato! Il piccoletto ti ha eliminato! Ch storia!» esclama e l'amico scuote la testa, contrario.
Salto su, euforico, mostrando la palla a Marcus e ridendoci sopra. Il professore fischia. Nessuno ci crede, probabilmente nemmeno io ci crederei se fossi al posto loro, però è così.
Logan alza una spalla, come se non gliene importasse nulla e Marcus è allontanato.
In ogni caso possibile, tutti gli universi sono stati concordi a farci perdere, perciò non inventerò qualche racconto sulla nostra soprendente rimonta o cose simili. Ci fecero il culo, anzi.
Ci hanno messo mezz'ora, escludendo i tempi in cui i giocatori se ne andavano dal campo e il professore -tardo a fischiare- decideva se era fallo o se il tiro era valido.
Ironia della sorte, è stato proprio Logan a eliminarmi. Il mio unico rimpianto è di non essere stato l'unico rimasto in campo, tuttavia non siamo esattamente in disastro. Forse solo mezzo.
Palleggio con la palla che Logan mi ha lanciato e me la passo tra una mano e l'altra, riflettendo tra me e me se davvero volesse farmi male o volesse solo mettermici di testa. A quanto pare la seconda.
Mentre Colin cerca i suoi occhiali nello zaino, Hailey mi fa i complimenti per la partita e i ragazzi mi danno il cinque, ringraziandomi per averla fatta vedere a Marcus e al suo gruppo.
Logan sta uscendo prima rispetto alla nostra classe, prendo la mira e gli tiro la palla. Faccio perfettamente centro sulla testa.
I suoi compagni si girano verso di me, allibiti.
«Cento punti!» strepito e persino Marcus non può fare a meno di trattenersi dalla mia sfacciataggine.
So che ho appena fatto una sciocchezza, ma lui se lo merita. Come i suoi compagni.
Logan è immobile, gelato, ancora nelle posizione in cui la palla lo ha fermato con un botto preciso, si gira e un ghigno gli appare tra le labbra, diffidente tra il ridere e il corrermi incontro. Tento di fare l'indifferente, guardando altrove. Alza il pollice verso di me in segno di "okay" e io avvampo.
Se lo aspettava? Mi prende in giro. Minimizza la cosa. Non va bene. Missione incompiuta.
Afferra la palla e me la tira contro, da lontano, non prende nessuno con serie intenzioni. Il pallone vola contro il muro, ci sbatte con uno schiocco e rimbalza a terra, rotolando vicino agli spalti.
«Sei un idiota!» strillo.
Nel silenzio immane dei presenti, il mio urlo è ancora più sguaiato e forte.
Lui fa un passo in avanti e questo mi basta per scappare in un gemito sorpreso. Il professore mi richiama per l'insulto, ma non può fermare nemmeno Logan, il quale, con uno scatto deciso, supera tutti e mi corre dietro.
«Steel!» Odo il prof chiamare da lontano e non mi volto per assicurarmi che sia dietro di me. Lo sento da solo. La sua presenza è come un'ombra.
Riesco a essere più veloce di lui, almeno per un bel tratto. L'adrenalina che mi scorre in corpo come un potente stimolante mi fa andare più veloce, non sentendo altro che l'eccitazione sbagliata del momento. Potrei cadere e farmi male, ma non mi importa. È come essere tornati bambini.
In subbuglio tra i miei pensieri, noto troppo tardi una pianta alquanto singolare intralciare il passaggio tra l'angolo di un corridoio e un altro. Non faccio in tempo a evitarla che prendo il vaso e mi rovescio a terra come un areoplano in picchiata. Batto il naso e muovo i piedi per il dolore intenso.
Logan gira l'angolo e si accascia al muro per la scena, ridendo come un matto. «Sei caduto?»
Lo guardo storto. Mi ha preso, alla fine. «No. A te che sembra, demente?» ribatto e lui ride di più, sorprendosi di come ad ogni situazione a mio sfavore, io possa fare del sarcasmo.
Mi massaggio il naso e do un calcio al vaso di plastica marrone che in questo momento è riverso a terra come me. Ho sporcato il pavimento di terriccio e steli, tuttavia mi dico che passerà qualcuno a pulire di sicuro.
«Non ridere, testa di cazzo!» sbotto irritato dal suo comportamento. «Mi sono fatto male!»
