II

(Reginald Rebley)

Aspetto sotto il palo della bandiera della scuola. Non so che cavolo sto aspettando, eppure, vestito con la mia camicia bianca migliore, stirata da me personalmente (e questo spiega perché un orlo della manica è bruciacchiato) e poi da Henry per sicurezza, mi sento come se stessi aspettando qualcuno.

Trascorro buona parte del mio tempo a scaldarmi nel mio giubbotto, mi tiro su il cappuccio e inizio ad ascoltare la musica dal mio vecchio e indemoniato mp3, il quale qualche volta alza il volume per conto suo o si spegne senza motivo. Due esorcismi e ancora funziona.

Henry mi ha svegliato prima questa mattina, credendo come al solito che la mia velocità alla mattina di ultra-bradipo mi avesse contagiato da subito. In realtà da qualche giorno a questa parte ho smesso di dormire per l'emozione e ho sostituito il sangue nelle vene con una buona dose di caffè con panna. Entrare alla Formey mi pare ancora un sogno lontano, oltre il cancello non oso fare un passo per paura di scoprire che in verità mi sono immaginato tutto.

Stringo i pugni. Alzo una mano e saluto qualcuno a caso, prendendo di mira gente sempre più lontana pur di allontanarmi, facendo credere di essere "uno di loro". Appena raggiungo l'angolo della scuola, corro all'ingresso.

C'è una calca immensa fin nei primi corridoi e la cosa di stare spiaccicato al muro non mi piace per niente. Tento comunque di tenere alto il mio entusiasmo iniziale e inquadro i primi ambienti riconosciuti da quando sono venuto per l'audizione, due settimane prima. I ragazzi più grandi si riconoscono subito, sono più alti e spediti nelle giuste direzioni, con l'orario e i libri in mano corrono con i loro amici per rifugiarsi in qualche aula silenziosa. La segreteria e l'atrio principale sono intasati, gli studenti spingono per arrivare a destinazione senza cadere con il naso a terra.

Io mi limito a stare in disparte e aspettare che gli studenti comincino a scemare in varie direzioni. A nessuna matricola piace essere in ritardo, specie quelli con gli strumenti più ingombranti.

Una ragazza con un sassofono si sposta vicino alle macchinette e si mette a leggere il suo orario di lezioni. Alza gli occhi per capire in che corridoio è e per caso incrocia il mio sguardo. È una figura imbarazzante, da stalker, perciò devio immediatamente lo sguardo e faccio finta di essere interessato alle Nike bianche di un ragazzo.

Si dice che se ti fai un amico il primo giorno di scuola l'anno andrà sempre in positivo, ma non so cosa mi trattenga esattamente dall'andare da lei, scherzare sulla confusione e aiutarla.

Alzo una mano e la saluto. Lei non mi guarda, persa ad orientarsi. Non ho affatto idea se mi sta deliberatamente ignorando o non sa che sto provando a farci amicizia, però quando solleva il collo e fissa verso di me, raddrizzo la postura in stile esercito. Solleva una mano e la agita, sollevando le labbra in un sorriso rassicurato. A questo punto un'altra ragazza mi supera e si avvicina a lei, abbracciandola forte.

Poteva andare peggio.

Prima che qualcuno possa ridere di me, mi sistemo lo zaino sulla spalla e mi intrufolo in segreteria, sgattaiolando verso la sezione di studi dedicati agli studenti di musica. Mi becco solamente due gomitate sulle costole e tre spinte.

Ci sono moltissime materie di specializzazione musicale, oltre quelle base, tra cui: composizione, educazione musicale, buisness musicale, canto, coreografia e produzione e design. Leggo il numero del mio armadietto e cerco di orientarmi tra i corridoi, sperando di trovarmi in un posto più libero.

Con metà libri nello zaino e metà tra le braccia, deambulo all'infinita ricerca del mio armadietto, disperso in qualche anfratto solitario. Raggiungo quasi la mensa quando mi fermo e sollevo gli occhi su un mega poster dei miei due cantanti preferiti, Black e White.

Sono due gemelli e hanno quasi venticinque anni, hanno iniziato da poco la loro carriera da cantanti pop e subito hanno acquistato un gran numero di fan, sia dai loro video amatoriali su Youtube sia dopo essere stati scoperti alla Formey. Sono gli ultimi tesori della scuola.

Mi fermo a vedere l'alta qualità del manifesto, specie nei riflessi bianchi nei capelli color argento di White e allora un ragazzo passa ad un centimetro da me, mi urta con lo zaino e mi fa cadere tutti i libri per terra. Metà di questi sono aperti come un corpo ad anatomia, le pagine malconce e alcune strappate. I più fortunati sono caduti chiusi, o sopra altri.

«Scusa, amico, davvero! Ho fretta, scusa!» esclama frettoloso e velocizza il passo.

