New York City♥

Samantha

*Flashback*
Mi guardo attorno spaesata. La folla sciama attorno a me all'entrata dell'aereoporto di Barcellona. Stringo il manico del mio trolley nervosa. Cerco un punto tranquillo in cui fermarmi a riflettere. La gente mi spintona e più volte rischio di cadere. Inciampo in una valigia di un'altro passeggiero e cado. Due braccia forti mi afferrano prima che possa toccare il suolo.
- Gracias... - Biascico mentre lo sconosciuto mi aiuta a rimettermi in piedi. Rimango incantata a guardare quel modello di bellezza spagnola.
- ¿La señora Samantha? - Domanda sorridendo.
- Cos...? Señora?! Ho solo diciotto anni! - Esclamo.
- Italiana, eh? - ridacchia.
Arrossisco violentemente.
- Io sono Felipe, piacere, benvenuta a Barcellona! - Mi sospinge delicatamente verso la porta. - Vedrai, la mia famiglia ti piacerà! - Tira fuori le chiavi della macchina e mi prende la valigia.
- Ehm... - Sono confusa, sta succedendo tutto così in fretta. - È la prima volta che vado in viaggio interculturale. Come funziona? Devo parlare sempre spagnolo? Non so... Devo seguire delle regole? Devo... - Felipe mi prende per il mento girando il mio viso verso il suo.
- L'unica cosa che devi fare è divertirti e lasciarti andare. - Il suo sorriso è caldo e rassicurante. Salgo in macchina senza dire altro con le guancie che mi bruciano terribilmente.
- Allora, da dove vieni? - Mi domanda guidando svogliato nel traffico.
- Da una cittadina nel Veneto. - Dico nervosa. - Scommetto che non lo conosci.
- Mettimi alla prova. - Mi sfida.
- Mai sentito parlare di Monselice? - Incrocio le braccia al petto.
- Certo. - Risponde tranquillo. - Ci abita un mio ex compagno di scuola.
Rimango stupita. Lui rimane lì con il suo sorriso guardando la strada mentre io lo fisso affascinata. Capelli neri come gli occhi e pelle ambrata.
- Vedo che ti piace guardarmi. - Dice distogliendo per un'attimo gli occhi dalla strada.
- No, scusa... io non volevo, davvero! È solo che... - Balbetto arrossendo.
- Scusami tu! Non volevo metterti in imbarazzo. - Il suo accento spagnolo è sexy!
" Samantha, torna in te!" Mi ordina la mia vocina interiore. Sposto lo sguardo verso il finestrino guardando i bellissimi quartieri sfilare davanti ai miei occhi. Mi concedo un "wow".
- Vedo che ti piace Barcellona. - La sua voce mi arriva ma non recepisco. Svolta in una via di case carine e si parcheggia nel viale di una di quelle. Scendiamo dalla macchina e litigo per circa cinque minuti con Felipe per portare la valigia. Ovviamente vince lui.
- Felipe? - Chiama una donna quando apriamo la porta.
- Estoy en casa. - Dice pigramente.
Una ragazza simile a Felipe fa capolinno da una porta.
- Oh, hola... - Mi saluta diffidente.
- ¡Hola! Yo soy Samantha, ¿y tù? - Rispondo allegra.
La ragazza fissa la mia mano tesa e poi se ne torna da dov'è venuta. "Cominciamo bene" Penso sospirando.
- Tranquilla, è solo un po' chiusa - Mi rassicura Felipe.
È quello che ho pensato anch'io... però più i giorni passavano più quella ragazza mi stava distante, pur dormendo nella stessa stanza. Una notte fuori c'era un terribile temporale  e i tuoni facevano tremare anche i vetri delle finestre. Mi rannicchio tra le coperte infastidita dal rumore. La ragazza nell'altro letto si rigira impaurita lanciando qualche urletto terrorizzata.
- Tutto okay? - Domando preoccupata.
Lei annuisce tremante. Scivolo fuori dalle coperte e m'infilo nel suo letto.
- Che stai facendo? - Mi chiede stizzita.
- Allora la parli la mia lingua! - Replico offesa. Lei sbuffa e si gira dall'altra parte. Alla faccia della socializzazione!
- Si può sapere che ti ho fatto? Mi eviti da giorni, non so nemmeno come ti chiami! - Sospiro esasperata.
- Felicity. - Borbotta.
- Eh?
- ¡Madre de Dios! Me llamo Felicity. Contenta? - Risponde nervosa.
- Si. - Trillo allegra. Un'altro tuono illumina il cielo e Felicity sussulta.
- Felipe. - Piagnucola.
- Ehi, è solo un temporale. - La rassicuro. - Sai cosa mi diceva mio papà quando avevo paura dei tuoni?
- Cosa? - Chiede subito lei ansiosa.
- Che gli angeli stanno giocando a bowling sulle nuvole e che ogni strike era un tuono. - Ridacchio. - E mio papà diceva che i santi baravano, per questo si sentono spesso i tuoni.
La ragazza cerca di nascondere le risate fallendo miseramente.
- E tu ci credevi? - Mi chiede girandosi sulla schiena.
- Certo. - Replico con una smorfia. - E ti dico, facevo anche il tifo.
La ragazza ride di nuovo molto più rilassata.
- Scusa. - Mormora dopo un po' mentre ascoltiamo il rumore della pioggia.
- Di niente. - Sorrido serena. - Mi domando solo da cosa è partita questa ostilità...
