Loading Summer 2009 - 7 of 8
Dove io e Mirkino litighiamo, sai che novità.
Poi pure con la Cate e con la Maty non va del tutto rose e fiori.
Lunedì 20 luglio 2009
Mirkino era venuto a sapere che avevo baciato tutti. E le prime cose che mi aveva detto erano state bestemmie e parole di cinque lettere che iniziavano per T. Più volte.
Io continuavo a dirgli che io e lui non stavamo insieme e comunque era un gioco e se ne doveva stare calmino, altrimenti la situazione poteva solo peggiorare.
«E come cazzo fa a peggiorare, che ti metti a fare pure i pompini per gioco?!»
Quella mi aveva un po' dato fastidio. Sapevo che tutti i "troia" che mi ero presa nella vita erano legati al fatto di aver flirtato con i tipi sbagliati o al massimo di aver flirtato con i tipi giusti ma in numero sbagliato e contemporaneamente. Cosa che peraltro i maschi potevano fare quanto volevano senza sentirsi dire nulla se non «Vai boss!» dagli amici.
Quella volta invece la sua battuta infelice era proprio specifica su cosa sarei stata in grado di fare a livello di sesso, e questo mi stava molto sulle palle perchè per lui evidentemente non solo ero in grado di fare quelle cose nonostante avessi appena finito la seconda media, ma che fossi in grado di farle pure a cuor leggero.
Ma quello era colpa del fatto che la gente pensa che Pornhub sia sufficiente per fare educazione sessuale, cazzo.
E mi ero arrabbiata, molto, e lui si era arrabbiato, molto.
Era finita che mi aveva tempestato di insulti dicendomi che se mi incazzavo così tanto quando avevo torto marcio significava che avevo delle robe da nascondere e io, per fare la simpatica forse fuori luogo avevo risposto «Guarda che l'unico che deve nascondere della roba sei te. Se vedi arrivare la polizia.»
E così Mirkino mi aveva omaggiato di un'altro paio di "troia" e poi mi aveva detto che potevo ritenermi libera di fare come volevo, e che lui non mi avrebbe più cercata.
«Vabbè, tanto non stavate assieme, vero?» aveva detto Sophy, piegando delle canottine, quando ero andata a trovarla alla fine del pomeriggio di lunedì.
Sabato 1 agosto 2009
Lei ci rideva sopra, io un po' meno, ma cercavo di guardare il lato positivo: almeno avevo meno problemi a starmene a zonzo. O meglio, dipendeva molto da dove andavamo.
Il sabato successivo infatti, la Sophy era stata invitata in un bagno dove davano la musica al pomeriggio. E lei, volendomi tirare su di morale, di nuovo l'aveva chiesto sia a Cate che a me.
«Basta che non si presenta Mirko» era stato l'unico avviso a corredo dell'invito.
Cate non sembrava molto per la quale, dopo l'esperienza della settimana prima, ma poi colei che l'aveva invitata, l'aveva pure convinta.
Ok, diciamo che come bagno era piuttosto conosciuto, per dirla così. Io, se devo dirvi la verità, me lo aspettavo un po' più glamour, e m'ero fatta la forza di andarci più per curiosità che altro. Invece avevo trovato una valanga di truzzi dell'età di mio padre o poco meno, che facevano finta di avere vent'anni, fallendo miseramente.
Poi ovviamente c'erano le ragazze bellissime di vent'anni, o i ragazzi bellissimi di venticinque, e alla fine mi era passata abbastanza facendo sorrisi e dicendo balle sulla mia età, finché il tasso alcolico degli aperitivi non aveva abbassato i freni inibitori dei truzzi di cui vi dicevo, e era finita che mi ero dovuta difendere dal "balla-con-me" di diversi di loro.
Cate, da recalcitrante che era, si era trasformata dopo le parole di incoraggiamento della Sophy e non aveva nemmeno i suoi consigli per scegliere uno dei costumini impegnativi e, quella stessa mattina si era fatta fare un paio di trattamenti estetici degni di una modella. Pur continuando a arrivare sì e no al petto peloso di alcuni tizi, aveva fatto voltare più di una testa.
E non capivo, perché era la stessa che la settimana prima era fuggita davanti al manzetto diciassettenne, e perché aveva detto a Ludo che andava con me in spiaggia ma non aveva specificato che la spiaggia era un bagno pieno di gente che ballava. Finché avevo pensato di capire il motivo quando aveva fatto feste a un gruppo very truzzo di tipi che lei aveva conosciuto giù a Tropea in vacanza. Questi erano rimasti decisamente sbattezzati dall'aspetto che aveva lei, così tirata a lucido. Le dimostrazioni di interesse, le carezzine e gli sfioramenti a lei destinate si sprecavano.
Mi aveva cagata solo per un attimo, quando si era avvicinata e mi aveva detto all'orecchio «Non dire che ho il tipo.»
A un certo punto se n'era uscita con un «Vado al bar!» ed era sparita con uno. Era poi ricomparsa senza dichiarare nulla. Anzi, dicendo proprio «Non ho fatto nulla», e più avevo insistito, più lei si era arrabbiata, dicendo parolacce e negando qualsiasi cosa. I tipi figurarsi, ridacchiavano, facevano sboccia e la tiravano in mezzo, e lei, pur così sballottata, ne pareva quasi contenta. Qualsiasi cosa fosse successa nel lasso di tempo "al bar" non lo avevamo saputo né dopo, né per molto tempo a venire.