Passo i successivi cinque secondi a fissarlo male, sperando di avere qualche specie di sguardo laser, ma rinuncio in poco quando il ragazzo svolta il corridoio e scompare dalla mia vista. Sospiro e mi chino a raggruppare i libri e i quaderni.

Gli studenti mi passano vicino senza aiutarmi, con la coda dell'occhio vedo qualcuno lanciarmi occhiate perplesse, come se dicesse "ma non si regge nemmeno in piedi?" e faccio del mio meglio per ignorarle.

Una ragazza, l'unica, si ferma davanti a me, si acquatta e raccoglie i libri di algebra e letteratura. Sembra bassa, ma siamo entrambi spiaccicati per terra e la prospettiva non è delle migliori e nemmeno io sono alto. Ha i capelli di un castano dorato, quasi biondo come le sopracciglia, e sia sugli occhi sia sulle labbra ha dei brillantini, impossibili da non fissare. Pare che si sia data un colpo con l'intera palette di ombretti chiari piuttosto che usare del trucco più naturale. Indossa un maglioncino color crema e un'orrenda gonna a balze, bianca e azzurra, con delle zeppe arcobaleno.

Lei mi fa: «Certa gente non conosce proprio il rispetto, cazzo. Ci vorrebbe più selezione naturale!»

Dovrei essere io quello che si lamenta. Mi passa i libri raccolti e io le faccio un sorriso timido di ringraziamento. Mi sollevo da terra e lei non si sposta dalla mia traiettoria. Sembra pazza e, peggio, desiderosa di fare conversazione. Dio, questo è il karma.

«Non ti ha chiesto nemmeno scusa?»

«Nemmeno si è voltato, quello» specifico irritato.

Lei ride e ha una risatina così acuta e selettiva che è impossibile non sorriderle e far sparire la rabbia.

«Sono Hailey. Hailey Bedford» si presenta. «Sei del primo anno? Si vede.»

Sollevo per un attimo le sopracciglia e mi chiedo se stringerle la mano o fare batti-pugno. Dato che ho le mani occupate non faccio nulla. «Io sono Reginald Rebley.»

«Insomma» dice imbarazzata. «Sei un ragazzo.» Non capisco se la sua è una domanda retorica o vuole farselo dire da me per sicurezza. «Oh, scusa, non volevo offenderti! Scusami, non odiarmi! È che a testa bassa ti avevo scambiato per una ragazza, be', no, dai, scusa ancora!»

Io non la prendo in nessun modo, né sul personale né male. So da solo che dovrei accorciarmi i capelli, mi sfiorano le spalle e sono ridicoli, ma con il freddo hanno i loro vantaggi.

Mi sforzo di ridere. «Non ti preoccupare, mio fratello mi dice che se fossi una ragazza sarei più carino di adesso, quindi, no problema. Piuttosto, penso che sono i miei occhi a dare assuefazione alla gente...»

«E non solo quello» prorompe lei e ricordando di essere nel torto si affretta a zittirsi.

Detto questo cala un silenzio imbarazzante. Di certo è stata la conversazione più lunga e meno imbarazzante che in anni io abbia fatto con una ragazza vera, e non con fate o streghe dei miei videogames.

Hailey si sistema la borsa nella spalla destra. Non le fa male?

«Ehi, su con il morale! Io da piccola ero così sgraziata che il mio maestro di canto ha creduto fino agli unici anni che fossi un maschio... Tu invece sei adorabile!»

Ah, questa fa male.

«Ti sei perso? Vuoi una mano?» propone, ancora non accennando a smettere di sorridere.

Mi umetto le labbra. Hailey pare fuori di testa, ma anche simpatica e non pericolosa. Henry si aspetta meraviglie dal mio primo giorno di liceo (e lo credevo anche io, in stile High school musical) e non voglio tornare a casa avendo fatto conoscenza solo con il pavimento.

«Si nota tanto che sono del primo anno, eh?» scherzo. Lei porta il pollice e l'indice vicini. «Sto cercando il mio armadietto, questo è il numero.» Quasi facendo cadere altro, le passo il foglietto.

Lei lo legge e si guarda intorno. «È alla fine del corridoio» canticchia. «Te lo mostro.»

Arrivati al mio armadietto – non era poi così lontano o irraggiungibile – iniziano i problemi: provo ad inserire la combinazione, ci prova anche lei, ma l'anta metallica non si apre. Provo a infilare le dita nei buchi e a vedere se c'è qualche intoppo, mentre lei da dei colpi con il suo ciondolo d'argento al lucchetto.

È vero argento, lo so riconoscere. Ha numerosi pendenti, il più grande è un'ancora con delle pietre azzurre e rosse sopra. Tra i capelli porta una piccola forcina a forma di fiore molto graziosa e alle dita polsi anelli colorati. Il suo stile è particolare, anni ottanta finiti male, però in qualche maniera mi fa ridere.

