Giugno 2009
Dove basket, triangoli amorosi, giri dal preside.
Ma non è una teenfiction americana
Mercoledì 3 giugno 2009
Pensavo di essere ormai a pieno titolo in estate, guadandola un po' a vista ma chi se ne importava? Era pur sempre estate. Per lo meno ero libera da pensieri di debiti scolastici.
Poi la sfiga aveva preso la mira per bene e aveva fatto fuoco.
Insomma per farla breve, il mio compagno di classe Thomas, un bel giorno, s'era presentato alla pista di skateboard, con la tavola sotto braccio. E se la cavava anche abbastanza bene a dire la verità. Dopo mezz'ora avevo capito che s'era presentato lì solo e esclusivamente per cercare di fare colpo, dopo che nel mese precedente avevamo forzatamente condiviso il banco per quella terribile abitudine che avevano i prof di mischiare gli alunni per evitare le "coppiette chiacchierine".
Che dicitura di merda "coppiette chiacchierine", copyright di quella di italiano.
A me piaceva chiacchierare e non mi sarei certo fatta bloccare da un cambio di compagno di banco. Così Thomas era diventato il mio bersaglio delle chiacchiere, anche se poi in realtà tendeva più voler giocare a tris e dare un'occhiata qui a altezza polmoni, per farvi capire.
Cucciolo, s'era innamorato! O per lo meno gli piaceva stare con me, e ascoltava, ascoltava, ascoltava il mio sproloquiare continuo. Mi faceva persino vincere delle volte a tris.
Com'era tenero! Mamma mia! Allora esistevano quelli teneri!
«Ma va, guarda i porno a casa di Aaron, me lo ha detto Ashley che gli guarda le cronologie» mi aveva confessato Viola, quando avevo fatto presente che Thomas mi sembrava particolarmente dolce.
In effetti, era proprio da Aaron non usare la navigazione in incognito, ma anche non cancellare la cronologia.
Comunque stringi stringi, ci passavo un po' di tempo: era il giusto contraltare ai tipi grezzi che comunque continuavo a frequentare nel parchetto con Sophie e Viola. Il problema era sorto quando da quelle parti si era presentato anche Mirkino.
Sì, siete liberissimi di pensare che si stava profilando una situazione di merda, e avreste ragione.
Mirkino, con cui messaggiavo saltuariamente, aveva immediatamente provato a riavvicinarmi, e sembrava piuttosto contrito per aver buttato all'aria il nostro rapporto, anche se «In realtà non ci siamo mai lasciati» aveva detto.
«Se è per questo, non mi hai nemmeno mai detto che stavamo assieme» avevo risposto io sorridendo.
Ma tanto che contava sorridere? Mi stava guardando la maglietta.
«Perfetto. Allora te lo dico adesso.»
«Frena. Io me lo ricordo cosa mi hai detto.»
«Chia dai, non mettermi in croce! Ero... ero un po' fuori di testa!»
«Io non ho voglia di essere pressata per certe cose, ok?» avevo risposto, memore di quello che mi aveva chiesto non una ma due volte.
«Non ti presserò» si era limitato a dire lui, senza una grossa concessione al romanticismo.
«Voglio pensarci» avevo risposto, da vera idiota.
Perché tu, adolescente che ti avvicini gioiosa al mondo dei rapporti con i ragazzi, devi imparare a guardarli in faccia, prima di tutto. Devi capire che la maggior parte di loro, a causa di come li hanno educati (male), sente "Voglio pensarci" e capisce "Domani ci rimettiamo insieme". È per quello che non devi dire "Voglio pensarci" ma "No" o tutt'al più "No. Se cambio idea, mi faccio sentire io, chiaro?", ma meglio la prima versione.
Sta di fatto che in pratica il posto dove abitavamo ospitava le finali nazionali dei Giochi Studenteschi e c'era pure la nostra squadra di basket, perchè a Cervia pare che nascano un sacco di giocatori bravi tra cui anche il fratello della Collinelli, una bestia di uno e ottanta in terza media, cattivo come un lupo della steppa in tempo di carestia.
Insomma, passano non so bene quale turno e mercoledì, siccome giocano la mattina al palasport, per decisione della preside, scuola chiusa e tutti all'impianto a fare il tifo.
Sembra una roba da telefilm americano, eh? Che poi chissà che film vi state facendo: non avevano nemmeno vinto, o comunque non mi ricordo esattamente come era finita, mi ricordo solo che mi ero un po' imbucata con Thomas che comunque a carezze non se la cavava per nulla male, mentre mi raccontava che secondo lui assomigliavo a Leticia Bufoni che pare fosse una skater brasiliana super forte.
E ovviamente era arrivato Mirkino, convintissimo che io e lui fossimo fidanzati e che quindi Thomas lo stesse facendo cornuto anche se vi posso assicurare che non stavamo facendo nulla se non carezze.
Un po' sotto la maglietta ma pur sempre carezze.
A Thomas il destino aveva riservato il ruolo di Davide contro Golia, e lui era andato incontro al suo destino a testa altissima. Infatti aveva preso un pugno in bocca, non senza prima lottare per difendere il suo diritto a stoccazzarmi con il mio consenso.
Il fatto era proprio quello: ero io che ero stata ben contenta di farmi accarezzare da Thomas, e in quel momento di Mirkino non me ne fregava un bel nulla. Quando avevo sentito la sua voce, dietro di noi, la prima sensazione era stata di fastidio.
Ma io, per dirla con un francesismo, non contavo un cazzo, e quindi era finito tutto a cornate tra loro due, con conseguente intervento dei prof, accuse reciproche e io che ci finivo in mezzo.
