Rotture
<<Emma?>>
<<Vi conoscete già?>> Chiese Lili.
<<Vagamente.>> Rispose la bionda con la pelliccia, sminuendo tutto l'accaduto.
<<E' perfetto allora! Puoi integrarti subito!>> A Dua quasi dispiaceva dover distruggere l'entusiasmo di Lana, così innocente e dolce. Ma proprio non ce la faceva a trattenersi, era tutto troppo per i suoi gusti. Sarebbe esplosa, era adirata come ben poche volte nella sua vita.
<<Certo Lana, perché non diventare migliori amiche allora? Ci presteremo i vestiti e indosseremo dei braccialetti dell'amicizia, così da coronare il nostro legame indissolubile. Perché è questo quello che fate qui, vero? Vi gustate i vostri cupcake sedute in cerchio mentre vi confrontate su quanto il genere maschile sia disumano ed ignobile!>> Stava finalmente esternando la rabbia che si era ingoiata giorno dopo giorno, pur di non confidarsi con le sue amiche.
<<Oddio perchè non mi è venuto in mente prima, l'idea dei braccialetti è perfetta!>> Squittì Ariana, la quale fino a quel momento era rimasta nascosta dietro il corpo alto e slanciato di Emma. Si poteva dire che non avesse mai sentito realmente la sua voce, squillante ed infantile. Dua pensò che dovesse aspettarselo che dove c'era Emma, ci fosse anche Ariana. Era risaputo. Inoltre fece fatica a capire se stesse facendo anche lei dell'ironia, ma quando vide lo sguardo di Emma incenerirla, capì che, sfortunatamente, aveva parlato seriamente.
<<Ma che ti prende ora?>> Lili le appoggiò la mano sulla spalla per attirare la sua attenzione.
<<Che mi prende?>> Si scansò dal suo tocco.
<<Colei che definite il vostro capo, in realtà non è altro che una perfetta stronza!>> Le sue parole rimasero sospese in quell'aria pesante per un attimo interminabile. Si udirono solo delle esclamazioni, Lana ed Ariana, al contrario, si portarono le mani alla bocca dallo stupore.
<<E' dall'inizio dell'anno che mi fa guerra poichè si crede superiore a tutti. Non so che stregoneria vi abbia fatto per stare dalla sua parte, ma la verità è che le piace incutere timore e farsi beffe degli altri. Proprio stamattina mi ha procurato questo bernoccolo e di certo non si è trattato di un incidente!>> Proseguì indicando il rigonfiamento sulla sua fronte.
<< E' logico che Dua stia esagerando inventandosi una versione del tutto personale. Ma se vuoi entrar a far parte di questo club, potrei mettere da parte i tuoi scleri.>> Emma la canzonò, troncando alle altre la possibilità di riflettere su ciò che era appena stato detto. Nel frattempo che aspettava una sua risposta, sfoderò il suo ghigno. Conosciuta già da tempo, e conquistata la fiducia di tutte le presenti, solo Dua passava per pazza.
<<Ovviamente per dimostrarci la tua fiducia dovrai superare un rito di iniziazione. E poi è bene che tu sappia che abbiamo delle regole da rispettare.>> La informò con dispotismo.
<<Io non voglio partecipare a niente, specialmente ora che so della tua presenza e di quel pappagallino che ti porti sempre dietro!>> Le sue parole taglienti colpirono tutte.
<<Finiscila Dua.>> Sentenziò Lili, che al suo fianco, la guardava truce.
<<Cosa sono quei faccini sconvolti ragazze? Dua ha libertà di scelta, posso comprenderla se non si sente all'altezza di questo club, sicuramente si sentirà sminuita dalla mia bellezza.>> Rispose piccata Emma, facendo strabuzzare gli occhi di Lana, che non sarebbe mai riuscita a prevedere tanta cattiveria uscire dalle loro bocche.
<<Non avevo finito di parlare. Non ti sto dando la soddisfazione di non partecipare al tuo club perchè ho timore di te, bensì perchè non sono mai stata al corrente di cosa più stupida di questa. Suvvia ragazze! Siete grandi, non avete bisogno di regole, stratagemmi e trucchetti vari per farvi desiderare o rispettare dai maschi.>> Pronunciò a perdifiato.
Poi si rivolse a Lili: <<In quanto a te, mi dispiace deluderti ma non ci hai visto chiaro. Non sono una persona debole, non ho degli scheletri nell'armadio e non ho bisogno del vostro club per salvarmi da chissà quali demoni interiori.>>
Alla fine della sua sfuriata, Dua aveva il petto che si alzava e riabbassava, a furia di regolarizzare il respiro. Rimasero tutte in silenzio, tranne Lili, che fissandola dritta negli occhi, senza batter ciglio, con una sola frase, spense la conversazione:
<<Cosa ci hai ancora qui allora?>>
Bastarono sei parole per farle cadere il cuore a pezzi. Riuscì addirittura a sentire l'esatto momento in cui la crepa si diramò per tutto il suo petto. Era difficile digerire quell'affronto dalla persona che le era stata accanto in quei giorni difficili, la quale aveva dormito nella sua stessa stanza. Perciò che le servì qualche secondo per riprendersi. Era sicura che vicende del genere potessero aver luogo soltanto nei film o nelle serie tv.
Un club-antimaschi...non se lo sarebbe mai aspettato.