«Aspetta, non...» La blocco. Non mi interessa dell'armadietto, ma dei suoi gioielli. «Così rischi di romperli.»

Fa spallucce. «Oh, non importa.»

Mi mordo il labbro stupito. Non ho niente di così prezioso e se lo avessi non lo tratterei in questo modo brusco.

«Abiti in una casa grande, vero?» le chiedo, non guardandola mentre lei lo fa.

«Ho tre sorelle, quindi contiene bene me e la mia famiglia» spiega e giocherella con il ciondolo.

«Sai cosa intendo.»

Lei abbassa la testa e dice:«Senti, non c'è nulla di male se hai...» ma io non le ho prestato attenzione, troppo concentrato a sbloccare il mio lucchetto; tiro la manopola con forza verso di me e quella, finalmente, si fa la decenza di aprirsi e quasi mi finisce in faccia.

«Oh, finalmente ti sei deciso!» impreco, gettando dento i miei quaderni.

«Reginald» mi chiama. Mi sfilo il programma dalla tasca dei pantaloni e gli do un'occhiata repentina, sperando di memorizzarlo in fretta. «Reginald, ho visto la tua esibizione. Non conta se hai la borsa di studio, conta quanto sai fare. Se sei un bravo musicista, ballerino o compositore sei automaticamente popolare. Preoccupati di questo che dell'armadietto...» borbotta e mi sfila dalle mani il programma. Apro la bocca e lei sospira. «Prima, seconda e terza ora c'è la riunione all'auditorium, una noia mortale. Lo fanno sempre con i nuovi arrivati e se va bene c'è l'esibizione dei migliori studenti del quarto anno. Ecco da cosa si vede che sei nuovo. È un primo giorno inutile, alcuni lo saltano.»

Mi ripendo il foglio. «Anche tu sei del primo anno» la accuso.

«Oh, certo, ma io sono ripetente» sbotta, fingendo di essere offesa. «Quindi tecnicamente non sono una novellina come te, ho già fatto le ossa. Non sono stata sotto l'ala protettiva di altri studenti, quindi so cosa vuol dire essere persi e confusi.» Si preme una mano sulla fronte e si accascia teatralmente su di me. Si rialza e si sistema. «Insomma, ciò che voglio dire è che è più bello affrontare l'anno in compagnia. Magari potremmo duettare qualche volta.»

Ridacchio. «Studio musica, non canto. E poi non ti ho mai vista suonare o cantare.»

«Sono bravissima» si vanta e si sventola la mano davanti al viso. «Ma a quanto pare non basta essere naturalmente dotati in questa scuola per andare avanti, devi avere la sufficienza nelle altre materie.» Alzo un sopracciglio divertito. «Perché devo studiare matematica quando è chiaro che ad un cantante non servirà mai? Spiegamelo. E poi anche se imparo una cosa, nel corso dell'anno la avrò già dimenticata! A White non serve la matematica, cazzo. Non è che in mezzo a un'intervista ti chiedono di scomporre una fraziose o cazzate simili, dai!» si lamenta acida, strizzandosi le maniche della camicia che le ricadono sulle dita.

Un brivido mi scorre lungo la schiena. «Ti piacciono Black e White?»

Lei si ferma. «Cristo, sì! Sono quanto c'è di più bello e sexy a questo mondo! Per questo sono venuta a studiare qui alla Formey, loro erano qui, studiavano qui e allo spettacolo di fine anno sono stati scritturati! Niente studio! Diventerei lesbica per White.»

«Hai sentito il loro ultimo singolo?» mi tuffo a bomba e all'unisono diciamo:«Golden wings!» e ci ritroviamo a canticchiare le strofe del loro singolo come usignoli, saltellando come bambini imbottiti di zuccheri e felicemente malati d'astinenza.

Okay, mi dico, Hailey ha scalato la classi della mia top ten di ragazze migliori della città. Anzi, forse è l'unica a farne parte.

Dobbiamo correre per arrivare in tempo all'auditorium, perdendo tempo dietro alle ultime esibizioni live dei nostri idoli quasi ignoriamo il suono delle tre campanelle che preannuncia l'inizio dell'orario scolastico. Vaghiamo un po', cercando due posti vicini. Non mi lamento che mi segue, anche se non gliel'ho chiesto. Mi fa piacere avere compagnia in situazioni simili, essere solo in mezzo ad una folla mi rende ansioso.

L'auditorium è lo stesso in cui mi sono esibito poche settimane prima. È sempre immenso, seppure questa volta sono seduto dalla parte degli spettatori. L'odore mi piace, anche se qualche ragazzo questa mattina non si è messo il deodorante. Non siamo gli unici ritardatari e perlomenoc'è un gran chiacchiericcio generico, amplificato maggiormente dall'eco.

