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Dove mi raccontano un problema di Ashley
e io lo racconto a Cate, di cui non gliene frega nulla
Sabato 20 giugno 2009
Il giorno dopo, infatti, avevamo passato buona parte della serata in sala giochi, quando avevamo monopolizzato per un tempo lunghissimo il Dance Dance Revolution.
C'era un gruppetto un po' maranza che era stato tutto il tempo a guardare me e Luna dimenarci a ritmo di musica. Erano chiaramente più grandi e tra questi c'era uno, Adry, che mi guardava continuamente. Aveva persino deciso di accettare la mia sfida.
«Vieni a ballare, se hai il coraggio al posto di fare battute e guardare!»
Ovviamente aveva fatto la figura del bufalo imbizzarrito, ma quando aveva terminato la sua fatica, ricoperto da insulti e battute degli amici che mettevano in dubbio la sua virilità, aveva detto «Adesso però proviamo con lo sparatutto.» C'era stato un fremito e ci eravamo spostati tutti a questo famigerato sparatutto dove io e Luna avevamo dato una pessima prova di noi stesse, come cecchine. Adry si era vendicato largamente, ci aveva perculato per tutto il tempo e i suoi amici alla fine lo avevano sfidato al giochino dove si tirano pugni al punchingball per vedere il più forte.
Che gioco rozzo, lo so, ma era divertente vedere quei mufloni prendere la ricorsa e cercare di sfasciare il punchingball per farsi belli con noi.
«Quindi, chi di voi è il premio per chi vince?» aveva poi detto uno dei ragazzi del gruppo fissandoci, pensando di fare una battuta sublime.
Ma avevamo sorriso, per farlo contento, in fondo si era molto sbattuto ad applaudirci mentre davamo il meglio di noi a ballare.
Ashley era rimasta molto in disparte, con uno sguardo quasi ironico sul volto, peggiorato allorchè i ragazzi avevano iniziato a prendere il sopravvento prima con lo sparatutto poi con la gara di cazzotti. A un certo punto aveva palesemente finto una chiamata e aveva detto che doveva rientrare. Luna, prontamente si era offerta di accompagnarla.
Mi aspettavo che Viola le seguisse, ma ci aveva pensato un paio di secondi di troppo e Luna le aveva chiuso la porta in faccia con un secco «Vabbé Vio, ci becchiamo forse domani al mare.»
E così io e Viola eravamo rimaste con il gruppetto.
Ovviamente non avevamo combinato niente, perchè loro avevano continuato a sfidarsi in maniera scema, così s'era fatta l'ora anche per me di rientrare, lasciandoli con la bocca troppo asciutta.
Mercoledì 24 giugno 2009
Qualche giorno dopo, era stata Viola a chiedermi se avevo notato come Ashley sembrasse un po' diversa, più tesa e nervosa del solito.
"Ma dai, veramente?" avrei voluto dirle, ma mi ero limitata a «Sì, in effetti sì. Scommetto che sai delle cose che io non so.»
Lei con fare colpevole mi aveva risposto «È che non mi va che stia così incasinata. È pur sempre la mia migliore amica, anche se non sembra.»
«E io cosa c'entro? Posso fare qualcosa?» avevo chiesto a mia volta.
«Non lo so, ma sta incasinata perché ha questa cosa» poi mi aveva guardata con aria contrariata «Siete sempre in gara!»
«Io non sono in gara con lei! Assolutamente, mai al mondo!» avevo protestato.
«Però i tipi ti ronzano intorno, e hai avuto un tipo che faceva già le superiori, e sabato quelli forse erano pure maggiorenni. E pure Mirko sembra uno di sedici, eh, Chiara. Lo sai» mi aveva risposto, e forse si aspettava che altre considerazioni le facessi da sola senza bisogno che me le dicesse lei.
Lei che comunque, quando era stato il momento di scegliere da Ashley e i truzzetti around 18 della sala giochi, aveva scelto i secondi, tanto per dire.
«Per me vi fate i viaggi, ma almeno mi dici in che casini è o no?»
La storia che mi aveva poi raccontato Viola mi aveva lasciata, senza mezzi termini, malissimo.
Si trattava di messaggi privati che Ashley riceveva su Facebook da un uomo più grande di lei.
"Uomo", poi non è nemmeno la parola giusta, quelle giuste non le scrivo. Questo tizio non si sapeva nemmeno dove vivesse e con lei parlava solo online. Ashley aveva messo a parte Viola e Gaia di questa "amicizia speciale" definendola come qualcosa di innocuo e divertente, ma nel giro di pochissimo le chat tra i due erano diventate sempre più intime e lei sempre più difficilmente ne parlava con le amiche, perchè vedeva in loro una preoccupazione che riteneva fuori luogo.
Fino al giorno prima, quando aveva detto chiaro e tondo che non ne voleva più parlare con loro che avevano perennemente da ridire, che erano "cazzi suoi" di come si gestiva quel rapporti.
Come desidera, principessa.
