New York City♥

Siamo solo alla prima portata e ho già raccontato, praticamente, tutta la mia vita. Ovviamente ho tralasciato il fatto che sono una White e di come ho conosciuto veramente Chris. Abbiamo detto un paio di bugie, ma finchè si sono concentrati su di me, il ragazzo è rimasto rilassato contro lo schienale ed è riuscito a fare anche qualche battutina.

- Chris, tesoro, come va il lavoro? - Chiede sua nonna ridacchiando.

Il ragazzo s'irrigidisce e inizia a farfugliare qualcosa. Gli prendo la mano sotto il tavolo. Metto le nostre mani intrecciate sopra la mia coscia. Chris sembra tranquillizzarsi un pochino.

- Il lavoro va bene. - La sua mano si toglie dalla mia e vaga sulla mia gamba, interessata.

- Bene. - Trilla allegra l'anziana. - Spero tanto che vi sposiate siete una bella coppia. - Se ne esce fuori ridendo. È ubriaca?!

- Mamma, non spaventarli così! - Dice allarmata Nina.

Chris mi stringe la coscia, con gli zigomi arrossati.

- Vado a prendere una boccata d'aria. - Borbotta.

- Vengo con te. - Prendo la giacca e lo seguo.

Chris si spettina i capelli con fare nervoso. Lo abbraccio da dietro e gli bacio la spalla.

- Che c'è? - gli chiedo dolcemente.

- Non le reggo queste cene. Se ne stanno lì a fare finta che non sia mai successo niente. - Ribatte con rabbia. Sciolgo il nostro abbraccio per mettermi faccia a faccia con lui.

- Cosa dovrebbero fare? Disperarsi? Smettere di vivere? - Gli prendo il viso tra le mani. - Chris, è Natale. Sono la tua famiglia, ti vogliono bene! Dagli la possibilitá di dimostrartelo. - Gli dico dolcemente.

- Ricordami di portarti più spesso a Natale dai miei parenti. - Ghigna abbracciandomi.

- Tua nonna è buffa quando è ubriaca. - Ridacchio scostandomi. - Torniamo dentro?

Chris, per tutta risposta, tira fuori una sigaretta e un'accendino dalla tasca.

- Oh, ma dà quà! - Gli strappo l'accendino dalle mani e infilo una mano dentro la sua tasca. Accendo la stecchetta di nicotina e aspiro il fumo. Sulle prime tossisco sotto lo sguardo divertito di Chris. Il ragazzo mette la sua sigaretta in bilico dietro l'orecchio, come fanno di solito gli artisti con i pennelli.

- Perchè hai cominciato a fumare? - Gli chiedo aspirando altro fumo.

- Lo faccio solo quando sono nervoso... Ho cominciato quando sono entrato nei Black. - Dice con una nostalgica nella voce, mi prende la sigaretta dalle dita e respira anche lui.

- La tieni male. - Ridacchia mettendomi bene la stecchetta tra indice e medio.

- I tuoi parenti sono delle macchine da interrogatorio. - Borbotto passandogli il resto della sigaretta.

Aspetto che finisca di fumare e poi torniamo dentro.

- Aspetta Chris. - Gli prendo la sigaretta da dietro l'orecchio e gliela metto in tasca.

- Grazie Nana. - Mi prende per la vita e mi da un bacio. Il sapore del tabacco misto al sapore delle sue labbra è una cosa che mi da alla testa.

- Oh, accidenti. - Esclama la zia di Chris, che passava da quelle parti. Ci affrettiamo a ricomporci e le mie guancie, scommetto, che saranno due pomodori.

- Mi dispiace, non volevo interrompervi. - Ridacchia scappando in bagno.

- I tuoi parenti non reggono bene l'alcool, eh? - Rido appoggiandomi a lui. Chris sospira e mi bacia una tempia.

- Per niente. - Commenta. - Andiamo a finire questa dannata cena.

Il resto della cena è incentrato su politica, economia e altre cose noiose da adulti. Ascolto disinteressata, sussultando quando la mano di Chris si riappoggia sulla mia gamba.

- Ehi, calmati. - Sussurra sorridendo. - Sono solo io.

- L'avevo notato. - Rispondo ricambiando il sorriso.

- Samantha, tu e Chris da quanto state insieme? - Mi domanda Nina appoggiando il viso a una mano.

- Ecco... - Guardo Chris in cerca di aiuto.