Seduti, Hailey tira fuori il suo iPod nero e mi fa ascoltare una cantante di nome Jennie e poi una di Leon Thomas. A quanto pare ha una playlist che varia dal k-pop più orientale all'heavy metal. Conosce tutti gli artisti in circolazione.

Le elenco alcuni della mia memoria, quelli più famosi a cui mi sono ispirato o ho studiato in passato, come Berwald e Pavovich e lei sa esattamente di chi parlo. Incredibile. I miei vecchi amici non sapevano nemmeno cosa fosse "La Bohème". Per sfizio le faccio una domanda a trabocchetto, dicendo che mi piaceva molto il francese con cui Mozart ha scritto il singspiel "Il flauto magico" e lei mi corregge subito, gongolando che fosse tedesco.

Concluso l'apparato musicale, e giungendo al fatto che non posso batterla, tento un approccio da scuola materia e notando la sua gonna azzurra, chiedendole se il suo colore preferito sia il celeste. Lei scoppia a ridere incredula.

«No, sul serio, dai.» Il bello è che voglio davvero saperlo.

Lei si ferma, fa un sorrisetto e mi tira una pacca sul braccio. «Sei adorabile.»

Non so che pensare di questo fatto. È già la seconda volta che me lo dice.

Non faccio in tempo a dire altro che le luci sopra di noi si abbassano e quelle sul palco si illuminano, concentrandosi sulle sedie disposte in ordine sul palco.

Riconosco la preside, inanzitutto, con i suoi capelli rossi e l'abito atrancite. Dietro di lei, seduti senza nessuna preoccupazioni, ci sono vari uomini e donne, parlano tra loro amichevoli e si scambiano battute, dal modo con cui ridono. Hailey mi fa i nomi di tutti i presenti, in ordine.

Composizione: Reagan Torres

Educazione musicale: Alaric Parker

Buisness musicale: Cordell Scott

Canto: Adeline Robinson e Brianne Walker

Coreografia: Eliana Harris e Jay Clark

Produzione: Loyd Moore

Design: Amelia Davis

Alcuni, come Moore e Walker sono potenzialmente letali, come dice lei e mi consiglia di non frequentare mai i corsi con loro come supervisori.

Ci sono numerosi studenti là in piedi, sembrano dell'ultimo anno notando la disinvoltura con cui si approcciano con i professori e la loro altezza. I rappresentanti. Parlano tra loro, sistemando con attenzione il collegamento tra il computer e il proiettore e i file interni. Il resto dei professori è sparso per la sala, a controllare che tutto proceda bene e nessuno si stia drogando.

Hailey solleva il mento e cerca di vedere oltre le numerose teste. Non è molto alta, perciò la scena mi fa quasi tenerezza. È come vedere un piccolo barboncino che tenta di arrivare al tavolo per prendere un pezzo di bacon.

«Cerchi qualcuno?» chiedo, mettendomi comodo.

Fa finta di non sentirmi e si riabbassa scontenta sullo schienale, sbuffando.

Sul telo vengono proiettate varie immagini della Formey e c'è una presentazione dettagliata sul sistema della scuola. Ci sono numerosi corsi attivi, l'ultimo è stato aperto l'anno scorso ed è Design.

La preside descrive ogni corso, compresi i suoi insegnanti di riferimento e gli obiettivi formativi che acquisiremo durante tutti gli anni. Mi pare molto una presentazione unicamente finalizzata ai primini, anche perché molti studenti non paiono molto interessati, mangiano di nascosto, guardano video dai cellulari o giocano a carte.

Dopo un po' mi rilasso, notando la generale aria rilassata e ascolto con aria passiva. Verso la fine della presentazione, Hailey torna sull'attenti.

«Ora c'è il discorso di Shane!» esclama felice. «Shane è il rappresentante principale degli studenti, è sempre presente ad ogni dibattito o consiglio. È stato eletto al suo primo anno, è stupefacente! Lo vedrai!» E ci sta che avrei potuto essere rallegrato di sapere di aver un ragazzo simile a cui potermi rivolgere in caso di difficoltà, ma la sua è eccitazione vera e propria. «Ha la media di crediti più alta della scuola, ci credi?»

«Ci credo» le rispondo senza difficoltà. «Be', se ti piace esci con lui.»

Lei scatta all'erta, mi da una gomitata e non so se è per via del gomito appuntito o la posizione del mio braccio, ma becca perfettamente il nervo e mi contorco. Comincia a dire che non può funzionare, che sono di anni diversi, che lui non vorrebbe, che gli altri qua e le chiacchiere di là, insomma, collegamenti che non capisco più.

Hailey è una brava persona, però quando parlo con lei mi sento davvero esausto.

Tento di eludere pacificamente le chiacchiere della mia amica sviando la cosa, cercando di intravedere il protagonista del suo racconto d'amore, il famoso Shane. Non distinguo bene le figure sul palco (e c'è da dire che da lontano una ragazza assomiglia pure ad un uomo), perciò aspetto che la preside finisca il suo discorso e il proiettore venga spento.