Viola non sapeva bene cosa stesse combinando esattamente Ash online con quel tizio, ma nulla prometteva bene, soprattutto dopo che quest'ultima era sparita persino dai pomeriggi in spiaggia. L'uomo si era insinuato nella sua vita usando le solite viscide carte della dolcezza e della comprensione, facendole credere di essere l'unica persona al mondo capace di stabilire una vera connessione mentale con lei, perché tutti gli altri erano solo bimbetti delle medie.
E ovviamente, come ogni merda umana di quel genere, le aveva promesso amore eterno e una vita piena di emozioni e bla bla bla, ma allo stesso tempo la teneva legata a lui con un controllo subdolo, facendole sentire di non poter fare a meno della sua presenza virtuale.
Dopo che s'era presa la briga di fare battute su Clemy, avevo raffreddato il rapporto con Ashley. Lui, deficiente com'era, non aveva perso tempo per cercare di distruggere quel legame, dicendo che una amica così era meglio perderla che trovarla. Ma alla luce di quello che mi aveva detto Viola, avevo ripensato a quello che era successo: dando retta al mio ex forse avevo fatto la scelta sbagliata. Forse avrei dovuto starle ancora più vicina e magari capire meglio da dove veniva l'astio che io avevo frettolosamente catalogato come "Nervosismo perchè io sono meglio".
Non potevo credere che una così principessa, così brava a porsi al centro dell'attenzione, fosse caduta in una trappola emotiva del genere.
Che fare?
«E che possiamo fare?» avevo chiesto a Viola.
«Non lo so, veramente» aveva risposto lei, «Magari sa gestirsela, magari no. O forse crede di sì e invece non è vero. So solo che è un casino.»
Ero preoccupata, sul serio. Perché si, era una cagacazzo delle volte, piena di sé, ma non si meritava una roba del genere.
Volevo aiutarla ma non sapevo come fare, potevo chiedere con la Maty, che era sempre così ragionevole, ma lei non sapeva un cappero di chat e di profili sui social network e robe del genere. E così avevo deciso di sentire con la Cate, magari omettendo che si trattava di Ashley.
Venerdì 26 giugno 2009
Nel frattempo Andrea e Edo avevano mostrato chiaramente di credere che ci fosse la possibilità di conquistare il cuore di noi due, poveri fessacchiotti. Il primo, che era un bonaccione un po' timidino, ma quando era assieme al secondo, tendeva a trasformarsi, a cercare di darsi un tono da maschio che non deve chiedere. Il risultato era oggettivamente un po' comico, ma con il passare dei giorni e lo smarrirsi di alcune di noi, ci eravamo ritrovate io e Viola in solitaria, a fronteggiarli.
Il venerdì ero arrivata da sola in vago anticipo al mare, io che ero perennemente in ritardo per qualsiasi cosa. Ma volevo evitare di incrociare mio padre per spiegargli perché spendevo tutti quei soldi in sala giochi la sera.
Stravaccati su un divanetto della spiaggia, di spalle, c'erano i due ragazzi che discutevano animatamente su chi avrebbe dovuto provarci con chi. «Io voglio la Chià, ha troppe tette» aveva detto Edo con entusiasmo.
Andrea, che non voleva essere da meno, aveva ribattuto «Cazzo quanto hai ragione, solo che è una delle migliori amiche di mia sorella, non voglio fare casini.»
«Sono scuse, non ti cagherebbe comunque.»
«Guarda che non caga nemmeno te, e poi Viola ti guarda.»
«Cazzomene di Viola, io voglio toccare le tette della Chiara.»
«Vorrà dire che mi dedicherò alla Viola, mentre ti guardo prendere il palo con la Chiara.»
A parte che sentire quei due bambocci parlare di tette e di "andarci" mi aveva fatto l'effetto di sentire un tizio delle elementari bestemmiare sulle altalene del parchetto. Il punto era che le loro intenzioni, anche senza quel dialogo molto banale e fatto di pura fantasia e frasi rubate a maschi più grandi, erano completamente fuori focus rispetto a quello che doveva essere l'estate di un gruppetto di seconda media.
Quando noi ragazze parlavamo di metterci con uno di quei due, era per sorridere, e di solito si parlava di quali cani avremmo avuto e di che colore avremmo dipinto la stanza da letto.
«Ehi, ragazzi, non vorrete mica litigare per colpa nostra,» avevo detto, sorprendendoli nei loro discorsi fuori luogo, «Forse dovreste tirare a sorte chi deve prendere chi.»
S'erano vergognati, non sapendo cosa effettivamente avevo sentito. Ma la mia battuta non aveva spento le loro fantasie.
Cosa ho imparato fino al 26 giugno: i maschi, lasciati tra di loro, peggiorano a ritmi esponenziali
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SPAZIO "DILLO A CHIARA"!
Giugno è quasi finito, vi è sembrato eterno? Beh, quando hai tredici anni, le estati sono ETERNE! Lo dice anche la teoria della relatività di Einstein. O almeno credo.
Ma voi a scuola ce li avevate quei maschietti che parlavano di cose senza averne nemmeno un'idea vaga?
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