Ci sei solo tu
I'd say, see you later, if I thought I'd see you later
And I'd tell you, that I loved you, if I did
It's so strange, deciding, how to feel about it
It's such strange, emotion, standing there beside it.
- Moonlight on the river (Mac De Marco)
Entrò nella tenda con il cuore che gli martellava nel petto.
Ogni passo che faceva lo avvicinava a Newt, ma più si avvicinava, più la paura gli cresceva dentro.
La paura di litigare, di rovinare qualcosa che già temeva di perdere.
Non che non fosse consapevole che in una relazione ci sarebbero stati dei conflitti, solo che non si sentiva ancora pronto ad affrontarne uno, a sentire quella frattura tra di loro che, anche se piccola, gli sembrava insostenibile.
Si sentiva stupido, quasi infantile, per preoccuparsi di un banale litigio, dopo tutto quello che avevano passato insieme, ma la sensazione non lo lasciava.
La sua mente continuava a girare, a farsi domande.
Perché temeva tanto una discussione?
Perché il pensiero che Newt si potesse allontanare, che un semplice disaccordo potesse mettere in pericolo il loro legame, lo terrorizzava tanto?
Quando finalmente entrò, trovò Newt seduto sul letto, i piedi nudi che sfioravano il tappeto.
Il ragazzo biondo non lo guardò subito, ma tenne la testa bassa, come assorto nei suoi pensieri, in un silenzio che sembrava riempire la stanza.
Ma Thomas non aveva bisogno di parole.
Non appena fece il primo passo dentro, fu come se Newt avesse percepito la sua presenza.
Sollevò lentamente lo sguardo, ma non c'era rabbia nei suoi occhi e nemmeno delusione.
Solo una calma quasi surreale.
Era come se, solo con lo sguardo, gli stesse comunicando che era felice di vederlo, che la tensione tra di loro era già svanita, nonostante tutto.
«Posso?» chiese Thomas, il tono incerto, mentre indicava il posto accanto a lui sul letto.
Newt fece un cenno con la testa, senza usare le parole, ma con un gesto che era tutto quello che Thomas cercava.
L'approvazione, il permesso che gli permetteva di avvicinarsi, di superare quel muro invisibile che aveva sollevato tra di loro.
Si sedette accanto a lui, le loro spalle si toccarono e fu come se il contatto fisico riducesse di colpo tutta la distanza emotiva che li aveva separati poche ore prima.
Per qualche istante, non dissero nulla.
Il silenzio si stese tra di loro, ma non era un silenzio pesante.
Non era teso o doloroso, ma semplicemente... necessario.
Ogni parola sembrava superflua, come se fossero entrambi alla ricerca di un modo per ricostruire la connessione che avevano quasi perso.
Poi, finalmente, fu Thomas a rompere il silenzio.
La voce gli tremava, ma non poteva più stare in silenzio «Mi dispiace per quello che ho detto oggi»
Newt lo guardò, la sua espressione serena, ma con qualcosa di più profondo negli occhi «E io mi scuso per essermi comportato da stronzo» rispose, e la sincerità di quelle parole colpì Thomas come un pugno nello stomaco.
Il ragazzo moro scosse la testa, un sorriso triste sulle labbra «No, avevi ragione» fece una pausa, aveva paura ad ammettere che Newt aveva detto a parole ciò che lui non voleva accettare «Per un momento ho davvero pensato di tornare da W.C.K.D.» confessò, e si sentì vulnerabile, come se stesse rivelando una parte di sé che aveva cercato di nascondere.
Newt non disse nulla per qualche istante.
Lo guardò, gli occhi pieni di una comprensione che Thomas non riusciva a spiegare.
Poi, finalmente, girò leggermente la testa verso di lui come a dirgli di continuare.
«Mi ero illuso che davvero potessero aiutarci, se solo glielo avessimo chiesto» disse Thomas, sentendo un nodo alla gola e mentre cominciava a tormentarsi le mani convinto che quel gesto lo avrebbe aiutato a calmarsi.
«Non volevo tornare alla realtà. Non volevo rendermi conto che W.C.K.D. vuole solo trovare una cura, a qualunque costo. Non importa quanti di noi debbano sacrificare»
Newt rimase in silenzio.
Poi, con un gesto che era più di un semplice conforto, poggiò la sua mano su quelle di Thomas.
Il tocco fu lieve, ma pieno di intenzioni.
La stretta era morbida, ma calda.
Thomas smise di torcersi le mani e chiuse gli occhi per un momento, cercando di calmarsi.
«Sono egoista se dico che non voglio che ci usino come cavie, anche se potremmo essere la soluzione a tutta questa merda?» chiese, la voce rotta da un'emozione che non riusciva a trattenere.
Newt si voltò verso di lui, lo guardò negli occhi e, con la sua solita sincerità, rispose: «Non sei egoista, Tommy. Sei umano»
Thomas abbassò lo sguardo, percependo il calore delle parole di Newt.
La lacrima che gli scivolò lungo il viso sembrò uscire da sola, senza che lui potesse fermarla.
Newt, con un gesto che sembrava quasi impercettibile, gliela asciugò con il pollice, sfiorandogli delicatamente la pelle.
Fu un gesto talmente delicato che Thomas si chiese se fosse reale o se se l'avesse semplicemente immaginato.
Poi, senza dire nulla, si avvicinò e appoggiò la testa sulla spalla di Newt.
Il ragazzo biondo intrecciò le sue dita con le sue, la stretta calda e rassicurante.
Fu in quel momento che Thomas si sentì davvero al sicuro.
Non c'era bisogno di spiegare altro, non c'erano più parole da dire.