Le luci si riaccendono e un confuso mormorio di disperazione si leva dai ragazzi assonnati, aggrovigliati tra le poltrone che, impacciati, tentano di rimettersi eretti. Sbatto gli occhi per abituarmi alla luce.

«E ora, dopo quest'ultimo preambulo di presentazione, sentiremo il discorso agli studenti. Per nostra sfortuna il rappresentante non è presente, perciò sentiremo il secondo classificato agli esami di corso dell'anno scorso, Logan Steel.»

Hailey ha un fremito, tende le labbra e lentamente scivola sulla poltroncina, schiacciando la testa sul mio avambraccio. Tutta la sala improvvisamente ha un chiacchiericcio più motivato e acuto, tanto da fare scomodare la preside e alcuni insegnanti, i quali ingiungono in più parti di fare silenzio. Mi guardo intorno per capire cosa stia succedendo e scorgo che alcuni sono guardinghi, forse persino arrabbiati, altri ridono divertiti.

Un ragazzo in fila centrale si alza e tenta di passare senza intoppi oltre la marea di gambe e piedi sulla sua strada. Affilo lo sguardo, sono in un settore più alto rispetto al suo, perciò non lo distinguo bene. La sua figura è alta e muscolosa, ha una camicia aperta, i pantaloni di due taglie più grandi che si afflosciano sulle scarpe e dei capelli pettinati verso l'alto, antigravità grazie a una marea di gel. Scommetto che se andasse a nuotare e partisse la musichetta di "Lo squalo", qualcuno vedendo solo quella cresta lo scambierebbe per un mostro marino.

Quasi inciampa e si mette a ridere, si afferra le tasche del sedere e le tira più in alto. Apro la bocca, non sapendo se ridere o esserne vagamente spiazzato.

«Oh, di sicuro non me lo immaginavo così Shane!» giocherello.

Hailey mi imita e mi pesta il piede, sconvolta che li abbia paragonati. «Non dirlo nemmeno per scherzo, lui è Logan Steel, non Shane. Lui non si metterebbe mai i pantaloni sotto il culo, giusto per cagare più facilmente.» La sua battuta mi fa ridere, ma non era sua intenzione. Si massaggia la fronte e mugugna. Slitto verso di lei. «Di solito è il rappresentante degli studenti che fa il discorso di benvenuto, si dicono le solite stupidate, ma Shane è bravo a mettere a proprio agio gli studenti nuovi. Se lui viene a mancare si decide in base alla quota scolastica e la media di crediti e Logan è il secondo. I suoi genitori sono mega ricchi, mi pare che suo padre lavora in qualche studio importante, o qualcosa del genere. Finanziano buona parte dei progetti e la sua media è comunque buona, nonostante nella sua testa a parere mio ci sia solo merda.»

«Sembra proprio simpaticissimo» faccio con sarcasmo.

«Be', se non ti ficca la testa nel cesso lo è» sottolinea e per un momento non colgo il senso della sua affermazione. La guardo, come se le chiedessi (pregassi) di dirmi il contrario. «Ehi, ma ci puoi affogare in una tazza?» si domanda.

Senza farmi notare, mi appiattisco e mi faccio invisibile, sentendomi sopra la testa il cartello COLPEVOLE a caratteri cubitali. È impossibile che mi veda o mi distingua, ma non corro rischi. Già alle medie avevo passato mesi a scappare dai bulli più grandi, fino a quando questi non se ne sono andati al liceo.

Logan ha la classica aria da bullo, ma so che di norma non se la prendono con tipi poco interessanti come me. Sono uno che scompare facilmente e se non fosse per la notizia che sono stato uno dei pochi ad acquisire la borsa di studio sarei stato ancora più calmo.

Hailey mi da dei buffetti sulla mano per ridicolizzare la cosa, si solleva e cerca con la sua vista da aquila un nuovo bersaglio. Fa una smorfia esageratamente pesante, che persino i ragazzi vicino non possono ignorare.

«Oh, perfetto! E ci sono anche Marcus ed Elly.» Indica in mezzo alla sala, ma non distinguo di chi sta parlando. «Funziona così: se non sei del giro cerca di ronzargli lontano, possono essere petulanti con chi è nuovo. L'anno scorso un ragazzo si è ritirato a causa di Marcus. Se non puoi farteli amici, cerca di non inimicarteli più di tanto, ecco. Se senti odore di cagna bagnata è Elly, abbaia ma non morde.»

Corrugo la fronte. «Se dici così significa che ci hai avuto a che fare?»

Alza le spalle e annuisce. «Ero amica di Elly prima che l'adolscenza la portasse nel lato da puttana della vita. Ci ho discusso varie volte, cose stupide, comunque, be', una volta non so cosa ha detto al suo ragazzo, ma Logan è venuto da me tutto incazzato e via dicendo. Scimmione inebetito, ecco cosa.»