Lo ripeto di nuovo, come se palesare il mio dolore possa farmi stare meglio. La voce della mia coscienza mi da dello stupido per aver provato anche solo in un gioco a sfidare Logan e la sua fottuta fortuna.
«Dannato vaso» bofonchio, arrossendo appena scopro i suoi occhi vigili su di me. So che cosa vede: un ragazzino che si crede imbattibile che in verità è solo un allocco di prima categoria.
«Potevi farti male. Lo sapevi anche tu» mi ammonisce, senza tracce di cattiveria nel tono.
«Io? Chi cazzo ha messo un vaso in mezzo alla strada?»
«Guarda che c'è sempre stato» obietta pacato. Scuoto la testa, dubitandone e lui sospira. «Pensi che ti mentirei? Ti sembro il tipo?» mi fa.
«Sì. Sei una testa di cazzo.»
Si appoggia al muro, controllando che non venga nessuno da entrambe le direzioni. «Pensi di riuscire a fare il bravo e a comportarti gentilmente con me, per una volta almeno?» mi interroga.
«No. Non lo faccio con le teste di cazzo» dico e lui inclina la testa su una spalla. Mi sorride mentre mi spazzolo i vestiti dalla terra residua come se fosse un bello spettacolo. «Che c'è?»
«Niente. È che sei buffo. Tu sì che sai come distrarre una persona.»
Mi fermo, aggrottando la fronte. Mi sta prendendo in giro. «Che stronzo...»
Con questo insulto sembra incupirsi, smarrito forse, come se gli avessi tolto dalle mani qualcosa di importante e lo vorrebbe indietro.
Mi guarda e di colpo mi sale sopra, schiacciandomi lo sterno con il suo peso. Mi coglie di sorpresa e mi immobilizza le mani sul petto. Scalcio, ma è inutile come muoversi.
«Ti odio!» gli urlo, ma come detto non gli provoca nessuna reazione.
Come gli entra da un orecchio, esce dall'altro. Sbatto per sbaglio la testa per terra e nel mezzo della situazione vorrei prenderlo a testate, lui e le sue idee.
«Giuralo» dice sorridendo, sdrammatizzando la situazione.
Ringhio. «Lo giuro! Giuro che ti odio!» esclamo duramente. «E, dannazione, pesi! Mi stai soffocando!» Lui non mi prende sul serio, anche se può vedere il rossore sulle mie guance dovute alla mancanza di peso.
«Dillo» mi provoca.
«Cosa?»
«Di' che sono il migliore e io ti lascio.» Apro la bocca, incredulo. Ma chi si crede di essere?
«Preferisco soffocare» protesto.
Sogghigna. «Come vuoi, ma dillo.» La sua voce è roca, vellutata e suona quasi come una minaccia nei miei confronti. «Avanti» persiste.
Serro le labbra. «Sei un tiranno!»
Scuote la testa. Ride. E aspetta. Mi muovo un momento per sentire che ancora ha una presa salda sulle mie mani, le gambe incastrate sui miei fianchi mi impediscono di girarmi e scappare. Se fosse una mossa di wresling sarei al tappeto immediatamente. Fa piano peso sul bacino e mi soffoca maggiormente. Mi divincolo.
«Mi soffochi, dannazione, crepo qui!» Lui ride e non resisto alla tentazione di ridere anche io, inconsapevolmente sulla situazione tra noi due. Lui mi guarda e socchiude gli occhi. «E va bene! Sei tu il migliore, contento? Ora scendi, ho la milza al posto della vescica.»
Lui mi sorride e io sono ancora sotto di lui, domandandomi cosa potrebbe pensare la gente se ci vedesse così. In fondo, non me ne importerebbe e così nemmeno a lui. Il suo sguardo è giocoso, divertito e non vedo nessuna traccia del Logan che ho incontrato a inizio anno, quello che faceva scalpore per le sue cattive abitudini e il suo brutto carattere scontroso. I suoi occhi sono ora più che mai di un verde unico, e io rimarrei ore a guardarli. Cosa ci trova la gente di tanto unico e spettacolare in quei due occhi? Quello che ci trovo io.
Lo rivedo bambino e anche allora è capace di togliermi il respiro. In maniera positiva.
Lui non sarà bellissimo o intelligente, ma mi fa provare quel qualcosa di speciale che gli altri non mi danno. Lui è speciale. Lui è come arte. L'arte è anche musica. E la musica fa nascere potenti emozioni.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top