- Veramente non stiamo ancora ufficialmente insieme... - Ammette lui, cogliendo il mio sguardo. - Ci stiamo frequentando per ora.

- Siete così carini. - Biascica Nina. È andata anche lei, grande!

- Faccio fare a Samantha un giro della casa. - Dice Chris facendomi alzare. Gli altri non badano molto a quello che ha detto il moro. Mi porta al piano di sopra, dove mi mostra la sua camera di quando abitava ancora qui. Le pareti sono tappezzate di poster di cantanti, macchine e moto, campioni di football, un letto a una piazza è al centro della stanza con il copriletto azzurro. Una libreria piena di trofei e foto è messa in bella vista al lato del letto, mentre dall'altro lato c'è il comodino e più vicino c'è l'armadio. La scrivania a ridosso del muro, vicino alla porta è stranamente ordinata, come tutto il resto della stanza. Troppo ordinato per un'adolescente, anche se si parla di anni fa. Mi avvicino alle foto e vedo un Chris piccolo, al mare con suo padre e sua madre. Il ragazzo è rimasto sulla soglia della porta a guardare la stanza con occhi vacui.

- Da piccolo eri adorabile. - Commento intenerita. Il moro si riscuote da pensieri tutti suoi e fa il finto offeso.

- Perchè adesso non sono più adorabile?

- Adesso sei cresciuto. - Comincio avvicinandomi a lui. - Sei tutt'altro che adorabile, in senso buono. - La sua espressione cambia, da giocosa a maliziosa.

- Ora va meglio. - commenta chiudendo la porta. Mi fa sedere sulla scrivania mentre mi bacia. Istintivamente lo attraggo a me, circondando la sua vita con le mie gambe. Si allontana un'attimo dalle mie labbra e noto il mio rossetto sulle sue. Ridacchio guadagnandomi un'occhiata perplessa.

- Hai tutto il mio rossetto sulla bocca. - Rido appoggiandomi alla sua spalla. Lui si pulisce con il dorso della mano togliendo gran parte del rosso dalle sue labbra.

- devo dire però che quel colore ti dona! Se vuoi te lo presto qualche volta. - Rido coprendomi la bocca.

- Dacci un taglio, Samantha. - Replica regalandomi un sorriso mozzafiato. Infilo le dita tra i suoi capelli senza che lui protesti e lo bacio.

- Quanto sei permaloso Chris. - Brontolo staccandomi.

- Mi piace la gonna. - Commenta sorridendo. Mi accarezza languidamente il fondoschiena.

- Ti sembra il momento? - Dico fingendomi scocciata.

- Per me è sempre il momento. - Sorride serafico.

- Lo so. - Ribatto ridendo. Bacia il mio sorriso, sorridendo a sua volta. Ci mettiamo a ridacchiare come ragazzi alla loro prima cotta, piano piano smettiamo e passiamo a baci decisamente più intimi. Tra un respiro e l'altro sussurra un "ti amo" appena udibile.

- Forse è meglio se andiamo. - Dico prendendogli il viso tra le mani.

- Prima finiamo questa cosa, meglio è... - Sbuffa scostandosi per lasciarmi scendere. Faccio per balzare giù dalla scrivania.

- I tacchi! - Mi avverte Chris.

- Giusto. - Brontolo facendo attenzione a scendere. Fortuna che li metto solo qualche volta all'anno, se no mi sarei già rotta una gamba. Seguo il moro giù per le scale e osservo le spalle larghe, tipiche dei ragazzi, il corpo forte e massiccio, ricoperto dalla giacca. Il fatto che Chris non sia più in rapporti con suo padre, spiega il perchè sia così... lui.

- Noi andiamo, Samantha è stanca, non voglio che si sforzi. - Dice Chris ai suoi parenti com un falso sorriso. C'è un attimo di confusione in cui vengono biascicati "ciao" appena accennati da tutti, poi tornano allegramente a chiacchierare. M'infilo la giacca molto alla svelta, per seguire Chris che si è fiondato fuori dalla porta.

- Potevi anche aspe... - Mi interrompo mentre la porta si richiude dietro di me. Grossi fiocchi bianchi e freddi scendono pigramente dal cielo.

- Neve... - Mormoro sorridendo come una bambina.