Era una situazione paradossale. Passò in rassegna i volti di ognuno. Prima delle nuove arrivate, che la conoscevano a malapena e già avevano avuto modo di constatare il peggior lato di sé stessa. Poi quello di Emma, che indifferente, come se nulla fosse accaduto, si guardava le unghie. Infine i volti delle sue vere amiche, Lana e Lili, ambedue deluse dalla scenata a cui avevano assistito.
Il macigno che incombeva sul suo stomaco con la consapevolezza di aver dato spettacolo e di non essere più gradita da loro, la spinse ad abbandonare l'aula senza proferir parola e senza guardarsi alle spalle. Dopotutto aveva schernito tutte le loro convinzioni.
~ ~ ~
I giorni a venire passarono con la stessa lentezza in cui una lumaca si accinge a procedere su una via tortuosa. L'inizio della seconda settimana, dunque, si dimostrò peggiore rispetto alla prima. Le lezioni e i libri diventarono gli unici amici di Dua, gli unici che riuscivano a rimandare il suo pensiero altrove dalla giornata in cui aveva smozzato i rapporti con chiunque. Infatti Lili, che si trovava pur sempre nella sua stanza, non le rivolgeva neanche lo sguardo, si comportava come un'estranea. Inoltre, se non per dormire, erano rare le volte in cui Lili si trovasse in stanza, poichè di solito si incontrava con le altre del club. A differenza sua, invece, Dua passava le giornate nei seguenti modi: la mattina si impegnava a partecipare attivamente alle lezioni, creando dibattiti con i professori, rispondendo correttamente alle domande e prendendo appunti. Il pomeriggio, al contrario, quando non aveva da studiare, le piaceva navigare su internet, escludendosi completamente dalla vita che ci fosse al di fuori della sua porta, o parlando con i suoi genitori attraverso le videochiamate.
Tuttavia il momento della giornata che aveva imparato ad odiare di più era quando, come ora, si trovava in sala mensa, abbandonata a sé stessa con un vassoio in mano.
Mentre faceva la fila per scegliere tra le varie pietanze, osservava il tavolo in cui Lili, Lana e le altre si divertivano, senza far caso alla sua presenza, a pochi passi di distanza. Era dispiaciuta del fatto che ignorassero di proposito la sua esistenza e che fossero felici anche senza di essa, e invidiosa di non avere anche lei altri amici con cui sedersi a mangiare. In realtà, in cuor suo, sapeva di dover delle scuse a tutte loro, in particolar modo a Lili. Forse avrebbe potuto cominciare da lei, ma era troppo orgogliosa per prendere l'iniziativa.
Ciononostante, in quei giorni di solitudine e riflessione, non aveva ancora cambiato idea a proposito del loro club, quindi ogni scusa si sarebbe rivelata vana.
Quando appoggiò il suo vassoio sull'ennesimo tavolo vuoto, sospirò profondamente. Nel frattempo che osservava il cibo di fronte a sé, si chiedeva se gli altri collegiali l'avessero già etichettata come lo zimbello del Princeton, oppure, com'era più plausibile, nessuno si fosse accorto della sua situazione miserabile. E quindi fosse passata inosservata, proprio come sembrava trasparente dinanzi agli occhi delle sue vecchie amiche.
A dirla tutta, aveva notato che di tanto in tanto Lana si girava nella sua direzione. Lo sapeva perchè sebbene fosse accecata dall'orgoglio, le spiava ogni volta con la punta dell'occhio. E riusciva a scorgere uno strano luccichio nei suoi occhi grandi, che poteva star a significare una possibile riappacificazione. Tuttavia non le piaceva aggrapparsi a questo pensiero, preferiva non illudersi.
Proprio quando stava per addentare la sua insalata, qualcuno strisciò contro il pavimento una sedia del suo tavolo. Era Cole che, girando la sedia nel verso opposto, si sedette a cavalcioni su di essa, con i gomiti sullo schienale.
<<Non potevi essere più rumoroso di così.>> Commentò Dua, ignorando la sensazione piacevole che la travolse sapendo di star finalmente in compagnia di qualcuno.
<<Lo so che ti sono mancato!>> Proferì allegro e poi sistemò le ciocche ribelli che erano sfuggite dal suo berretto.
<<Non dovresti essere da sola in mensa, è da sfigati!>>
<<Si dia il caso che anche tu sia da solo.>> Infierí lei.
<<Touché!>> Ridacchiò. <<Ad ogni modo, ti volevo dare la splendida notizia, nel caso tu non ne sia al corrente, e ci scommetterei il mio berretto preferito, che stasera daranno una festa!>> La informò. Dua riusciva a percepire l'occhiattaccia di fuoco che Lili stava emanando su loro due. Era la prima volta che si degnasse di guardarla.
<<E perchè dovrebbe essere una splendida notizia?>> Lo scimmiottò, adagiandosi completamente allo schienale.
<<Perchè ci sarà un fiume di alcol, cibo, musica e ovviamente la mia presenza affascinante!>> Cole riuscì, dopo giorni interi, a strapparle un sorriso sincero. Le piaceva molto il suo umorismo.
<<Allora mi vedo costretta a declinare.>> Rispose con una punta d'ironia, ma veramente intenzionata a rifiutare.
<<Eddai, dovrai pur uscire dalla tua tana!>> Si alzò di scatto, ricordandosi improvvisamente di un impegno.
<<Adesso devo andare, ma sono sicuro che ci rivedremo stasera.>> Dopo aver messo apposto la sedia, se ne andò, ma non prima di averle schiacciato un occhiolino. In quel momento Dua, contagiata dal suo buon umore, non riuscì a sottrarsi, ma replicò con la linguaccia.
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