- Non sei tu. - Sospira. - È che l'anno scorso ho scoperto di avere tutte amiche false. - Giro la testa di scatto.
- Cosa? E come mai? - Chiedo perplessa.
- Si approfittavano della mia amicizia per arrivare a 'Ipe. - Mormora scocciata.
- Perciò quando sono arrivata io hai pensato le stesse cose? - Il mio tono è triste.
- Beh, ecco... - Comincia incerta.
- Anch'io ho un fratello. Ti capisco. - La interrompo. - Tuo fratello Felipe è simpatico, ma non è il mio tipo. - Faccio una smorfia.
Felicity sorride sorpresa. Non ci diciamo nient'altro e ci addormentiamo vicine. C'è un fragile legame tra noi due, ma almeno c'è...
I giorni seguenti mi accompagna a visitare TUTTA Barcellona. Quando mi parla della sua città le occhi le brillano e guarda i monumenti con affetto. Una mattina stiamo camminando per la Rambla con Felipe.
- Guarda quel vestito! - Dico entusiasta. - Ma è bellissimo! - Sento uno strano scricchiolio sopra la mia testa ma non ci faccio caso. Felicity va a prendere da bere.
- Te l'avevo detto di darle tempo. - Sorride vittorioso.
- Pensavo mi odiasse. - Confesso guardando affascinata la vetrina.
- Non era odio, solo diffidenza. - Replica. - e così... domani torni in Italia. - Dice triste Felipe.
- Già...
- Rimani qui.
- Cosa?! - Chiedo sconvolta. - 'Ipe non posso! Devo finire il liceo.
- Scusa non dovevo neanche chiedertelo. - Sospira e sento ancora quel scricchiolio fastidioso e insistente. Felipe guarda in alto sospettoso. Qualcuno urla, qualcuno chiama un'ambulanza, ma io mi sento scaraventare all'indietro e cado di culo, mentre le gambe di Felipe vengono schiacciate da un cornicione caduto. Tutto è accaduto così in fretta che non me ne sono nemmeno resa conto. Felicity mi corre incontro preoccupata chiedendomi dove fosse il fratello, se stessi bene. Quasi non la sentivo, tenevo gli occhi fissi su di lui e sulla macchia di sangue che si stava allargando dalla ferita alla testa. Mi alzo e corro verso Felipe.
- 'Ipe non mollare. - Gli ripeto mettendomi la sua testa in grembo macchiandomi del suo sangue. Gli uomini si danno da fare per togliergli quel macigno di dosso. Felipe geme dal dolore, ma ringrazio il cielo che sia ancora vivo!
- Samantha. - I suoi occhi scuri si fissano per un attimo sui miei. - Se non ce la faccio dì alla mia famiglia che voglio bene a tutti, dì a Felicity che la perdono per essere stata sgarbata con te, prenditi cura di lei. Samantha De Bianchi da quando sei arrivata qui a Barcellona mi hai cambiato la vita, ti amo. - Piange dal dolore, un dolore lacerante che sento anch'io. Urlo il suo nome quando chiude gli occhi terrorizzata che se ne vada.
- Felipe, apri gli occhi! APRI GLI OCCHI! - urlo piangendo a dirotto. L'ambulanza arriva e me lo porta via. Rimango seduta dove sono piangendo addolorata finchè Felicity non mi raggiunge.
- È colpa mia. - Continuo a sussurrare con il viso nascosco tra le mani.
- Alzati Samantha. Per favore. - Mormora Felicity scossa dai singhiozzi. Obbedisco anche se le gambe mi tremano.
- Scusa. - Dico mentre la mia amica si butta tra le mie braccia. Non ha nemmeno la forza di parlare. Per andare fino in ospedale guido io. Felicity singhiozza piano con la testa appoggiata al finestrino ed è talmente esausta che si addormenta. Quando arriviamo all'ospedale chiediamo di Felipe e la ragazza al balcone ci dice gentilmente di aspettare. Aspettare cosa?! Ci trasciniamo distrutte verso la sala d'aspetto ricevendo parecchie occhiate storte dai presenti. Incenerisco con lo sguardo ogniuno sfidandoli a fiatare. Felicitt si accascia senza forze su una scomoda pontrolcina marrone riprendendo a singhiozzare.
- Felicity. - La chiamo dolcemente.
- Che c'è? - Boccheggia la spagnola.
- Felipe sopravvivrà! - dico sicura. - È forte, ce la farà.
Lei non risponde, ma nei suoi ochi leggo gratitudine e speranza. Aspettiamo ore e ore, Felicity intanto chiama i genitori e anch'io i miei. Ascolto distrattamente mia madre tracciando con un dito le venature del legno del bracciolo. Un dottore va verso Felicity e mi agito sulla sedia.
- Scusa mamma devo andare, ti richiamo io. - E chiudo la chiamata ansiosa di sapere.
Felicity mi viene incontro con un'espressione indecifrabile.
- Allora? - Chiedo.
- È vivo. - Singhiozza. - Lo devono operare, ma è vivo!
Ci abbracciamo pazze di gioia. Il giorno dopo torno in Italia, ma mantengo i contatti con Felicity.

*Fine Flashback*

------------ Angolo Autrice ---------

Sono resuscitataaaa!! Come il capitolo? ;P

La foto a inizio capitolo l'ho fatto io *si vanta* commentate in tanti e mette una stellina eh? ^-^

Vi amo♥

Asja♥

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