Intanto è lo stesso ragazzo a salire sul palco, trascinando i piedi annoiato.

Per la prima volta parla e sento la sua voce tremendamente bassa.

Logan si apposta sul piccolo podio e dice, tastandosi tutte le tasche dei pantaloni:«Allora, a quanto pare ho lasciato gli appunti del mio amico Shane a casa e non ricordo più com'era il gran discorso... Comunque il concetto è questo: fate quel cazzo che volete e divertitevi in questi tre anni. Addio.»

Fa un pomposo inchino alla folla e nello stesso momento un ragazzo, probabilmente lo stesso che mi aveva indicato prima Hailey, si alza e applaudisce, gridando con enfasi: «Bravissimo, Logan!» e a quel punto la maggior parte dei ragazzi presenti soffia almeno una risata divertita. Sbatto gli occhi curioso, ma non posso trattenermi dal fare lo stesso. Non c'è niente di meglio nel sapere che se un coglione del genere è arrivato oltre la prima, posso farcela anche io al minimo sforzo.

Hailey ha la bocca aperta da tanta sfacciataggine e io cerco di liquidare la situazione. «Oh, dai, lui sì che sa motivare le persone.»

«Vuoi vedere come motiva te?» mi tenta.

Scuoto la testa.

Logan scende saltando dal palco, saluta come se fosse un re o qualcosa di simile la folla. Qualcuno si alza e persino gli fa riverenza, alcuni applaudiscono, i più lontani guardano infastiditi altrove. La preside torna al suo posto, sospirando.

«Ovviamente scherza. Se non volete essere sospesi, come il signorino Steel, vi conviene leggere il regolamento della scuola attentamente» riprende con tono più duro.

Logan è il classico tipo che "da problemi", ma almeno abbiamo orari e corsi completamente diversi. So che non lo incontrerò, a meno che la sfortuna non voglia aprirmi il culo.

I miei pensieri vorticano ovunque, a parte sulla preside e sulle parole che un altro ragazzo comunica in merito a qualche evento o iniziativa a cui la Formey partecipa. Inquadro Logan tornare svogliatamente al suo posto, palesamente più pago di prima e, sedendosi accanto al suo amico, urta (per sbaglio?) la testa del ragazzo della fila inferiore.

Torno al mio posto, riprendendo a respirare non appena i presenti si scordano di quell'inutile discorso.

«Senti» dico e mi sporgo verso l'orecchio della ragazza. «È davvero così male?»

Lei sospira, però ci pensa sul serio. «Direi che può essere simpatico, ma devi esserlo per prima tu nei suoi confronti. Sta molto sulle sue, ma si diverte a infastidire. Piccoli scherzi, niente di serio, tuttavia per qualcuno sono pensanti. Specie se se la prende sempre con te.»

«Ma non lo possono espellere?» domando.

«E per cosa? Dai, nessuno è stato mai espulso.» L'altro ragazzo, vicino a me, ridacchia divertito dalla mia affermazione. Hailey rotea gli occhi. «Lo hanno sospeso due volte, mi pare, e come vedi è ancora che cammina tra i mortali. I suoi genitori sono dei membri attivi, credo che la preside lo sopporti solo perché gli manca un anno prima del college. Se avessi un bastone nel culo vorresti che te lo togliessero prima possibile, no?» Le sue metafore erano davvero pessime. «I miei credono che parli male di lui perché in verità è la mia cotta segreta, cose da matti, insomma. Non sono mica all'asilo.»

Non ho intenzione di scoprire se posso essergli amico o no, non mi piace rischiare in questo modo. Dopotutto il liceo dura solo tre anni, è un rito di passaggio obbligatorio e l'arma migliore è la pazienza.

Il ragazzo accanto a me sghignazza. «Gira voce che un giorno abbia sequestrato un ragazzo e lo abbia fatto a pezzi per chiedere un riscatto!»

Alzo un sopracciglio e Hailey scuote la testa. «Oh, dai! È una di quelle sciocchezze che girano. Come gli puoi credere veramente? È una delle leggende che in ogni scuola girano: uno studente fantasma, gli scalini che aumentano ogni giorno e così via.» Mi da un colpo sul braccio. «Qualcuno ha visto un film di James Wan di troppo!»

Io non la ascolto e penso: "Che senso ha fare a pezzi un cadavere per chiedere un riscatto? Ma questi tizi hanno mai visto una puntata di CSI?"

Il ragazzo lascia perdere la questione e si gira per parlare con i suoi amici, ignorandoci. Per schernire la cosa butto lì: «Per me se uccidesse qualcuno si prenderebbe il merito, farebbe tipo degli striscioni o qualcosa in tema. Non mi pare abbia una mente molto fantasiosa.»