In quel silenzio, nel tocco di Newt, c'era tutto ciò che dovevano sapere l'uno dell'altro.
E per la prima volta dopo giorni di incertezze, Thomas si sentì come se avessero trovato di nuovo il loro posto, insieme.
Erano passati alcuni giorni e il tempo sembrava essere volato.
Newt si era ripreso completamente, la sua ferita ormai era solo un ricordo doloroso che si stava lentamente cicatrizzando, proprio come Mary gli aveva promesso.
Anche Brenda sembrava stare meglio.
Per Thomas, la vista di Newt che si vantava della cicatrice con una sorta di orgoglio, nonostante tutto, gli strappava un nodo alla gola.
Gli ricordava troppo quanto fosse stato in ansia per lui, quanto avesse temuto di perderlo.
Ma Newt non sembrava minimamente turbato.
La mostrava con quel suo sorriso sornione, come a dire che la vita, per quanto fosse stata crudele, non poteva spezzarlo.
Eppure Thomas non riusciva a guardarla senza sentire quel peso nel cuore.
Era una sera come tante, ma quella volta, dopo cena, Newt gli aveva proposto di allontanarsi dall'accampamento.
Un po' di tempo solo per loro, lontano dalla confusione, lontano da tutto.
Thomas non ci pensò due volte.
Si allontanarono a piedi, in silenzio, tenendo tra le braccia due grosse coperte, fino a trovare un angolo tranquillo, sotto il cielo che, ormai privo del sole, era punteggiato di stelle.
La temperatura era sorprendentemente mite, e l'aria fresca della notte sembrava sollevare ogni peso che avevano accumulato in quei giorni turbolenti.
Si distesero su una delle coperte e usarono l'altra per coprirsi fino alla vita, senza fretta, godendosi la quiete.
Per qualche minuto, rimasero lì, a guardare il cielo, senza dire una parola, sembrava quasi che in quel silenzio ci fosse tutto ciò che avevano bisogno di comunicarsi.
Era un momento sospeso, sembrava che il mondo intero fosse lontano, come se non ci fosse altro all'infuori di loro due.
Poi Newt si mosse, avvicinandosi, e senza preavviso, le sue labbra trovarono quelle di Thomas.
Il bacio fu improvviso, ma non c'era fretta in quello scambio, solo una calma dolcezza, un'intensità che cresceva, che avvolgeva entrambi.
Non era il solito bacio rapido, quasi distratto, che si scambiavano nelle occasioni più casuali.
Era diverso.
Era profondo.
E c'era tanto in quel gesto, così pieno di emozione, che Thomas sentì il cuore battere più forte.
Newt si mosse lentamente, i suoi baci si spostarono lungo il collo di Thomas, piccoli baci, delicati, ma pieni di un'intensità che fece vibrare il suo corpo, come se ogni tocco lo trascinasse più in profondità in quel momento.
Thomas chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare.
Poi Newt tornò a baciarlo, ma stavolta Thomas sentì le sue mani che scivolavano sui fianchi del ragazzo.
Per un attimo, la sensazione fu delicata, quasi timida.
Le sue dita percorsero la maglietta di Newt, sfiorandola, sollevandola leggermente, esplorando il suo corpo con una morbidezza che era più un atto di cura che di desiderio.
Poi, quando la mano di Thomas toccò la cicatrice, si fermò.
Il contatto lo colpì come un'onda.
La cicatrice non era solo un segno fisico, ma un ricordo doloroso, un segno di ciò che Newt aveva dovuto affrontare.
Quella cicatrice parlava di sofferenza, di paura, di momenti che Thomas non sarebbe mai riuscito a dimenticare.
La sua espressione si fece più seria, i suoi occhi si oscurarono al pensiero di quanto aveva temuto di perderlo.
«Hei, tutto bene?» gli chiese Newt dopo aver capito che c'era qualcosa che non andava.
«Non sono stato in grado di proteggerti» disse, la voce bassa, quasi un sussurro, come se la sola idea di non essere riuscito a difenderlo lo stesse ancora tormentando.
Newt, senza esitazione, gli prese il viso tra le mani.
I suoi occhi, che di solito brillavano di una luce divertita o sfrontata, ora erano pieni di una dolcezza intensa, come se stesse cercando di trasmettere tutto ciò che sentiva in un solo sguardo «Il tuo compito non è quello di proteggermi» disse con calma «Il tuo compito è quello di amarmi»
Thomas si prese un momento per assimilare quelle parole.
Non aveva idea di quanto avesse avuto bisogno di sentirle, di quanto lo avessero sollevato.
Senza rispondere subito, lo guardò negli occhi e, con una sincerità che non aveva mai avuto paura di esprimere, disse: «Ti amo più di ogni altra cosa e ti amerò per sempre»
Il sorriso che apparve sul volto di Newt, in risposta a quelle parole, fu qualcosa di più di un semplice sorriso.
Fu un sorriso che diceva che, nonostante tutto, l'amore era ancora la cosa più importante, la cosa che li avrebbe sempre tenuti insieme.
Senza aggiungere nulla, Newt si chinò di nuovo e lo baciò, ma questa volta il bacio era diverso.
Non più solo passione, ma un modo per dirsi tutto quello che le parole non riuscivano a esprimere.
Un bacio che univa i corpi e le anime.
La notte passò lentamente, senza che si accorgessero del tempo che scivolava via.
E Thomas si accorse, nel silenzio che seguì, che le cose erano diverse ora.
Non c'era più quel peso sul cuore, quella paura che li aveva separati.
Solo l'amore, quieto e sicuro.
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