Settembre 2009

Dove iniziamo la terza media con i primi rapporti che cambiano

come è giusto che sia ma porcodinci che palle!


Martedì 15 settembre 2009

Confesso, prendevamo un po' in giro Matilde. Era la nostra ingenua tenera tettona. La TT, tanto che avevamo preso a chiamarla Titti. Ma Matilde non si arrabbiava mai, al massimo si scaldava.

Le volevo bene perché era la persona più impacciata dell'universo. Non lo faceva apposta, ma negava la sua forma fisica abusando di felpe e tute, tenendo perennemente il naso nei libri e le spalle incassate per mascherare quell'architettura che pretendeva enorme spazio davanti.

Per sua fortuna, era immune a quell'universo ansiogeno che avevamo formato io e la Cate. Io ero alle prese con scambi di messaggi tutt'altro che candidi con un pio di '94 a cui avevo fatto credere per tutta l'estate di essere a mia volta una '94. Il merito era della Cate che si stava impegnando sempre più nell'ambito delle immagini, usando facebook, ma anche Badoo, come una vetrina per sé stessa.

Matilde ne era immune e non aveva la minima intenzione di farsi contagiare.

Londra, con tutta quella maledetta acqua, qualcosa di buono aveva fatto: ci aveva fatto riavvicinare. Principalmente Cate a Matilde, ma in un certo senso anche io a Cate. In quelle ore passate a guardare la pioggia scendere, Matilde, conciata da noi come una content creator di CAM4, ci raccontava gli sviluppi delle sue storie, chiedendoci consigli.

E noi come potevamo rispondere se non facendo finire i suoi eroi fantasy a baciarsi languidamente con le eroine? O anche facendo ben altro, come consigliava sempre Cate che da quel punto di vista, si tratteneva poco. Tutte le volte che parlava di quelle cose non poteva non tornarmi in mente, con sgomento, l'immagine del membro di quel tizio.

Tornate a Cervia e ripreso il solito tran tran, gli interessi di Matilde, rispetto a quelli di noi due, avevano ripreso a essere pur sempre diversi e sicuramente più sani dei nostri.

A tal proposito, con Mirkino non era andata proprio liscissima perché, come vi avevo detto, non avevo proprio cancellato le foto che mi ero fatta con le altre due, pur avendo promesso di farlo. E quando lui aveva provato a prendermi il cell per dare un'occhiata alla galleria di quella vacanza, io al pensiero che vedesse le mie due amiche molto sopra le righe, avevo avuto una reazione un po' troppo "immediata".

(Tipo glielo avevo strappato di mano con gli occhi fuori dalle orbite)

E lui, manco a dirlo, se l'era presa dicendo che gli nascondevo qualcosa, che sicuramente avevo combinato qualcosa con quelli di Londra (Sì, aveva proprio detto "Quelli di Londra" come se fossero, che ne so, quelli della 3B)

«Mirko ma sei scemo?! Ma ti pare che combino con gente che non rivedrò mai più e manco so la loro lingua?!»

«Sì ma tu sei una che fa presto con la lingua, vero?»

Ecco, hai presente quando tu dai tante opportunità alle persone, e queste se le divorano tutte aprendo la bocca a sproposito? Mirkino è sempre stato così, incapace di starsene zitto, lui che sapeva perfettamente di essere uno che si incazzava in un nonnulla.

«La sai una cosa Mirko? Che sei una testa di cazzo e non voglio vederti mai più.»

E lui aveva vinto il Banality Prize 2009 rispondendo «E tu sei una troia.»

Che vi devo dire? Che la cosa più hot che ho fatto a Londra è stata tastare la consistenza delle tette della Maty per ridere? Come spiegarlo a uno stupido maschio ferito dal non poter mettere le mani nel mio cellulare a suo piacimento?

Impossibile, quindi ci stava come unica soluzione quella di mandarlo a funghi. Non mi interessavano i maschi così.

E poi, vabbè, avevo saputo che forse a William Fantini piacevo. Ma questo era un altro paio di maniche.


Martedì 22 settembre 2009

Un altro rapporto che, tra Londra e l'inizio della scuola, era cambiato, era stato quello con Sophie. Nei primi giorni era stato strano non vederla la mattina prima dell'ingresso, ma poterla sentire solo dopo le tre. Quando ci vedevamo, raccontava a mitraglia la sua esperienza di fresca liceale al linguistico a Cesena, e occupava ogni possibile momento dei nostri incontri, declassando qualsiasi storia che avevamo da raccontare a ciarpame da ragazzette di scuola media.

Rimanevano splendidi invece i momenti in cui scorrazzavamo per centri commerciali a provare cose da metterci, per farci mille selfie.

Lei e la Bea, se non erano incasinate con orari e compiti, stavano spesso con noi a darci man forte, mentre la Cate dava il peggio di sé commentando le sue stesse foto come lo avrebbe fatto un maschio medio mentre visita certi siti internet.

Eppure avevamo il vago sentore che i commenti simpatici ma quasi ironici di Sophie, fossero figli di una specie di "pietà" che provava per noi che ancora facevamo le medie. Era come se ogni giorno diventasse un gradino più alta, mentre noi rimanevamo inchiodate al piano di sotto, impossibilitate a salire.