Sophy sorrideva a quel trattamento, tra le mani di un tizio un po' zarro, di Cervia, che doveva avere un paio di anni più di lei a occhio, lo chiamava Cico e lei sembrava finalmente farci coppia fissa dopo un po' di settimane di tira e molla. Come darle torto, il tipo sembrava ne sapesse abbastanza su dove mettere le mani. E poi parlava poco, a differenza di tanti lì che parlavano, parlavano, parlavano, cercando di intontirti su dove erano stati la sera prima o dove avevano parcheggiato l'Audi.
Ce ne eravamo andate da lì verso le otto di sera, perchè lei doveva iniziare a lavorare nel negozio dei suoi verso le nove. In realtà dovevamo andarcene un po' prima, ma la Cate l'aveva tirata per le lunghe e alla fine era saltata fuori dicendo che rimaneva con i tipi. Sophy se l'era anche un po' presa dicendole che lei non aveva tutto 'sto tempo da perdere.
«Almeno ci hai combinato qualcosa?» aveva concluso.
«No, non ci ho fatto niente!» si era rivoltata la Cate, nuovamente presa in mezzo.
Quella sera, per me il menù prevedeva Sophy al lavoro, Bea in punizione per aver tardato troppo sull'orario previsto e Cate che aveva promesso a Ludo di vederlo per fare cose innocue, a differenza di quello che aveva combinato il pomeriggio.
Oh, mi scuso, il pomeriggio non aveva fatto niente!
Così mi ero ribeccata con Viola, e non c'era molto da dire: lei si sentiva sola. La mia e la sua forse erano solitudini un po' diverse, ma alla fine eravamo andate a finire a farci un giro con Diego e i suoi amici. E eravamo finite di nuovo a fare il gioco della bottiglia con loro.
«Ti piace proprio il gioco della bottiglia, eh?» mi aveva detto il pomeriggio dopo la Sophy, strizzando l'occhio, mentre giocherellava col cellulare fuori dalla porta del negozio.
Sicuramente stava messaggiando con il suo amichetto Cico, ma quello che più mi interessava era che non tornasse troppo sulla sera prima perchè io e Viola avevamo fatto le bad girls in mezzo a tutti quei maschietti infoiati. E poi tutte gasate di essere state l'attrazione della serata, nel tornare verso casa ci eravamo fermate nell'angolo della volta prima e ci eravamo baciate di nuovo.
E pure abbracciate.
E un po' accarezzate.
Non fate facce strane, io avevo fatto esperienze infelici con i maschi negli ultimi mesi: da Pizzaboy e le sue pretese di sesso orale a Edo e Andrea che si facevano i viaggi su chi doveva accaparrarsi le tette di chi, come se fossimo oggetti, da Thomas che era fuggito alla prima difficoltà, fino a Mirkino che le difficoltà le aveva create a piene mani per poi tirarmele addosso.
E poi Viola alla fine mi riempiva i vuoti che erano andati creandosi a causa dei maschi, sia dentro me che attorno a me: Sophy per Cico, Cate per Ludo, Ashley per il vecchio bavoso.
Sbaciucchiarci e abbracciarci calorosamente era un modo reciproco per darci sostegno, dirci "tranquilla, hai qualcuno che ti sta vicino".
E non fate le facce deluse. Volevate la descrizione di un sentimento tormentato e avvolto di dubbi? Spiace, perché non era quello: era un po' un tenersi compagnia. Ve lo assicuro, lo sentivo da come mi toccava lei e da cosa cercava in quei momenti. Era curiosità, scoprire cose nuove, e a me stava bene.
Venerdì 7 agosto 2009
E poi alla fine lo avevo detto alla Maty, perché era giusto dirlo alla mia amica di più lungo corso.
«Mi sono baciata con Viola, qualche sera.»
«Oh. Ehm. Ma ti piace?» aveva chiesto lei, come se ponesse la domanda per riempire un vuoto imbarazzante.
«È carina, ma non quello che pensi tu. È sola, e anche io sono sola.»
«Ma Chia tu non sei sola! Tu hai un... sacco di amiche, e hai me» aveva replicato non capendo il problema.
«Maty, tu la sera sei qui a leggere Le cronache dell'acqua emersa o qualcosa del genere. Mentre io sono lì fuori che-»
«Ma nulla ti vieta di stare qui. Sei la mia amica speciale e un posto qui per te ci sarà sempre.»
L'avevo guardata negli occhioni: era sincera, era semplice, era dolce.
Ma non intendevo baciarla, non fate strani pensieri.
«Matilde, io lo so che qui c'è sempre posto per me. Ma io sento che voglio stare là fuori, a conoscere gente, a fare anche... qualche stupidaggine, perchè è bello farle. E penso che sarebbe bellissimo se ci fossi anche tu.»
Lei si era ritirata un po'.
«Penso di non essere in grado. Prima di tutto di mentire ai miei genitori.»
«Anche io pensavo così, prima della prima bugia. E le prime volte in effetti non è bello come sensazione, ma poi funziona sempre meglio. Fidati.»
Mi aveva guardato come se fossi una creatura strana, ma tutto quello che mi aveva detto era stato «Ti va se usciamo a prendere un gelato?»
Cosa ho imparato fino al 7 agosto: Matilde ha sempre detto troppo poche balle nella sua vita
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top