Marzo 2009

Dove facciamo un pigiama party e qualcuna dice finalmente a Cate

che ha rotto le palle con lo stile emo, e se la smette magari Ludo se la piglia

Sabato 7 marzo 2009

La Cate doveva aver imparato a fare le bamboline voodoo: era riuscita a convincere sua madre anche a fare un corposo pigiama party a casa sua, il sabato che precedeva domenica 8 marzo.

«Però non ci fai sentire tutta la sera i Frocio Hotel» aveva detto scherzosamente l'Agne, che aveva preso una gomitata da Sophie.

«Taci, che piacciono anche a me. Cate, metti quello che vuoi, hai carta bianca. Basta che non metti Arisa.»

Tutta gasata come una regina che da un ricevimento, con questa investitura a esperta di musica, per tutta la sera la padrona di casa ci aveva affettuosamente inondato con il meglio delle sue playlist e vi dirò che non era nemmeno male, anche se preferivo suoni un po' più truzzi, ma quello glielo dicevo sempre. Era comunque un ben misero prezzo da pagare per avere a disposizione una enorme tavernetta dove cazzeggiare in otto, sedute in cerchio su un tappeto, tra cuscini sparsi e luci tenute al minimo.

C'eravamo io e lei, la Maty e l'Alessia, che avevo rivalutato dopo avermi difeso con Clemy; poi la Sophy e l'Agne che erano le nostre amiche "grandi"; per terminare con Noemi, con cui alla fine avevo imparato ad andare d'accordo, e soprattutto Viola.

Ovviamente, avevo costretto Cate a fare gli inviti anche a Ashley, Luna e Viola, piuttosto certa che avrebbero detto di no. Era questione di non passare per le snob di merda. Ma Viola, sebbene in separata sede aveva deciso sorprendentemente di accettare.

«E mo' che cazzo faccio?» mi aveva detto Cate quando le era arrivato il "sì" inaspettato.

«Niente, le apri la porta, le dici "ciao" e la fai accomodare in quell'aeroporto che hai come tavernetta»

'Sta stronza maledetta con la casa che giuro era grande come tutto il condominio in cui abitavo io.

«Ma quanto sei cogliona Chia, mi sentirò a disagio con quella che mi guarderà tutto il tempo per poi ripetere parola per parola alla sua amica principessa.»

«Cate sei pesante, è un pigiama party, non una riunione dei carbonieri.»

Sì, mi ricordo che avevo detto carbonieri, ma volevo dire carbonari, però ci siamo capiti, dai.

Comunque eravamo quelle otto, mangiavamo schifezze mentre parlavamo male dei nostri insegnanti, dei nostri genitori, e in generale di chiunque non fosse in quella stanza. Pure Viola si era unita, e non scherzava per nulla quando si scagliava contro qualcuno, persino Thomas, uno di quelli che girava più assiduamente attorno al nostro gruppetto in quei giorni.

Io avevo ansia, lo ammetto. Pensavo che per l'otto marzo, Clemy avrebbe provato a portarmi qualcosa come la mimosa e io non avrei saputo come reagire.

«Se la metta in culo la mimosa, quel bastardo» mi aveva "tranquillizzato" la Cate.

«Chiara, ancora ci stai sotto con lui?» mi aveva chiesto la Sophy, che dava per scontato che avessi chiuso definitivamente con lui.

«No, no! Abbiamo rotto, totalmente. Non voglio uno così possessivo, uno che non ti fa respirare. Ma proprio per quello ho paura che torni alla carica in qualche modo.»

Cate aveva scosso la testa smozzicando «Lo sapevo che non era il tipo giusto per te. Quei maschi lì sono tutti uguali. Per noi, loro sono persone; per loro, noi siamo proprietà.»

«Quanto sei filosofa Cate, da quando ti metti lo smalto nero» aveva scherzato la Sophy, subito interrotta dalla diretta interessata.

«Non me lo metto più, se ti può consolare, gnegne» le aveva risposto, sventolando le unghie colorate di viola.

«Brava amore della zia. Ma comunque non devi generalizzare così. Ci sono ragazzi anche abbastanza dolci e premurosi là fuori da questo bunker.»

«Dammi l'indirizzo» avevo scherzato, «Che lo giro pure alla Cate.»