Era difficile da accettare. Avevamo condiviso tante esperienze da quel giorno in cui ci eravamo conosciute alla fine del compleanno della Maty. Ma dovevamo prendere atto che le cose stavano cambiando in modo significativo. La prima volta che lo avevo notato, era stato quando Sophie aveva iniziato a parlarmi di Cico in una maniera che non avevo mai sentito.

«Sabato fa una festa un amico di Cico nella casa che ha a Lido di Savio. Sarà assurda» mi aveva detto un pomeriggio.

«Come nei film americani.»

«Tipo da bere c'è sicuro. Quello non manca mai.»

«Ci mancherebbe mancasse da bere» avevo replicato, tontarella.

«Mi sa che non hai capito» aveva ridacchiato lei.

Alcol. Una delle parole magiche che avevo iniziato a sentire nell'estate appena passata, simbolo di avventure un po' oltre il mio orizzonte. Io non lo sopportavo: bruciava e aveva un sapore orrendo. Mi ricordava gli acini marciti della vigna che avevano i miei nonni nel pergolato.

«Dai! Non vedo l'ora di essere anch'io al liceo per queste cose!» avevo risposto, cercando di essere felice per lei, ma in qualche modo mi sentivo esclusa da quel mondo che comunque si stava aprendo davanti ai suoi occhi, nonostante l'alcol.

Ancora oggi non so bene se sia stato Cico o se fosse già una cosa che stava succedendo dentro di lei, ma quella nuova relazione l'aveva trasformata pian piano in una persona diversa. Non era più la Sophie con cui avevo passato l'inverno precedente sfottendo maschi stupidi e coetanee incoscienti. Era più una evoluzione della Sophie che l'estate appena passata aveva provato tutto, dai drink ai maschi fino a altro.

Avrei potuto autoinvitarmi a quella festa e forse, diversi amici di Cico ne sarebbero stati felici, ma non ero così convinta che fosse la mossa giusta, anzi, non lo era per nulla: sapevo perfettamente che tutte quelle splendide voci su di me che avevano messo in giro i miei ex amichetti rischiavano di creare "aspettative" sulle mie performance alle feste.

Cate era più smaniosa di me nel tentare di salire su quei treni per sembrare grande. Le foto che aveva postato negli ultimi tempi, fatte in modo da non far notare di certo la sua altezza, le erano valse un sacco di cuoricini che lei voleva capitalizzare andando per eventi. Non più tardi del giorno dopo, saputo da me della serata, aveva fatto in modo di incrociare Cico e Pedriali che uscivano dall'Alberghiero dieci minuti dopo di noi alle medie.

«Sabato fate una festa?»

«Sì, perché?» si era messo lui sulla difensiva.

«Possiamo venire pure noi» aveva detto paro paro la mia amica del cuore, convinta di sentirsi dire di sì, perché aveva sporto in modo evidente il seno verso Pedriali.

«Be' veramente la casa non è la nostra, è di Onofri» aveva abbozzato Cico.

«Vabbè ma mica sarà un problema se vengono due ragazze in più, anzi» aveva insistito quel piccolo demone.

«Dobbiamo chiedere. E poi con l'alcol. Eh, sai. Voi. Dai. Hai capito.»

La Cate aveva mostrato di non capire la questione. Nemmeno io avevo ben capito, ma avevo evitato di dirlo. Pedriali sbuffando aveva spiegato «Cate dai, se anche su Netlog dite che avete sedici anni, ne avete tredici.»

«Embé, che cazzo c'entra?»

Avevamo aggirato la questione dell'età minima sui social facendo dichiarazioni false sulla nostra data di nascita. A causa di queste bugie che noi ritenevamo innocenti, ma messe nero su bianco, sui social come Netlog risultavamo in prossimità di compiere quindici anni.

Mhm, forse Cate anche sedici. Vabbè ci siamo capiti.

E certe foto dai camerini di Zara, facendo credere a chi ci seguiva che quelli sarebbero stati i nostri outfit per il sabato sera, erano abbastanza aggressive.

«Se... dai se vi sbronzate io non voglio andare in galera per voi» aveva replicato Pedriali sbuffando di nuovo.

«Ma chi ti porta in galera, scemo?!»

«Sì vabbè, la fai facile te, che sei la donna.»

«Spiega Alex» aveva intimato lei, con le nocche già sbiancate.

«Vieni alla festa, hai tredici anni, poi ti sbronzi, e poi, che ne so, vai con uno che sa che ne hai sedici e domani lo denunci perchè si è fatto fare una sega contro la tua volontà.»

«Ma sei scemo di guerra, Pedriali?!» aveva urlato, «Ripetilo se hai il coraggio!»

«Ehi bimba dai ormai la storia la conosciamo. Me l'ha spiegata mio fratello, me l'ha spiegata pure mio padre. E se mi dici tipo "Eh, ma ci credo siete uomini" ti dico che pure mia madre dice le stesse cose: fate le cichemale che si spacciano per sedicenni e al primo shottino... Senti, io mica mi devo giustificare. Sei tu che hai tredici anni. Riga.»

Non sapete la rabbia di sentirsi dire così: erano state le stesse conoscenze della Sophy a farci capire che eravamo "troppo poco" per poterci permettere di stare con loro. E se penso che io con Pedriali ci ero pure quasi andata, bleah!


Cosa ho imparato a Settembre 2009: non devi lasciare il telefono incustodito se non hai impostato il codice di blocco.

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