«Ha due grossi ganci, penso che siano più efficaci di una mente fantasiosa» mi fa notare.

«Puoi sempre scrivere una lettera ano...»

«Già provato.»

«Mh.»

«Larry, uno studente di prima, lo ha fatto l'anno scorso. Logan è andato in giro in lungo e in largo per farsi dire chi è stato. Ovviamente poi la cosa è saltata fuori e be', puoi immagiare com'è andata.»

«Ma potete sempre...»

«Già fatto.»

A quel punto esplodo. «Se leggi nel pensiero vorrei saperlo così eviterei di parlare perdere la voce inutilmente, almeno così potrei scambiarti al mercato nero come un alieno» le dico, sperando in uno sorriso, proprio quello che mi fa.

«Non voglio essere cattiva, ma abbiamo fatto di tutto con lui. Ci abbiamo anche parlato per capire il problema e credimi, se non vuoi ritrovarti con un dente rotto, ti conviene girare al largo da lui e dai suoi amici del cazzo, Reginald.»

La cosa termina qui, sennonchè io provi a fare comunque domande, lei rifiuta di rispondere. Essere sulla difensiva con un tipo che neanche conosco non mi piace, Henry è il primo che mi dice di essere aperto, gentile e mite con tutti, in modo da farmi molti amici. Sono sempre stato un tipo tranquillo, perciò i miei vecchi due amici alle medie per me erano già un traguardo inestimabile. So che Henry mi direbbe di non essere prevenuto e di non avere paura inutilmente, però sono io che va per la prima volta al liceo, in questo inferno, e non lui. Lui ci è già passato anni fa e non deve più temere le teste nei cessi o le smutandate alle spalle. Anzi, forse ai suoi tempi era lui il bullo.

«Ehi, voi!» Io, Hailey e il ragazzo accanto ci giriamo. Un professore ci richiama. «In silenzio!»

Non dico niente e mi limito a girarmi e continuare a sentire il discorso della preside sulle novità dell'anno scolastico. Hailey alza un sopracciglio e appena l'uomo se ne va fa un lamento scocciato.

«Non sopporto il professor Sheldon, è solo un supplente e se la tira così tanto.»

Prende la borsa, tira fuori un pennino nero e si dipinge la faccia con sicurezza. Sembrerebbe eyeliner. Si disegna un orribile e grosso neo sotto l'occhio, come quello che ha il professore e si alza in piedi. Tutta la fila in cui siamo e di rimando quelle dietro si voltano a guardarla e ridono con gusto.

«Ragazzi, questo non è uno scherzo! Io ho visto la guerra!» recita con drammaticità e a quanto pare sta imitando quell'uomo perché le risate aumentano. «Ve lo dico io! Io che ho visto morire il mio compagno Alfred mentre un tedesco di merda gli apriva il petto e ci faceva lo strudel!»

Nemmeno io a questo punto ho la forza di trattenermi, nemmeno quando quel professore ritorna e Hailey cerca di mascherare il suo scherzo pulendosi la faccia. L'eyeliner le si sbava ovunque e sembra che sia uscita da una stampante difettosa.

Il professor Sheldon si mette le mani sui fianchi adirato. «Davvero divertente, signorina. Se non ti interessa il discorso della preside puoi anche fare a meno di stare qui, vieni con me» le ordina e Hailey a spalle basse se ne va.

Senza pensare e ancora ridacchiando mi alzo e le applaudo solennemente. I primi ragazzi vicino a me mi seguono, poi a mano a mano quelli che hanno assistito a quella fantastica interpretazione e gli applausi aumentano, tanto che le parole della preside vengono a farsi meno e gli altri studenti ci guardano interessati, non capendo.

Due ore dopo, uscendo dal teatro, Hailey mi aspetta fremendo come un chichuahua. Getta un risolino e senza aspettarmelo mi abbraccia forte, stritolandomi con le braccia il collo. È più pesante di quel che sembra, specie per via dei numerosi bracciali e anelli che porta.

«Ho avuto la mia prima standing ovation e tutto grazie a te!» urla eccitata. «Oh, Dio, non immagini quante me ne ha dette il professore e io stavo ancora ridacchiando! Non riuscivo a rimanere seria, chiaro? Una cosa assurda!»

Sto ancora sorridendo, non capendo perché una ramanzina la faccio tanto divertire, ma all'improvviso la sua espressione diventa di ghiaccio e si allontana da me. Numerosi studenti stanno uscendo dall'auditorium, ma i suoi occhi sono concentrati su Logan.

Deglutisco e avverto gli occhi verde scuro del ragazzo inchiodarmi in una morsa di rabbia infondata. Non so che fare, però l'ardore del suo sguardo mi sciocca in maniera impressionante. È come guardare negli occhi una maschera di ferro. Ha il volto rigido, disturbato da qualcosa che sa solo lui.

