Capitolo III
"Cosa facciamo adesso?"
Letho sbuffò. "Non lo so, proprio non lo so. Di certo non possiamo buttarla da qualche parte perché finiremmo sicuramente nei guai; ma anche se la portiamo con noi allo spazioporto finiremo nei guai".
Koro si voltò verso la giovane che giaceva svenuta sui sedili posteriori. Forse avrebbero dovuto lasciarla lì. Forse, però, avrebbero scoperto subito la loro colpa e avrebbero dovuto sostenere un interrogatorio, il ché avrebbe ritardato la partenza della Squadra Cloak. E tutto per colpa di una giovane ladruncola.
E se non fosse una ladra?
Ispirato da possibili sviluppi del caso, Koro si sporse oltre il sedile per frugare negli abiti della Twi'lek in cerca di qualche indizio.
"Che fai?" gli chiese Letho con un tono misto tra il divertito e il preoccupato.
"Cerco".
"Cosa, di preciso?"
Koro fece spallucce e iniziò a perquisire le tasche della giacca attillata di foggia corelliana. "Credo che non servirà a molto".
"Perché?"
"Perché ho trovato solo la sua carta d'identità".
In un lampo, Koro si allontanò dalla giovane e tornò a guardare la corsia aerea in cui si erano infilati da alcuni minuti.
I due non si parlarono finché non raggiunsero lo Spazioporto di Krath, dove ad attenderli doveva esserci il resto della squadra.
"Li vedi?"
Koro scrutò le sagome delle varie navi, cercando quella famigliare delle navette classe Mi, e dopo un'attenta ricerca ne individuò una, alla cui base c'erano tre persone. Una quarta, inoltre, si stava avvicinando a fianco di un droide protocollare dalla placcatura azzurrognola.
"Visti".
"Bene" disse lentamente Letho. "E ora? Ci presentiamo lì con una persona svenuta nello speeder e li salutiamo tranquillamente?"
Koro gli diede una spallata che fece sbandare appena il landspeeder. "Penso di no, ma comunque non sarebbe una cattiva idea".
Letho fece per parlare ma l'altro lo interruppe prima che proferisse parola: "Quanti dovremmo essere in totale?"
"Sette, perché?"
Koro non rispose alla domanda. "Direi di mettere in atto il primo piano".
Letho sbandò rischiando di andare a sbattere contro un mercantile appena decollato. "Sei forse impazzito?"
"Assolutamente no. Se manca uno solo dei nostri, ci sono buone possibilità che arrivi prima che qualcuno si accorga della ladruncola".
E proprio in quel momento, voltandosi, Koro vide avvicinarsi due pattuglie della Sicurezza. "Ok, passiamo al piano B" annunciò, e senza alcun preavviso scansò Letho e spinse la cloche verso lo spazioporto.
"Prendiamo la ragazza e atterriamo come se niente fosse" disse Koro lasciando Letho sempre più interdetto. "Se faranno domande, diremo che è un'informatrice che lavora per noi".
E così dicendo, l'Umano scavalcò goffamente il sedile del passeggero e si sedette accanto alla Twi'lek, preparandosi a prenderla con sé appena fossero atterrati.
Ciò accadde una ventina di secondi dopo; appena lo speeder toccò terra, Koro si issò in spalla la giovane e si fece seguire da Letho fino alla pinna di atterraggio di un elegante trasporto toydariano.
I loro compagni ancora non li avevano visti, e quindi i due avevano la possibilità di lasciare la giovane lì e andarsene dopo meno di un'ora senza che nessuno sapesse nulla del cadavere. Ma prima o poi qualcuno se ne accorgerà comunque, e a quel punto saranno guai seri rifletté per l'ennesima volta Koro mentre adagiava la giovane a terra.
"Allora?" chiese Letho impaziente. "Che facciamo?"
E proprio in quel momento la Twi'lek aprì gli occhi e si trovò davanti le facce preoccupate di Koro e Letho.
Lei strizzò gli occhi lentamente, e si tirò a sedere. "Bene. Immagino di essere sotto arresto" mormorò con voce stizzata.
Koro e Letho si scambiarono una breve occhiata eloquente, quindi il primo parlò: "Sarò sincero. Non sei sotto arresto, né lo siamo noi. E adesso, siccome abbiamo una missione da svolgere, verrai con noi... e segretamente".
Ala ridacchiò. "E così, non mi potete consegnare alla Sicurezza. E dovrò venire con voi".
Rise un'altra volta. "Potrei starci, ma cosa ne guadagnerò?"
Letho si accanì subito. "Sei in posizione di inferiorità, quindi non guadagnerai un bel..." ma non riuscì a finire a causa della mano di Koro che lo zittì.
