Le mie figuraccie

Come ho già detto portavo sfiga a tutti. Infatti, io ero compresa in quel tutti!
Finalmente era finita la scuola....la mia scuola, se così si può definire quell'obrobrio!
A qualche chilometro da casa mia c'era un edificio alquanto singolare. Un tetto spiovente, forse anche troppo, con delle tegole scrostate e malmesse...molto pericolose!
La vernice, di un rosso opaco, era completamente rovinata e faceva capire già da subito la vecchiaia dell' edificio.  Lungo le pareti correvano tante di quelle piante rampicanti e spinose che quasi non si vedeva quando realmente inizia la vegetazione circostante.
Una grande porta doppia di quercia scura spiccava sul davanti, non era altro che un vecchio portone infestato da tarli.
Tra tutti quei buchi si poteva distinguere un pomello molto duro da aprire, quasi sul punto di cedere. Dopo almeno 13 scricchiolate si poteva aprire. All' interno c'er qualche banco sparso e una cattedra di legno vecchio. La mia classe non era la cosa migliore del mondo. Eravamo 10. Eravamo pochi e persino di età diverse( cosa che quì in Italia non capita molto spesso).
Avrei volito vivere in un posto un po più serio, non dico in città, ma in un posto con persone decenti. In ogni caso i miei disagi erano sempre presenti. Per non parlare delle migliaia di figuracce fatte a scuola.
Una volta, davanti alla scuola, c'era una di quelle pozzanghere giganti; io stavo camminando bella tranquilla, leggendo un libro preso in biblioteca quando, a un certo punto, la vidi. La guardai stranita e la sorpassai senza problemi; con gli occhi fissi sull' avventura di questo "Rick", non notai il ramo che, dopo poco, avrei becco in pieno cadendo nella pozzanghera di sedere. Mi sporcai tutta di fango e dovetti ricomprare il libro nuovo, dato che quello della biblioteca si era rotto e sporcato.

Ma na gioia.

Potrei raccontare altre 1000000000000000 figuracce, o anche di più, ma ora racconterò quella delle oche e delle capre.
Una contadina sulla cinquantina era venuta a scuola da noi per insegnarci a mungere.
Ero super entusiasta perché non avevamo  mai neanche pensato di poter fare una cosa così entusiasmante... TOP↑↑↑!!!!!!  Quella donna era venuta di sua spontanea volontà, ma si vedeva benissimo che avrebbe preferito starsene al calduccio nel suo letto a non fare un bel niente. A vedere le sue capre sembravano rinchiuse e malate. Non ci insegnò nulla, ma ci disse testuali parole:" Su, forza, mungete e sbrigatevi! Voglio tornare a letto".  Mentre lei schiacciava un pisolino e i prof giocavano a carte, noi ci cimentavamo in quel faticoso mestiere. Ovviamente io ero l'ultima e tutti mi fissavano.
Allora mi vanne l'ansia e, per sbaglio, tirai il non si dice del caprone invece che le mammelle della capra. Lui mi diede un calcio in faccia ed io finii tra le bacinelle di latte dei miei compagni. Oltre a essere tutta bagnata avevo un bernoccolo che era un grattacielo. Ad un certo punto, tra le risate, sentimmo starnazzare le oche di un laghetto lì vicino. Erano state disturbate da tutto quel fracasso ed erano entrate. Io cercai di scappare da tutto quel disagio e ovviamente non ci riuscii, ma l'ansia si moltiplicò. Le oche vennero a beccarmi tutta e io non ce la facevo più...aiuto!!!
La mia vita ormai girava intorno alle migliaia di figuracce che ogni giorno si moltiplicano magicamente. Questa era la mia vita e me la dovevo far andare bene così. Ma un giorno mia madre mi disse una cosa che ha rivoluzionato la mia vita per sempre...

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