Elly esce zampettando, seguita da Marcus e da altri tre individui che non riconosco, fissa il suo ragazzo e segue la direzione del suo interesse, accigliandosi. Lo tira per le bretelle per convincerlo a seguirla e Marcus gli da una gomitata leggera sul braccio. Logan lo squadra per un secondo, concentrando la sua attenzione sugli individui davanti a lui per poi camminare nella direzione opposta alla nostra.

Tiro un sospiro di sollievo; non avrei potuto reggere una cosa del genere ancora per molto. Quel ragazzo può mettere in soggezzione chiunque con quello sguardo. Di sicuro Saw metteva molta meno paura alle sue vittime.

Hailey espira l'aria con un getto furioso. Prende il mio zaino e decidiamo di marinare il resto del giro turistico per rifugiarci in una caffetteria appena fuori dalla scuola. A quest'ora ci sono solo pochi adulti, inanzitutto frequentata dagli studenti giornalieri, e per questo la cameriera ci guarda un po' storto prima di decidere di prendere i nostri ordini. Io non ho soldi con me, ma Hailey si offre di pagare al posto mio e quando lo nego getta urletti acuti e molto fastidiosi.

Lei ordina un cappuccino in una tazza grande e una brioche, io prendo una cioccolata calda con panna per attutire il freddo che tra non molto mi prenderà la pelle.

Hailey apre la bocca io la anticipo:«Sei adorabile» nel suo accento.

Lei incrocia le braccia, tuttavia non riesce a rimanere seria a lungo e scoppiamo a ridere all'unisono, cosa che, pare, ci diverta di più. Nel tempo in cui aspettiamo i nostri ordini, parliamo del più e del meno. Lei gioca con i suoi braccialetti e io non posso fare a meno di guardarla.

Poi ci dedichiamo silenziosamente al nostro piccolo pasto, in un religioso momento, ridendo quando poi mi sporco il naso con la panna.

Alla sera, dopo che Henry mi ha fatto scendere a spintoni giù dal mio letto e chiesto (più ordinato) di raccontargli per filo e per segno la mia giornata, la prima cosa che gli ho detto, stupidamente, è stato di Hailey.

«È bella?» chiede lui.

La classica domanda da Henry. Ci penso su. «Sì. Insomma, da un punto di vista... uhm, be', sì, è bella...»

«È di buona famiglia?»

Le classiche domande parentali. Alzo le spalle e mugugno un sì distratto.

«Sposatela.» Mi strozzo con i broccoli che sto mangiando con la senape per dargli un sapore migliore. «Ti sei procurato una bella ragazza, ricca e talentuosa. Sareste perfetti. Il mio fratellino sta già crescendo. Quando me la presenterai?»

«Frena l'entusiasmo, esaltato.»

Non oso dirgli quanto questa cosa sia stupida da dire. Solamente perchè frequentiamo la stessa scuola non vuol dire che siamo migliori amici, è come dire di possedere un'auto uguale a un estraneo ed avere il diritto di immischiarsi nella sua vita. Non ha senso. Mi piace Hailey, è il mio opposto e la vorrei davvero come amica, però non voglio forzare la questione e dimostrare agli altri di essere un asociale cronico.

Henry mi chiede del resto, escogitando che l'ultima domanda mi ha messo di cattivo umore, evito di parlargli della mia scappatina dalla scuola per un break fuori orario e ancor meno di Logan. Non voglio che mio fratello si preoccupi per me.

Alla fine della cena lavo i piatti mentre mio fratello legge il giornale su qualche cosa che non mi interessa, ma che dovrebbe, e nel frattanto guarda il telegiornale in un canale scelto a caso. Li faccio scolare, li asciugo e li metto al loro posto, dopodichè, finiti i miei doveri, vado in camera mia.

Dieci secondi dopo sono connesso a internet per ascoltare un brano della mia raccolta dei Ramsus, facendo zapping tra i Preferiti, accedo a Facebook e vedo la richiesta di Hailey Bedford in sospeso. Mi affetto ad accettargliela. Tolgo gli auricolari dalle orecchie e osservo le sue foto, in tutto 168, tra lei da sola, ai concerti e con i suoi vecchi compagni di classe.

In copertina sta facendo un salto, ha gli occhi chiusi e ha i capelli biondi che le formano un'aureola sopra la testa. Deve essere scattata in estate, poichè c'è il sole e sullo sfondo c'è il mare.

Le voglio mandare un messaggio, giusto per dirle qualcosa, ma non so cosa. Devo trovare le parole giuste. Non voglio sembrare un maniaco di mezza età, ma il mio cervello è vuoto come la chat. Lei è online. Magari sta pensando alla stessa cosa.

Come mi aspettavo da una persona frizzante come lei, una notifica rossa mi appare in alto.

Hailey: Ciao!

Io: Ciao!

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