"Ne guadagnerai due cose: vivrai, e se ti comporterai bene ti faremo trovare un posto di lavoro nell'Esercito".
Letho strabuzzò gli occhi ma Koro gli fece ancora segno di zittire. Lei, d'altra parte, sorrise. "Va bene, direi che è una buona proposta" scandì lentamente. "Rimane, però, un problema: come mi nasconderò?"
I due soldati si guardarono ancora, e Letho allungò lo sguardo fino alla navetta classe Mi. Anche Koro guardò lì, e si sentì perso. Stiamo per finire nei guai.
"Rimani qui finché non raggiungiamo quel panfilo classe Y230. Poi esci allo scoperto e cammini con noncuranza fino alla navetta di classe Mi; una volta lì vicino, noi creeremo un diversivo e tu ti infilerai rapidamente nella navetta, quindi troverai un nascondiglio sicuro. Tutto chiaro?"
Ala annuì e fece per alzarsi, ma Letho la tenne ferma. "Aspetta" le disse con voce quasi tranquilla. "Non ci hai detto il tuo nome".
Lei sembrò riflettere, quindi con riluttanza disse: "Ala Kraan".
Poi, dopo aver accettato di aver fornito quell'informazione, guardò Koro negli occhi. "E i vostri?"
"Io sono Koro e lui è Letho. Non saprai i nostri cognomi, a meno che non decideremo di dirteli. E per ora sai anche fin troppo" disse Koro severamente. "E ci tengo a farti sapere una cosa: se ci tradirai in qualunque modo, non esiteremo ad ucciderti".
Ala annuì con superficialità e guardò la navetta classe Mi. "Sembra che uno dei vostri amici stia venendo qui".
Letho volle verificarlo e in effetti riconobbe uno dei membri della squadra, la Rodiana Dreeba. "Va bene, allora pronta a mettere in atto il piano" disse frettolosamente il Twi'lek facendo finta di avvicinarsi in fretta da dietro il trasporto toydariano.
Koro lo seguì dopo alcuni secondi e dopo aver fatto un cenno di saluto ad Ala, la quale rimase a guardare mentre i due soldati parlavano con la Rodiana e si allontanavano quindi verso la navetta classe Mi.
Potrei tradirli pensò la giovane, ma l'idea non l'allettava. Oppure potrei seguire il loro piano e prendermi quel posto di lavoro. Sarebbe pur sempre un modo di non lavorare in nero.
Ala sospirò e si ricordò la faccia di Sakrask. "Mi dispiace" sussurrò all'aria.
Un attimo dopo stava camminando con tranquillità al fianco delle baie d'attracco.
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Nestoman dovette ammettere che persino i trasporti dell'Impero Criminal Falleen davano un'idea di letalità e di eleganza indescrivibile.
Era una navetta classe Jinix, un rapido e manovrabile trasporto prodotto in gran numero dai cantieri Falleen sparsi nel loro Impero. I due cannoni laser di prua e i due di poppa erano abbassati in segno pacifico, e questo impediva alla navetta di incutere anche timore oltre che ammirazione, ma comunque Nestoman non poteva negare che fosse un capolavoro.
"Affascinato, vero?" chiese con discrezione Sakrask, il quale si era inserito nella scorta di Nestoman.
"Già" rispose allibito il capo dell'alleanza. "Ma adesso viene il difficile".
Nestoman si era già ricomposto quando la rampa di sbarco scivolò a terra mentre il portellone d'ingresso si separava in due triangoli dalla forma affilata.
Con passo regale, Yamill scese la passerella seguito da due scagnozzi ricoperti da un'armatura che Nestoman aveva visto più di una volta: lasciava a chi la indossava una gran possibilità di movimento ma lo proteggeva con lastre di duracciaio nei punti più delicati.
"Salve, Nestoman" disse con semplicità il Falleen arrivando davanti all'Umano e porgendogli la mano.
Nestoman la strinse con energia e rispose al saluto. "E salve anche a te, Sakrask" aggiunse l'altro.
Il Trandoshano abbassò il capo in segno di rispetto e Yamill tornò a guardare Nestoman. "Le nostre strade si incrociano ancora, e per fortuna non negativamente, questa volta".
Nestoman si ricordò della divergenza tra i due avvenuta qualche anno prima, ma cercò di non pensarci. "Infatti, e questo per me è un grande onore. L'Impero Falleen è sempre più influente, e chiunque all'infuori di esso ti ritiene uno dei suoi migliori membri".
Il Falleen non sorrise, e Nestoman si sentì perso. "Non ho bisogno di lusinghe. Veniamo subito al dunque".
"Veramente preferirei parlarne da qualche altra parte..."
