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Quando il pool party da modo a Cate di dimostrare di conoscere bene i dispositivi antincendio
Domenica 15 agosto 2010
Quindi, riassunto: a ferragosto, per rimediare a quella storiazza di San Lorenzo, Caterina Vomitina, aveva annunciato da mezza ubriaca l'intenzione di fare una festa in piscina approfittando dell'assenza del padre e della madre che non avevano nessuna intenzione di passare la settimana di ferragosto nel carnaio cervese.
Quei dieci messaggi ovviamente l'avevano spaventata.
«E se si presentano in duecento, che cazzo faccio?»
«Cate, ok, stai calma, devi capire una cosa, prima di tutto: la vuoi fare sta festa in piscina o no?»
«Bah, ma che cazzo ne so, io non ho mica voglia di avere-»
Poi il cell si era messo a suonare e la Bea ci aveva inondato di eccitazione per la storia del pool party, complimentandosi per la nostra idea geniale ma pregandoci vivamente di fare una cosa non troppo allargata «Che non voglio ritrovarmi troppi zarri di merda. ok?»
«Se non vuoi gli zarri, dacci una mano a organizzare!» le avevo risposto per vocale e era partita una trattativa serrata. Infine avevamo deciso per un pool party non troppo allargato, non più di una decina o quindicina di persone abbastanza selezionate, che sarebbero entrate solo portando in dono qualcosa da bere.
La cosa probabilmente avrebbe funzionato se non si fossero messi di traverso gli ormoni. La Bea "all'ingresso" si era fatta aiutare dall'Ara, che forse qualcuno ricorda per la sua passione per il taccheggio da Sephora a Ravenna. Le due avevano fatto entrare praticamente tutti i maschi decenti sopra i sedici che si erano presentati.
Nonostante il perentorio «La piantate di far entrare dei tizi a caso?!» seguito da una bestemmia, che aveva rivolto la Cate alle due, eravamo finite sette ragazze e ventidue ragazzi dai sedici ai venti più un paio di laidi over spacciatisi per universitari.
Ovunque ci girassimo c'erano tipi che facevano cori scemi e brindisi, proponevano concorsi di Miss Maglietta Bagnata e altre idiozie del medesimo tenore, per poi mettersi d'accordo e scaraventare qualcuna in acqua.
E' chiaro che non era finita come qualche amante dello spicy sperava, semplicemente perchè i maschi sono stupidi: si erano portati parecchio alcol, avevano trovato il resto in casa, lo avevano consumato senza il minimo ritegno ed erano finiti a litigare su chi avesse la priorità per provarci con le poche tipe presenti.
La Bea nel frattempo era in un angolo della piscina a cavalcioni di un tizio che sembrava molto contento di vederla. La sua socia Ara invece aveva litigato pesantemente con uno che lei stessa aveva chiamato per farsi raggiungere lì, e due si erano allontanati gridandosi cose a vicenda e dirigendosi verso il parco naturale.
Chissà quanto sarebbe durata ancora quella che non era più una festa, ma un circo alcolico, di cui Cate stessa faceva un po' parte, passando dai selfie a mo' di bimba tra maschioni, a litigate clamorose perchè qualcuno si permetteva di toccarle una chiappa. Ma quando quello stupido di Adry, che conoscevo di vista dall'estate prima, era andato all'impianto e aveva cambiato la playlist con qualcosa di troppo zarro, i fumi dell'alcol si erano diradati in un attimo e a lei era partito il minuto di lucidità.
«Che cazzo stai facendo, ritardato?» lo aveva aggredito, entrando nel salotto dove c'era collegato il dispositivo che mandava la playlist.
«Sto mettendo della musica» aveva detto lui, con l'aria di quello che sta dicendo una cosa ovvia. Per poi aggiungere «Questa faceva un po' cagare, dai»
Voi a Cate potete anche tirare i capelli, potete insultare la mamma e la nonna, potete mettere in giro delle voci sulla sua morale, ma nulla le darà più fastidio del mettere in discussione i suoi gusti musicali.
«Che cazzo stai dicendo? Sono anni che compongo playlist!» aveva ruggito.
«Eh vabbè dai, la gente si era un po' rotta di sta musica e ho cambiato» aveva risposto lui, serenissimo.
«Ha ragione» aveva aggiunto un suo amico, facendo il segno del pollice in su dal divano. Era un amico di Toschi, Raffy Nanni, che aveva ben pensato di cercare divertimento altrove perché fuori quella musica non gli piaceva.
E fin qui si rimaneva nell'ambito dei gusti musicali, ma quando Cate si era accorta che il tipo stava guardando un porno dal Samsung nuovo di zecca del padre, le era preso il panico più totale: cosa fosse successo se quella visione fosse rimasta da qualche parte in memoria e i suoi l'avessero trovata e poi avessero rovistato nelle cronologie dei suoi dispositivi? Come avrebbe giustificato tutto il resto?
Si era guardata in giro per capire come sfogare la sua estrema frustrazione, poi si era avvicinata al muro accanto alla porta, dove il suo sguardo era caduto su una cosa fondamentale e rossa.