«Se sei stronza» aveva risposto lei «Sto benissimo single, se la proposta di maschi nella nostra scuola è quella che ho attorno.»

Matilde se ne stava da una parte, la vedevo che faceva quella disinteressata, dandoci sotto con i popcorn con un pensiero ben chiaro: non essere tirata in ballo nella discussione. Persino con noi amiche nascondeva le sue tettone morbide dentro pigiami grossi come pelliccia di bisonte.

«Delle volte penso che dovremmo formare un club anti-ragazzi. Sarebbe la cosa giusta da fare per certa gente che gira il cortile come se fosse il pimp della zona» se n'era venuta fuori di nuovo la Cate, tanto per dare aria alle gengive.

«Il che?!» avevano chiesto almeno un paio di noi.

«Che cagata che hai detto, Cate» l'aveva inchiodata di nuovo Sophie, «Non tutti i ragazzi sono cattivi. Dai! Mamma mia, i club anti-ragazzi sono roba da quarta elementare.»

«Sì, certo, non sono cattivi» aveva replicato la Cate «Anche Clemy all'inizio sembrava gentile e premuroso. Sembrava tutto sulle sue, eh? Dai, Chiara, dillo!»

«Sì, in effetti» avevo confermato, tristemente.

«E vogliamo parlare di quel gangsta di Gabri? O quella bestia ignorante di Aaron? O quei sette magrebini di merda che bullizzano tutto il pullman di Castiglione? Nella nostra scuola non si salva praticamente nessuno.»

«Il problema è che gli lasciate fare come vogliono loro» aveva tagliato corto Sophie.

«Ma stai scherzando? Ho minacciato di scannare Clemy con un coltello» era stata la replica di Cate, che masticava amaro.

«Chia, non ascoltarla che non sta capendo il problema. La prossima settimana, il prossimo moroso che ti fai, comanda te» mi aveva catechizzato la Sophy.

«Sì, ciao, la prossima settimana!» avevo detto, quasi sospirando.

«Fidati» aveva insistito, con un mezzo sorriso «Una settimana, non di più. E non solo te.»

«Tu sai qualcosa che noi non sappiamo» le avevo detto, guardandola con sospetto.

«Può darsi.»

A questo punto, tutte avevano iniziato a guardarla con sospetto.

«Avanti con il prossimo Clemente» aveva ironizzato Cate.

Sophie aveva sbuffato, smozzicando che non aveva voglia di litigare, la sera prima dell'otto marzo, la festa della donna.

«Ok Cate, abbiamo capito» aveva detto Viola, «Dobbiamo solo imparare a riconoscere chi ci dice le cose per davvero e chi no. Fine, basta!»

«E pensare che glielo avete fatto conoscere voi, Clemy» le aveva detto Cate, con un tono piuttosto ironico.

Viola si era risentita parecchio, rispondendo «Io non le ho fatto conoscere nessuno, e non l'ho certo costretta a andarci!»

«Va bene, va bene, fa nulla» ero intervenuta per non rivangare la storia, in fondo Viola aveva veramente poche colpe «Se ci saranno altri Clemy nel nostro futuro, magari possiamo aiutarci di più a vicenda.»

«O ascoltare» aveva continuato Cate, piccatissima, «Perché io te l'avevo detto, com'era. Ma quando fate gli occhi a cuoricino poi staccate il cervello. E la gente che vi dice le cose non la ascoltate.»

«Non è quello. I maschi non li devi fare sentire che comandano, come è successo a Chiara» aveva detto Sophy, alzandosi in piedi, guardando Cate «ma nemmeno devi sempre fare la passiva-aggressiva. Altrimenti, cosa ti aspetti di ricevere in cambio? Mimose? Cioccolatini? Tortellini?»

Ci eravamo messe a sghignazzare, con la Cate arroventata. Sophie aveva ripreso.

«Cate, dovresti smetterla di fare la paladina del Club delle Femmine. Fidati. Lo sapete cosa dovremmo fare, se proprio vogliamo fare un club? Formarne uno per imparare a conoscere meglio i maschi, a far girare le notizie ma non solo per difenderci! Cate, ma tu lo sai che Mazzotti ti ama?»

«Ma chi?!» avevamo urlato in coro.