Yamill annuì. "E va bene. Vi seguirò" disse mantenendo sempre il tono altezzoso.
Ma proprio in quel momento arrivò un Quarren tutto trafelato. "Capitano, ci è arrivata una comunicazione dalla Aldeena!" esclamò col fiatone che gli rallentava la parlata.
"E cosa dicono?" chiese Nestoman preoccupato.
"Hanno recuperato uno dei nostri, Meidro".
Meidro! si ricordò subito. Gli tornò in mente il Devaroniano e fu felice del fatto che fosse tornato. "E dove si trovava?"
"Questo non ce l'hanno detto, ma chiedono un punto di rendez-vous" rispose il Quarren imbarazzato.
Nestoman capì che c'era qualcosa che non andava, ma fece finta di nulla. "Va bene, dì loro che ci vedremo nel punto di ritrovo alfa" annunciò solenne ricordandosi della presenza di Yamill solo in quel momento.
Il Quarren girò sui tacchi e se ne andò sempre correndo.
E fu allora che girandosi Nestoman vide che Yamill gli era a fianco. "Se posso permettermi," disse quello a bassa voce, "forse so dove si trovava il suo affiliato".
"Ditemelo!"
Yamill gli sussurrò il nome del posto all'orecchio e Nestoman si sentì perduto. "Perché dovrebbe essere lì?"
"Se volete saperlo, allora vi conviene dare uno sguardo all'HoloNet".
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"Ed è questa la scena che adesso si può vedere dai dintorni del Carcere di Low City, una distesa di macerie, rottami e fiamme" stava finendo di dire l'annunciatrice dell'HoloNet.
Gli occhi di Nestoman erano puntati su di lei e sulle immagini che scorrevano insieme a brevi video carichi di esplosioni e spari.
"Non ci credo" mormorò quando l'annunciatrice cambiò argomento.
"Proprio non ci posso credere" ripeté, con le immagini che ancora gli turbinavano in testa. "Ha portato lì la Aldeena senza neanche avvertirmi".
"E non è stato l'unico" aggiunse Yamill con tono rammaricato. "Un trasporto modificato che si trovava su Coruscant per consegnare parte di un bottino è andato in aiuto dei fuggitivi e si è messo nei guai, così adesso ne rimane solo il relitto".
Nestoman fece una faccia rattristata e stupita. "Be', in questo siamo stato più fortunati, ma non scordiamoci che la vostra gang è una delle maggiori e..." ma Yamill lo bloccò prima che potesse continuare.
"Come ti ho già detto prima nell'hangar, veniamo al dunque. Abbiamo già il supporto di un paio di gang dell'Impero Falleen, e siamo simpatizzanti di una banda che opera dalle parti di Bespin" comunicò con tono teso. "Sono disposto ad offrirvi questa rete di alleanze, più, ovviamente, la nostra. Accettate?"
Senza esitazione l'Umano rispose di sì. "Perfetto. Allora direi di iniziare ad organizzarci: con la battaglia della prigione Coruscant rimarrà nel caos per un po', e probabilmente sguarniranno qualche sistema minore per rafforzare le difese lì".
So già dove vuole arrivare pensò Nestoman senza dare a vedere la seccatura di venire praticamente sottovalutato. "Il nostro piano sarà di cercare e colpire quei sistemi mentre sono vulnerabili".
L'Umano annuì. "Bene, allora non rimane che trovare le informazioni che ci servono".
E proprio allora Sakrask fece un passo avanti ed emise un basso ringhio per cercare l'attenzione dei due. "Avrei qualcosa da dire a proposito: ho un'informatrice ce finora ci ha aiutato a trovare bersagli dall'Orlo Esterno ai Mondi del Nucleo. Potremmo usarla per fare questi colpi".
Yamill prese la notizia con entusiasmo e anche Nestoman sorrise, ringraziando implicitamente il Trandoshano per quell'aiuto che aveva ormai catturato del tutto la fiducia del Falleen.
"Perfetto, quindi aspetteremo notizie da questa tua informatrice e poi daremo inizio al piano" disse Yamill col suo tono solenne. "Io intanto mi recherò su Falleen per dare la notizia ai miei e cercare qualche altro alleato. Se volete accompagnarmi all'hangar" e così dicendo il Falleen uscì dalla stanza dell'oloproiettore seguito da Nestoman e Sakrask, i quali si scambiavano continue occhiate di gioia e soddisfazione.
E adesso, che succederà? si stava chiedendo però, l'Umano.
In effetti non sapeva bene cosa sarebbe accaduto. Quello che sapeva, però, è che quella non era di certo un'alleanza commerciale, ma molto di più.
E presto vedremo quali sono i veri piani di Yamill.
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