Entrai in cucina con la mia solita aria abbattuta, l'aria di chi ne riceve tutti i giorni di cotte e di crude.
Ad un certo punto vidi mia madre con una faccia da funerale stampata in volto.
Non capivo,cosa aveva?
- Tesoro - la sua voce era terribile tanto quanto l'espressione; ero spaventata, sì, ma cercai di rimanere calma.
- Si? - dissi tremante.
Si poté sentire un bisbiglio quasi accennato, dalla sua bocca semi-aperta uscivano solamente parole veloci e incomprensibili.
Io non riuscivo a capire...perché mamma così triste? Perché parlava in questo modo? Perché?
- Mamma,non ho capito cos'hai detto. Ripeti per favore. -
Neanche adesso so dove riuscii a trovare quella calma, ma la trovai e diedi anche un po di coraggio mia mamma. Infatti parlò,in modo triste,ma chiaro.
- Vedi, Nicole, è ora che tu abbia un po di libertà. Per troppi anni hai vissuto con me e tuo padre, che non c'è mai. Abbiamo sbagliato tutto con te fin dall'inizio. Siamo troppo poveri per continuare a mantenerti.
Ti abbiamo rovinato l'infanzia e non ce lo perdoneremo mai. Niente di niente, non ti abbiamo mai regalato niente di niente! Tu lavori in casa perché io non posso. Questa non è vita ma l'abbiamo capito soltanto adesso.- A quelle parole seguirono alcuni minuti di silenzio, seguiti da un pianto rotto; le lacrime le rigavano il viso.
- Basta - quasi un sussurro, lo disse con occhi che piangevano,occhi tristi che mi guardavano.
Non volevo essere indiscreta, quindi aspettai che quel pianto si interrompesse e che le sue parole arrivassero.
Stavo per andarmene e gettare la spugna quando, d'un tratto, parlò.
- Probabilmente non lo sai, ma tu hai una zia, mia sorella. Lei vive a Milano, in una bella villa. Lavora per la moda ed è molto ricca.
Ha dei figli molto simpatici, i tuoi cugini: Giorgio, Silvia e Giovanni
Hanno anche un cane: Johnny.
Tu vivrai con loro, avrai una vita agiata e sarai felice. -
Detto questo se ne andò ed io rimasi sola con mille domande in testa.