«Ludo, Ludo Mazzotti, quello di terza C. Fidati è una voce seria. Mi hanno detto che, uhm, magari i dettagli te li dico in separata sede. E sai cosa ha detto anche?»

Si ammucchiarono i «Cosa? Cosa?» da parte di tutte tranne della Cate, che continuava a mantenersi a braccia conserte e lo sguardo assassino.

«Chiedilo alla Chiara»

Tutte si erano girate verso di me. Ero stata colta da una profondissima vergogna, perché era vero che avevo scambiato qualche parola con Ludo Mazzotti, ed era vero che mi aveva chiesto timidamente della Cate, ma non ci avevo prestato attenzione, pensavo fossero le solite domande del genere "Ma che problemi ha la tua amica?".

«Ha detto che, aspetta» avevo fatto un bel respiro e pensato a quello che mi aveva detto, «Ha detto che è una figata guardarti combattere a voce con certi tizi, che sembri quelle, com'è che si chiamano? Rap battle?»

«A me il rap fa cagare, comunque» aveva risposto lei, ferma.

«Ma che c'entra?! E poi ha detto che le tizie vestite tutte di nero stile emo, si perdono nel mucchio delle emo.»

«E allora? Mi vesto come cazzo mi pare» aveva replicato la Cate, «You don't have to prove yourself to anyone. Just be yourself and let your authenticity shine.»

«Ti. Prego. Le. Citazioni. Anche. No. E poi, Madonna Cate, ci arriva pure Aaron, ci devi arrivare pure te!» aveva sbottato la Sophy, «Domani ti vesto io, hai rotto il cazzo con il total black.»

«Ma io non mi vesto di total black!» aveva protestato la diretta interessata.

Il che era anche abbastanza vero: Cate aveva abbandonato lo stile monotono dell'anno prima, anche se continuava a farsi le frange colorate su fondo nero.

«Aspetta aspetta, vestiamola adesso!» avevo proposto, da vera stronza.

Nulla, l'avevamo trascinata di sopra, starnazzando come anatre, l'avevamo ripulita dallo smalto che aveva e che comunque, pur non essendo nero, era ancora troppo scuro, e le avevamo affibbiato un paio di outfit aggressivi condendo tutto con «Questo a Ludo lo spacca!»

So perfettamente che stavamo forzando la natura della Cate, che in quel periodo stava già uscendo da sola dalla fase bimba emo. Era stato un errore? Io penso di no: non era più una bambina e non aveva nemmeno quello spirito emo che vedevo in certe altre. Aveva bisogno di una spintarella verso quello che era veramente, e verso Ludo.


Lunedi 9 marzo 2009

Inutile dire che il lavoro di Sophie aveva dato i suoi piccoli frutti: avevo osservato di nascosto Ludo che con gli occhi letteralmente si mangiava la Cate pucciandola nel caramello fuso.

La Cate che cola caramello fuso fa molto perversione hentai, non lo nego.

No dai, forse ho un po' esagerato, però la guardava, e la guardava tanto. E poi il buon Ludo aveva fatto una interessantissima evoluzione nel corso dell'ultimo anno e mezzo. Aveva un qualche gene che lo spingeva verso il rosso di capigliatura: quando era entrato alle medie era una bomboletta dai boccoli fulvi e dalle lentiggini troppo estese, che combatteva con un apparecchio odontoatrico grande come la Star Destroyer di Darth Vader. Nel giro di due primavere era diventato un ragazzo piuttosto alto e molto virile, con i ricciolini corti e parecchio scuri, in cui il rosso era rimasto come affascinante riflesso. Gli occhi di un azzurro intenso non lasciavano indifferenti e l'apparecchio, anche senza Fata Madrina, si era trasformato solo in una piccola monorotaia di piastrine che nel giro di qualche mese sarebbero sparite a loro volta.

La Sophy diceva che era pure abbastanza simpatico anche se non particolarmente smart. E, cosa non indifferente, non si imbottiva di porno.

E mi direte: Chià, ma che cazzo aspettavi a saltargli addosso?

E io vi risponderò che Ludo fisicamente era molto carino, però boh, mi sembrava che non avesse il carattere adatto a me. Intanto, lo avevamo invitato al compleanno che avevamo deciso di festeggiare assieme sabato 21.


Cosa ho imparato a Marzo 2009: che la Cate non è fatta per fare la bimba emo

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