- Buon Natale, Samantha! - Sorride Chris. Ha i capelli già pieni di fiocchi e le guancie arrossate dal freddo. Scendo lentamente i gradini, guardandomi attorno estasiata. In Italia non è molto frequente che nevichi... sì, nevica, ma poco dove abitavo io. Chris mi prende per la vita e mi bacia. Infila le mani gelide dentro la mia giacca ancora aperta. Rabbrividisco mentre il gelo incontra la pelle della mia schiena. Il moro mi stringe a sè e percepisco il calore che emana, anche dalla giacca che indossa.

- Buon Natale Chris. - Sospiro creando una nuvoletta bianca. Camminiamo fino alla macchina di Chris e lui mi accompagna a casa mia.

- Nevica, le strade saranno ghiacciate. - Rifletto ad alta voce mentre lui accosta dietro il marciapiede.

- Me la caverò. - Sbadiglia.

- Sicuro che non vuoi dormire qui? - Gli chiedo sorridendo leggermente. - Non disturbi.

- Sono esausto, Samantha e ho voglia di stare un po' solo. - Dice abbassando la testa. - Ho bisogno di un'attimo per capirmi. - Posa il suo sguardo nel mio e io capisco tutte le preoccupazioni che ha.

- D'accordo. - Gli sorrido dolcemente accarezzandogli una guancia. - Sai che io ci sono sempre se hai voglia di parlare, vero? - Gli chiedo. Il ragazzo annuisce chiudendo gli occhi. Lo saluto con un bacio innocente sulla fronte ed esco dalla macchina.

Chris

Samantha non mi ha ancora perdonato per l'ultima litigata che abbiamo fatto. Tamburello con le dita sul volante aspettando il verde. Non le ho nemmeno dato il suo regalo... Non volevo darglielo davanti ai miei parenti. Il semaforo cambia colore e io riparto. Forse Samantha ha ragione, sul fatto che la mia famiglia mi vuole bene. Io non ne sono mai stato convinto del tutto. Mia madre e mio padre mi hanno avuto a diciotto anni, sono stati costretti a sposarsi per mantenermi. Per i primi anni stavamo bene, eravamo felici... poi qualcosa è cambiato. Mamma non era più felice, papà lo vedevo di rado e quando era a casa dormiva sempre, ma quando era sveglio parlava con un tono brusco e le sue parole erano come veleno, alzava le mani su di me e mamma. Quella sera, un'altra orribile sera, ero in camera mia a giocare ai videogames, lo sentii rincasare e urlare qualcosa di comfuso a mia mamma. Mi ricordo che ci furono parecchie grida femminili e poi un silenzio che faceva male. Scesi lentamente le scale e quello che vidi mi sconvolse. Il pavimento era un lago di sangue e alcool, mamma era a terra mezza morte eansimante tra i vetri rotti, quell'uomo che io chiamavo padre le aveva fatto del male. Stringo il volante con forza al ricordo del suo sorriso beffardo. Mi scagliai contro di lui piangendo, cercando in tutti i modi di fargli del male. Un bimbo di nove anni cosa può fare contro un'uomo? Ero debole, incapace di proteggere il mio primo vero amore, mia madre. Inutile dire che, senza sforzo, mi ha lanciato contro la parete. Mi riscuoto solo quando una macchina mi taglia la strada e per pochissimo la manco. Impreco contro l'autista e svolto per andare a casa mia. Ero arrabiato con mia madre perchè continuava a insistere a non chiamare la polizia, perchè non lo aveva mollato, perchè lo amava ancora. Dopo tutto quello che le aveva fatto amava ancora quel mostro! Accosto davanti a casa mia e mi tiro fuori un'altra sigaretta. Il mio pensiero va subito a Samantha. Sorrido lievemente ripensando a come teneva male la stecchetta di nicotina. Come ha fatto una come lei a innamorarsi di me? Una ragazza così fragile e forte, che non perde mai quel sorriso, quel maledetto sorriso. Dopo che Wolf l'aveva violentata mi ero detto: "me l'ha distrutta, non sorriderà più come prima! Non sarà più la stessa."

Invece non è cambiata. Ringrazio il Cielo che ha mandaro un simile angelo nella mia vita, perchè senza di lei sarei perso.

-------------- Angolo Autrice -------------

Scusateeeeee!! T.T è stata una settimana d'inferno, tra un po' ho le pagelle e le prof hanno avuto la brillante idea di confermare i voti TUTTE questa settimana -.- fortuna che è sabato! Comunque vi piace il capitolo? :3 spero che a voi vada tutto bene ;)

A presto

Asja♥

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