Giovedì 4 giugno 2009
Andare a finire in presidenza tre giorni prima della fine della scuola credo sia un Guinness della Sfiga. Ma la cosa che più mi aveva dato fastidio era che non avevo fatto nulla!
La rissa però era stata vista in mondovisione da tutta la scuola e quindi era l'argomento di copertina la mattina dopo, quando ero arrivata a scuola fissata da circa quattrocento paia di occhi. I commenti ovviamente vertevano prevalentemente sul fatto che ci fossero due ragazzi nella vicenda e che quindi, giocoforza, l'unica ragazza coinvolta doveva aver combinato qualcosa di anche solo vagamente troieggiante.
Brava Chiara, brava! Due si menano e il risultato è che te sei la troia. Mi sembra che a sillogismi ci siamo.
Ma la cosa più penosa era stata la gita in presidenza, dove c'ero solo io dei tre convocati perché Thomas era a casa con la faccia gonfia come una zampogna e Mirkino col cazzo che si era fatto vedere e probabilmente era da qualche parte a fumarsi qualcosa, ridendo di come aveva randellato quello che ci provava con "la sua roba" (citazione proveniente direttamente dal giorno prima, dove ero stata chiamata così da lui: «Lascia stare la mia roba!»)
Davanti alla preside, avevo dovuto sciropparmi in solitaria un riassunto del giorno prima pieno di cose false, infine ero stata accusata di essermi allontanata dal nostro gruppo classe senza l'autorizzazione, cosa che avevano fatto cento altri miei compagni e compagne durante la mattinata in cui eravamo al palasport, mica in un campo minato!
Riassunto: a uno non avevano fatto nulla perché poraccio, in quel momento non lo avrebbe riconosciuto nemmeno sua madre, all'altro eh, che vuoi farci? È un ragazzo problematico già attenzionato dai servizi sociali. Chi rimaneva, a cui fare la ramanzina? La sottoscritta, con tanto di riferimento ad atteggiamenti in classe, vestiario al limite dell'inappropriato e tendenza ad "appartarsi".
Che non era vero!
Sì, certo, quando parlavo con un tipo non è che mi mettessi esattamente al centro dell'aula, ma chiunque ha bisogno della propria privacy!
«Mi dispiace un casino, Chia» mi aveva accolto la Maty, al ritorno dalla gita in presidenza, «Ma adesso cosa succede?»
«Ha detto la preside che non ci sono gli estremi per fare cose tipo sospensioni, ma alla fine questo potrebbe incidere sul giudizio finale.»
Matilde, che sapeva più o meno tutto, compreso quello che era successo con Mirkino prima che ci mollassimo, era forse l'unica persona che poteva capirmi.
E poi penso di essermi messa a piangere, piano, non una cosa clamorosa, ma la prof di arte mi aveva mandata in bagno a darmi una risistemata. Davanti al lavandino avevo pensato a quanto era crudele la mia esistenza, tipo Mai-una-gioia prima che andasse di moda Mai-una-gioia.
Per un attimo, mi ero guardata e avevo pensato che non volevo quel corpo, volevo qualcosa di anonimo, volevo un carattere diffidente, volevo un gusto per vestirmi che mi facesse scegliere felpe grigio topo e non top color lattina di Fanta. Ma ero Chiara Raggi, e non ero così, e mi dovevo accettare, perchè in tantissime occasioni, essere Chiara Raggi era stato divertente, emozionante.
Quando ero tornata, più o meno risistemata ma con il trucco totalmente a fanculo, mi ero lasciata andare con la testa sul banco, e solo dopo qualche minuto mi ero accorta che la Maty stava scrivendo forsennatamente su un foglio a righe. Scriveva in maniera troppo accorata per essere una che prende appunti durante l'ora di arte il penultimo giorno di scuola.
«Che scrivi?» le avevo chiesto col labiale.
E mi aveva allungato il foglio che iniziava con "Egregia preside, vorrei che leggesse queste righe sulla mia amica e compagna Chiara Raggi" e proseguiva con tre o quattro accoratissimi paragrafi dove lei tentava di minimizzare le mie colpe, figlie di comportamenti che altri avevano avuto, e dichiarandosi testimone oculare del fatto del giorno prima, spiegando a grandi linee la mia vicenda con Mirkino che si era reso protagonista di una vera aggressione a me e Thomas che non stavamo facendo nulla di veramente inopportuno.
Mi sentivo troppo in una puntata di Law & Order.
«Ma tu mica eri lì, Maty» le avevo fatto notare, prima che prendesse la corsa per andare in presidenza.
«Ero nei paraggi» aveva risposto lei candidamente.
«Mhm.»
«Chia, dai, non sto dicendo bugie. Alla fine ero a, toh, venti metri da te? Trenta?» poi mi aveva guardata con gli occhioni da Gatto con gli Stivali di Shrek «Non voglio che rischi di nuovo debiti per queste stupidaggini. Pensa a tutte le volte che abbiamo studiato assieme!»
Che era vero, quindi alla fine, sticazzi, se voleva dire che era una testimone oculare della mia innocenza, tanto meglio!
Non ho mai saputo se quella lettera sia servita a qualcosa, su in presidenza. Io comunque avevo passato l'anno senza debiti e mi ero resa conto che Matilde, dalla prima elementare, era lì affianco a me, con la sua bontà, con un altruismo che non avevo mai trovato in nessun'altra persona.
Cosa avevo imparato a Giugno 2009: se due maschi si scornano e c'è una ragazza nei paraggi, la gente pensa che sia colpa della ragazza
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