«Mai più una festa in casa!» aveva gridato la Cate, esasperata come mai, con l'estintore a polvere in mano, minacciando di aprirlo sui maschietti in salotto, se non si fossero tolti dal cazzo prima di subito. Aveva proprio detto «Toglietevi dal cazzo prima di subito!» e a me un po' era dispiaciuto perchè un paio di giri in cabina con Raffy, capitato lì quasi per caso, ce li avrei fatti.
Oh, Nanni, che fisico. E poi lo so che non sono argomenti seri ma aveva due mani enormi, ve lo giuro! Era stato persino selezionato per un paio di raduni importanti di pallanuoto, ma poi ciao, aveva preferito il surf. Oggi non so nemmeno che fine abbia fatto. Probabilmente cazzeggia a Bali o giù di lì.
Ci avevo visto giusto a quella festa, ma magari ve lo racconto un'altra volta, perchè ero rimasta a Cate con l'estintore in mano.
Il fatto che fosse bassa, minuta, paonazza e agitasse un estintore che pareva tutt'altro che un'arma, non aveva deposto per la sua autorevolezza. Tuttavia Raffy era uscito a braccia sollevate e Adry lo aveva seguito. Ma una volta fuori dal salotto, al secondo passo in cortile, l'aveva guardata un po' ironico, dicendo «Dai bimba, posa quel coso che ti fai male.»
Male male.
Si sa che la strada per l'inferno è lastricata di buoni propositi. Caterina, con un ghigno degno dei migliori film sui sociopatici, aveva dimostrato di cavarsela piuttosto bene con le spolette degli estintori a polvere.
Il resto degli astanti aveva iniziato a preoccuparsi. Tutti i ragazzi più grandi, che fino a quel momento avevano fatto finta di non sentire l'ordine, si erano fatti silenziosi, con occhi sbarrati. E poi, con un rumore improvviso, il soffio dell'estintore era partito e un'onda gelata di polvere bianca aveva invaso il bordo della piscina, coprendo sedie, sdraio e persino qualcuno che, improvvidamente, aveva cercato di andarle incontro per mitigare la sua furia.
Il caos che ne era seguito si era presto trasformato in una fuga disordinata, come in un film di comici, con ragazzi che inciampavano l'uno sull'altro, urlando «Ma che cazzo fai psicopatica?!» o anche peggio, e altri vari commenti poco adatti ad una festa estiva.
Caterina tremava letteralmente. Aveva guardato la scena con una espressione mesta, per non dire preoccupata. Nonostante fosse solo una ragazza di quattordici anni, in quel momento sembrava la regina di un impero che stava crollando.
Lei stessa era crollata, le ero corsa vicino e le avevo tenuto la testa mentre vomitava tristemente, giurando di non mettersi mai più in un casino del genere.
Scordatevi l'idea da teenfiction dei genitori che tornano prima e trovano tutto in disordine. Io e lei, sebbene tra mille smozzichi, avevamo ripulito più o meno tutto. Era venuta a darci una mano persino Ara, tornata sola dopo il battibecco col suo boy. Infine si erano unite Matilde e la Collinelli che avevamo chiamato mentre erano alla piazzetta a magiare un gelato.
«Che casino che avete fatto» aveva detto la Maty, mentre portava nella spazzatura un sacco nero pieno di lattine e bottiglie, «non avete nemmeno fatto la differenziata.»
«Maty io ti voglio bene ma non è giornata per la differenziata» le avevo risposto.
E Cate aveva riso, e Ara aveva riso, e avevamo riso tutte ed era stato più semplice sistemare tutto. Ma mentre stavamo finendo, mi era arrivata la notifica di alcuni messaggi su whatsapp.
Era Gabriele: Fai le feste in piscina e non inviti i tuoi compagni di classe?
E questo mi aveva fatto tornare in mente qualcosa che sapevo già da alcuni giorni ma che era passata decisamente in secondo piano dopo la mia crisi con Willy e le successive giornate con Cate: all'Alberghiero sarei stata in classe con i miei tre compagni delle medie Noemi, Tommaso e Gabri.
Le classi erano uscite già da diversi giorni ma solo in quell'attimo di quiete, mentre il sole di ferragosto andava tramontando, mi ero resa conto di ciò che sarebbe successo di lì a venti giorni: le amiche che vedevo ogni mattina da otto anni, diversamente da me, avrebbero preso il pullman per andare a Cesenatico. Io sarei andata all'Alberghiero, nella stessa scuola del mio fresco ex, ma anche di Mirko e di Clemente. E sarei stata nella stessa classe di Tommaso e Gabri, che detestavo dal profondo del cuore.
Quello era ciò a cui ero destinata, e non mi piaceva l'idea. Mi ero resa conto che non era ciò volevo, e che forse dovevo trovare un modo di cambiare quella situazione.
Cosa ho imparato a Ferragosto 2010: si ottiene più con una parola gentile e un estintore, che solo con una parola gentile (semicit. di cui ho già abusato)
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